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La sanità italiana è quasi ovunque al collasso. Lo raccontano le sale d’attesa dei pronto soccorsi e le corsie d’ospedale affollate di malati che aspettano, in alcuni casi invano. Giuseppe Ramognino, il 78enne che negli scorsi mesi ha esalato l’ultimo respiro all’ospedale Santa Croce di Moncalieri (Torino) dopo 23 ore di attesa, è solo uno dei danneggiati che non potranno nemmeno raccontarla. Così come rimarrà per sempre muta l’espressione del bambino (non “feto”, come è stato liquidato troppo in fretta) morto nel grembo di una mamma 32enne che avrebbe dovuta essere sottoposta a cesareo. E’ successo a inizio ottobre a causa della mancanza di anestesisti all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, nosocomio tristemente noto alla cronache per i frequenti casi di malasanità e per le carenze croniche.

La spesa sanitaria nazionale secondo il rapporto Gimbe

Messa da parte la pur toccante questione umana sono, del resto, gli stessi dati a parlare. Gli ultimi di settore disponibili sono quelli del quarto rapporto Gimbe sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, presentato lo scorso 11 giugno al Senato. Secondo la fondazione, la spesa sanitaria pubblica in Italia è di appena 113.131 milioni, cifra che peraltro è il risultato del declino – in termini di risorse impiegate – avviato dal 2010 e fotografato dalla Ragioneria di Stato.

Fonte: Rapporto 2018 sulla sostenibilità del SSN – fondazione Gimbe

La politica di definanziamento ha sottratto al comparto 37 miliardi in nove anni

Un “contenimento”, avverte lo stesso rapporto, speculare alle carenze di personale che si registrano da Nord a Sud, e che fa parte di una politica ben più ampia di definanziamento che ha sottratto alle risorse destinate ai pazienti italiani 37 miliardi negli ultimi nove anni.

La spesa pro-capite al di sotto della media dei Paesi G7, ma doniamo all’Africa il 16% in più rispetto al passato

Stupirà, ma il Paese che centellina la spesa sanitaria pro-capite (che si stima che nel 2025 raggiungerà i 3800 euro, cifra ben al di sotto della media 2017 degli altri Paesi del G7) è – come al solito – largo di manica con l’Africa del rilancio economico. E’ qui che il viceministro agli Affari Esteri Emanuela Del Re (in alto, nella foto) – la grillina vicina a esponenti dem come Laura Boldrini e Lia Quartapelle, testimonial dei programmi dell’Onu al pari di Elisabetta Alberti Casellati e Greta Thunberg, ha deciso di destinare 116 milioni al Fondo globale per l’Africa istituito proprio dall’Italia nel 2005. “Il contributo — ha detto Del Re — rappresenta un aumento del 16% che il popolo italiano destinerà per sconfiggere l’hiv, la tubercolosi e la malaria prima del 2030”.

Cospicue donazioni a fronte di risultati irrisori

Malattie per le quali i governi non guardano alla prevenzione, ma a costose cure. Riepilogando: l’Italia che sfronda di anno in anno le risorse economiche da destinare alla sua sanità pubblica, destinerà 116 milioni all’Africa. Senza occuparsi più di tanto di quello che succede in Patria, inoltre, i vari governi che si sono succeduti fino a oggi hanno donato al suddetto fondo 1,17 miliardi di dollari “collocandosi – fa sapere lo stesso ministero degli Esteri – tra i primi dieci Paesi donatori”. A fronte di risultati nulli, se si pensa che hiv, malaria e tubercolosi – assieme all’ebola che l’Oms ha deciso di non contenere – continuano (strumentalmente) a colpire sacche resistenti di indigenti, quelle che conviene mantenere anche nell’Africa dell’Afcfta.

Dieci ambulanze in dono dal “Belpaese” in cui la gente muore per strada

Come se non bastasse, il “Belpaese” in cui si continua a morire per strada o tra le braccia dei familiari perché l’ambulanza non arriva in tempo a causa dell’elevato carico di lavoro che i mezzi sono costretti a gestire, ha appena donato dieci ambulanze al Niger “per rafforzare le capacità delle autorità nigerine nel soccorso dei migranti”. Proprio così. Dieci mezzi in grado di decidere della vita e della morte delle persone, sono stati donati per “aiutare” i Paesi che si trovano nella sfera di influenza dell’Afcfta, quella del libero mercato cui aderiscono oltre 50 Paesi e del Pil che lievita.

