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Quando la redazione mi inoltra una proposta di intervista da parte del legale di Alfredo Ravelli – un signore legato a doppio filo con la figura di Ettore Majorana – mi torna in mente la Calabria, la mia terra d’origine. Si è letto spesso che lì si sarebbe rifugiato il noto fisico misteriosamente scomparso nel 1938. C’è chi vuole abitasse a Briatico dietro il nome di Pietro Gennaro, un anziano dal volto bonario e simpatico che ne sapeva tanto di matematica e di fisica, molto apprezzato dalla gente del posto. Post mortem, gli verrà (inspiegabilmente) intitolata una delle vie del paese. C’è chi invece vuole che Majorana si nascondesse presso la Certosa di Serra San Bruno, tra il silenzio e l’enigmaticità che da sempre l’accompagna.

Le teorie sul genio catanese si rincorrono per decenni, e tra queste c’è quella “documentata” di Rolando Pelizza e di Alfredo Ravelli, due “cugini alla lontana” oggi 82enni. Il primo dice di aver conosciuto Majorana e di esserne stato l’allievo, il secondo è il biografo del presunto allievo. Si può dire che i loro affascinanti racconti abbiano legittimato un genere, quella “majoranologia” che da decenni unisce diversi appassionati.

La dispensa dell’intervistatore fornita dall’avvocato è corposa: ci sono tante pagine di resoconti, decine di filmati con gli esperimenti di Pelizza, i link alle “lettere autografe di Majorana“, i tre cabli pubblicati da Wikileaks. Studiamo tutto per giorni e avviamo anche ricerche autonome di cui daremo conto. Il punto di partenza è l’intervista che stiamo per pubblicare. È frutto di una chiacchierata piuttosto lunga, dunque la pubblichiamo in più parti per fare in modo che sia integrale. Non è la prima che Ravelli rilascia, ma forse è l’unica in cui si trova di fronte a domande che in alcuni casi sembrano non risultargli troppo gradite, soprattutto quando non gli consentono di riallacciarsi alle lettere o a quanto contenuto nei libri, cui si attiene rigorosamente.

Che rapporto di parentela intercorre tra lei e il dottor Pelizza?
Siamo cugini alla lontana. Siamo nati tutti e due nel 1938, l’anno in cui è sparito il noto fisico Ettore Majorana.

Quando e dove si incrocerebbero le storie di Pelizza e di  Majorana?
Mah si incrociano…premetto una cosa. Si incrociano nel 1958 la prima volta. Bisogna dire che sulla scomparsa di Majorana si sono fatte tante ipotesi, ma nessuna è supportata da prove o documenti. Io ho raccolto la testimonianza di Rolando Pelizza e ho scritto i libri riguardo a quanto ha fatto dal 1958 al 1992…

Una bella produzione. Io però volevo capire quando Pelizza sarebbe entrato in contatto con Majorana.
Nel 1958 Rolando ha vent’anni ed è un un’imprenditore. Deve andare a fare delle consegne…Rolando Pelizza non ha mai detto dove ha incontrato Majorana, però dalle lettere manoscritte che portiamo a sostegno di questa storia e dalle fotografie periziate si capisce che era in un convento. In una lettera infatti si parla di un priore.

Si è parlato anche della Certosa di Serra San Bruno, in Calabria.
L’ipotesi più battuta è quella della Certosa di Serra San Bruno per una serie di avvenimenti. Lì c’è stata la visita di due papi e uno ha fatto riferimento a Majorana, ma il giorno dopo è stato smentito dagli stessi frati. Comunque lui nel 1958 entra in questo convento per fare una consegna. La sua era una famiglia di imprenditori, avevano anche dei negozi. Commerciavano scarpe. Fa una consegna e lì conosce una persona che non era un frate. Nasce una specie di simpatia. Questa persona gli pone delle domande ma lui non sa con chi parla. A un certo momento quest’uomo che era Majorana propone qualcosa a Rolando per capire se era l’uomo che stava aspettando (seguono illustrazioni sulle capacità di Majorana e sulla sua carriera, nda). Lui è sparito a 31 anni ed era molto famoso come personaggio.

