Il 5G, il bio-hacking e lo “shock” del Dragone
In Italia in 120 Comuni il 5G è già attivo in via sperimentale. Si aggiungerà Genova dopo il decreto firmato da Patuanelli negli scorsi giorni. Due misure passate sotto silenzio, così come silenziati sono i rischi per la salute. C’è chi dice – risoluto – no, ma in caso di problemi c’è sempre lo “shock culturale” auspicato dagli amici di Conte
“L’Italia ha compiuto molti passi avanti nell’Agenda Digitale, ora serve un’accelerazione e uno shock anche culturale a tutti i livelli per dare una spinta alla digitalizzazione, attraverso un’azione di sistema in cui la pubblica amministrazione è protagonista”. Il discorso è di Andrea Dragone, l’amministratore delegato di Digital 360 che lo scorso maggio ha partecipato al Forum per la Pubblica amministrazione assieme al premier Giuseppe Conte, che è sembrato apprezzare il contenuto dell’intervento. Se l’Agenda Digitale è quella dettata dalla più ampia Agenda Onu 2030, la “spinta” alla svolta digitale potrebbe essere data dal 5G, la tecnologia di quinta generazione che presenta dei vantaggi, ma anche dei rischi. In Italia è già stato adottato in via sperimentale in 120 piccoli comuni. Due giorni fa è stata anche la volta di città come Genova, con l’avvio del programma di sperimentazione voluto dal ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, che ha firmato un apposito decreto.
I rischi legati al 5G: “trasforma il corpo in un magnete”
Diciamo che è tanta l’ansia di fare percorrere anche all’Italia il solco di alcuni paesi esteri, senza informare dei possibili rischi. “Ne varrà la pena? Saremo disposti a rischiare la vita per avere una connessione più veloce?”, riflette il giornalista Alex Jones. In Svezia, solo per citare il Paese dove il trapasso non spaventa e che più sta sperimentando nell’ambito del Bio-hacking (l’hackeraggio – letteralmente – di cervello e corpo che per alcuni permetterebbe un potenziamento, per altri il controllo totale) sono già tremila i passeggeri di compagnie che pagano la corsa con un chip sottocutaneo. Diverse sono poi le aziende che hanno convinto i dipendenti a fare altrettanto in cambio di “benefits”. Ma è davvero tutto rose e fiori l’universo tecnologico? Davvero diventeremo superuomini e superdonne, come ha promesso negli scorsi mesi il festival Digit, senza dover cedere nulla e senza mettere a rischio noi stessi?
Raven, il bio-hacker pentito
Ha già fatto discutere il caso di un giovane adolescente, che lo scorso dicembre si è sottoposto a un intervento chirurgico per modificare l’aspetto delle sue mani. Voleva aprire l’auto senza chiavi e forse i modelli con sensori disponibili sul mercato gli sembravano sorpassati. Così si è fatto impiantare una sorta di telecomando alla base delle dita, ma poi è tornato indietro quando ha capito che il meccanismo era molto esposto ad attacchi di hacking.
“Diventeremo tutti cyborg”, dice Fastweb
Fastweb, azienda che punterà tutto sullo sviluppo del 5G, la butta giù pesante. L’azienda con la vendita di pacchetti internet domestici a basso costo in partership con colossi dell’informazione come Sky, si prepara con buone possibilità a essere uno dei competitor italiani di domani nell’ambito del bio-hacking, sempre che il settore abbia davvero possibilità di sviluppo. “Avere un codice identificativo – spiegavano dall’azienda nel 2017 – permette alle persone di difendersi dalle possibili truffe: riuscire a ricondurre un codice alfanumerico con quello di una persona è veramente molto complicato. Un sistema simile viene già utilizzato dallo stato italiano attraverso lo SPID. Stiamo parlando del Sistema Pubblico di Identità Digitale sviluppato dall’Agenzia per l’Italia Digitale. Ogni persona che si registra al sistema ottiene un codice identificativo che può essere utilizzato per effettuare i pagamenti delle tasse online o per richiedere alcuni servizi della pubblica amministrazione. Al momento lo SPID è ancora in una fase embrionale e sono poche le persone che si sono registrate, ma in futuro – è quanto auspica l’azienda che potrebbe trarne vantaggi in termini di forniture di servizi – sarà obbligatorio avere un’identità digitale. E i chip sottopelle potrebbero essere utilizzati per memorizzare il codice identificativo dello SPID. L’unico problema da risolvere sarà lo scetticismo delle persone che penseranno di essere controllate ventiquattro ore al giorno dallo Stato”. Sarà “obbligatorio”, e chi non sarà d’accordo?
Neuralink, l’azienda che vuole connettere i cervelli ai computer
Degli scettici e dei dubbiosi non frega nulla neppure a Elon Musk. Padre di Pay Pal, Tesla, Hyperloop e Space X (che nel giro di poco più di un decennio dovrebbe spedire su Marte i primi esuli terresti), negli ultimi anni sta investendo tutte le sue energie e buona parte dei suoi cospicui utili e lauti finanziamenti in Neuralink, azienda che si propone di collegare i cervelli ai computer per giungere all’eliminazione di ausili di input come mouse e tastiere, lenti, o strumenti di archiviazione come usb e hard-disk. In una delle ultime Code Conference, Musk ha infatti presentato un progetto che collega chirurgicamente l’organo preposto al ragionamento con un elaboratore. L’interfaccia permetterebbe di gestire un altissimo numero di dati connettendosi a reti informatiche neurali.
L’accettazione del Nuovo Ordine tecnologico passa dai malati
Progetti controversi la cui accettazione passa dall’utilizzo di malati più o meno consapevoli. Sollevati dal vedersi ridotto il carico di dolore o di trovare qualche miglioria alla propria vita quotidiana tristemente compromessa, ma nei fatti usati per far sì che le masse possano accettare l’idea di vedersi chirurgicamente manipolati e segnati a vita in nome della tecnologia. Così Musk ha anche annunciato che “esplorerà” i modi, che possono consentire di alleviare i sintomi di malattie come l’epilessia, il disturbo depressivo e il morbo di Parkinson. “L’idea di questo aiuterà le aziende a ottenere l’approvazione della società e ad acquisire una base scientifica per lo sviluppo futuro”, hanno confessato da Neuralink, “poi la società procederà al perfezionamento delle persone”. E Musk stesso, del resto, ad aver affermato nel corso di più di un’uscita pubblica che “la tecnologia porterà alla morte dell’umanità”, per quanto affermi di essere al lavoro per scongiurare tale ipotesi.
Isolati, zitti e contenti
“Grazie a Neuralink, sostiene Musk – scrive ancora Fastweb – le persone potranno mettersi in contatto tra di loro e comunicare semplicemente inviando i propri pensieri da un individuo all’altro. Niente più computer, smartphone e telefoni vari: se tutto ciò dovesse divenire realtà, anche lo stesso linguaggio potrebbe diventare superfluo”. Bandita la socialità reale già gravemente compromessa dall’utilizzo compulsivo dei social, si passerebbe allo stadio successivo. Quello del silenzio formale e della soppressione dell’identità, forse anche dei sentimenti. Un passo avanti a sentire il fondatore di Neuralink, un deciso passo indietro per l’interazione tra individui. Tutti iperconnessi ma, nei fatti, tutti isolati.
Cosi ti spengo i dissidenti
Diversi sono poi i problemi di natura sociale. I Gilet Gialli negli ultimi mesi hanno sperimentato sui loro corpi percossi e in più di una decina di casi distrutti la violenza del governo di Macron, incapace di gestire civilmente il dissenso alle sue scelte impopolari in tema di immigrazione e di politica nazionale. E se un’azienda come Neuralink – che già vanta agganci politici di tutto rispetto tra le fila “democratiche” e mondialiste – fosse definitivamente al soldo dei governi, cosa accadrebbe a chi manifesta o protesta contro un governo? Girati i parametri bio-metrici, gli “accessi” e tutti i dati utili, si potrebbe arrivare a spegnere un individuo. Letteralmente, ucciderlo, ma senza sangue e senza gridare allo scandalo perché, si sa, in ambito tecnologico i malfunzionamenti sono all’ordine del giorno.
5G
Vaccinati e iper-connessi, il piano del governo per le Isole minori
Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. Poi l’azione dei preparati sperimentali “anti-covid”. Come potrebbero cambiare le mete marine ambite dai vacanzieri
Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. E’ una delle facce del “BUL”, il piano per la Banda ultra larga promosso dal ministero per l’Innovazione e dal comitato interministeriale di cui abbiamo parlato negli scorsi giorni, che è già alla seconda riunione. Nel 2020 il bando “Progetti integrati innovativi per le isole minori non interconnesse” destinava allo scopo i primi dieci milioni, a cui si andranno ad aggiungere – fa sapere il ministero dell’Innovazione – fette del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un secondo bando targato Infratel Italia, inoltre, è in arrivo questo mese, e servirà ad individuare i soggetti realizzatori.
Cavi ottici sottomarini porteranno il 5G, ma come reagirà l’ecosistema?
Negli ultimi tempi c’è molto interesse per le Isole Minori. Mete ambite dei vacanzieri, i luoghi di pace, divertimento, natura e relax potrebbero presto cambiare volto. Il governo li vede infatti come la culla sperimentale per l’applicazione estesa del 5G, oltre che come l’incubatore di tutta una serie di servizi digitali che secondo i propositi dovrebbero “migliorare la qualità della vita” degli ospiti e dei residenti. Sarà davvero così? E che effetto avrà sull’ecosistema circostante la messa in posa di cavi ottici? Come reagirà, in altre parole, l’ambiente marino, con i suoi pesci, le alghe e tutti i micro-organismi che popolano i litorali? Il sentire comune è diviso tra chi è entusiasmato dalle possibili novità e chi, al contrario, è preoccupato per l’impatto ambientale. Proprio in un momento in cui si parla tanto di rispetto per l’ambiente.
