“La banda soffre” o “internet è al collasso”: prove tecniche di 5G
I faccendieri del mainstream in questi giorni di presunta epidemia hanno un bel da fare: alla fine di tutto, i burocrati vogliono portare a casa almeno l’accettazione della dannosa tecnologia di quinta generazione
“La banda larga soffre”, “internet è sovraccarico”, “il flusso di dati di Facebook e WhatsApp è più che raddoppiato”. Nei giorni della presunta epidemia se ne sentono di ogni anche sul fronte tecnologico. È vero che lo stare a casa e passare più tempo su pc, tablet e smartphone stressa (non mette a repentaglio) in qualche modo la rete, ma lo è altrettanto che – come sempre – c’è chi prepara il terreno.
I reparti realmente pieni un domani saranno quelli di oncologia
All’indomani dello scoppio dell’allarme per il virus cinese, il 5G era già la tecnologia che ci avrebbe salvato dall’epidemia. Perché forse qualcuno vorrebbe svuotare i reparti di pneumologia che comunque sono in realtà in regime ordinario e riempire quelli di oncologia. La tecnologia di quinta generazione provoca danni alla salute ormai ammessi da buona parte della comunità scientifica, meno dalla politica spaventata dai ricatti delle aziende o intrappolata in dubbi tornaconti. Questi danni sono stati riassunti per noi dal presidente del Comitato Scientifico dell’ISDE Agostino Di Ciaula.
Che fanno gli altri (per esempio i cinesi che passeggiano e ci dicono di non passeggiare) mentre noi stiamo chiusi in casa?
L’Italia è ai nastri di partenza: in molti piccoli comuni e città è stata avviata una sperimentazione sempre più massiccia, senza informare a dovere le persone dei rischi. Il 5G viene venduto come un qualcosa che permetterà il salto di qualità senza rischi. Lo credono esponenti dem in prima fila come Enza Bruno Bossio (già indagata nell’ambito dell’operazione Lande desolate), lo confermano ministri pentastellati come il titolare del MiSE Patuanelli che ha avviato il decreto di settore per Genova. Non si sottrae neppure la Lega, anche qui risoluta a non fare opposizione per inseguire un’idea di sviluppo a pannaggio di pochi eletti che saprà lasciarsi macerie importanti dietro di sé.
Per il coronavirus abbiamo anticorpi e cure, per altri mali non c’è riparo
I richiami del PPE, i popolari d’Europa di Weber, sono continui: bisogna avviare una task-force per sconfiggere il cancro. Che esiste da decenni, ma ovviamente adesso la ricerca attiva di una cura servirà a legittimare la presenza massiva dei malati che verranno. Intanto si costruiscono ospedali, di fortuna e non, e si ampliano i reparti. Si stanziano fondi per la Sanità, come si dovrebbe fare in condizioni ordinarie, non quando tutto sta per correre giù dal precipizio. Sperando che non esista nesso, e che alla salute si pensi davvero: ci si spaventa per virus per cui gli esperti dicono gli anticorpi facciano la loro, ma non per mali che si ospitano finché non logorano e annullano, per cui davvero non esiste cura.
5G
Vaccinati e iper-connessi, il piano del governo per le Isole minori
Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. Poi l’azione dei preparati sperimentali “anti-covid”. Come potrebbero cambiare le mete marine ambite dai vacanzieri
Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. E’ una delle facce del “BUL”, il piano per la Banda ultra larga promosso dal ministero per l’Innovazione e dal comitato interministeriale di cui abbiamo parlato negli scorsi giorni, che è già alla seconda riunione. Nel 2020 il bando “Progetti integrati innovativi per le isole minori non interconnesse” destinava allo scopo i primi dieci milioni, a cui si andranno ad aggiungere – fa sapere il ministero dell’Innovazione – fette del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un secondo bando targato Infratel Italia, inoltre, è in arrivo questo mese, e servirà ad individuare i soggetti realizzatori.
Cavi ottici sottomarini porteranno il 5G, ma come reagirà l’ecosistema?
Negli ultimi tempi c’è molto interesse per le Isole Minori. Mete ambite dei vacanzieri, i luoghi di pace, divertimento, natura e relax potrebbero presto cambiare volto. Il governo li vede infatti come la culla sperimentale per l’applicazione estesa del 5G, oltre che come l’incubatore di tutta una serie di servizi digitali che secondo i propositi dovrebbero “migliorare la qualità della vita” degli ospiti e dei residenti. Sarà davvero così? E che effetto avrà sull’ecosistema circostante la messa in posa di cavi ottici? Come reagirà, in altre parole, l’ambiente marino, con i suoi pesci, le alghe e tutti i micro-organismi che popolano i litorali? Il sentire comune è diviso tra chi è entusiasmato dalle possibili novità e chi, al contrario, è preoccupato per l’impatto ambientale. Proprio in un momento in cui si parla tanto di rispetto per l’ambiente.
La possibile interazione tra il 5G e i preparati sperimentali “anti-covid”
Non sono gli unici stravolgimenti con cui isolani e vacanzieri dovranno fare i conti. Lo scorso 7 maggio è iniziata infatti la campagna vaccinale di massa delle Isole minori, con Capraia e le Eolie come capofila. Poi è arrivata l’adesione massiccia dell’arcipelago campano, complice l’azione di Vincenzo De Luca, il governatore che lo scorso anno si appellava all’utilizzo del “lanciafiamme” contro chi voleva partecipare a feste e cerimonie. Oggi la visita del commissario straordinario Figliuolo all’Isola del Giglio, e la notizia della conclusione del piano vaccinale – prima e seconda dose – per questi territori. Il piano, dunque, è al 50%. Non restano che le onde, ma che succederà se la scienza dovesse confermare l’interazione con i preparati sperimentali “anti-covid”?
5G
Banda larga, rete unica, scuola e 5G. Spetterà a Colao il compito di “riscrivere il Recovery Fund”
Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo
Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo, molto spazio sarà riservato a Vittorio Colao. La riservatezza del manager dai mille incarichi non deve forviare: magari parlerà poco, ma il compito che gli è stato affidato è di fare tanto, cioè di mettere al servizio della causa il suo stakanovismo, lo stesso che gli ha permesso di confrontarsi con personaggi controversi come i reali d’Inghilterra (alla Regina Elisabetta in visita al quartier generale della Vodafone regalò una scultura a forma di cavallo). Il suo ruolo, per i fautori delle agende, deve essere necessariamente cruciale. Lo ammette anche La Stampa, che ravvisa nella banda larga, nella rete unica e nella scuola i tre temi su cui il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale si concentrerà in via prevalente. I tre settori sono iper-connessi con il 5G, la tecnologia di quinta generazione.
La partita dei lockdown si gioca tutta su questo terreno, lo scrivevamo un anno fa: ridurre all’isolamento domestico non serve ad altro che a creare delle nuove necessità, che devono coincidere con l’avvento della tecnologia di quinta generazione. Tradotto: se ci si incontra, si passa del tempo all’aperto, si va a scuola, si compra nei negozi, il 5G non ha tutti questi vantaggi concreti (semmai, di concreto ci sono i rischi). Non diventa vitale, necessario. Se tutti stanno “a casa”, si crea invece quel sovraccarico funzionale e propedeutico al potenziamento della rete, quel fattore scatenante che trasformerà il 5G da superfluo a – appunto – irrinunciabile.
5G
Il governo ombra Colao-Cartabia, i due tecnici prima quotati per la premiership
Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano…
Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano Marta Cartabia e Vittorio Colao. Alla prima (giurista provax apertamente schierata a favore della controversa obbligatorietà vaccinale) è andata la delega alla Giustizia, al secondo – alfiere del 5G – quella all’Innovazione.
Ex manager di Vodafone, Colao vanta incarichi nell’ambito di Verizon Communication Inc., (l’azienda che fornì dati personali degli utenti alla NSA per lo spionaggio di massa raccontato da Snowden) Unilever e General Atlantic, la società di private equity che ha investito assieme alla fondazione Bill and Melinda Gates in Immunocore. A giugno dello scorso anno ha suggellato un piano con molti punti discutibili, come il silenzio assenso su questioni che riguardano la salute, l’autocertificazione perenne e l’annullamento della libertà di scelta dei Comuni per quanto riguarda il 5G.
Marta Cartabia (figura considerata molto più autorevole di un Alfonso Bonafede e prima quotata per la premiership assieme al collega ministro) nei fatti sarà chiamata a gettare le basi “legali” e “costituzionali” per imporre l’obbligatorietà vaccinale per categorie che – ha dichiarato lei stessa di recente – “è legittima se in corso c’è una pandemia”.
Da vicini al nuovo esecutivo, si apprende inoltre che il denaro proveniente dal Recovery Fund sarebbe stato “barattato” con ben tre riforme che riguardano la Giustizia, il sistema carcerario e l’applicazione delle misure cautelari. Per restare all’ambito sanitario, già da tempo si discute della riforma della legge che regola i Trattamenti sanitari obbligatori e dell’articolo 32 della Costituzione, ma interventi da effettuare in questo momento altro non sarebbero che cavalli di Troia con cui verrebbe introdotta l’assenza di tutele per la cittadinanza.
5G
Giornalista italiano: “Ho un chip nella mano. Oggi 5G con i dispositivi, domani con gli impianti sottocutanei”
Chi ne parla è un “complottista”, ma intanto mediaset ha già iniziato a sdoganare l’uso dei controversi ritrovati tecnologici
I media devono ancora finire di proclamare “vincitore” il candidato a presidente americano espressione della Cina, che già mediaset si lancia in una lode dei microchip sottocutanei. Lo ha fatto in una striscia di approfondimento riguardante il 5G (tecnologia molto cara al regime di Xi Jinping) in cui è intervenuto il giornalista Mike Perna.
“Oggi per il 5G si parla di dispositivi, domani si parlerà di impianti”, ha detto in conclusione di puntata. “Di impianti?”, ha domandato il giornalista. “Ho un chip nella mano – ha detto il comunicatore – che mi fa fare una serie di cose”. Meno male che i chip sottocutanei erano farneticazioni da “complottisti”.