Ah, internet. Questa landa sterminata. Uno spazio vasto, che non ha uguali sulla terra, e che per questo può contenere davvero di tutto. Anche bugie grandi come mongolfiere. Senza dare nell’occhio, si intende, perché ciò che farebbe ridere nel corso di una chiacchierata tra amici nel web trova terreno fertile. Qui i ladri diventano benefattori, i criminali eroi, le prostitute sante. Perché se una cosa la dicono tutti, e la riprendono, poi in qualche modo diventa vera. Il piano della verità si mischia a quello del verosimile. Si instilla un dubbio, si mischiano i ricordi, si lavora sulle allucinazioni collettive. Come nelle sette, come in quel film di Christopher Nolan in cui la realtà viene modificata attraverso i sogni. Il Saccente questa settimana per fare del bene al tuo apparato gastrico ti propina una delle sue guide. Occhi aperti e fanne tesoro.
1. Diffida delle voci unificate. Giornali, politici, siti, pubblicità si muovono con una sincronia da far invidia alle meduse? Se ci tieni al tuo cervello e alle tue possibilità di mantenerlo integro, stanne alla larga. Vogliono per forza convincerti di qualcosa. Che un prodotto è meglio di un altro (le macchine inquinano, passiamo all’elettrica, chissene se le fabbriche fanno danni mille volte tanto rispetto a un’automobile?!), che un partito è nuovo invece è vecchio come Matusalemme, che a colazione con una coppia di occidentali ci debba essere per forza una bambina cinese o di colore. Stanno utilizzando il tuo cervello per costruire un modo per te, ma non ti hanno nemmeno chiesto cosa ne pensi.
2. Ricordati che la computer grafica è andata avanti. Su internet, ma anche in tv, tutto può sembrare bello. Susanna Camusso può trasformarsi in Kim Basinger (ok, questo no) – così come una manifestazione di 100 persone può diventare senza difficoltà la nuova Woodstock. Un paesino fantasma come Riace può diventare il luogo del fermento culturale, popolato di gente, di bandiere, di colori. Una volta l’anno, forse. A allora daje e daje di zoom su venti persone, di panoramiche, di primi piani su facce indignate, di colori vivi come quadri di Michelangelo che ti fanno venire il mal di retina. E’ il verosimile che diventa vero, e per farlo sono bastati due programmini scaricabili gratis dallo smartphone.
3. Sappi che la politica influenza le grosse aziende. Non è detto che si trovino i contenuti migliori nei posti della rete dove vanno tutti. Nel maxi-portalone dove puoi comprare libri, spazzolini ma anche macchine, ci sono anche fiumi di contenuti intellettuali. Spesso di tratta di fuffa che accontenta una parte, mentre l’altra rimane totalmente all’ombra. La musica? Ascolta i nostri artisti-megafono che ti parleranno per slogan insegnandoti come è giusto pensare. Le note non c’entrano, anche qui è propaganda.
4. Scegli se essere un salmone o una sogliola. I salmoni sono gli unici pesci che vanno controcorrente. Certo, la loro vita in alcuni posti del mondo finisce in bocca a un orso, ma prima di questo hanno assaporato la gioia della corrente sulle squame. Alla fine di tutto, rimangono il pesce più buono che c’è. Altro che sogliolette all’acqua pazza. Scegli se essere un salmone o una sogliola. La decisione è libera. Se vuoi essere una sogliola la tua vita sarà (almeno è quello che ti faranno credere) liscia come una tavola da surf. Sarai sempre contento o, al contrario, ti utilizzeranno per far parte di una qualche indignazione programmata. Per riempire il tuo intelletto o almeno quello che ne rimane avrai giornali come quello che ha il nome di un caffé o quello che si richiama al principio fondante dello Stato e che però appoggia i criminali ai domiciliari. Senza contare i salotti bene della tv, da cui potrai sentir gridare qualificati banditori del mercato. Senza offesa per i banditori che, almeno, fanno un lavoro utile.
Se scegli di essere un salmone, ti avverto: non sarà facile. La tua vita cambia di colpo. Il mondo si svela. Forse è meno patinato ma, sai che c’è, più vero. Buona vita ai salmoni.
IL SACCENTE
Dopo il covid e il vaiolo delle scimmie, è la volta della “ameba mangia cervello”
Devono aver pensato alla storia del cinema degli ultimi decenni quanti hanno ribattezzato il Naegleria fowleri – un protozoo – come “ameba mangia cervello”. Un tema fantascientifico che ha pervaso tutto il cinema moderno e contemporaneo, e che oggi fa il suo ingresso sui media (mainstream) di tutto il mondo. Perché dagli Stati Uniti è giunta la storia di, più che singolare, di sette persone. Infettate da un organismo che colonizzerebbe i rubinetti di casa e poi si insinuerebbe – tramite i lavaggi nasali – negli organismi delle ignare e malcapitate persone. Una narrazione da invasione da ultracorpi degna delle peggiori pellicole malriuscite, che però sta già mietendo le prime vittime: i virologi di sistema come Bassetti e i giornaloni che hanno già dimenticato le cattive figure fatte nel periodo covid.