La possibile interazione tra il 5G e i preparati sperimentali “anti-covid”
Non sono gli unici stravolgimenti con cui isolani e vacanzieri dovranno fare i conti. Lo scorso 7 maggio è iniziata infatti la campagna vaccinale di massa delle Isole minori, con Capraia e le Eolie come capofila. Poi è arrivata l’adesione massiccia dell’arcipelago campano, complice l’azione di Vincenzo De Luca, il governatore che lo scorso anno si appellava all’utilizzo del “lanciafiamme” contro chi voleva partecipare a feste e cerimonie. Oggi la visita del commissario straordinario Figliuolo all’Isola del Giglio, e la notizia della conclusione del piano vaccinale – prima e seconda dose – per questi territori. Il piano, dunque, è al 50%. Non restano che le onde, ma che succederà se la scienza dovesse confermare l’interazione con i preparati sperimentali “anti-covid”?
5G
Banda larga, rete unica, scuola e 5G. Spetterà a Colao il compito di “riscrivere il Recovery Fund”
Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo
Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo, molto spazio sarà riservato a Vittorio Colao. La riservatezza del manager dai mille incarichi non deve forviare: magari parlerà poco, ma il compito che gli è stato affidato è di fare tanto, cioè di mettere al servizio della causa il suo stakanovismo, lo stesso che gli ha permesso di confrontarsi con personaggi controversi come i reali d’Inghilterra (alla Regina Elisabetta in visita al quartier generale della Vodafone regalò una scultura a forma di cavallo). Il suo ruolo, per i fautori delle agende, deve essere necessariamente cruciale. Lo ammette anche La Stampa, che ravvisa nella banda larga, nella rete unica e nella scuola i tre temi su cui il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale si concentrerà in via prevalente. I tre settori sono iper-connessi con il 5G, la tecnologia di quinta generazione.
La partita dei lockdown si gioca tutta su questo terreno, lo scrivevamo un anno fa: ridurre all’isolamento domestico non serve ad altro che a creare delle nuove necessità, che devono coincidere con l’avvento della tecnologia di quinta generazione. Tradotto: se ci si incontra, si passa del tempo all’aperto, si va a scuola, si compra nei negozi, il 5G non ha tutti questi vantaggi concreti (semmai, di concreto ci sono i rischi). Non diventa vitale, necessario. Se tutti stanno “a casa”, si crea invece quel sovraccarico funzionale e propedeutico al potenziamento della rete, quel fattore scatenante che trasformerà il 5G da superfluo a – appunto – irrinunciabile.
5G
Il governo ombra Colao-Cartabia, i due tecnici prima quotati per la premiership
Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano…
Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano Marta Cartabia e Vittorio Colao. Alla prima (giurista provax apertamente schierata a favore della controversa obbligatorietà vaccinale) è andata la delega alla Giustizia, al secondo – alfiere del 5G – quella all’Innovazione.
Ex manager di Vodafone, Colao vanta incarichi nell’ambito di Verizon Communication Inc., (l’azienda che fornì dati personali degli utenti alla NSA per lo spionaggio di massa raccontato da Snowden) Unilever e General Atlantic, la società di private equity che ha investito assieme alla fondazione Bill and Melinda Gates in Immunocore. A giugno dello scorso anno ha suggellato un piano con molti punti discutibili, come il silenzio assenso su questioni che riguardano la salute, l’autocertificazione perenne e l’annullamento della libertà di scelta dei Comuni per quanto riguarda il 5G.
Marta Cartabia (figura considerata molto più autorevole di un Alfonso Bonafede e prima quotata per la premiership assieme al collega ministro) nei fatti sarà chiamata a gettare le basi “legali” e “costituzionali” per imporre l’obbligatorietà vaccinale per categorie che – ha dichiarato lei stessa di recente – “è legittima se in corso c’è una pandemia”.
Da vicini al nuovo esecutivo, si apprende inoltre che il denaro proveniente dal Recovery Fund sarebbe stato “barattato” con ben tre riforme che riguardano la Giustizia, il sistema carcerario e l’applicazione delle misure cautelari. Per restare all’ambito sanitario, già da tempo si discute della riforma della legge che regola i Trattamenti sanitari obbligatori e dell’articolo 32 della Costituzione, ma interventi da effettuare in questo momento altro non sarebbero che cavalli di Troia con cui verrebbe introdotta l’assenza di tutele per la cittadinanza.
5G
Giornalista italiano: “Ho un chip nella mano. Oggi 5G con i dispositivi, domani con gli impianti sottocutanei”
Chi ne parla è un “complottista”, ma intanto mediaset ha già iniziato a sdoganare l’uso dei controversi ritrovati tecnologici
I media devono ancora finire di proclamare “vincitore” il candidato a presidente americano espressione della Cina, che già mediaset si lancia in una lode dei microchip sottocutanei. Lo ha fatto in una striscia di approfondimento riguardante il 5G (tecnologia molto cara al regime di Xi Jinping) in cui è intervenuto il giornalista Mike Perna.
“Oggi per il 5G si parla di dispositivi, domani si parlerà di impianti”, ha detto in conclusione di puntata. “Di impianti?”, ha domandato il giornalista. “Ho un chip nella mano – ha detto il comunicatore – che mi fa fare una serie di cose”. Meno male che i chip sottocutanei erano farneticazioni da “complottisti”.