Il Patto per il Lavoro non è l’unica misura prevista dal Reddito di cittadinanza. Questo è, infatti, pensato per gli individui o i nuclei familiari che abbiano determinate caratteristiche, analizzate in base a criteri anagrafici e di permanenza nello status di disoccupazione. Chi, per esempio, ha più di 26 anni ed è disoccupato da più di due anni e vive dunque un “bisogno complesso”, non stipulerà il Patto per il lavoro ma quello per l’inclusione.
In questo caso, i servizi competenti al contrasto della povertà procedono ad una valutazione del nucleo familiare al fine di avviare il percorso di attivazione sociale e lavorativa coinvolgendo i servizi per l’impiego e gli enti territoriali.
La valutazione è composta da un’analisi preliminare e da un “quadro di analisi”. In questi vengono rilevate le caratteristiche del nucleo familiare per permettere l’avvio di un percorso di fuoriuscita dalla povertà e dalla precarietà.
REDDITO DI CITTADINANZA
Cos’è l’assegno di ricollocazione
L’assegno di ricollocazione interessa i beneficiari di Reddito di cittadinanza e, in particolare, i sottoscrittori del Patto per il lavoro. Diverso è infatti il caso di chi, avendo requisiti particolari, dovrà invece stipulare il Patto per l’inclusione sociale.
Chi si accinge a stipulare il Patto per il Lavoro aderisce a un percorso avviato dal centro per l’impiego e dagli enti, nell’ambito di cui si viene chiamati ad aderire a progetti e iniziative formative e, ovviamente, ad accettare le offerte di lavoro (fino a tre) che vengono proposte.
In quest’ottica, è previsto anche l’assegno di ricollocazione. E’ possibile ottenerlo fino al 31 dicembre del 2021. Nel pratico, chi ha stipulato il Patto per il lavoro con il centro per l’impiego o ha ottenuto le credenziali di accesso per la piattaforma tecnologica, avrà diritto alla misura. E’ possibile spendere il “credito” presso i centri per l’impiego e presso i soggetti accreditati. Il fine è far ottenere ai beneficiari servizi di assistenza mirati per la ricerca del lavoro.
REDDITO DI CITTADINANZA
Rdc, ecco in quali casi si perde il diritto
I casi in cui è prevista la decadenza (e la restituzione) del Reddito di cittadinanza
Dei modi di ottenere il Reddito di cittadinanza e di come quest’ultimo può essere utilizzato abbiamo già parlato. Ci sono anche circostanze, tuttavia, in cui il Rdc può essere ridotto o addirittura tolto. I casi particolari contemplati e diramati dal governo sono sostanzialmente questi:
1) non viene sottoscritta la dichiarazione di disponibilità al lavoro;
2) non vengono sottoscritti il patto per il lavoro o il patto per l’inclusione sociale;
3) non si prende parte alle iniziative previste per aiutare il beneficiario ad uscire dalla precarietà e non si aderisce ai progetti per la collettività;
4) Non si accettano le offerte di lavoro proposte;
5) non viene comunicato il cambio delle condizioni occupazionali o si fanno dichiarazioni false per ottenere un Rdc maggiore;
6) non viene presentata la documentazione aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare;
7) si viene colti nel corso delle ispezioni mentre si svolge attività di lavoro dipendente o attività di lavoro autonomo o di impresa senza averlo comunicato.
Chiunque presenti dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere o omette informazioni dovute, è poi punito con la reclusione da due a sei anni. Il carcere da uno a tre anni è invece previsto nei casi in cui si omettano le comunicazioni delle variazioni di reddito o patrimonio altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. In entrambi i casi è prevista la decadenza del beneficio e la restituzione di quanto percepito.
REDDITO DI CITTADINANZA
Patto per il Lavoro, come si stipula e a chi è rivolto
Situazione familiare, età anagrafica e assenza di disoccupazione i fattori valutati
Assodati i criteri per la richiesta e l’utilizzo del Reddito di cittadinanza ma anche i fattori che ne determinano la perdita, è necessario un focus sul patto per il Lavoro. Che non è altro che la dichiarazione che il beneficiario stipula con l’ente preposto per far sapere che è disponibile ad intraprendere le attività lavorative preposte.
La persona che ha bisogno di usufruire del reddito, viene convocata entro 30 giorni dal riconoscimento. A quel punto viene valutato se nel nucleo familiare almeno uno dei componenti abbia:
1) sottoscritto negli ultimi due anni un Patto di servizio ancora valido presso i Centri per ‘impiego;
2) assenza di occupazione da non più di due anni;
3) un’età inferiore a 26 anni;
4) usufruisca o abbia usufruito di altri ammortizzatori sociali (Naspi compresa).
Dopo la convocazione, il beneficiario è chiamato ad accettare almeno una delle tre offerte di lavoro congrue. A questo proposito viene valutata la coerenza tra l’offerta di lavoro e le esperienze lavorative dell’interessato o interessata, la distanza dal proprio domicilio e la durata dello stato di disoccupazione. Nel primo anno è “congrua” l’offerta che sia entro i 100 chilometri di distanza, nel caso della seconda offerta i chilometri salgono a 250. La terza offerta può, invece, essere collocata ovunque nel territorio nazionale.
Fino al 31 dicembre del 2021, inoltre, i sottoscrittori del Patto per il lavoro che hanno ottenuto le credenziali di accesso per la piattaforma tecnologica, ottengono l’assegno di ricollocazione da spendere presso i Centri per l’impiego o presso i soggetti accreditati per ottenere un servizio di assistenza intensiva nella ricerca del lavoro.
REDDITO DI CITTADINANZA
Come richiedere e come usare il Rdc
Ammessi prelievi entro una certa sorta e l’effettuazione di un unico tipo di bonifico. Gli acquisti consentiti
Il Reddito di cittadinanza è diventato operativo. Per richiederlo bisogna avere un Isee aggiornato. A marzo sarà possibile, tramite i Caf o presso gli uffici postali, inoltrare le domande, mentre per aprile è prevista l’erogazione. E’ composto da due soglie: una integra il reddito familiare e l’altra copre i costi destinati ai canoni di locazione.
Ma in cosa consisterà? Si tratta di una tessera dotata di conto corrente da cui è possibile effettuare prelievi e pagamenti. La cifra caricata è quella che spetta all’individuo o al nucleo familiare, calcolata in base ai dati presentati tramite l’Isee che, ovviamente, vengono opportunamente verificati. Non potrà, in ogni caso, superare i 9.360 euro annui (780 euro mensili), moltiplicati per la scala di equivalenza.
Per quanto riguarda i prelievi, non potranno superare i 100 euro mensili. E’ possibile effettuare bonifici, ma solo verso i proprietari dell’immobile in affitto. La cifra, inoltre, deve essere spesa per l’acquisto di beni e servizi base, e in nessun caso per giochi o utilità diverse da quelle strettamente necessarie. Deve, inoltre, essere spesa entro il mese, pena il prelievo a decorrere dalla mensilità successiva.
Una misura che, dunque, a differenza delle varie social cards nega diverse possibilità ai “furbetti”: per accedervi è necessario non possedere beni di un valore superiore ai 6000 euro, senza contare che le dichiarazioni false emesse contestualmente alla presentazione dei documenti possono costare fino a sei anni di carcere.