Un clima terroristico che sta già generando fobie e disinformazione, se si considera che “ameba mangia cervello” è già diventato uno dei Trend Topic di Google e che molti utenti si siano convinti – complici le narrazioni sensazionalistiche – che l’ameba anziché un nanometrico organismo sia “un animale” o “un virus”. Ma c’è davvero da preoccuparsi?
Assolutamente no, se si pensa che le infezioni da Naegleria fowleri sono rarissime e riguardano – si legge nei siti specialistici – “persone gravemente immunocompromesse”. Ma c’è da immaginarsi che già ci sia pronto da qualche parte un vaccino che possa rendere i cervelli meno digeribili, e anche che sia in atto una campagna di disinformazione per denigrare l’igiene quotidiana nasale che, in realtà, è quella che consente di espellere possibili agenti patogeni.
IL SACCENTE
Mangino riforme
Maria Antonietta Meloni sembra aver usato il dibattito sul presidenzialismo come una carrozza per poter giungere, oggi, al premierato “à titre personnel”
In questi giorni la tentazione di scomodare Maria Antonietta – carismatica e influente sovrana francese – è forte. Le somiglianze somatiche con la nostra premier – senza voler riesumare ridicole teorie lombrosiane – sono manifeste, ma questo poco importa. Quello che interessa è invece il celeberrimo “mangino brioche”, due parole rimaste scolpite nella storia per la distanza siderale che intercorreva tra la percezione della realtà degli abitanti di Versailles e la Francia reale, quella morsa dalla povertà e ripiegata su se stessa nei ghetti di Parigi.
Oggi in Italia lo tradurremmo in un laconico “Mangino riforme”, risposta secca e lapidaria da inoltrare a chi – forse illudendosi – si appella al confronto, alla partecipazione popolare ma non a cose fatte, alla conservazione di un assetto istituzionale conquistato a fatica col sangue, con una controversa Unità, con due guerre mondiali e con una Costituzione che rimane l’unico vero bene di tutti, in grado di sopravvivere perfino alla diluizione dei partiti e delle ideologie.
La nostra “Nazione” (come la chiama Meloni attribuendo all’Italia caratteristiche superate o purtroppo mai esistite), è quel Paese in cui si parla di presidenzialismo per decenni, e poi si usa quel dibattito come una carrozza per ottenere tutt’altro, cioè un aumento dei poteri del premier (non del presidente della Repubblica). Insigni giuristi mettono in guardia dell’inutilità – se non dei rischi – dell’uno e dell’altro, ma non è questo il punto.
Maria Antonietta Meloni ha cavalcato per decenni le idee missine e almirantiane per arrivare a una premiership da trasformare in premierato. Traducendo per tutti – anche per chi non ne capisce di politica – un qualcosa che equivale a chiedere inizialmente l’aumento di influenza di una figura di mera garanzia (quella del Presidente della Repubblica, appunto) per poi cambiare le carte in tavola e chiedere a tutto il governo, a tutti i ministri e a tutte le forze politiche di mettersi in moto per aumentare il potere nelle sue mani, perché è lei – ieri ad Ancona ha usato un preoccupante singolare – l’unica ad “averne le prerogative”.
E’ chiaro che stampelle debitamente create come il terzo polo rispondano sì subito, senza fiatare. Quello che non è chiaro è come Meloni possa attribuire esclusivamente a sé stessa un mandato popolare che invece riguarda il governo e tutti quelli che lo animano e compongono, ognuno con le sue specifiche prerogative. Le sue sono frasi che sembrano escludere ogni confronto, e che fanno ripiombare ai tempi cupi del governo Conte, un altro esponente politico colpito dalla sindrome di Versailles che amava definirsi “il perno del sistema” e che ha pagato le sue mire espansionistiche, per così dire, con la fine dell’esperienza da premier.
IL SACCENTE
“Spacewalker” anticipa Polaris, il nuovo album dei Medusa’s Spite
Nuova prova (superata) per la band electro-pop romana. Il singolo anticipa l’album “Polaris”
Si chiama “Spacewalker” il nuovo singolo del Medusa’s Spite. Il brano è stato scritto da Stefano Daniele e arrangiato insieme al fratello Paolo, co-fondatore della band e responsabile delle parti elettroniche. Il missaggio è stato perfezionato a Londra, agli Abbey Road Studios, da Paul Pritchard. Come per gli album precedenti, la band si è avvalsa della post produzione e mastering al The Exchange di Mike Marsh.
