Scuola, aumentano gli studenti stranieri e calano quelli italiani. I dati
In 10 regioni e in 729 scuole gli alunni italiani sono già in minoranza. Lombardia la regione più colpita dal fenomeno. Boom di romeni, albanesi e marocchini
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In Italia aumentano gli studenti stranieri e diminuiscono quelli italiani. E’ la fotografia allarmante del rapporto dalla Gestione Patrimonio e statistica del Miur, anno scolastico di riferimento 2017/2018. In 729 scuole (trenta in più rispetto al 2016/2017), più della metà degli scolari non è del posto: per dirla in altri termini, in quasi ottocento plessi gli studenti italiani sono già in minoranza.
Per gli italiani 93mila iscrizioni in meno, per gli stranieri 16mila in più
Su 8.664.000 studenti, rileva il ministero, 842.000 non sono italiani, con una crescita di circa 16mila unità, pari al +1,9%. In flessione bambini e ragazzi italiani, con 93.000 iscrizioni in meno. Si affermano le classi miste, con tetti fissati dal Miur che sembrano essere troppo elastici e che tendono a favorire la presenza di stranieri, aspetto che può incidere sullo svolgimento dei programma. Stando ai parametri stabiliti, gli studenti possono rappresentare e anche superare il 30% di una classe, pari a quasi un terzo degli studenti per nucleo ristretto.
In Lombardia il 25 per cento degli studenti stranieri
Una presenza che fotografa un trend in decisa salita, se si pensa che nell’arco di dieci anni gli stranieri sono passati da 73.362 ai quasi 900mila di cui sopra. La Regione più colpita dal fenomeno è la Lombardia, con più di 213mila studenti stranieri. “Negli ultimi tre anni – scrive il Miur – la regione ha registrato un aumento di oltre 9mila studenti stranieri, a fronte di un calo di oltre 11mila studenti italiani”. Altre regioni “colpite” sono Emilia Romagna, Veneto, Lazio e Piemonte.
In dieci regioni più studenti stranieri che italiani
Gli italiani sono stranieri a casa loro? Di sicuro per quello che riguarda la scuola sono già in minoranza in dieci regioni. Il grafico in alto mostra come in Umbria, Trentino, Friuli, Marche, Liguria, Toscana, Piemonte, Veneto, Emilia e Lombardia gli studenti stranieri siano in maggioranza rispetto agli italiani. I divari più significativi si registrano in Toscana, Emilia e soprattutto Lombardia. Linea di confine per il Lazio, dove le percentuali si equivalgono quasi del tutto.
Le province più colpite dal fenomeno
Stringendo sulle Province, quella maggiormente interessata dalla presenza di stranieri è Milano, con 88.957 studenti (+3.838 rispetto al 2016/2017), seguita da Roma con 62.328 e Torino con 39.342. Tra le altre province figurano Brescia (32.950 studenti), Bergamo (25.435), Firenze (22.034), due province dell’Emilia Romagna (Bologna 21.531 e Modena 18.326) e due del Veneto (Verona 19.946 e Treviso 17.971).
Romeni, albanesi e marocchini in maggioranza
Per quanto riguarda i Paesi di provenienza, la maggior parte dei frequentanti sono romeni (158.044, pari a quasi il 19%, la maggior parte dei quali presenti nel Lazio), albanesi (114.240, pari a quasi il 14%) e marocchini (103.216, pari a circa il 12%). Segue la Cina con più di 53.000 studenti, le Filippine (27.062) e l’India (26.473). Romeni e albanesi rappresentano da soli quasi un terzo degli studenti stranieri attualmente presenti in Italia. Se si considera la provenienza o meno da stati europei, inoltre, si può notare che rispetto ai valori assoluti 188.197 fanno parte di Stati Ue, 208.757 sono extra-comunitari, 213.716 provengono dal Continente africano e 164.827 da quello asiatico. Anche in ambito scolastico a essere stato favorita non è stata – come spesso si sostiene – la circolazione in ambito europeo, ma soprattutto l’entrata da altri continenti e da Stati extra-Ue.