Invece Pelizza che tipo di formazione ha avuto?
Nessuna formazione, lui è stato però…dice chiaramente…rimane il fatto che noi abbiamo tutta la documentazione. Credo che anche lei non abbia letto nessuno dei libri che ho scritto io su Rolando Pelizza.

Ho letto degli stralci di un libro che contiene i verbali dei carabinieri e che parla della sua azienda Transpraesa.
Ho capito, ma è talmente complicato…rimane il fatto che dal 1958 al 1964 Pelizza va parecchie volte in questo convento e viene istruito nella fisica matematica da Ettore Majorana. Nelle lettere periziate che nessuno ci ha contestato si parla del primo incontro e delle lezioni. Ettore Majorana ha spiegato a Rolando la sua fisica, che era completamente diversa dalla fisica attuale, perché era una fisica basata sulla quantistica. Ha spiegato la sua matematica. Nel 2001 Majorana era vivo e in un’altra lettera autorizza Pelizza a fare il suo nome ma non a dire dove l’ha conosciuto. Spiega anche il motivo che lo ha portato ad allontanarsi: portare a vantaggio dell’umanità la sua macchina che voleva che qualcuno costruisse, essendo lui un fisico teorico. Pelizza è quindi diventato il braccio operativo di Majorana. Questa macchina funziona solo grazie alla formula, è come un computer che ha l’hardware e il software. Naturalmente Rolando viene pedinato dai servizi segreti…

Ci arriviamo.

Mi dica lei, è talmente grande la cosa. Mi scusi ma se mi passava le domande era meglio.

Non volevamo rinunciare alla spontaneità. Si è parlato di questa macchina che sarebbe in grado di rivoluzionare gli interventi sulla materia e che farebbe cose che fino a questo momento sono impensabili. Possiamo capire per sommi capi come funziona?
Il funzionamento viene raccontato nella prima lettera scritta nel 1964 da Majorana. Il fisico parla delle prime quattro fasi ma in realtà sono molte di più. Majorana gli dice “se vieni scoperto rischi la vita e come minimo un sequestro”, e infatti Rolando fino al ’92 è stato sequestrato due volte.

Quindi quante fasi ha raggiunto la macchina?
La biografia di Rolando Pelizza si ferma al 1992 e dunque alla seconda fase e a un accenno della terza. Mancano 28 anni di storia in cui sono successe altre cose. Comunque nella prima fase si raggiunge l’annichilimento controllato della materia. Nelle lettere si parla di anti-particelle come quelle che stanno cercando al CERN di Ginevra, generabili nella qualità e quantità desiderata, cosa che ancora oggi sogniamo. Nelle lettere Majorana parla di annichilimento controllato e scrive: “conosciamo bene le reazioni delle particelle a contatto con la materia”, cioè un grande sviluppo di calore come è accaduto per la bomba atomica. Rolando sulla prima fase farà degli esperimenti e bucherà delle lastre di acciaio. Ma la cosa importante è il fatto di riuscire a frenare la grande quantità di calore che proviene dalla materia. La seconda fase è alla base della free energy, dove si rallenta lo spin dell’atomo e si surriscalda la materia. Negli esperimenti documentati Pelizza è in grado di produrre energia a costo zero e a trasformare completamente un materiale di partenza, ottenendo perfino l’oro.

Nelle parti successive dell’intervista il nostro raffronto tra le foto di Majorana prima della scomparsa e tra quelle dell’uomo che Pelizza identifica con il fisico catanese, la macchina, i cabli di Wikileaks, la vicenda giudiziaria e le “pressioni da parte dei servizi”.