“Spacewalker” il secondo singolo dopo “Destinations” (120.000 streaming su Spotify) ad aprire l’album in arrivo “Polaris”, il quarto per la band. Spacewalker è una miscela di elettropop che potremmo definire romantic mischiata all’energia di un’elettronica compatta influenzata in parte dal meglio delle costruzioni anni novanta e dall’esperienza dell’ultima generazione di producer: Vitalic, Chemical Brothers, Depeche Mode e Prodigy, ma anche il brit rock di Mansun e Kasabian.
Stef Daniele, cantante e fondatore insieme al fratello Paolo della band, così disegna il nuovo percorso della band: “Spacewalker dopo Destinations è il secondo di 12 brani che andranno a chiudere il progetto aperto “Polaris”, il nostro quarto album. Abbiamo scelto di concentrare la nostra attenzione su ogni brano e promuoverlo come fosse un album, semplicemente perché pensiamo che ogni brano di Polaris lo meriti come impostazione, costruzione e forza emotiva”.
I Medusa’s Spite nascono nel 1996 e iniziano una ricerca approfondita nel campo della musica elettronica muovendosi verso un misto di generi diversi come electro, techno e hardcore. “Floating Around”, il loro primo album, prende forma tra il 1997 e il 1998 (vanta 36.000 copie vendute tra Italia, Germania, Austria e Svizzera). Dopo Floating Around, la band ha prodotto i due album Morning Doors e Morning Doors (The Glass Path), un concept di due cd dove li troviamo anche come produttori esecutivi. L’intero lavoro è stato registrato e mixato tra Roma (Spite room) e Liverpool (Parr street studios) e masterizzato a Londra presso “The Exchange”, lo stesso luogo in cui il suono di “Floating around” ha ottenuto il suo colore definitivo.
“Life in the year 2001”, “Will hunting”, “Soon” e “Cat Black D” sono i video diretti da Simone Pellegrini con cui la band continua a collaborare attualmente. “Soon” in particolare ha ottenuto 4 nomination e il premio per la migliore regia al MEI 2008 – Independent Italian Video Awards dopo che la musica della band è stata usata più volte come colonna sonora per programmi TV e serie, film ecc.
Destinations è stato il primo di una serie di singoli che insieme a Spacewalker verranno raccolti nel progetto aperto Polaris. I brani prodotti dalla band vengono mixati negli Abbey Road Studios da Paul Pritchard e masterizzati a Exmouth al The Exchange sempre da Mike Marsh. Onirica è l’etichetta che cura la produzione sonora e video dai fratelli Stefano e Paolo Daniele, fondatori del gruppo. I Medusa’s Spite sono attualmente formati da Stefano Daniele, Paolo Daniele, Axel Donnini e Guido Cascone.
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
IL SACCENTE
Vaiolo delle scimmie, breve guida per difendersi dai nuovi allarmismi
Come difendersi dai presunti esperti, dai manipolatori di professione, dagli spin doctors dei partiti e da chi tenta di sfruttare la paura a fini politici o commerciali
In rete circola una citazione attribuita ad Abraham Lincoln che dice così: “Si possono ingannare molte persone per molto tempo o molte persone per poco tempo, ma non si possono ingannare molte persone per molto tempo”. Non si sa se il sedicesimo presidente degli Stati Uniti lo abbia detto davvero, ma di certo sono parole sagge con un fondo di verità.
Il coronavirus ha ingannato molte persone e ora qualcuno ha deciso di riprovarci col vaiolo delle scimmie. Non subito, perché bisogna abituare a poco a poco, bollire la rana, vaccinarla, imbottirla di farmaci e poi arrostirla. Questa volta l’impresa non sarà facile come con il covid, ma le varie Gismondo e Viola, i Crisanti e i Burioni ce la stanno mettendo davvero tutta.
Da bravi soldatini prestati alla disinformazione utilitaristica, ognuno fa la sua parte: tg e giornali, certo, ma anche profili social, creatori di meme con bubboni terrorizzanti, profeti di disgrazie e utilizzatori della paura a fine politico: per quest’ultima categoria purtroppo il covid è finito (anche se cercano in tutti i modi di tenerlo in vita con movimenti a volte anacronistici) e quindi un vaiolo buttato lì fa comodo anche a loro.
Ecco allora un breve vademecum per dare il proprio contributo affinché il morbo da primati non diventi il nuovo coronavirus.
1. Spegnere la tv e non regalare clic a siti che ripartono con l’allarmismo.
Più volte ci siamo soffermati sul fatto che le nostre scelte commerciali rappresentano il nostro potere d’acquisto. Se nessuno compra un oggetto, non verrà più fabbricato e quindi non sarà più venduto. Scommettete che se tutti gli italiani avessero smesso in massa di dar retta da un giorno all’altro alle notizie sul coronavirus, queste sarebbero scomparse nel giro di qualche settimana, anziché riempire le pagine e i palinsesti per anni?
Che succederebbe se ognuno spegnesse la tv davanti all’ennesimo servizio terroristico e si andasse a fare una bella passeggiata? E se invece di leggere notizie sempre uguali sulla malattia di turno si passasse a un buon libro, ben più rilassante? Se anziché comprare un quotidiano o fare una donazione a chi si finge quello che non è tentando di sfruttarci a fini politici, utilizzassimo quel denaro per noi stessi e per la nostra crescita personale?
2. Diffidare dagli esperti (a volte presunti tali).
Quello che dicono non è necessariamente oro colato. Molti hanno all’attivo conflitti di interessi noti e non noti con case farmaceutiche e informatori scientifici. Se le loro affermazioni si contraddicono nel giro di poco, è il caso di diffidare, e in ogni caso un po’ di ricerche autonome possono permettervi di sapere qualcosa di più su di loro. Noi abbiamo parlato varie volte della veterinaria che è attiva in una società di big data, del virologo che ora è diventato consulente di Macron, di quelli che sono stati denunciati per diffusione di notizie false e dello zanzarologo che lavora sugli insetti gender, ma non sono gli unici.
Attenzione anche a chi fa opere di captatio benevolentiae con posizioni critiche o empatiche per conquistare la vostra fiducia e poi tenta di predisporvi a un’azione: “Sono prudente nei riguardi di questo vaccino ma in ogni caso lo consiglio per gli anziani”, “Stiamo tranquilli ma attenzione a quando diciamo che il vaiolo è sparito”, ecc.
3. Difendersi dai manipolatori di professione.
Come per il covid e la guerra in Ucraina, prevedibilmente si schiereranno anche stavolta. Se la cosa dovesse andare in porto, tra un mese o due chi dirà che la pustola è letale diventerà LaScienza, mentre chi si permetterà di avanzare qualsivoglia dubbio diventerà un terrorista diffusore di “fake news” da rieducare e da inserire in qualche lista di proscrizione.
Ormai dovete aver capito come funziona e sapere che questi personaggi sono pagati per legittimare bugie sonore e per screditare verità acclarate. Nevermind, potrebbe dire qualcuno, ma il problema è che spesso sono finanziati dal governo (e quindi da noi) per popolare le varie task-force sull’informazione. In altri casi invece portano avanti progetti partitici, europei o delle Big Tech (per esempio chi è pagato da Facebook e lì compare come fonte verificata, accreditata e autorevole: ma va?).
4. Capire chi orienta i canali social e riconoscere l’ennesimo salvatore della Patria a orologeria
Occhio, perché questi non sono loro gli unici manipolatori di professione: molti sono impiegati nei social network come spin doctors e sono spesso pagati dai soliti partiti o dai partiti emergenti per tentare di canalizzare il dissenso. Li riconosci perché prima o poi tra un post e l’altro ti rifileranno l’ennesimo presunto salvatore della patria che hai imparato a conoscere su Youtube e che oggi ha creato il suo movimento. La politica non c’entra niente, ti dice molto sinceramente: è per il tuo bene e per il bene della democrazia, mica per il suo…
5. Imparare a essere più autonomi con le proprie scelte e con le proprie idee
Un’altra cosa che deve fare drizzare le orecchie, è quando questi personaggi tentano di affossare l’iniziativa del singolo a favore delle azioni di massa. Fateci caso: promuovono azioni legali cumulative, manifestazioni, petizioni che a volte hanno lo scopo di ottenere i vostri dati e di schedare il vostro dissenso, ma non vi danno mai gli strumenti per conoscere davvero un argomento o per agire da soli, in maniera non controllata. Nella maggior parte dei casi fanno parte dei vari gruppi di pressione, dunque, le loro denunce cadono sistematicamente nel vuoto, le loro manifestazioni non portano a niente e pur essendo onnipresenti non sono in grado di far cambiare davvero le cose e di incidere positivamente sugli eventi. Forse perché in realtà predicano in un modo e razzolano in un altro. Spesso, inoltre, stanno con “gli altri”, e tutti insieme non fanno che giocare al “poliziotto buono e poliziotto cattivo“.
In conclusione
Tirando le somme, è sempre meglio tentare di verificare da soli quello che leggiamo o sentiamo: in questo modo possiamo farci un’idea nostra ed essere più al riparo dai numerosi tentativi di manipolazione che circolano in giro. Forse dovremmo anche pensare ad attivarci di più in prima persona per quello che ci interessa (il nostro lavoro, la nostra salute, ecc.) senza aspettare che il leader di turno venga a suggerirci quello che dobbiamo fare. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti in basso, se vi va.