Dopo la scuola media più del 40 per cento degli stranieri non è in linea con gli anni. In altre parole viene bocciato
Complice la scarsa padronanza della lingua, a 14 anni il 40,7% degli studenti stranieri, pur essendo spesso inserito in classi inferiori rispetto all’età anagrafica, non riesce a stare al passo con i programmi e frequenta ancora una classe di scuola secondaria di I grado; il rimante 31,6% è invece in ritardo di un anno, il 7,7% di due e l’1,4% di tre anni. All’età di 18, a essere regolare è il 34% degli studenti, mentre il 66% è stato bocciato. I risultati non rincuorano nemmeno dopo, tanto che nella fascia di età che va dai 19 ai 20 anni, 35.400 studenti non sono riusciti a stare al passo con i pur striminziti programmi della scuola pubblica italiana.
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Illeciti lungo le coste, i numeri del report “Mare Monstrum”
Legambiente ha presentato il nuovo report “Mare Monstrum 2024” con i numeri degli illeciti ambientali lungo le coste italiane. Il Lazio si posiziona al quinto posto tra le peggiori regioni per numero di illeciti, con 1.529 reati in un anno: 1.626 sono state le persone denunciate, 7 quelle arrestate, 334 i sequestri effettuati, 2.450 gli illeciti amministrativi, 2.470 le sanzioni amministrative e 18.035.897. Sono complessivamente 11 ogni km di costa le infrazioni nella Regione.
“I crimini ambientali lungo le coste del Lazio mettono a dura prova la qualità del nostro mare – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio –, l’attenzione va tenuta altissima contro ogni abuso edilizio che continua ad essere il reato principale, ma anche per contrastare i reflui non depurati, la pesca illegale e tutte le violazioni del codice della navigazione nel settore nautico. Con i nostri volontari e grazie alle nostre campagne, continuiamo come sempre a generare centinaia di momenti di pulizia, individuare criticità nei sistemi di depurazione, analizzare con la citizen science gli elementi di maggior impatto tra i rifiuti abbandonati; c’è però bisogno che le amministrazioni alzino l’attenzione contro gli ecoreati sul mare, senza giustificazioni o condoni come quelli che invece sta continuando a proporre il consiglio regionale e che continuiamo a ritenere un percorso devastante per l’ambiente e per la qualità della vita nei nostri territori: gli abusi vanno abbattuti e non sanati”.
617 sono infatti i reati di abusivismo edilizio, 518 sono i reati di mare inquinato da smaltimento illecito di rifiuti, scarichi illegali e maladepurazione. Sono poi 262 i reati legati alla pesca illegale con 12.596 kg di prodotti ittici sequestrati, e infine 132 sono le violazioni del Codice della navigazione e nautica da diporto. I numeri del rapporto sono elaborati da Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto per il 2023.
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Abbandono scolastico, audizione presso la settima commissione del Senato
Il testo dell’audizione presso la 7° Commissione del Senato che si è tenuta il 9 maggio su contrasto a povertà educativa, abbandono e dispersione scolastica
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Premierato, oggi Meloni chiede le stesse cose che voleva ottenere D’Alema con la Bicamerale
Il tentativo del governo Meloni di superare l’assetto istituzionale attuale è solo l’ultimo in ordine di tempo (come spiega il professore Musacchio in un’interessante analisi pubblicata su Rec News), ma tanti ne sono stati fatti dalla cosiddetta Seconda Repubblica in poi. Farà riflettere senz’altro gli elettori di centrodestra come uno dei primi esponenti politici a volere un premierato sia stato l’ex leader della sinistra Massimo D’Alema, tesserato del PCI nel 1968 e tra i padri fondatori del Partito democratico della sinistra.
Sua l’idea – come molti ricorderanno – di instaurare nel 1997 una Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, formata da 70 parlamentari. L’obiettivo era sempre lo stesso, e cioè accentrare ancora più poteri nelle mani del presidente del Consiglio, chiamato – tra le altre cose – a nominare e revocare i ministri a suo piacimento. L’esito della Bicamerale fu tutt’altro che scontato: i democratici di sinistra di D’Alema votarono ovviamente a favore, mentre i berlusconiani – oggi incarnati da Tajani e più vicini al premierato – votarono assieme alla Lega Nord a favore del semipresidenzialismo, come testimonia un articolo dell’epoca (in basso).
“L’Unità” del 05/06/1997
I lavori della Commissione si interruppero bruscamente un anno dopo, nel 1998, perché i partiti non riuscirono a trovare una quadra e perché le manovre di palazzo risultavano incomprensibili per l’elettorato. Un copione che potrebbe ripetersi anche stavolta.
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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane
Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale