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Ogni tabella di marcia ha le sue scadenze. Anche quella del 5G (così indissolubilmente legato al coronavirus) e dell’utilizzo su vasta scala di tecniche di bio-hacking. Colossi tecnologici e legati all’informazione, istituti di credito, mondialisti vari con ansie da controllo, hanno pensato a un anno simbolo: il 2021 che nelle loro intenzioni dovrebbe segnare la transazione dal digitale al reale. È, quindi, una corsa all’informare, se così si può chiamare la fase con cui si sta tentando di normalizzare nella percezione comune l’idea di sottoporsi a tamponi o analisi del sangue di massa. O quella di vaccinarsi “contro il coronavirus” con un cerotto fatto di nanoparticelle – spiega il dottor Giovanni Cianti, nel video in basso – infinitamente piccole e in grado di penetrare nel cervello. Il cerotto è in grado di lasciare un’impronta indelebile, un marchio, che in un possibile futuro orwelliano garantirà la “patente anti-covid19”. Verrà appena prima del tanto discusso e deprecabile chip sottopelle su cui l’amico di Conte, Bill Gates, si è giocato tutto, tanto da decidere di dimettersi da Microsoft in vista del coronamento di piani ultra-decennali.

La corsa delle multinazionali sostenuta dalla lobby dell’informazione

Digit 2019 finora era stato il simbolo dello spingersi più in là “in attesa di diventare dei”, auspici patrocinati dalla crème della lobby dell’informazione. Ma la presunta emergenza ha cambiato tutto: il dibattito è stato forzato in una direzione, con l’obiettivo di normalizzare nella percezione comune il fatto di essere controllati h24, spiati da droni, tatuati, chippati. Con la scusa dell’onnipresente coronavirus. Fastweb sarà una delle aziende capofila, assieme a Tim, Vodafone ed Ericsson, che ha messo mano anche su Genova. Si parla anche di Iliad (che però ha dovuto rinunciare a Treviso) e delle cinesi Huawei e Zte. É ormai consolidato, del resto, il rapporto tra Huawei e il premier Conte, e a meno che qualcuno tra la silente (o concorde?) opposizione non lo fermi, i piani andranno avanti. Per restare all’Italia, da diversi anni Fastweb preme sulla necessità del passaggio al 5G e sulle possibilità che a detta di personalità come Giancarlo Orsini offrirebbe l’utilizzo del bio-hacking sul corpo umano. Orsini è manager di Banca Mediolanum e cura un sito divulgativo – Guarda il tuo futuro – che è stato sponsorizzato proprio da Fastweb.

Si parla tanto di “internet delle cose” perché si vuole agevolare l’arrivo dell’internet “delle persone”

Sposa appieno, per esempio, la distinzione tra “internet delle cose” e “internet degli esseri umani” o delle persone. I pregi di quest’ultimo, a sentire Orsini, sono presto detti: “Non dovremo più temere le truffe, i furti e gli smarrimenti dei nostri dispositivi – scrive – e non dovremo più indossarli”. Potremo, ancora, dice Orsini, “aprire la porta di casa senza chiavi, mangiare al ristorante e andarcene subito dopo, ricevere inviti personalizzati mentre passiamo davanti a un negozio o a un bar. In caso di malore, poi, i presidi ospedalieri sarebbero in grado di acquisire i nostri dati in pochi secondi” (ma non era a questo che doveva servire la tessera sanitaria?). Davvero un “passo avanti”, soprattutto per quegli utenti che si sentono infastiditi dalla pubblicità su internet e una letteralmente invasiva potrebbero vedersela segnalare con una vibrazione della mano o qualcosa del genere.

Il manager di Banca Mediolanum: “Ognuno sarà tracciato e rintracciabile. Consegneremo ogni istante di vita”

Il costo di tutto questo per corpo, mente, privacy e libertà, non sarebbe per nulla basso. Perché se già il 5G danneggia la salute, figurarsi quello che possono fare questo tipo di impianti. Lo ammette lo stesso Orsini, buttandola però dal punto di vista della sicurezza: “Un ultimo grande vantaggio dell’Internet degli Umani – scrive – starebbe nella sicurezza personale: il fatto che ognuno di noi sia tracciato significa che sarebbe anche rintracciabile”. Ancora più inquietante è un altro aspetto: “Consegneremo tutte le informazioni relative a ogni nostra azione ed ogni singolo istante della nostra vita – spiega l’esperto – a una società privata o a un ente pubblico che, si spera, li gestirà in maniera rigorosa e rispettosa dei nostri diritti, senza usarli per scopi diversi come ad esempio per discriminarci o per controllarci”.  Senza contare che “se qualcuno dovesse riuscire a violare i server dell’azienda o dell’ente che gestisce il nostro chip, potrebbe far sparire i nostri soldi senza che ci si possa fare nulla, oppure potrebbe ricattarci ed estorcerci del denaro per non rivelare in pubblico informazioni riservate”.

Il rischio di infezioni e di “essere hackerati”

E a parlare è un esperto che, per formazione professionale, è lontano dalle cosiddette “teorie del complotto”. Ancora poco se si pensa che “gli hacker potrebbero prendere il controllo dei chip e attaccare fisicamente le persone” o, dal punto di vista che riguarda prettamente la salute, “i chip potrebbero creare delle infezioni e obbligare le persone a effettuare delle operazioni delicate per eliminarli”. Aspetti che tuttavia importano poco per esempio alla stampa commerciale, che in queste settimane tesse le lodi su tamponi e vaccini di massa, cerotti e chip. A ognuno il futuro che si merita a tutti, si spera, la libertà di scelta.

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Vaccinati e iper-connessi, il piano del governo per le Isole minori

Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. Poi l’azione dei preparati sperimentali “anti-covid”. Come potrebbero cambiare le mete marine ambite dai vacanzieri

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Vaccinati e iper-connessi, il piano del governo per le Isole minori | Rec News dir. Zaira Bartucca

Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. E’ una delle facce del “BUL”, il piano per la Banda ultra larga promosso dal ministero per l’Innovazione e dal comitato interministeriale di cui abbiamo parlato negli scorsi giorni, che è già alla seconda riunione. Nel 2020 il bando “Progetti integrati innovativi per le isole minori non interconnesse” destinava allo scopo i primi dieci milioni, a cui si andranno ad aggiungere – fa sapere il ministero dell’Innovazione – fette del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un secondo bando targato Infratel Italia, inoltre, è in arrivo questo mese, e servirà ad individuare i soggetti realizzatori.

Cavi ottici sottomarini porteranno il 5G, ma come reagirà l’ecosistema?

Negli ultimi tempi c’è molto interesse per le Isole Minori. Mete ambite dei vacanzieri, i luoghi di pace, divertimento, natura e relax potrebbero presto cambiare volto. Il governo li vede infatti come la culla sperimentale per l’applicazione estesa del 5G, oltre che come l’incubatore di tutta una serie di servizi digitali che secondo i propositi dovrebbero “migliorare la qualità della vita” degli ospiti e dei residenti. Sarà davvero così? E che effetto avrà sull’ecosistema circostante la messa in posa di cavi ottici? Come reagirà, in altre parole, l’ambiente marino, con i suoi pesci, le alghe e tutti i micro-organismi che popolano i litorali? Il sentire comune è diviso tra chi è entusiasmato dalle possibili novità e chi, al contrario, è preoccupato per l’impatto ambientale. Proprio in un momento in cui si parla tanto di rispetto per l’ambiente.

La possibile interazione tra il 5G e i preparati sperimentali “anti-covid”

Non sono gli unici stravolgimenti con cui isolani e vacanzieri dovranno fare i conti. Lo scorso 7 maggio è iniziata infatti la campagna vaccinale di massa delle Isole minori, con Capraia e le Eolie come capofila. Poi è arrivata l’adesione massiccia dell’arcipelago campano, complice l’azione di Vincenzo De Luca, il governatore che lo scorso anno si appellava all’utilizzo del “lanciafiamme” contro chi voleva partecipare a feste e cerimonie. Oggi la visita del commissario straordinario Figliuolo all’Isola del Giglio, e la notizia della conclusione del piano vaccinale – prima e seconda dose – per questi territori. Il piano, dunque, è al 50%. Non restano che le onde, ma che succederà se la scienza dovesse confermare l’interazione con i preparati sperimentali “anti-covid”?

