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Becky Moses, la povera ragazza nigeriana morta nel rogo di San Ferdinando lo scorso gennaio, è rimasta per almeno quattro mesi in una delle celle frigo della sala Morgue dell’ospedale di Polistena. Dimenticata o fatta dimenticare. Il tempo a volte passa e a volte chiarisce. A volte, invece, cancella le tracce. Deceduta il 27 gennaio di quest’anno e trasportata dai carabinieri su disposizione dell’autorità giudiziaria, il corpo carbonizzato è rimasto fermo per più di centoventi giorni.

Lo testimoniano due documenti inviati dall’Asp al Comune di Riace, nella persona dell’allora sindaco Domenico Lucano. Il primo è del 13 aprile, il secondo del 14 maggio. Entrambi sono firmati dalla direttrice sanitaria Francesca Cosentino. La dirigente ricorda “gli accordi telefonici” intercorsi con l’ente che sono rimasti lettera morta, e l’impossibilità del presidio ospedaliero di trattenere oltre – e per ovvie ragioni – il corpo carbonizzato della giovane. L’allora sindaco Domenico Lucano, tuttavia, continua senza motivazione a rimandare il trasferimento, tanto che quasi un mese esatto dopo la dirigente invia un sollecito in cui intima la predisposizione del trasferimento della salma.

Aspetti che diventano ancora più inquietanti a dare per buona la testimonianza di una sua amica, anch’essa straniera. Frequentatrice del giro di Lemlem e Abeba, rispettivamente la compagna di Lucano e l’amica fidata indagate assieme all’ex sindaco nell’ambito dell’operazione Xenia. Un giro che si è dissolto dopo il trasferimento da Riace disposto dalla Procura di Locri della potente Tesfahun, che attualmente abita nella vicina Roccella Jonica e si è felicemente lasciata alle spalle tutti i guai giudiziari.

“Voleva entrare nei progetti – è quanto ci ha raccontato la ragazza – ma l’hanno mandata via perché non andava d’accordo con Lemlem. Chi non era suo amico veniva cacciato. Chi voleva lei stava anni interi qua, chi non voleva come amici se ne sono andati via tutti. Becky non voleva andare, però non aveva dove stare”. 

Che hanno fatto? L’hanno cacciata?
“Le hanno detto che i progetti non ci sono e le hanno detto di andare dov’è morta. Gli hanno detto di trasferisci là  e lei è andata via. Aveva paura e diceva che non sopportava più a Lemlem perché era troppo cattiva con lei e la trattava troppo male. Andava da lei per chiederle i soldi, lei rispondeva ma non te ne vai via? Vattene via che non ho soldi oggi, vieni domani. Ogni giorno così. Gli dava cento o duecento euro di tasca sua e poi non glieli dava più. E’ morta subito dopo che è andata a San Ferdinando come le avevano detto di fare, nemmeno un giorno dopo. Per me è tutto organizzato”.

Messa in moto la macchina mediatica, probabilmente la stessa che cura la facciata di Lucano, la vicenda di Becky è caduta nel dimenticatoio. Una morte che è sembrata casuale e che, forse con troppa fretta, è stata liquidata e attribuita a un cortocircuito.

Direttore e Founder di Rec News, Giornalista. Inizia a scrivere nel 2010 per la versione cartacea dell'attuale Quotidiano del Sud. Presso la testata ottiene l'abilitazione per iscriversi all'Albo nazionale dei giornalisti, che avviene nel 2013. Dal 2015 è giornalista praticante. Ha firmato diverse inchieste per quotidiani, siti e settimanali sulla sanità calabrese, sulle ambiguità dell'Ordine dei giornalisti, sul sistema Riace, sui rapporti tra imprenditoria e Vaticano, sulle malattie professionali e sulle correlazioni tra determinati fattori ambientali e l'incidenza di particolari patologie. Più di recente, sull'affare Coronavirus e su "Milano come Bibbiano". Tra gli intervistati Gunter Pauli, Vittorio Sgarbi, Armando Siri, Gianmarco Centinaio, Michela Marzano, Antonello Caporale, Vito Crimi, Daniela Santanché. Premio Comunical 2014. Autrice de "I padroni di Riace - Storie di un sistema che ha messo in crisi le casse dello Stato". Sito: www.zairabartucca.it

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Illeciti lungo le coste, i numeri del report “Mare Monstrum”

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Illeciti lungo le coste, i numeri del report "Mare Monstrum"

Legambiente ha presentato il nuovo report “Mare Monstrum 2024” con i numeri degli illeciti ambientali lungo le coste italiane. Il Lazio si posiziona al quinto posto tra le peggiori regioni per numero di illeciti, con 1.529 reati in un anno: 1.626 sono state le persone denunciate, 7 quelle arrestate, 334 i sequestri effettuati, 2.450 gli illeciti amministrativi, 2.470 le sanzioni amministrative e 18.035.897. Sono complessivamente 11 ogni km di costa le infrazioni nella Regione.

“I crimini ambientali lungo le coste del Lazio mettono a dura prova la qualità del nostro mare – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio –, l’attenzione va tenuta altissima contro ogni abuso edilizio che continua ad essere il reato principale, ma anche per contrastare i reflui non depurati, la pesca illegale e tutte le violazioni del codice della navigazione nel settore nautico. Con i nostri volontari e grazie alle nostre campagne, continuiamo come sempre a generare centinaia di momenti di pulizia, individuare criticità nei sistemi di depurazione, analizzare con la citizen science gli elementi di maggior impatto tra i rifiuti abbandonati; c’è però bisogno che le amministrazioni alzino l’attenzione contro gli ecoreati sul mare, senza giustificazioni o condoni come quelli che invece sta continuando a proporre il consiglio regionale e che continuiamo a ritenere un percorso devastante per l’ambiente e per la qualità della vita nei nostri territori: gli abusi vanno abbattuti e non sanati”.

617 sono infatti i reati di abusivismo edilizio, 518 sono i reati di mare inquinato da smaltimento illecito di rifiuti, scarichi illegali e maladepurazione. Sono poi 262 i reati legati alla pesca illegale con 12.596 kg di prodotti ittici sequestrati, e infine 132 sono le violazioni del Codice della navigazione e nautica da diporto. I numeri del rapporto sono elaborati da Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto per il 2023.

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Abbandono scolastico, audizione presso la settima commissione del Senato

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Abbandono scolastico, audizione presso la settima commissione del Senato | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il testo dell’audizione presso la 7° Commissione del Senato che si è tenuta il 9 maggio su contrasto a povertà educativa, abbandono e dispersione scolastica

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Premierato, oggi Meloni chiede le stesse cose che voleva ottenere D’Alema con la Bicamerale

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Premierato, oggi Meloni chiede le stesse cose che voleva ottenere D'Alema con la Bicamerale del '97 | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il tentativo del governo Meloni di superare l’assetto istituzionale attuale è solo l’ultimo in ordine di tempo (come spiega il professore Musacchio in un’interessante analisi pubblicata su Rec News), ma tanti ne sono stati fatti dalla cosiddetta Seconda Repubblica in poi. Farà riflettere senz’altro gli elettori di centrodestra come uno dei primi esponenti politici a volere un premierato sia stato l’ex leader della sinistra Massimo D’Alema, tesserato del PCI nel 1968 e tra i padri fondatori del Partito democratico della sinistra.

Premierato, oggi Meloni chiede le stesse cose che voleva ottenere D'Alema con la Bicamerale del '97 | Rec News dir. Zaira Bartucca

Sua l’idea – come molti ricorderanno – di instaurare nel 1997 una Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, formata da 70 parlamentari. L’obiettivo era sempre lo stesso, e cioè accentrare ancora più poteri nelle mani del presidente del Consiglio, chiamato – tra le altre cose – a nominare e revocare i ministri a suo piacimento. L’esito della Bicamerale fu tutt’altro che scontato: i democratici di sinistra di D’Alema votarono ovviamente a favore, mentre i berlusconiani – oggi incarnati da Tajani e più vicini al premierato – votarono assieme alla Lega Nord a favore del semipresidenzialismo, come testimonia un articolo dell’epoca (in basso).

“L’Unità” del 05/06/1997

I lavori della Commissione si interruppero bruscamente un anno dopo, nel 1998, perché i partiti non riuscirono a trovare una quadra e perché le manovre di palazzo risultavano incomprensibili per l’elettorato. Un copione che potrebbe ripetersi anche stavolta.

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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane

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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane | Rec News dir. Zaira Bartucca

Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale

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