Con la scusa del sisma la Prociv fa incetta di risorse (e chiede pure donazioni)
Il decreto-regalo di Conte, la ricostruzione e i “datori di lavoro” dei volontari. I paradossi di una circolare firmata da Angelo Borrelli e Agostino Miozzo
La raccolta fondi lanciata da tutti i canali tv, dai tg e dai programmi, persino da un concertone andato in onda su Rai 1 in prima serata. Uno scopo apparentemente ammirevole: quello di donare risorse alla Protezione civile per gestire direttamente o indirettamente “l’emergenza coronavirus”. Eppure la Prociv può già contare sull’erogazione di denaro, che giunge dalle casse dell’Agenzia delle Entrate. E’ l’ente preposto alla riscossione dei tributi (tasse), che da alcuni prende e ad altri, dà.
Conte mette mano a un decreto di Renzi di tre anni prima. Questo permetterà alla Prociv di accedere ai rimborsi
Così ha deciso il governo Conte I con un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.18 del 22 gennaio 2019. In questo venivano fissate “le condizioni, i termini e le modalità” di un altro decreto legge di tre anni prima. Si tratta del D.L. sulla ricostruzione post-sisma nelle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, firmato dall’allora premier Matteo Renzi e dai ministri interessati.
Il contesto del decreto legge del 2016
Nel d.l. del 2016, veniva prevista una cabina di regia e la nomina di un commissario per la ricostruzione, che viene individuato nel geologo Piero Farabollini. Titolare di alcune recenti posizioni critiche dovute all’inconcludenza della macchina legata alla ricostruzione (la Prociv è impegnata nell’eterna costruzione di casette che superano i mille euro al metro quadro) il 14 febbraio del 2020 gli subentra l’avvocato Giovanni Legnini. È lo stesso che in questi giorni ha invocato il bypass delle regole nell’ambito delle costruzioni per “accelerare i tempi”, e al “pagamento dei professionisti” anche laddove i lavori “non hanno raggiunto lo stato di avanzamento previsto”.
Spenti i riflettori sul coronavirus, si accenderanno quelli sulla ricostruzione
Legnini, al pari del sottosegretario uscente alla Ricostruzione Vito Crimi, chiede l’inserimento immediato di centinaia di maestranze, ma resta da chiarire attraverso quali canali e procedure selettive. Quel che è certo, al netto delle indagini degli scorsi anni, è che a risorse stanziate si aggiungerebbero risorse. E risorse sono quelle che reclamano il Capo dipartimento Angelo Borrelli e il direttore d’Ufficio Agostino Miozzo in una circolare (in alto, nel Pdf) con protocollo DPC/VSN/41580 datata 8 agosto 2019, a ridosso dell’insediamento del secondo governo Conte.
La Prociv non era un ente no-profit? Perché chiede donazioni se può accedere ai rimborsi?
Le somme sono formalmente legate alla ricostruzione (visto che si fa specifica menzione al decreto di settore del 2016), ma sembra che nel calderone – per come è formulata la circolare – ci possa finire di tutto. La riscossione del denaro, si legge, può avvenire nell’arco di due anni. Paradossalmente, tra le righe si può scorgere la frase “datore di lavoro del volontario”. Ma allora, verrebbe da domandarsi, la Prociv è realmente un ente no-profit? È formata da volontari o da impiegati? Perché, se gode di rimborsi e si regola attraverso quelle che sembrano a tutti gli effetti prestazioni di lavoro, in questi giorni chiede soldi agli italiani impantanati nella crisi e nelle chiusure forzate?
Nel calderone sembra ci possa finire di tutto
Come se non bastasse, Borrelli e Miozzo (sopra, in un momento dello European Forum for Disaster Risk Reduction finanziato dalle Nazioni Unite) pur facendo riferimento a un decreto che riguarda solo le quattro regioni impegnate nella ricostruzione (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria), scrivono a diciannove Regioni, due province autonome, aziende, sigle e organismi che apparentemente in alcuni casi con i terremoti non c’entrano nulla. C’è anche la lanciatissima A2A, che in questi giorni è impegnata nella sanificazione delle strade di Milano.
