Vertice Di Maio-Lavrov, c’è intesa ma resta il gelo sulle sanzioni
Diversi i temi affrontati nel corso del vertice tra il ministro degli Esteri italiano e quello russo. Sicurezza, scambi commerciali, contrasto alle minacce terroristiche e gestione dei contesti di crisi: cosa c’è sul tavolo della cooperazione italo-russa
Gli scambi di vedute tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e tra l’omologo russo Sergej Lavrov sono culminati quest’oggi con il resoconto del vertice che si è svolto a Villa Madama, la residenza nelle disponibilità della Farnesina che negli scorsi mesi ha accolto anche il presidente della Federazione russa Vladimir Putin. Sul solco già tracciato a luglio – ha detto Lavrov – si è svolta la “conversazione ampia e positiva” con Di Maio, che ha avuto luogo a margine della Conferenza MED sul Dialogo Mediterraneo e nel corso di un pranzo informale. I ministri hanno avuto modo di confrontarsi anzitutto sul tema che preoccupa maggiormente il Cremlino, cioè le sanzioni alla Russia, sugli scambi commerciali e diplomatici e sui tavoli di crisi su cui è al lavoro la Commissione italo-russa co-presieduta dallo stesso Di Maio che si riunirà a breve a Mosca.
Sanzioni, Italia appiattita sulle posizioni dell’Ue
Dopo la presa di posizione di Conte dello scorso anno (che ha determinato il rinnovo delle sanzioni alla Russia, complice il ruolo di Stato membro ricoperto dal Belpaese) sembra che non ci sia nulla di nuovo sotto il sole. Di Maio ha infatti fatto sapere che la posizione dell’Italia sarà replica fedele di quella dell’Ue e dunque – prevedibilmente – sarà lontana dai desiderata del Cremlino, che probabilmente continuerà a bastonare su prodotti tipici da esportazione come il parmigiano. Non sarà tuttavia questo a frenare le relazioni tra Italia e Russia, prima e dopo la Conferenza di Berlino.
Innovazione e scambi commerciali
Il programma di cooperazione italo-russo è articolato e durerà fino al 2023. Dentro ci sono i “massimi sistemi” dell’economia (spazio, energia, viabilità), ma anche discese nel sistema Paese come Innoprom, il forum economico che si svolgerà ad Ekaterimburg nel 2020. A questo proposito Di Maio oggi ha citato blockchain e investimenti digitali, ma rimane da chiarire la posizione del governo sul 5G dopo le preoccupazioni manifestate da associazioni e partiti rispetto alla tecnologia invasiva (prevede una copertura totale, abitazioni private comprese) che per alcuni creerebbe danni alla salute. Il recente viaggio in Cina del ministro degli Ester, lascia tuttavia intendere che non si darà più di tanto peso alle varie rimostranze.
Siria, Lavrov: “Al lavoro per far tornare i rifugiati nelle loro case”
Sulla Siria il ministro degli Esteri russo Lavrov è stato chiaro: “A Idlib – ha detto – bisogna far tornare i rifugiati nelle loro case, e concentrare gli aiuti affinché si raggiunga questo obiettivo. Speriamo – ha auspicato – che l’inviato speciale (Peterson, nda) riesca ad adempiere agli obiettivi posti”, anche sulla crisi libica. Per quello che riguarda Idlib, città che confina con la Turchia, il problema è il campo profughi diventato ormai ingestibile, i cui abitanti potrebbero – in mancanza di accordi con Erdogan – esondare verso l’Europa.
Gli accordi di Minsk e la situazione ucraina
Da entrambe le parti è giunto poi l’invito a rispettare gli accordi di Minsk, per quanto “i segnali che giungono dai vertici ucraini – ha fatto sapere Sergej Lavrov – siano abbastanza contraddittori”. Lo stesso ministro degli esteri russo ha infine espresso preoccupazione per la crisi in Medio Oriente, per il terrorismo e la criminalità organizzata e per quella cibernetica: “Siamo al lavoro con un gruppo – ha annunciato – che si occupa di sicurezza e minacce che si riunirà presto a Mosca”.
POLITICA
Zuckerberg: “Su covid e vaccini costretti alla censura dagli uomini di Biden”
Dopo la decisione di sospendere i finanziamenti ai Fact Checker, il Ceo di Meta Mark Zuckerberg ha deciso di vuotare il sacco su alcune questioni controverse che avrebbero “costretto” il Social a fare piazza pulita di determinati contenuti. In particolare quelli riguardanti il covid e la campagna vaccinale, che negli Stati Uniti come altrove è stata caratterizzata dalla stigmatizzazione di chiunque osava avanzare dubbi e qualsivoglia critica rispetto al pensiero dominante.
Non un semplice caso – per quanto eclatante – di limitazione della libertà di espressione. Perché a sentire Zuckerberg dietro alla volontà di bannare i comunicatori indipendenti ci sarebbe stato un vero e proprio disegno politico messo in pratica per preservare gli interessi dei democratici. “Durante l’amministrazione Biden, quando cercavano di lanciare il programma di vaccinazione, mentre cercavano di promuovere quel programma, cercavano anche di censurare chiunque sostanzialmente si opponesse ad esso. E ci hanno pressati super forte per eliminare cose che, onestamente, erano vere… Fondamentalmente ci pressavano e dicevano “qualsiasi cosa dica che i vaccini potrebbero avere effetti collaterali, in pratica dovete rimuoverla“. E’ quanto ha dichiarato il Ceo di Meta l’altro ieri, ospite di un podcast condotto da Joe Rogan.
“Queste persone dell’amministrazione Biden – ha proseguito Zuckerberg – chiamavano la nostra squadra e urlavano contro di loro e imprecavano… ci sono i documenti, è tutto pubblico”. E ancora: “Non penso che le pressioni affinché le società di social media censurassero i contenuti fosse legale. Il Primo Emendamento si applica al governo. Questo è il punto. Che al governo non è consentito censurare queste cose. Quindi, a un certo livello penso che, sì, avere persone nell’amministrazione che chiamano i ragazzi del nostro team e urlano contro di loro e imprecano e minacciano ripercussioni se non eliminiamo cose che sono vere, è piuttosto brutto”.
POLITICA
Maduro e la “grande alleanza mondiale contro i tiranni”
Nicolàs Maduro, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ha giurato per il nuovo mandato nel corso della cerimonia che si è tenuta nei locali dell’Assemblea nazionale a Caracas. “Il Venezuela – ha detto il neo-eletto in occasione del discorso di insediamento – si prepara insieme a Cuba, al Nicaragua e ai nostri fratelli maggiori nel mondo, nel caso in cui un giorno dovessimo prendere le armi per difendere il diritto alla pace, il diritto alla sovranità e i diritti storici della nostra patria”. Concludendo il Festival internazionale antifascista mondiale, il successore di Hugo Chavez ha inoltre evocato una “grande alleanza globale” simile a quella che sconfisse il fascismo durante la Seconda guerra mondiale in grado di sfidare “la tirannia dei potentati occidentali”.
POLITICA
Vogliono aumentare (ancora) l’età pensionabile
Nel panorama economico e sociale attuale, il tema dell’età pensionabile è diventato particolarmente rilevante. L’aumento dell’età pensionabile che sarebbe previsto per il 2027 rappresenta una questione di grande interesse e preoccupazione per molti lavoratori. In questo articolo, esploreremo le ragioni dietro questa decisione, le sue implicazioni e cosa ci si può aspettare nel breve e nel lungo termine.
Le ragioni dietro l’aumento. La “sostenibilità” del sistema pensionistico
Uno dei motivi principali per cui il governo sta considerando l’aumento dell’età pensionabile è la cosiddetta “sostenibilità del sistema pensionistico”, che in realtà ha molto a che vedere con le casse sempre più asciutte dei sistemi di previdenza. Con l’allungamento della vita media e con produttività e turnover sempre più risicati, il numero di anni in cui le persone percepiscono la pensione è aumentato, mettendo sotto pressione i fondi pensionistici. Secondo i promotori dell’iniziativa, dunque, aumentare l’età pensionabile potrebbe tamponare la situazione bilanciando entrate e uscite. Non si sa per quanto, però, in mancanza di una riforma che possa dirsi tale e che tenga conto di necessità variegate.
Cambiamenti demografici
Un altro fattore cruciale è il cambiamento demografico. La diminuzione del tasso di natalità e l’invecchiamento della popolazione significano che ci sono meno giovani lavoratori per sostenere finanziariamente i pensionati. L’aumento dell’età pensionabile potrebbe ridurre il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi, ma ha ripercussioni dirette su quei lavoratori costretti a rimandare la loro uscita dal mercato del lavoro.
Le implicazioni per i lavoratori: maggior tempo nel mercato del lavoro, più il problema dei lavori usuranti
Con l’aumento dell’età pensionabile, i lavoratori dovranno necessariamente rimanere nel mercato del lavoro più a lungo. Questo può avere effetti sia positivi che negativi. Da un lato alcuni potrebbero trovare utile risparmiare di più per la pensione. D’altro canto, tuttavia, le nuove regole potrebbero essere sfidanti per coloro che svolgono lavori fisicamente usuranti o per chi desidera ritirarsi prima dal mercato del lavoro.
POLITICA
Terzo mandato su misura. Ecco chi agevolerebbe
Quest’anno si torna alle urne per decretare sei nuovi governatori, quelli di Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Di questi solo due sono investiti dal problema del terzo mandato: Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto.
In teoria anche la Puglia di Michele Emiliano rientrerebbe nella conta dei presidenti di regione che hanno già compiuto due mandati ma lo stesso Emiliano ha annunciato la sua intenzione di farsi da parte per garantire il ricambio generazionale. Diverso il caso di Lombardia e Friuli Venezia Giulia: due regioni dove si potrebbe porre il problema del terzo mandato visto che sia Attilio Fontana che Massimiliano Fedriga stanno compiendo il loro secondo giro alla presidenza. Ma il tema è decisamente prematuro perché, in assenza di crisi politiche, le due regioni andranno al voto solo nel 2028.
Le Regioni che andranno al voto nel 2025, come detto, sono sei. Certamente quella più al centro delle polemiche è la Campania: i cittadini dovranno scegliere il successore di Vincenzo De Luca (Pd). Al voto anche le Marche governate da Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia), la Puglia guidata da Michele Emiliano (Pd), la Toscana di Eugenio Giani (Pd), la Regione speciale della Valle d’Aosta governata da Renzo Testolin (Union Valdôtaine), subentrato in corso d’opera ad Erik Lavévaz (dimessosi nel 2023 a seguito di una forte crisi politica) e il Veneto guidato da Luca Zaia (Lega).
Complessa è la situazione del Veneto. Perché, con una rincorsa partita già da un anno, è in gioco il nome di Luca Zaia, che allo stato non sarebbe ricandidabile ad una presidenza numero 3 nel 2025. Formalmente Luca Zaia è al secondo incarico consecutivo, perché la legge regionale che ha introdotto il limite dei due mandati ininterrotti per le cariche elettive – recependo la norma nazionale 2004 – è stata approvata dal Consiglio Veneto nel 2012, con decorrenza dal 2015, fatto salvo il mandato che era già in corso. Zaia in quel momento era al suo primo quinquennio da presidente, dopo l’elezione-plebiscito del 2010. L’eventuale ricandidatura – per la prossima legislatura – aprirebbe di fatto per l’esponente leghista la possibilità di una quarta elezione a presidente del Veneto.
Anche in Valle d’Aosta, seppur in forme diverse, c’è un acceso dibattito intorno al limite dei mandati per le cariche apicali all’interno della Giunta regionale. La vicenda, in particolare, riguarda l’attuale presidente della Regione, Renzo Testolin, e il vice presidente, Luigi Bertschy, entrambi esponenti dell’Union valdotaine. Le forze di opposizione sostengono che, secondo la legge regionale 21/2007, entrambi non potranno ricoprire incarichi nella prossima Giunta, anche se eletti (il voto è previsto nel settembre 2025). Ovvero al massimo dovranno “accontentarsi” di fare il semplice consigliere. Della vicenda è stata investita la presidenza del Consiglio regionale. (ANSA)