Direttore e Founder di Rec News, Giornalista. Inizia a scrivere nel 2010 per la versione cartacea dell'attuale Quotidiano del Sud. Presso la testata ottiene l'abilitazione per iscriversi all'Albo nazionale dei giornalisti, che avviene nel 2013. Dal 2015 è giornalista praticante. Ha firmato diverse inchieste per quotidiani, siti e settimanali sulla sanità calabrese, sulle ambiguità dell'Ordine dei giornalisti, sul sistema Riace, sui rapporti tra imprenditoria e Vaticano, sulle malattie professionali e sulle correlazioni tra determinati fattori ambientali e l'incidenza di particolari patologie. Più di recente, sull'affare Coronavirus e su "Milano come Bibbiano". Tra gli intervistati Gunter Pauli, Vittorio Sgarbi, Armando Siri, Gianmarco Centinaio, Michela Marzano, Antonello Caporale, Vito Crimi, Daniela Santanché. Premio Comunical 2014. Autrice de "I padroni di Riace - Storie di un sistema che ha messo in crisi le casse dello Stato". Sito: www.zairabartucca.it

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Alessandra Fagnoni

Interessante, c’è anche la seconda parte?

Redazione

Buongiorno Alessandra, a fine articolo trova un collegamento alla seconda parte. Si intitola Majorana, il suo “allievo” e Wikileaks

INTERVISTE

Salute femminile,
IA e medicina di genere: innovazioni, sfide e prospettive per un futuro più equo

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Salute femminile, IA e medicina di genere: innovazioni, sfide e prospettive per un futuro più equo

La salute delle donne è un tema di crescente interesse globale, con implicazioni significative per la società nel suo complesso. Nonostante i progressi scientifici e tecnologici, permangono sfide sostanziali nell’assicurare che le donne ricevano cure adeguate e personalizzate. Questa indagine esplora le strategie farmaceutiche e le innovazioni che stanno rivoluzionando il campo, evidenziando l’importanza di aumentare la consapevolezza e l’accesso alle cure.

La salute delle donne: una questione di equità

Storicamente, la ricerca medica si è concentrata principalmente sulla salute maschile, spesso trascurando le peculiarità biologiche e le esigenze specifiche delle donne. Questa disparità ha avuto un impatto negativo sulla diagnosi e sul trattamento delle malattie femminili.

Ad esempio, le malattie cardiovascolari, spesso percepite come una minaccia maggiore per gli uomini, sono in realtà la principale causa di decesso patologico tra le donne. L’assenza di sintomi “classici” negli attacchi di cuore femminili è un esempio di come la mancanza di consapevolezza possa essere pericolosa.

Un discorso a parte meritano le malattie reumatologiche che, aspetto spesso sottovalutato, interessano molto le donne in età riproduttiva, costituendo uno dei fattori che possono incidere negativamente sulla natalità¹. «La ragione della prevalenza femminile di queste patologie sembra risiedere nel fatto che queste ultime siano caratterizzate da una predisposizione genetica e ormonale che può favorire lo sviluppo di una risposta autoimmune più aggressiva», chiarisce l’Osservatorio italiano genere donna, che sostiene l’importanza della prevenzione: «Riconoscere la patologia sin dalle prime fasi – scrivono dall’Osservatorio – consente di avviare il percorso terapeutico prima che si verifichino danni permanenti. Oggi, infatti, i medici dispongono di strumenti diagnostici molto sofisticati e terapie che consentono in molti casi di fermare la progressione della malattia e assicurare una buona qualità di vita».

Il direttore del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS, dottoressa Elena Ortona

Insomma, «molte patologie si presentano in modo diverso nelle donne rispetto agli uomini”, chiarisce il direttore del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS Elena Ortona (in alto nella foto), intervistata da Rec News. «Un esempio emblematico è l’infarto miocardico, che nelle donne può manifestarsi con sintomi atipici come nausea, dolore alla schiena o affaticamento, portando a diagnosi ritardate e a trattamenti meno tempestivi. Inoltre, le donne metabolizzano alcuni farmaci in modo diverso rispetto agli uomini a causa di differenze ormonali ed enzimatiche. In passato, la ricerca farmaceutica si basava principalmente su soggetti maschili, portando a dosaggi non sempre adeguati alle donne. Oggi, la medicina di genere promuove studi più equilibrati per ottimizzare le terapie», puntualizza ancora la dottoressa Ortona.

Strategie farmaceutiche: verso la medicina di genere

Negli ultimi anni anche l’industria farmaceutica ha iniziato a riconoscere l’importanza della medicina di genere, che tiene conto delle differenze sessuali e di genere nella prevenzione, diagnosi e nel trattamento delle malattie. Diversi organismi si stanno focalizzando sempre più sull’universo femminile, avviando ricerche specifiche sul particolare impatto che determinate patologie hanno sulle donne.

