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La passione politica di Michele Facci ha radici lontane. Era il 1983 e, oltre a nutrire le aspettative di diventare avvocato, era un giovane militante del Movimento sociale. Il sogno di lavorare col Diritto lo avrebbe concretizzato a breve, nel 1990, e ci avrebbe messo pure un po’ della sua vocazione a spendersi per gli altri. “Il Popolo dei Consumatori” su in Emilia Romagna – la sua terra – sarebbe servito infatti a tutelare la gente comune, in qualche modo aiutando le classi svantaggiate su cui ancora oggi si concentra la sua attività politica. Niente assistenzialismo, ma la garanzia dei diritti fondamentali e una mentalità votata alla produttività. Gli abbiamo chiesto cos’è per lui il cosiddetto “sovranismo”, fenomeno forse troppo facilmente liquidato con etichette facili, e cosa ne pensa di alcuni temi di attualità.

Per alcuni definirsi “sovranisti” significa prendere delle posizioni estreme. Eppure la Costituzione è chiara a riguardo. Per lei che significato ha questo termine?
ll dettato della Costituzione, nell’articolo 1, è chiaro e inequivocabile: la Sovranità appartiene al Popolo. Definirsi “sovranisti” significa quindi mettere il popolo al centro della propria azione politica: popolo inteso come comunità di persone, unita da legami profondi come le radici storiche, religiose, culturali, le tradizioni, i costumi e le leggi. E’ il popolo che vuole governare in un contesto democratico i processi decisionali che lo riguardano e che lo guidano. Oggi, in uno scenario europeo che tende a non riconoscere le specificità e le peculiarità degli Stati ma, anzi, tende a prevaricarli, il sovranismo diventa la più alta espressione della democrazia.

Come giudica il fenomeno dell’immigrazione? Cosa ne pensa della possibilità di chiudere i porti per scongiurare l’immigrazione massiva?

L’immigrazione o emigrazione ci sono sempre state e sempre ci saranno. Il problema di recente è rappresentato dalle modalità con cui avviene: c’è un vero e proprio racket dell’immigrazione gestito da schiavisti senza scrupoli, che hanno trovato nelle politiche dell’accoglienza dei precedenti governi un terreno fertile su cui prosperare. Oggi un’immigrazione fuori controllo non è più tollerabile, anche perché comporta tragedie e perché chi entra illegalmente finisce spesso con l’ingrossare le fila della criminalità organizzata. Ritengo che il nostro sistema di welfare non abbia la capacità di tenuta per gestire migliaia e migliaia di nuovi immigrati. La chiusura dei porti è dunque una misura che oggi è assolutamente necessaria e non rimandabile, soprattutto di fronte all’atteggiamento egoistico finora dimostrato dall’Unione europea.

In rete circola il video dell’esperimento di una giornalista. A Milano ha tentato di bere una birra ed è stata bloccata da un uomo: era vicino a una moschea. Non le sembra che la questione “Islam” ci sia un po’ scappata di mano?

A Bologna, qualche anno addietro, degli esponenti della Comunità Islamica chiesero che fosse vietata agli esercizi commerciali la vendita dei prodotti alcolici, e invitato i commercianti di alimentari, di presumibile fede Islamica, a cessarne la vendita degli stessi. Ma potremmo anche parlare delle donne musulmane che negli ospedali pretendono, non chiedono, di essere visitate da medici donne e non da uomini. Il rapporto con l’Islam è complesso e pericoloso. Bisogna essere consapevoli dei precetti del Corano, che non si dimostrano tolleranti verso le altre religioni. Purtroppo le profezie di Oriana Fallaci, o anche i moniti di Magdi Cristiano Allam, si stanno concretizzando: rischiamo la colonizzazione da chi ci vuole imporre i propri usi e costumi. Certamente la questione è scappata di mano. Dare ulteriore spazio significa preparare il funerale della nostra società, le cui radici, piaccia o no, sono cristiane.

Cambiamo argomento. Qual è la posizione del suo partito in tema di vaccinazioni?

Le terapie sanitarie rappresentate dalle vaccinazioni non possono e non debbono essere frutto della discrezionalità personale: la comunità scientifica ha in questo un ruolo ben preciso, ed è compito dello Stato assicurare servizi sanitari che applichino le migliori condizioni e le migliori terapie individuate dalla ricerca. In ogni caso, su un tema così delicato occorre evitare di mantenere posizioni fideistiche ed acritiche a prescindere. Occorre accettare la possibilità di una modifica metodologica, pur nell’ambito di un percorso di ricerca governato dalla scienza medica.