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Banda larga, rete unica, scuola e 5G. Spetterà a Colao il compito di “riscrivere il Recovery Fund”

Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo

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Banda larga, rete unica, scuola e 5G. Spetterà a Colao il compito di "riscrivere il Recovery Fund" | Rec News direttore Zaira Bartucca

Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo, molto spazio sarà riservato a Vittorio Colao. La riservatezza del manager dai mille incarichi non deve forviare: magari parlerà poco, ma il compito che gli è stato affidato è di fare tanto, cioè di mettere al servizio della causa il suo stakanovismo, lo stesso che gli ha permesso di confrontarsi con personaggi controversi come i reali d’Inghilterra (alla Regina Elisabetta in visita al quartier generale della Vodafone regalò una scultura a forma di cavallo). Il suo ruolo, per i fautori delle agende, deve essere necessariamente cruciale. Lo ammette anche La Stampa, che ravvisa nella banda larga, nella rete unica e nella scuola i tre temi su cui il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale si concentrerà in via prevalente. I tre settori sono iper-connessi con il 5G, la tecnologia di quinta generazione.

La partita dei lockdown si gioca tutta su questo terreno, lo scrivevamo un anno fa: ridurre all’isolamento domestico non serve ad altro che a creare delle nuove necessità, che devono coincidere con l’avvento della tecnologia di quinta generazione. Tradotto: se ci si incontra, si passa del tempo all’aperto, si va a scuola, si compra nei negozi, il 5G non ha tutti questi vantaggi concreti (semmai, di concreto ci sono i rischi). Non diventa vitale, necessario. Se tutti stanno “a casa”, si crea invece quel sovraccarico funzionale e propedeutico al potenziamento della rete, quel fattore scatenante che trasformerà il 5G da superfluo a – appunto – irrinunciabile.

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Il governo ombra Colao-Cartabia, i due tecnici prima quotati per la premiership

Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano…

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Il governo ombra Colao-Cartabia, i due tecnici prima quotati per la premiership | Rec News direttore Zaira Bartucca

Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano Marta Cartabia e Vittorio Colao. Alla prima (giurista provax apertamente schierata a favore della controversa obbligatorietà vaccinale) è andata la delega alla Giustizia, al secondo – alfiere del 5G – quella all’Innovazione.

Ex manager di Vodafone, Colao vanta incarichi nell’ambito di Verizon Communication Inc., (l’azienda che fornì dati personali degli utenti alla NSA per lo spionaggio di massa raccontato da Snowden) Unilever e General Atlantic, la società di private equity che ha investito assieme alla fondazione Bill and Melinda Gates in Immunocore. A giugno dello scorso anno ha suggellato un piano con molti punti discutibili, come il silenzio assenso su questioni che riguardano la salute, l’autocertificazione perenne e l’annullamento della libertà di scelta dei Comuni per quanto riguarda il 5G.

Marta Cartabia (figura considerata molto più autorevole di un Alfonso Bonafede e prima quotata per la premiership assieme al collega ministro) nei fatti sarà chiamata a gettare le basi “legali” e “costituzionali” per imporre l’obbligatorietà vaccinale per categorie che – ha dichiarato lei stessa di recente – “è legittima se in corso c’è una pandemia”.

Da vicini al nuovo esecutivo, si apprende inoltre che il denaro proveniente dal Recovery Fund sarebbe stato “barattato” con ben tre riforme che riguardano la Giustizia, il sistema carcerario e l’applicazione delle misure cautelari. Per restare all’ambito sanitario, già da tempo si discute della riforma della legge che regola i Trattamenti sanitari obbligatori e dell’articolo 32 della Costituzione, ma interventi da effettuare in questo momento altro non sarebbero che cavalli di Troia con cui verrebbe introdotta l’assenza di tutele per la cittadinanza.

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Giornalista italiano: “Ho un chip nella mano. Oggi 5G con i dispositivi, domani con gli impianti sottocutanei”

Chi ne parla è un “complottista”, ma intanto mediaset ha già iniziato a sdoganare l’uso dei controversi ritrovati tecnologici

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Giornalista italiano: "Ho un chip nella mano. Oggi 5G con i dispositivi, domani con gli impianti sottocutanei" | Rec News dir. Zaira Bartucca

I media devono ancora finire di proclamare “vincitore” il candidato a presidente americano espressione della Cina, che già mediaset si lancia in una lode dei microchip sottocutanei. Lo ha fatto in una striscia di approfondimento riguardante il 5G (tecnologia molto cara al regime di Xi Jinping) in cui è intervenuto il giornalista Mike Perna.

“Oggi per il 5G si parla di dispositivi, domani si parlerà di impianti”, ha detto in conclusione di puntata. “Di impianti?”, ha domandato il giornalista. “Ho un chip nella mano – ha detto il comunicatore – che mi fa fare una serie di cose”. Meno male che i chip sottocutanei erano farneticazioni da “complottisti”.

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