In Italia la galassia degli organismi che portano avanti le ricerche cliniche più rappresentative sul tema comprende il Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità, il Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere e il Gruppo italiano salute e genere (GISEG).

«La ricerca in medicina di genere – puntualizza ancora la dottoressa Ortona dell’Istituto Superiore di Sanità – ha fatto notevoli progressi, ma ci sono ancora diverse sfide e opportunità di miglioramento.  Negli ultimi anni si è assistito a una maggiore attenzione agli studi preclinici e clinici che analizzano le differenze tra uomini e donne. Questo è in parte dovuto ad una maggiore sensibilizzazione e formazione delle ricercatrici e ricercatori all’importanza di considerare il sesso e genere nei propri studi, ma anche al fatto che le principali riviste scientifiche come Nature e Lancet hanno inserito nelle istruzioni per gli autori la regola di mostrare i propri dati in modo disaggregato per sesso».

«Questo – prosegue Ortona – ha portato a una migliore comprensione delle variazioni nella incidenza e manifestazione delle malattie, nella risposta ai farmaci e nei fattori di rischio. Tuttavia, molto deve essere ancora fatto. In particolare, è fondamentale includere in maniera equilibrata soggetti di entrambi i sessi al fine di sviluppare trattamenti mirati che tengano conto delle differenze biologiche e poi analizzare i dati in modo disaggregato. Questo metodo porterà non solo ottimizzare il dosaggio dei farmaci, ma anche progettare nuove molecole e strategie terapeutiche». 

Innovazione tecnologica: La rivoluzione dei dati

Anche l’innovazione tecnologica sta giocando un ruolo cruciale nel trasformare la salute delle donne. L’uso di big data e intelligenza artificiale consente di analizzare enormi volumi di dati per identificare modelli e tendenze che potrebbero sfuggire alle analisi tradizionale. Queste tecnologie stanno iniziando a offrire nuove opportunità per personalizzare le cure e migliorare i risultati sanitari, e per quello che riguarda l’IA possono permettere di individuare precocemente alcune patologie tramite le cosiddette analisi predittive e l’analisi personalizzata e combinata della predisposizione genetica del singolo paziente, dei fattori di rischio e dello stile di vita.

L’Intelligenza Artificiale, inoltre, sembra prestarsi bene alla risoluzione del problema della scarsa o nulla aderenza alle terapie², che riguarda in particolare chi è affetto da patologie croniche e gli anziani. Si tratta di soggetti che rinunciano a curarsi, oppure rinunciano ad adottare stili di vita alternativi in grado di minimizzare il rischio di incorrere in determinate patologie. Tra questi soggetti molte sono le donne, come chiarisce il Portavoce della Rete delle Cattedre UNESCO italiane e professore emerito di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Andrea Lenzi. «Il sesso femminile – spiega Lenzi – è emerso come predittore indipendente di non aderenza ai farmaci ipoglicemizzanti, alla terapia ipolipemizzante e ai regimi farmacologici impiegati dopo un IMA in ampi studi di coorte e meta-analisi». 

Cosa può fare l’IA in un campo come questo? Diventare un assistente virtuale in grado di generare alerts personalizzati che possono migliorare l’aderenza alla cura e aiutare a generare buone abitudini e dunque stili di vita migliorati.

Aumentare la consapevolezza: l’importanza dell’educazione

La medicina di genere e l’intelligenza artificiale stanno quindi ridisegnando il modo in cui viene vissuta e percepita la salute femminile. Ma da sole, ovviamente, potrebbero non bastare. Educare le donne sui loro diritti sanitari e sulle opzioni disponibili è fondamentale per migliorare i risultati di salute, e in questo senso le campagne di sensibilizzazione e i programmi educativi possono aiutare a colmare il divario informativo e a promuovere decisioni sanitarie più informate.

Un altro aspetto riguarda i decisori, come ha ben spiegato la dottoressa Ortona dell’Istituto Superiore di Sanità: «E’ necessario – ha detto a Rec News – sostenere e incentivare finanziamenti e programmi di ricerca che abbiano la medicina di genere come asse portante, per colmare le lacune ancora presenti e favorire l’innovazione in ambito clinico e farmacologico. Perché pur avendo raggiunto traguardi importanti, la medicina di genere è ancora in una fase evolutiva. Il futuro richiede uno sforzo coordinato per integrare conoscenze multidisciplinari, sviluppare studi più inclusivi e applicare le nuove tecnologie, in modo da garantire – ha concluso – cure sempre più personalizzate ed efficaci».

FONTI:

¹Le malattie autoimmuni reumatologiche, in Genere Donna https://www.generedonna.it/patologie-di-genere/genere-e-autoimmunita/malattie-autoimmuni-reumatologiche/

² Adherence to long-term therapies : evidence for action – Institutional Repository for Information Sharing and World Health Organitation

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ARTE & CULTURA

Cucinotta a Rec News: “Il mio Sud nel nuovo film da protagonista” (Video e Gallery)

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Maria Grazia Cucinotta a Rec News: "Vi racconto il mio Sud nel nuovo film da protagonista" (Gallery) - Gli agnelli possono pascolare in pace anteprima
Foto ©Denys Shevchenko/REC NEWS

Maria Grazia Cucinotta è la protagonista del nuovo film di Beppe Cino “Gli agnelli possono pascolare in pace”, presentato ieri in anteprima a Roma al Cinema Caravaggio e nelle sale dall’11 aprile. Nella pellicola ambientata in Puglia è Alfonsina, donna ingenua con abitudini singolari che a un certo punto viene colta da sogni rivelatori.

Bidella in pensione devota al culto dei cari defunti e lontana dal fratello, sarà un inaspettato incontro con il Sacro a mettere ordine in tutti quegli aspetti della sua vita rimasti in ombra, e a svelare i legami e i segreti che animano il borgo pugliese dove abita. Abbiamo intervistato Maria Grazia Cucinotta a margine della proiezione dell’anteprima romana.

Quanto c’è di lei nel film “Gli agnelli possono pascolare in pace?

Di sicuro il Sud. Il Sud mi appartiene e di conseguenza c’è molto di questo suo modo di essere. Attaccata alla terra, attaccata agli affetti, attaccata alla verità. E’ anche un personaggio molto distante. E’ una bidella che ama Pasolini e sembra uscita un po’ fuori da una favola. Anche il mondo che la circonda sembra essere uscito fuori da un piccolo metaverso che si muove in un mondo moderno.

Il film ha un messaggio particolare?

Ce ne sono tanti di messaggi, tra l’altro attualissimi. Tutte le guerre sono dettate dai confini e dal potere e un po’ questo film parla proprio di questo e al fatto che tutti i confini e tutti i pregiudizi portano alla fine alla rabbia e alla non accettazione. E’ un messaggio molto importante. Tra le risate e queste visioni c’è una grande verità.

Progetti futuri che può anticiparci?

Questo film è in uscita quindi aspettiamo di vedere come va. L’11 uscirà in tutta Italia e speriamo che la gente torni al cinema.

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INTERVISTE

Reati contro i minori, intervista al ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Video)

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Reati contro i minori, intervista al ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Video) | Rec News dir. Zaira Bartucca
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INTERVISTE

Ddl Nordio, Caporale: «Non libera la magistratura dai suoi mali, ma colpisce la Giustizia giusta»

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Riforma Nordio, Caporale: "Non libera la magistratura dai suoi mali ma colpisce la Giustizia giusta" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Ddl Nordio è forse l’eredità più consistente lasciata da Silvio Berlusconi. E’ infatti figlio di un modo preciso di intendere la Giustizia, le leggi, la magistratura. Per alcuni rappresenta l’ennesimo colpo inferto alla libertà di espressione, all’autonomia dei magistrati e allo stesso cittadino, che potrebbe essere maggiormente esposto a determinate fattispecie di reato che potrebbero essere depenalizzate. Ne abbiamo parlato con il giornalista Antonello Caporale.