La disponibilità di risorse italiane anticipata dallo stesso premier Conte

C’è da dire, tuttavia, che il dicastero di Di Maio almeno non è isolato nelle proprie scelte, tanto che la disponibilità di risorse italiane era già stata anticipata dallo stesso premier Conte nell’ambito del G7 di Biarritz. La sanità italiana? Finché c’è vita, verrebbe da dire, c’è speranza, anche quando il termine coincide col cognome di un ministro alla Salute che però è laureato in scienze politiche.

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Prove scritte concorso insegnanti, i primi dati del ministero

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Prove scritte concorso insegnanti, i primi dati del ministero | Rec News dir. Zaira Bartucca
Comunicato stampa

Si sono concluse le prove scritte del concorso per la Scuola dell’Infanzia e per la Primaria e stanno procedendo quelle per la Secondaria. I posti messi a bando complessivamente sono 44.654. Si sono svolti lunedì 11 (sessione mattutina e pomeridiana) e martedì 12 marzo (sessione mattutina) i tre turni di prove scritte del concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di 15.340 docenti, su posti comuni e di sostegno, nella Scuola dell’infanzia e nella Scuola primaria.

Mercoledì 13 e giovedì 14 marzo si sono svolte le prime quattro delle dieci sessioni di prove scritte del concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di 29.314 docenti, su posti comuni e di sostegno, nella Scuola secondaria di I e II grado. I candidati presenti alle tre sessioni per la Scuola dell’infanzia e per la Primaria sono stati 55.676, dei quali 44.615 sono stati ammessi alla prova orale. I candidati presenti ai primi quattro turni per la Secondaria di I e II grado sono stati 130.252, dei quali 113.543 sono stati ammessi alla prova orale.

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Bimbo nato morto a Palermo, la Procura apre un’inchiesta per presunte negligenze

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Bimbo nato morto a Palermo, la Procura apre un'inchiesta per presunte negligenze

È stata aperta un’inchiesta sulla tragedia avvenuta la notte del 5 novembre all’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo, dove un bimbo è nato morto. I genitori hanno presentato una denuncia ai Carabinieri e la Procura indaga sull’accaduto. Sulla vicenda è intervenuta l’associazione Codici, che ha deciso di presentare un esposto.

“Di fronte al dramma che si è consumato è doveroso fare chiarezza”, afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici. “Stando alla denuncia della famiglia, ci sarebbero state delle gravi lacune negli ultimi controlli. Come associazione siamo impegnati da anni in battaglie legali contro la malasanità. Non possiamo dire se quanto accaduto a Palermo sia l’ennesimo caso, di sicuro bisogna fare chiarezza e giustizia, nel caso dovessero emergere mancanze o errori”.

“Dalle ricostruzioni fornite dai parenti – prosegue la nota inviata dall’associazione – emerge, in particolare, il comportamento di un’ostetrica, che avrebbe deciso di non effettuare il tracciato la notte della tragedia, somministrando soltanto una medicina prescritta nei giorni precedenti. Un farmaco che sarebbe stato indicato pochi giorni prima al momento del ricovero in ospedale, dove la donna si era recata per una visita di controllo e dove sarebbe stato deciso di indurre il parto data l’alterazione della pressione sanguigna ed essendo alla 38esima settimana”.

“La sera del 5 novembre, stando sempre a quanto denunciato dalla famiglia, il tracciato era regolare e la donna sarebbe stata invitata dall’ostetrica smontante a presentarsi in sala travaglio per un nuovo tracciato e la somministrazione del farmaco. Come detto, la nuova ostetrica di turno non avrebbe effettuato il tracciato, ritenendo che non ce ne fosse bisogno. Nel giro di poche ore, però, la situazione sarebbe precipitata, fino al taglio cesareo d’emergenza intorno alle 23.30 ed il bimbo che è nato morto. Una gravidanza normale finita in tragedia. Alla magistratura il compito di fare chiarezza”, concludono dall’associazione.