Parliamo di crescita: qual è la vostra ricetta per uscire dalla crisi? Come vedrebbe una possibile uscita dalla moneta unica?

Occorre riprendere il possesso delle nostre azioni e la sovranità del nostro agire. Riappropriarsi delle chiavi di casa. Questo non significa uscire dall’Europa né dalla moneta unica, ma occorre rivedere le modalità con cui l’Italia si rapporta con gli altri Stati europei, e con quali rapporti di forza. L’Europa doveva essere l’Europa dei Popoli e delle Patrie, ma oggi è quella dei burocrati, dei banchieri e della agenzie di rating che, di fatto, decidono le politiche economiche e sociali dei singoli Stati. Se la Politica riesce a reimpadronirsi della propria economia, come sta faticosamente cercando di fare il nuovo governo Conte, allora potrà esserci una vera ripresa per tutto il tessuto produttivo nazionale. Fino a quando comanderà lo spread, invece, non ci saranno prospettive di uscita dalla crisi economica in cui siamo finiti.

Come sta reagendo l’Emilia Romagna – regione storicamente “rossa” – al lavoro dell’attuale governo? Partiti come il suo si stanno già affermando. Sta solo cambiando il sentire comune o può entrarci lo scollamento che il Pd pare stia dimostrato verso la vita pratica degli italiani?

Il Pd è in crisi in tutta Italia e anche in Emilia, anche se qui con un po’ più di resistenza, proprio perché ha smesso di dare risposte alle esigenze dei cittadini. Non ha voluto affrontare il tema della sicurezza pensando fosse una battaglia di destra, e così facendo ha lasciato sole le fasce sociali più esposte alla delinquenza e alla criminalità. Ha alimentato con la cooperazione sociale e internazionale l’immigrazione incontrollata per il tornaconto privato di associazioni e cooperative, che con la scusa della solidarietà hanno tratto lauti guadagni. Soprattutto, non ha garantito stabilità economica alle famiglie e ai giovani. Sono stati tutelati i centri di potere: banche, grande distribuzione, colossi della cooperazione in ogni settore a scapito degli artigiani e della piccola impresa. Questo governo sta invece rispondendo alle richieste della gente, cercando di far tornare la persona al centro della proposta politica. E’ finita l’epoca del “politichese”, così come del “politicamente corretto”: oggi gli Italiani vogliono essere tutelati e garantiti, e non guardano più alla forma. Chi garantisce la sostanza, vince.

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Salute femminile,
IA e medicina di genere: innovazioni, sfide e prospettive per un futuro più equo

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Salute femminile, IA e medicina di genere: innovazioni, sfide e prospettive per un futuro più equo

La salute delle donne è un tema di crescente interesse globale, con implicazioni significative per la società nel suo complesso. Nonostante i progressi scientifici e tecnologici, permangono sfide sostanziali nell’assicurare che le donne ricevano cure adeguate e personalizzate. Questa indagine esplora le strategie farmaceutiche e le innovazioni che stanno rivoluzionando il campo, evidenziando l’importanza di aumentare la consapevolezza e l’accesso alle cure.

La salute delle donne: una questione di equità

Storicamente, la ricerca medica si è concentrata principalmente sulla salute maschile, spesso trascurando le peculiarità biologiche e le esigenze specifiche delle donne. Questa disparità ha avuto un impatto negativo sulla diagnosi e sul trattamento delle malattie femminili.

Ad esempio, le malattie cardiovascolari, spesso percepite come una minaccia maggiore per gli uomini, sono in realtà la principale causa di decesso patologico tra le donne. L’assenza di sintomi “classici” negli attacchi di cuore femminili è un esempio di come la mancanza di consapevolezza possa essere pericolosa.

Un discorso a parte meritano le malattie reumatologiche che, aspetto spesso sottovalutato, interessano molto le donne in età riproduttiva, costituendo uno dei fattori che possono incidere negativamente sulla natalità¹. «La ragione della prevalenza femminile di queste patologie sembra risiedere nel fatto che queste ultime siano caratterizzate da una predisposizione genetica e ormonale che può favorire lo sviluppo di una risposta autoimmune più aggressiva», chiarisce l’Osservatorio italiano genere donna, che sostiene l’importanza della prevenzione: «Riconoscere la patologia sin dalle prime fasi – scrivono dall’Osservatorio – consente di avviare il percorso terapeutico prima che si verifichino danni permanenti. Oggi, infatti, i medici dispongono di strumenti diagnostici molto sofisticati e terapie che consentono in molti casi di fermare la progressione della malattia e assicurare una buona qualità di vita».

Il direttore del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS, dottoressa Elena Ortona

Insomma, «molte patologie si presentano in modo diverso nelle donne rispetto agli uomini”, chiarisce il direttore del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS Elena Ortona (in alto nella foto), intervistata da Rec News. «Un esempio emblematico è l’infarto miocardico, che nelle donne può manifestarsi con sintomi atipici come nausea, dolore alla schiena o affaticamento, portando a diagnosi ritardate e a trattamenti meno tempestivi. Inoltre, le donne metabolizzano alcuni farmaci in modo diverso rispetto agli uomini a causa di differenze ormonali ed enzimatiche. In passato, la ricerca farmaceutica si basava principalmente su soggetti maschili, portando a dosaggi non sempre adeguati alle donne. Oggi, la medicina di genere promuove studi più equilibrati per ottimizzare le terapie», puntualizza ancora la dottoressa Ortona.

Strategie farmaceutiche: verso la medicina di genere

Negli ultimi anni anche l’industria farmaceutica ha iniziato a riconoscere l’importanza della medicina di genere, che tiene conto delle differenze sessuali e di genere nella prevenzione, diagnosi e nel trattamento delle malattie. Diversi organismi si stanno focalizzando sempre più sull’universo femminile, avviando ricerche specifiche sul particolare impatto che determinate patologie hanno sulle donne.

In Italia la galassia degli organismi che portano avanti le ricerche cliniche più rappresentative sul tema comprende il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità, il Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere e il Gruppo italiano salute e genere (GISEG).

«La ricerca in medicina di genere – puntualizza ancora la dottoressa Ortona dell’Istituto Superiore di Sanità – ha fatto notevoli progressi, ma ci sono ancora diverse sfide e opportunità di miglioramento.  Negli ultimi anni si è assistito a una maggiore attenzione agli studi preclinici e clinici che analizzano le differenze tra uomini e donne. Questo è in parte dovuto ad una maggiore sensibilizzazione e formazione delle ricercatrici e ricercatori all’importanza di considerare il sesso e genere nei propri studi, ma anche al fatto che le principali riviste scientifiche come Nature e Lancet hanno inserito nelle istruzioni per gli autori la regola di mostrare i propri dati in modo disaggregato per sesso».

«Questo – prosegue Ortona – ha portato a una migliore comprensione delle variazioni nella incidenza e manifestazione delle malattie, nella risposta ai farmaci e nei fattori di rischio. Tuttavia, molto deve essere ancora fatto. In particolare, è fondamentale includere in maniera equilibrata soggetti di entrambi i sessi al fine di sviluppare trattamenti mirati che tengano conto delle differenze biologiche e poi analizzare i dati in modo disaggregato. Questo metodo porterà non solo ottimizzare il dosaggio dei farmaci, ma anche progettare nuove molecole e strategie terapeutiche». 

Innovazione tecnologica: La rivoluzione dei dati

Anche l’innovazione tecnologica sta giocando un ruolo cruciale nel trasformare la salute delle donne. L’uso di big data e intelligenza artificiale consente di analizzare enormi volumi di dati per identificare modelli e tendenze che potrebbero sfuggire alle analisi tradizionale. Queste tecnologie stanno iniziando a offrire nuove opportunità per personalizzare le cure e migliorare i risultati sanitari, e per quello che riguarda l’IA possono permettere di individuare precocemente alcune patologie tramite le cosiddette analisi predittive e l’analisi personalizzata e combinata della predisposizione genetica del singolo paziente, dei fattori di rischio e dello stile di vita.

L’Intelligenza Artificiale, inoltre, sembra prestarsi bene alla risoluzione del problema della scarsa o nulla aderenza alle terapie², che riguarda in particolare chi è affetto da patologie croniche e gli anziani. Si tratta di soggetti che rinunciano a curarsi, oppure rinunciano ad adottare stili di vita alternativi in grado di minimizzare il rischio di incorrere in determinate patologie. Tra questi soggetti molte sono le donne, come chiarisce il Portavoce della Rete delle Cattedre UNESCO italiane e professore emerito di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Andrea Lenzi. «Il sesso femminile – spiega Lenzi – è emerso come predittore indipendente di non aderenza ai farmaci ipoglicemizzanti, alla terapia ipolipemizzante e ai regimi farmacologici impiegati dopo un IMA in ampi studi di coorte e meta-analisi». 

Cosa può fare l’IA in un campo come questo? Diventare un assistente virtuale in grado di generare alerts personalizzati che possono migliorare l’aderenza alla cura e aiutare a generare buone abitudini e dunque stili di vita migliorati.

Aumentare la consapevolezza: l’importanza dell’educazione

La medicina di genere e l’intelligenza artificiale stanno quindi ridisegnando il modo in cui viene vissuta e percepita la salute femminile. Ma da sole, ovviamente, potrebbero non bastare. Educare le donne sui loro diritti sanitari e sulle opzioni disponibili è fondamentale per migliorare i risultati di salute, e in questo senso le campagne di sensibilizzazione e i programmi educativi possono aiutare a colmare il divario informativo e a promuovere decisioni sanitarie più informate.

Un altro aspetto riguarda i decisori, come ha ben spiegato la dottoressa Ortona dell’Istituto Superiore di Sanità: «E’ necessario – ha detto a Rec News – sostenere e incentivare finanziamenti e programmi di ricerca che abbiano la medicina di genere come asse portante, per colmare le lacune ancora presenti e favorire l’innovazione in ambito clinico e farmacologico. Perché pur avendo raggiunto traguardi importanti, la medicina di genere è ancora in una fase evolutiva. Il futuro richiede uno sforzo coordinato per integrare conoscenze multidisciplinari, sviluppare studi più inclusivi e applicare le nuove tecnologie, in modo da garantire – ha concluso – cure sempre più personalizzate ed efficaci».

FONTI:

¹Le malattie autoimmuni reumatologiche, in Genere Donna https://www.generedonna.it/patologie-di-genere/genere-e-autoimmunita/malattie-autoimmuni-reumatologiche/

² Adherence to long-term therapies : evidence for action – Institutional Repository for Information Sharing and World Health Organitation

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ARTE & CULTURA

Cucinotta a Rec News: “Il mio Sud nel nuovo film da protagonista” (Video e Gallery)

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Maria Grazia Cucinotta a Rec News: "Vi racconto il mio Sud nel nuovo film da protagonista" (Gallery) - Gli agnelli possono pascolare in pace anteprima
Foto ©Denys Shevchenko/REC NEWS

Maria Grazia Cucinotta è la protagonista del nuovo film di Beppe Cino “Gli agnelli possono pascolare in pace”, presentato ieri in anteprima a Roma al Cinema Caravaggio e nelle sale dall’11 aprile. Nella pellicola ambientata in Puglia è Alfonsina, donna ingenua con abitudini singolari che a un certo punto viene colta da sogni rivelatori.

Bidella in pensione devota al culto dei cari defunti e lontana dal fratello, sarà un inaspettato incontro con il Sacro a mettere ordine in tutti quegli aspetti della sua vita rimasti in ombra, e a svelare i legami e i segreti che animano il borgo pugliese dove abita. Abbiamo intervistato Maria Grazia Cucinotta a margine della proiezione dell’anteprima romana.

Quanto c’è di lei nel film “Gli agnelli possono pascolare in pace?

Di sicuro il Sud. Il Sud mi appartiene e di conseguenza c’è molto di questo suo modo di essere. Attaccata alla terra, attaccata agli affetti, attaccata alla verità. E’ anche un personaggio molto distante. E’ una bidella che ama Pasolini e sembra uscita un po’ fuori da una favola. Anche il mondo che la circonda sembra essere uscito fuori da un piccolo metaverso che si muove in un mondo moderno.

Il film ha un messaggio particolare?

Ce ne sono tanti di messaggi, tra l’altro attualissimi. Tutte le guerre sono dettate dai confini e dal potere e un po’ questo film parla proprio di questo e al fatto che tutti i confini e tutti i pregiudizi portano alla fine alla rabbia e alla non accettazione. E’ un messaggio molto importante. Tra le risate e queste visioni c’è una grande verità.

Progetti futuri che può anticiparci?

Questo film è in uscita quindi aspettiamo di vedere come va. L’11 uscirà in tutta Italia e speriamo che la gente torni al cinema.

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Reati contro i minori, intervista al ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Video)

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Reati contro i minori, intervista al ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Video) | Rec News dir. Zaira Bartucca
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Ddl Nordio, Caporale: «Non libera la magistratura dai suoi mali, ma colpisce la Giustizia giusta»

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Riforma Nordio, Caporale: "Non libera la magistratura dai suoi mali ma colpisce la Giustizia giusta" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Ddl Nordio è forse l’eredità più consistente lasciata da Silvio Berlusconi. E’ infatti figlio di un modo preciso di intendere la Giustizia, le leggi, la magistratura. Per alcuni rappresenta l’ennesimo colpo inferto alla libertà di espressione, all’autonomia dei magistrati e allo stesso cittadino, che potrebbe essere maggiormente esposto a determinate fattispecie di reato che potrebbero essere depenalizzate. Ne abbiamo parlato con il giornalista Antonello Caporale.

Il giornalista Antonello Caporale

È davvero necessario abolire l’abuso di ufficio per tutelare quei sindaci che, a sentire la maggioranza, hanno le “mani legate”?

Io penso che la riforma viva di un bisogno ideologico. Anziché definire ulteriormente un reato che, è vero, è molto vago, lo hanno tolto di mezzo. Così facendo hanno mostrato il loro intento, che è quello di sminuire ulteriormente la magistratura.

Nordio è un ex magistrato.

Ma è come quei tabagisti che fumano, smettono poi finiscono con l’odiare le sigarette. Nordio è un magistrato ma odia i magistrati, ha utilizzato in modo massiccio le intercettazioni e da ministro le ha tagliate. Si è sempre proposto come l’alfiere della magistratura di destra ma dice che i magistrati fanno politica. La sua sembra una vita capovolta. C’è un’idea di fondo ideologica prima ancora che giudiziaria. E’ la stessa cosa che ho visto con la dichiarazione del lutto nazionale, che come sai viene dichiarata dal governo utilizzando la sua discrezionalità. In genere si fa per i martiri della mafia, ma in questo caso hanno voluto elevare la figura di Berlusconi.

Farà la fine di Craxi, un altro personaggio controverso che con il passare degli anni è diventato un’eroe nazionale. Si può dire che la Riforma Nordio sia un po’ l’ultimo lascito di Berlusconi, cioè la manifestazione ultima di un certo modo di intendere la Giustizia?

Possiamo anche dire per principio che i reati, la criminalità non esistono, ma restano comunque. Possiamo decretare sconfitta la mafia e la ‘ndrangheta, ma il pizzo c’è. Sono azioni temerarie, protervie e ingenue.

Prima hai parlato di intercettazioni. Secondo i detrattori del disegno di legge calerà una scure ulteriore sulla possibilità di informare liberamente.

Non sappiamo ancora cosa resterà e cosa verrà buttato della Riforma, che probabilmente sarà fatta a pezzi dalla Corte Costituzionale. Ma già con il solo fatto di aver annunciato una stretta sulla intercettazioni sono stati lanciati due messaggi. Uno alla magistratura, a cui in pratica è stato detto mettetevi in fila e capite che il vento è cambiato, e uno all’informazione, a cui si tenta di dire attenzione, perché non puoi più osare come prima. La magistratura, comunque, non è esente da mali. Con la riforma non si sta liberando la magistratura del proprio conformismo, delle proprie convenienze e del fatto che ci sono magistrati che non lavorano e non sono equi, ma si sta riducendo l’ampiezza della libertà dei magistrati. Avranno più margine quelli più convenzionali e collusi, meno quelli coraggiosi che hanno voglia di fare. Se ci fai caso si parla sempre di magistrati di destra e di sinistra, ma mai di chi lavora bene e di chi lavora male.

Erano forse più questi gli aspetti da riformare.

Appunto, invece si sceglie di trascurarli. Nessuno si domanda perché uno ha fatto cinque processi e un altro 55, oppure perché con l’aumentare dell’organico delle Forze dell’Ordine non si riducono i reati. Dovremmo essere più sicuri, e invece? Immagino che non sia un lavoro certosino, organico, sistemico, ma che sia un lavoro occasionale. Faccio quello che lavora, fingo per la televisione e poi chi si è visto si è visto. Arresto chi so già che non può stare dentro, indago persone su cui non ho nulla. Ci sono poi le querele temerarie, come quelle che sono capitate a me e ad altri giornalisti, che sono azioni di parassitismo giudiziario che diventano lecite, invece non lo sono affatto. La lotta però non è contro questi mali, ma contro la Giustizia giusta.

Dal punto di vista politico pensi che la Riforma possa essere in qualche modo divisiva oppure c’è un’intesa che va al di là degli schieramenti politici?

C’è sicuramente intesa, altrimenti il codice penale non sarebbe così cavilloso. Le leggi le fa il Parlamento e c’è interesse a rendere i processi pieni di cavilli, possibilità e subordinate. La politica teme la magistratura, a volte perché esagera a volte perché è un potere che controlla.

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