Il giornalista Antonello Caporale

È davvero necessario abolire l’abuso di ufficio per tutelare quei sindaci che, a sentire la maggioranza, hanno le “mani legate”?

Io penso che la riforma viva di un bisogno ideologico. Anziché definire ulteriormente un reato che, è vero, è molto vago, lo hanno tolto di mezzo. Così facendo hanno mostrato il loro intento, che è quello di sminuire ulteriormente la magistratura.

Nordio è un ex magistrato.

Ma è come quei tabagisti che fumano, smettono poi finiscono con l’odiare le sigarette. Nordio è un magistrato ma odia i magistrati, ha utilizzato in modo massiccio le intercettazioni e da ministro le ha tagliate. Si è sempre proposto come l’alfiere della magistratura di destra ma dice che i magistrati fanno politica. La sua sembra una vita capovolta. C’è un’idea di fondo ideologica prima ancora che giudiziaria. E’ la stessa cosa che ho visto con la dichiarazione del lutto nazionale, che come sai viene dichiarata dal governo utilizzando la sua discrezionalità. In genere si fa per i martiri della mafia, ma in questo caso hanno voluto elevare la figura di Berlusconi.

Farà la fine di Craxi, un altro personaggio controverso che con il passare degli anni è diventato un’eroe nazionale. Si può dire che la Riforma Nordio sia un po’ l’ultimo lascito di Berlusconi, cioè la manifestazione ultima di un certo modo di intendere la Giustizia?

Possiamo anche dire per principio che i reati, la criminalità non esistono, ma restano comunque. Possiamo decretare sconfitta la mafia e la ‘ndrangheta, ma il pizzo c’è. Sono azioni temerarie, protervie e ingenue.

Prima hai parlato di intercettazioni. Secondo i detrattori del disegno di legge calerà una scure ulteriore sulla possibilità di informare liberamente.

Non sappiamo ancora cosa resterà e cosa verrà buttato della Riforma, che probabilmente sarà fatta a pezzi dalla Corte Costituzionale. Ma già con il solo fatto di aver annunciato una stretta sulla intercettazioni sono stati lanciati due messaggi. Uno alla magistratura, a cui in pratica è stato detto mettetevi in fila e capite che il vento è cambiato, e uno all’informazione, a cui si tenta di dire attenzione, perché non puoi più osare come prima. La magistratura, comunque, non è esente da mali. Con la riforma non si sta liberando la magistratura del proprio conformismo, delle proprie convenienze e del fatto che ci sono magistrati che non lavorano e non sono equi, ma si sta riducendo l’ampiezza della libertà dei magistrati. Avranno più margine quelli più convenzionali e collusi, meno quelli coraggiosi che hanno voglia di fare. Se ci fai caso si parla sempre di magistrati di destra e di sinistra, ma mai di chi lavora bene e di chi lavora male.

Erano forse più questi gli aspetti da riformare.

Appunto, invece si sceglie di trascurarli. Nessuno si domanda perché uno ha fatto cinque processi e un altro 55, oppure perché con l’aumentare dell’organico delle Forze dell’Ordine non si riducono i reati. Dovremmo essere più sicuri, e invece? Immagino che non sia un lavoro certosino, organico, sistemico, ma che sia un lavoro occasionale. Faccio quello che lavora, fingo per la televisione e poi chi si è visto si è visto. Arresto chi so già che non può stare dentro, indago persone su cui non ho nulla. Ci sono poi le querele temerarie, come quelle che sono capitate a me e ad altri giornalisti, che sono azioni di parassitismo giudiziario che diventano lecite, invece non lo sono affatto. La lotta però non è contro questi mali, ma contro la Giustizia giusta.

Dal punto di vista politico pensi che la Riforma possa essere in qualche modo divisiva oppure c’è un’intesa che va al di là degli schieramenti politici?

C’è sicuramente intesa, altrimenti il codice penale non sarebbe così cavilloso. Le leggi le fa il Parlamento e c’è interesse a rendere i processi pieni di cavilli, possibilità e subordinate. La politica teme la magistratura, a volte perché esagera a volte perché è un potere che controlla.

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