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Assicurazioni RC Auto e clausole vessatorie, Codici: “Rispettare norme in vigore”

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Assicurazioni RC Auto e clausole vessatorie, Codici: "Rispettare norme in vigore" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Nei contratti Rc Auto sarebbero presenti clausole vessatorie che violano le norme sulla concorrenza. È il motivo dell’azione legale congiunta promossa dalle associazioni dei consumatori, a cui partecipa anche Codici, che ha portato alla presentazione di numerosi esposti all’Antitrust per segnalare il comportamento ritenuto scorretto di diverse compagnie di assicurazioni.

“Alcune importanti società – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – applicano ai clienti clausole vessatorie in merito alla riparazione danni dei veicoli. Il tutto in piena violazione delle norme vigenti, che vietano alle compagnie di imporre agli assicurati gli operatori a cui rivolgersi per gli interventi sulle auto. Questa vicenda, a nostro avviso, è emblematica del potere delle lobbies. Hanno un’influenza enorme, che purtroppo esercitano in maniera negativa.

Le lobbies danneggiano l’interesse pubblico e gli interessi dei cittadini. È una realtà che non può più essere ignorata, ma che anzi deve essere presa in considerazione ed affrontata. Tornando alla vicenda delle assicurazioni e delle clausole vessatorie, la legge sulla Concorrenza del 2017 all’articolo 1 comma 9 prevede ‘per l’assicurato la facoltà di ottenere l’integrale risarcimento per la riparazione a regola d’arte del veicolo danneggiato avvalendosi di imprese di riparazione di propria fiducia’. Le compagnie assicurative, tuttavia, anche attraverso le reti agenziali e peritali, richiamando clausole contrattuali illegittime, condizionano pesantemente i danneggiati nella scelta del riparatore, indicando le carrozzerie presso cui eseguire obbligatoriamente gli interventi e limitando così la libertà del consumatore ed il suo diritto ad ottenere una riparazione a regola d’arte.

Una prassi vessatoria, contraria al quadro normativo comunitario in tema di concorrenza (articolo 101 TFUE), ed in piena violazione sia dell’articolo 16 della Carta Diritti Fondamentali UE sulla libertà d’impresa, sia dell’articolo 41 della Costituzione che tutela il diritto alla libera iniziativa privata. Dicevamo prima del potere delle lobbies. Ebbene, proprio in questi giorni alcuni emendamenti bipartisan al Ddl Concorrenza hanno tentato di bloccare tale pratica illegale, ma la lobby delle assicurazioni è riuscita ad ottenerne lo stop in sede parlamentare. Il tutto, è evidente, ai danni dei consumatori. Non è più possibile subire situazioni del genere. Per questo, oltre agli esposti all’Antitrust, siamo intenzionati anche a presentare al Governo ed al Parlamento una proposta condivisa affinché nel Ddl Concorrenza sia rafforzata la protezione dei diritti degli assicurati sancita nel 2017”.

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Diplomifici, parte l’indagine ispettiva del MIM. Reclutati 146 ispettori

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Diplomifici, parte l'indagine ispettiva del MIM. Reclutati 146 ispettori | Rec News dir. Zaira Bartucca
Comunicato stampa

In merito all’indagine di Tuttoscuola sul fenomeno dei “diplomifici” dal titolo «Maturità: boom dei diplomi facili», il Ministero dell’Istruzione e del Merito avvierà una indagine ispettiva. Nel frattempo, sarà bandito a breve un concorso per il reclutamento di 146 ispettori che porterà a saturare l’organico attuale (190 Posti). “Sotto il profilo normativo – fa sapere il MIM – verranno valutati alcuni correttivi che diano più strumenti in sede ispettiva per verificare la sussistenza dei requisiti per la parità. Si sta anche lavorando per inserire nella legge di Bilancio risorse idonee per incrementare ulteriormente l’organico dei dirigenti tecnici”.

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