DOC
Illeciti lungo le coste, i numeri del report “Mare Monstrum”
Legambiente ha presentato il nuovo report “Mare Monstrum 2024” con i numeri degli illeciti ambientali lungo le coste italiane. Il Lazio si posiziona al quinto posto tra le peggiori regioni per numero di illeciti, con 1.529 reati in un anno: 1.626 sono state le persone denunciate, 7 quelle arrestate, 334 i sequestri effettuati, 2.450 gli illeciti amministrativi, 2.470 le sanzioni amministrative e 18.035.897. Sono complessivamente 11 ogni km di costa le infrazioni nella Regione.
“I crimini ambientali lungo le coste del Lazio mettono a dura prova la qualità del nostro mare – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio –, l’attenzione va tenuta altissima contro ogni abuso edilizio che continua ad essere il reato principale, ma anche per contrastare i reflui non depurati, la pesca illegale e tutte le violazioni del codice della navigazione nel settore nautico. Con i nostri volontari e grazie alle nostre campagne, continuiamo come sempre a generare centinaia di momenti di pulizia, individuare criticità nei sistemi di depurazione, analizzare con la citizen science gli elementi di maggior impatto tra i rifiuti abbandonati; c’è però bisogno che le amministrazioni alzino l’attenzione contro gli ecoreati sul mare, senza giustificazioni o condoni come quelli che invece sta continuando a proporre il consiglio regionale e che continuiamo a ritenere un percorso devastante per l’ambiente e per la qualità della vita nei nostri territori: gli abusi vanno abbattuti e non sanati”.
617 sono infatti i reati di abusivismo edilizio, 518 sono i reati di mare inquinato da smaltimento illecito di rifiuti, scarichi illegali e maladepurazione. Sono poi 262 i reati legati alla pesca illegale con 12.596 kg di prodotti ittici sequestrati, e infine 132 sono le violazioni del Codice della navigazione e nautica da diporto. I numeri del rapporto sono elaborati da Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto per il 2023.
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Abbandono scolastico, audizione presso la settima commissione del Senato
Il testo dell’audizione presso la 7° Commissione del Senato che si è tenuta il 9 maggio su contrasto a povertà educativa, abbandono e dispersione scolastica
DOC
Premierato, oggi Meloni chiede le stesse cose che voleva ottenere D’Alema con la Bicamerale
Il tentativo del governo Meloni di superare l’assetto istituzionale attuale è solo l’ultimo in ordine di tempo (come spiega il professore Musacchio in un’interessante analisi pubblicata su Rec News), ma tanti ne sono stati fatti dalla cosiddetta Seconda Repubblica in poi. Farà riflettere senz’altro gli elettori di centrodestra come uno dei primi esponenti politici a volere un premierato sia stato l’ex leader della sinistra Massimo D’Alema, tesserato del PCI nel 1968 e tra i padri fondatori del Partito democratico della sinistra.
Sua l’idea – come molti ricorderanno – di instaurare nel 1997 una Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, formata da 70 parlamentari. L’obiettivo era sempre lo stesso, e cioè accentrare ancora più poteri nelle mani del presidente del Consiglio, chiamato – tra le altre cose – a nominare e revocare i ministri a suo piacimento. L’esito della Bicamerale fu tutt’altro che scontato: i democratici di sinistra di D’Alema votarono ovviamente a favore, mentre i berlusconiani – oggi incarnati da Tajani e più vicini al premierato – votarono assieme alla Lega Nord a favore del semipresidenzialismo, come testimonia un articolo dell’epoca (in basso).
“L’Unità” del 05/06/1997
I lavori della Commissione si interruppero bruscamente un anno dopo, nel 1998, perché i partiti non riuscirono a trovare una quadra e perché le manovre di palazzo risultavano incomprensibili per l’elettorato. Un copione che potrebbe ripetersi anche stavolta.
DOC
Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane
Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale