Gentile Direttore, vorrei proporre – sintetizzando alcune parti – un discorso di Steven W. Mosher, presidente del Population Research Institute, uno dei più grandi esperti mondiali per quanto concerne la Cina. Il discorso è stato reso pubblico su TheRemnant il 4 giugno scorso con un video, e mi sembra attualissimo. Non sono a conoscenza di una sua pubblicazione in forma scritta, né di una sua traduzione in lingua italiana. Ho scelto di riportare anche alcune parti molto forti su quanto avviene in Cina, come lo sterminio di centinaia di milioni di persone (ricordando che Mosher è profondo conoscitore della Cina) ad opera del Partito Comunista Cinese. La foto dei duecento fedeli della provincia dello Shaanxi che, a prezzo della loro stessa vita, hanno sbarrato la strada a 600 fra funzionari e poliziotti per impedire la distruzione del santuario di Mujiaping, il 9 aprile 2019, mi sembra emblematica.
Steven W. Mosher, nato nello Stato della California (U.S.A.) e proveniente da una famiglia della classe operaia, è uno scienziato sociale americano e presidente del Population Research Institute (PRI), un centro multidisciplinare che sostiene la ricerca innovativa sulla popolazione e che si oppone al controllo della popolazione e all’aborto. Mosher rappresenta un’autorità riconosciuta a livello internazionale sulla Cina e sulle questioni demografiche, oltre che uno stimato autore ed oratore. Nel 1979, Steven Mosher è il primo scienziato sociale americano a visitare la Cina continentale. Si reca in quei luoghi su invito del governo cinese, dove ha accesso ai documenti del governo e ha anche la possibilità di un contatto diretto con delle donne costrette ad abortire in base alla nuova “politica del figlio unico”.
Ateo, favorevole alla scelta dell’aborto all’epoca dei fatti, Mosher rimane tuttavia profondamente sconvolto da quegli aborti traumatici, fino a dover riconsiderare le proprie convinzioni personali per convertirsi infine al Cattolicesimo, intraprendendo una successiva battaglia in favore della vita, che tutt’oggi lo continua ad impegnare pienamente. Il dottor Mosher è stato convocato numerose volte davanti al Congresso degli Stati Uniti come esperto sulle violazioni dei diritti umani, sulla popolazione mondiale e sulla Cina. Steven Mosher ha tenuto un discorso, il 4 giugno scorso, durante un evento organizzato dalla Catholic Identity Conference in collaborazione con la testata cattolica americana The Remnant, discutendo su argomenti di grande attualità ed importanza come lo stato della Chiesa Cattolica in Cina, la persecuzione contro i cristiani, l’accordo segreto dello Stato Vaticano con Pechino e rivelando particolari e dettagli finora sconosciuti.
Secondo Steven Mosher, la brutale dittatura tirannica a partito unico dirige la Repubblica Popolare Cinese. Il Partito Comunista Cinese conta 94 milioni di membri, e – afferma lo scienziato – “è la più grande macchina per uccidere che il pianeta abbia mai visto: ha ucciso centinaia di milioni dei suoi cittadini”, mentre i campi di concentramento, che si trovano in Turkestan, nella parte ovest della Cina, detengono due o tre milioni di persone. La Cina sta creando una prigione virtuale high-tech per 1,3 milioni di persone: questa è la ragione per cui 2 milioni di persone ad Hong Kong stanno protestando, essendo a conoscenza “di com’è la vita dall’altra parte del confine, in Cina” e non volendo essere trascinate forzatamente in quella prigione virtuale high-tech che il Partito Comunista gestisce.
La salda leadership di Xi Jinping si modella, sotto ogni aspetto, a quella che fu del presidente Mao Tse-tung, con il medesimo culto della personalità: il Partito Comunista, la Cina e il popolo cinese rientrano ormai sotto il suo totale controllo. Viene insegnato ai suoi seguaci a considerarlo quasi come una divinità, mentre “un terzo del tempo che le persone trascorrono al lavoro viene speso per memorizzare i detti di Xi Jinping, per leggere le opere raccolte di Xi Jinping, pensando e lodando Xi Jinping”, aggiunge Mosher. Così, quando i funzionari del Partito Comunista si recano dai cattolici, dicono loro che non bisognerebbe lodare e ringraziare Dio per le tante benedizioni ricevute nella propria vita: far questo significa mostrarsi “retrogradi ed arretrati”; bensì bisognerebbe ringraziare il presidente Xi Jinping ed il Partito Comunista Cinese per tutto il bene della propria vita.
Questo – secondo Mosher – è il quadro della situazione dei cattolici in Cina. Per quale motivo, dunque, il Vaticano avrebbe deciso di firmare un accordo, in data 18 settembre 2019, con il Partito Comunista Cinese? Sempre secondo Mosher, l’obiettivo che si propone il regime comunista di Pechino è, in ultima analisi, la distruzione del Cattolicesimo e di ogni altro credo religioso, per sostituirlo con il culto dello Stato e del Partito Comunista Cinese. La fede cattolica – ricorda poi lo scienziato americano – ha raggiunto la Cina nell’antichità. Si parla già del I e II secolo d. C. con alcuni segni della presenza cristiana in tombe della dinastia Han. Anche se per la maggior parte della storia dell’Impero cinese, è l’imperatore che deve essere considerato come una divinità. Così nel Confucianesimo, l’imperatore rappresenta il padre della popolazione che gli deve adorazione, rispetto e completa obbedienza.
Si avvia un’opera di evangelizzazione, da parte di gesuiti e domenicani, nel sedicesimo secolo, durante la dinastia Ming. Padre Matteo Ricci, cui fu eretta una statua di fronte la Cattedrale Nord di Pechino, intrattenne ottimi rapporti con l’imperatore dell’epoca, il quale, anche se non si convertì mai al Cattolicesimo, partecipò alla celebrazione eucaristica ben 22 volte, chiamando “padre” il sacerdote. Oggi questa bella Cattedrale è chiusa, a partire dal mese di aprile, per lavori di restauro a tempo indeterminato e non si sa quando avverrà la riapertura. Il sospetto, purtroppo, è che ciò non accadrà mai. Infatti il Partito Comunista ritiene che vi siano troppe chiese sul territorio cinese. Il presidente Xi Jinping, infatti, ha ordinato la distruzione di molte chiese in Cina già da tempo: nell’agosto 2018 a Jinan City, nella provincia di Shandong – il dottor Mosher mostra nel frattempo le immagini della distruzione di una chiesa – tra le macerie, spicca la testa di una statua raffigurante la Madonna, brutalmente decapitata.
Nemmeno la Chiesa patriottica, che, a differenza di quella sotterranea, ha riconosciuto l’autorità civile, è stata risparmiata: oltre alle chiese demolite, ve ne sono altre che sono state private dei simboli religiosi, come croci ed iscrizioni. L’opera di distruzione delle chiese non si è arrestata neanche a seguito dell’accordo del 18 settembre scorso con il Vaticano. Il dottor Mosher ricorda poi di aver incontrato il cardinale Parolin più volte: nel maggio del 2018 e nel marzo dell’anno successivo. Due mesi prima del suo incontro con il card. Parolin, il Partito Comunista Cinese aveva già annunciato che da quel momento avrebbe controllato direttamente tutti gli affari religiosi in Cina. Lo scienziato americano, convinto che questo rappresenti il segno di una crescita delle persecuzioni contro i cristiani ed altri credenti di altre confessioni religiose, ha dunque avvisato il cardinale che, secondo il suo parere, ogni accordo tra Vaticano e governo cinese si sarebbe rivelato essenzialmente “lettera morta”, cedendo l’autorità papale sulla nomina dei vescovi alla Cina.
Inoltre – ha continuato Mosher – il nuovo regolamento per gli affari religiosi vieta ai minori la partecipazione alle celebrazioni eucaristiche ed anche qualunque altra attività, come lezioni di catechismo e colonie estive. Ai sacerdoti non sarà concessa alcuna attività al di fuori dai recinti ecclesiali, nemmeno una benedizione. Ed ancora, con le nuove norme, a sacerdoti e vescovi clandestini verrà chiesto di registrarsi civilmente in modo che possano essere monitorati e supervisionati. Il testo della dichiarazione per la registrazione, nel momento in cui viene depositata la firma, riconosce in modo assolutamente prioritario la lealtà al Partito Comunista Cinese (i moduli di registrazione chiedono infatti di accettare i principi di indipendenza, autonomia e autogestione della Chiesa in Cina, affermando quindi l’autorità massima del Partito Comunista sulla Chiesa e ponendo solo secondariamente quella papale, ndr). Il vescovo emerito di Hong Kong, cardinale Joseph Zen, ha invitato i prelati a non firmare, sostenendo che sia assai preferibile trascorrere il resto della propria vita nelle risaie o come agricoltori, piuttosto che firmare un accordo che riconosca il Partito Comunista come autorità assoluta.
Anche la vendita delle Bibbie è stata sospesa, in attesa che il Dipartimento del Fronte Unito – un ufficio che riveste l’incarico di supervisionare tutti gli “affari religiosi” – del Partito Comunista Cinese prepari una nuova versione approvata dal Partito. Secondo Mosher, potrebbero anche venire decurtate alcune parti problematiche, come ad esempio il libro dell’Apocalisse, sostituendole forse con nuove aggiunte edificanti l’immagine del Partito Comunista. Ed ancora – afferma lo scienziato – sono state impartite delle nuove direttive per quanto riguarda il contenuto delle omelie, che devono essere confuse e finalizzate alla lode dell’ordine esistente guidato dall’uomo, dal leader indiscusso Xi Jinping. “L’assimilazione dei cattolici cinesi nell’ordine politico è una tragedia”, dichiara preoccupato Steven Mosher. Il mancato rispetto di molti trattati internazionali firmati nel passato dalla Cina, come ad esempio il trattato di Hong Kong, firmato nel 1983, che avrebbe dovuto garantire all’ex colonia britannica l’indipendenza per i successivi cinquant’anni, non fanno ben sperare nell’adempimento del governo cinese agli accordi ufficiali.
Eppure è stato firmato l’accordo tra il Vaticano e la Repubblica Popolare Cinese, di cui non conosciamo il contenuto perché è un accordo segreto in Cina: il requisito per cui tutti i sacerdoti e i vescovi sono obbligati a registrarsi presso il governo cinese – secondo lo scienziato americano – corrisponde a verità, in quanto, parlandone con il Segretario di Stato card. Parolin, non ha ravvisato apparentemente obiezioni da parte della Santa Sede. Si tratta di un documento che riconosce la leadership al Partito Comunista Cinese e al suo principale leader, Xi Jinping. Secondo Mosher, il card. Parolin si sarebbe reso tardivamente conto delle conseguenze dell’accordo, poiché, intorno al mese di marzo – aprile, avrebbe inviato una direttiva ai vescovi e ai sacerdoti della Chiesa sotterranea per richiedere, all’atto della firma dell’accordo con il governo, la presenza di due testimoni e dichiarare, prima di apporre la firma, la propria contrarietà all’accordo. Tuttavia lo scienziato sociale non ritiene una garanzia sufficiente tale direttiva, considerando la posizione di forza del governo cinese ed i possibili mezzi coercitivi che lo stesso potrebbe attuare nei confronti dei prelati.
Si spiegherebbe dunque il motivo del lungo viaggio in Vaticano affrontato dal card. Zen, che attualmente ha superato gli 88 anni di età. Scrivendo una lettera a Steven Mosher, l’anziano cardinale ha confidato allo scienziato americano le grandi difficoltà che sta affrontando nella lotta sostenuta per continuare a proteggere i fedeli cattolici in Cina, lotta che sta assorbendo tutte le sue energie. “Per favore, prega per me”, gli ha chiesto. “Dovremmo pregare tutti per il cardinale”, ha esortato Mosher: “E’ molto coraggioso”. Il card. Zen ha sostenuto quindi il lungo viaggio per recarsi in Vaticano – continua Mosher – cenando con papa Francesco ed il card. Parolin, spiegando loro semplicemente che l’accordo non poteva essere effettuato in Cina per i fedeli cinesi, poiché la situazione dei cattolici stava peggiorando. E’ stato ascoltato attentamente dal pontefice: tuttavia, da allora, nulla è cambiato, perché l’accordo rimane tutt’oggi in vigore.
Lo scienziato americano sostiene che l’accordo si sia rivelato un male, ovviamente non solo per i cattolici cinesi, ma anche per le altre religioni praticate in Cina. Dello stesso parere – secondo Mosher – è anche un suo amico, il senatore americano Sam Brownback, ex membro del Congresso, ex governatore del Kansas ed ora ambasciatore generale per la libertà religiosa internazionale, il quale ha criticato il fatto che adesso il governo cinese può interferire con la Chiesa Cattolica, permettendo al Partito Comunista Cinese di poter scegliere i vescovi, creando così un pericoloso precedente anche per l’esercizio di tutte le altre religioni in Cina. La posizione del Vaticano nei confronti della scelta dei vescovi diventa dirimente: sembrerebbe che adesso si segua il modello vietnamita, dove il Vaticano e il governo comunista vietnamita si accordano su tre candidati, riservando la scelta finale del nome – fra questi tre – al Vaticano.
Steven Mosher, benché sia consapevole di non essere un canonista, ritiene che in questo modo venga preservata l’autorità magisteriale del pontefice per la nomina dei vescovi: ma il Partito Comunista Cinese “ha assolutamente rifiutato questa formula”, proponendo invece di scegliere un vescovo e riservando al papa la possibilità di porre un veto a tale scelta; ma i funzionari del Partito hanno chiarito che il Vaticano “non può rifiutarsi di prendere una decisione sulla nostra scelta, né può continuare ad opporre il veto su tutti i candidati: se questo dovesse accadere, andremo semplicemente avanti ed ordineremo illecitamente un nuovo vescovo”.
Questo ovviamente fa decadere il potere finale del pontefice sulla scelta dei vescovi: sembra – sempre secondo Mosher – che alla Santa Sede sia riservato una sorta di “veto temporaneo”, simile a quello della Camera dei Lord inglese, dove, se la Camera dei Comuni approva un disegno di legge ed i Lord si rifiutano di approvarlo, sono concessi loro tre giorni per l’approvazione, prima di procedere ad una nuova votazione; ma in caso di voto non a favore, le loro opinioni vengono semplicemente messe da parte. “Quindi, sembra che ciò che abbia deciso il Vaticano sia una sorta di veto temporaneo sulle scelte per la nomina dei vescovi operate dal Partito Comunista”, afferma Mosher. “Se questo è falso, allora dovremmo vedere i termini dell’accordo segreto: ma non possiamo saperlo poiché non conosciamo i termini dell’accordo segreto”, continua ancora lo scienziato americano. Il Segretario di Stato cardinale Parolin, sperando nel rispetto della libertà religiosa, ha invitato alla pazienza; ma nel frattempo le chiese continuano ad essere demolite, comprese le chiese patriottiche, buoni sacerdoti ed anche vescovi vengono arrestati, mentre vengono nominati falsi vescovi per guidare la Chiesa cinese.
“Credo ci sia un tempo per la pazienza ed un tempo forse per l’azione”, afferma Mosher, mostrando le immagini della rimozione di alcune statue dall’ingresso di un santuario in Cina; “e quando il parroco del luogo ha protestato presso le autorità comuniste, gli è stato semplicemente risposto che c’erano troppe statue”. “In tutta la Cina si trovano molte statue del presidente Mao: ma non sono ritenute troppe, evidentemente”, continua il dottor Mosher: “ad essere troppe sono invece le statue raffiguranti gli angeli e i santi”. Il 9 aprile 2019, nella provincia dello Shaanxi, diocesi di Fengxiang, le autorità hanno inviato almeno 600 funzionari del governo insieme a poliziotti per distruggere il santuario mariano di Mujiaping (nella stessa diocesi, il 4 aprile dello stesso anno le autorità hanno distrutto la chiesa di Qianyang, ndr). Allertati, 200 fedeli della zona si sono radunati sulla scalinata che porta alla chiesa, pronti a difendere il santuario anche a prezzo della propria stessa vita. Funzionari e poliziotti sono andati via, afferma Mosher, ma purtroppo sappiamo che torneranno: l’unica cosa che possa davvero tenere a freno tutto questo, è la pressione internazionale.
In Cina, se si fa resistenza al Partito Comunista, si viene arrestati e si potrebbe non tornare mai più: si potrebbe essere uccisi ed i propri organi essere espiantati. C’è chi “è disposto anche a pagare 250.000 dollari soltanto per un cuore o un fegato”, afferma lo scienziato americano: “questa pressione internazionale la stiamo vedendo adesso da parte del nostro governo, grazie a Dio”. Soltanto la pressione esterna, infatti, può distruggere l’immagine del Partito Comunista Cinese agli occhi del mondo e può fermare alcuni dei peggiori abusi. Aggiunge quindi il dottor Mosher: “non piaccio al Partito Comunista Cinese: nel 1985 mi hanno dichiarato una spia internazionale e credo di fare o dire qualcosa ogni due anni per ottenere l’estensione di tale designazione. Così, credo proprio che non mi recherò tanto presto in Cina, per il momento”, conclude poi. “Il modo migliore per aiutare i nostri compagni di fede in Cina, è quello di parlare a loro nome per criticare il Partito Comunista Cinese per aver violato il diritto conferito da Dio stesso alla libertà religiosa e alla libertà di coscienza, e credo che far questo sia molto meglio che firmare un accordo segreto con il Partito Comunista Cinese allo scopo di migliorare la sorte dei cattolici cinesi e dei credenti di altre confessioni religiose”.
“Ovviamente, ci sono sempre altre cose che possiamo fare sul piano soprannaturale, come rivolgerci nuovamente alla Madre di Dio. La Madonna ha chiesto ai vertici della Chiesa di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato: penso che dovremmo consacrare anche la Cina al Cuore Immacolato di Maria e spero che questo Santo Padre o il prossimo lo faranno, affidando la Cina alla Vergine Maria come Regina della Pace”, afferma Steven Mosher. E prosegue ancora ricordando che la Madonna del Cuore Immacolato è apparsa in Cina diverse volte e in diversi tempi: apparve durante il periodo della rivolta dei Boxer, nel 1900, quando, con l’incoraggiamento dell’ultima imperatrice della dinastia Qing, durante gli anni finali dell’impero Manciù, i Boxer, una setta cinese (praticanti di un’arte marziale della Cina rurale, ndr), uccisero decine di migliaia di cattolici cinesi ed altri cristiani (i cattolici erano in larghissima maggioranza: circa 18.000, ndr).
“Quando le truppe governative Manciù stavano per far fuoco sui cittadini, sui cattolici, la Madonna apparve nel cielo sopra la città, cosicché, invece di sparare sui cattolici disarmati, provarono a sparare contro Nostra Signora in cielo: cosa che non servì loro a molto, per cui gettarono via le armi e fuggirono. La Madonna apparve ancora altre volte, in altri posti, ma non ne leggerete nelle apparizioni ufficiali”, dichiara infine lo scienziato americano.
Il dottor Mosher si avvia quindi verso la conclusione del suo lungo discorso, narrando di un caro amico del padre, Seamus O’Reilly, sacerdote e missionario colombiano in Cina negli anni ’40 e a capo di una missione durante la guerra civile cinese, nel sud della Cina. Il missionario trascorse come cappellano un anno al college dove Steven Mosher si trovava; in quell’occasione lo scienziato americano ebbe modo di conoscerlo bene: nutrivano entrambi un interesse comune per la Cina e la sua conversione. Padre O’Reilly gli raccontò che, quando i Nazionalisti stavano per ritirarsi, attraversarono il villaggio dov’egli si trovava, e si prepararono alla difesa ben sapendo che l’Armata Rossa non era lontana: avevano infatti grande paura che sarebbe potuto accadere un devastante scontro a fuoco all’interno del villaggio, con il conseguente massacro della popolazione. Così, padre O’Reilly decise di radunare la popolazione dell’intero villaggio dentro le mura del complesso della missione: passarono svegli tutta la notte pregando affinché Maria Santissima intercedesse per loro. La Madonna apparve infine sulla collina che dominava il villaggio, mentre i Nazionalisti balzarono in piedi quando l’Armata Rossa passò alla loro sinistra: ebbene, neppure un solo uomo perse la vita.
Steven Mosher conclude infine: “Sappiamo che Nostra Signora sarà sempre lì e quindi dobbiamo pregare per la sua intercessione: dobbiamo affidare la Cina alla Vergine Maria come Regina della Pace, attraverso il suo Cuore Immacolato. Abbiamo pregato per la nostra sofferenza e per quella degli appartenenti alle altre confessioni religiose; sembra non esserci una fine al bisogno delle nostre preghiere in questo tempo: preghiere per ciò che sta accadendo in Vaticano, preghiere per ciò che sta accadendo in Amazzonia, preghiere per ciò che avverrà con il prossimo Sinodo dei vescovi tedeschi. Ci sono talmente tanti e tanti di quegli eventi per cui pregare […] ma nessuna preghiera resterà mai senza risposta ed io credo che le nostre preghiere faranno la differenza nel mondo con l’oppressione costruita dagli uomini, aiuteranno a salvare le anime e aiuteranno le sofferenze della Chiesa in Cina. Grazie”.
La psicologia ha da qualche tempo cercato di rendersi conto della natura dei fatti artistici in riferimento alla psiche umana, sollevando una serie di problemi ai quali, se non una soluzione, ha dato almeno una impostazione seria e chiara.
Il tentativo di spiegare psicologicamente l’arte e l’artista incontra naturalmente i suoi limiti in due ordini di fatti: il primo è che la psicologia non è ancora in grado di precisare metodi e soluzioni definitive rivolgendosi a un campo, l’interiorità umana, che proprio per sua natura è molto difficile a cogliere in modo sperimentale nella sua purezza.
Il secondo è che la psicologia artistica vale, in ogni caso, ad illuminare un tipo di condizioni dell’esperienza estetica dell’uomo, ma non già l’esperienza estetica nella sua complessità e varietà di piani: i suoi risultati saranno perciò inadeguati a una completa spiegazione del fenomeno artistico.
È tuttavia di grande importanza rivelare i problemi che la psicologia moderna ha sollevato nel campo dell’estetica. Tali studi sono stati condotti soprattutto negli USA in corrispondenza alla tendenza generale della cultura di quel Paese di risolvere con lo psicologismo l’intera vita spirituale. Una prima serie di questioni s’innesta all’osservazione dell’attività creativa. Si studia, in questo caso, il funzionamento della mente dell’artista nella misura in cui essa può essere sperimentata.
Si procede a distinguere diverse fasi: una di preparazione, una di incubazione, una di illuminazione, una di verifica, e si riconosce in questo processo un atteggiamento particolare dell’artista verso gli oggetti della sua esperienza; atteggiamento che, a confronto dell’uomo normale, rivela maggiore attività del soggetto e una sua tendenza a esprimere qualche cosa da sé. La fonte di questi studi è naturalmente costituita in gran parte dalle confessioni degli stessi artisti.
È per esempio comune a molti di essi lavorare per molto tempo alla ricerca di una felice intuizione che rischiari tutta l’opera e che si verifichi solo più tardi e improvvisamente; dunque la psicologia forma l’ipotesi che il cosiddetto lavoro senza frutto sia in realtà necessario perché un meccanismo psichico si organizzi e riesca, alla fine, a produrre un risultato positivo. Un altro genere di analisi è rivolto a scoprire le reazioni psicologiche dell’artista nel corso della stessa esecuzione dell’opera: le bozze, le correzioni, le prove, i rifacimenti possono testimoniare il succedersi di reazioni emotive che hanno guidato il lavoro dell’artista e che la psicologia cerca di rintracciare e spiegare.
L’indagine psicologica si rivolge poi all’ambiente culturale e sociale in cui vive l’artista e cerca di trarre un duplice ordine di conclusioni: anzitutto accertare l’influenza dell’ambiente sulla formazione mentale dell’artista, e, in secondo luogo, scoprire come l’artista stesso reagisca alle condizioni in cui gli è stato dato di vivere. In questo caso possono costituire materia di informazioni alla scienza sia le opere, sia il comportamento dell’artista nelle sue relazioni sociali.
Ancora, la psicologia studia il formarsi del gusto e il particolare sviluppo che la mentalità dell’artista segue per arrivare a compiere la propria destinazione estetica. In definitiva, questa parte della psicologia artistica si pone il problema di indagare le condizioni fisiopsichiche della creazione artistica e che cosa le faccia differire dalla struttura psicologica dell’uomo normale.
Una seconda serie di ricerche si appunta invece ai valori estetici delle opere d’arte per sapere a quali reazioni psicologiche corrisponda nel contemplare l’esperienza della bellezza. Si tratta, in altre parole, di vedere quali sono le qualità di un’opera che suscitano in noi emozioni tali per cui noi affermiamo di trovarci dinnanzi alla bellezza artistica. Si possono allora distinguere, nel fenomeno della contemplazione, gli elementi riguardanti l’atteggiamento dello spettatore (visione disinteressata, intuizione, catarsi ecc.) e vedere a quali elementi obiettivi si debba riferirli.
L’estetica sperimentale studia appunto la forma oggettiva e le singole emozioni e reazioni che possono suscitare in noi e che, coi processi della psicologia, possono essere controllate e verificate. Studi di tal genere si propongono per esempio di accertare il valore emotivo delle pure forme geometriche (il perfetto rettangolo, la migliore croce, il profilo dorato), la piacevolezza dei colori, l’espressività delle linee e gli effetti della musica.
A proposito di quest’ultima, in particolare, sono state condotte indagini per rilevare il riflesso della melodia e del ritmo sui processi organici, l’umore che essi suscitano, l’uniforme tonalità sentimentale che creano nell’uditorio, il valore altamente emotivo del tempo veloce e del tempo lento con le particolari variazioni dei ritmi. A sua volta di fronte alla musica si distinguono i vari atteggiamenti dell’ascoltatore: c’è il tipo intersoggettivo che reagisce con impulso eccitativo, il tipo associativo che analizza e critica gli elementi della composizione, il tipo caratterizzatore che interpreta con qualità umane (morbidezza, allegria, misticismo) la musica stessa.
Allo stesso modo la recitazione e la lettura dei versi del periodo in prosa, la particolare cadenza della voce, la pausa, ecc. sono altrettanti piani d’indagine per uno studio che voglia fissare i riflessi psicologici della poesia e della letteratura. Analoghe ricerche vengono pure condotte per ogni altra arte.
Il termine «psicologia artistica» vale anche a significare la psicologia dei personaggi nelle opere di letteratura, specie nel romanzo. In tal caso si possono distinguere la posizione naturalistica che tende a riprodurre esattamente i movimenti fisiopsichici dell’agire umano e quella idealizzante che risolve i problemi psicologici in schemi ideali, per cui si sviluppa una psicologia che non è più quella dell’uomo reale, ma è un elemento della composizione artistica a cui concorre e alle cui leggi estetiche si sottomette. La psicologia diviene la forma stessa in cui si ordina l’agire dell’uomo nella letteratura.
LA SEGNALAZIONE
“Mia sorella sottoposta senza motivo a quattro TSO”
Buongiorno gentilissima redazione. Vorrei narrarvi la storia di mia sorella di 54 anni, 4 tso e altrettanti ASO. Ultimo oggi, con obbligo iniezione con farmaco psichiatrico. È partito tutto da alcuni parenti che hanno segnalato al CPS di San Donato Milanese, dopodiché da anni siamo bersagliate da continue pressioni a fare cure inadeguate. Per evitare i TSO mia sorella ha dovuto accettare di fare questa iniezione mensile. Ci siamo rivolti a diverse associazioni e anche ad avvocati chiedendo aiuto, ma nulla è servito.
Mia sorella, M.M., ha fatto una relazione psichiatrica ed è stata riconosciuta sana di mente, ma dall’ospedale di Melegnano sostengono il contrario. Per loro mia sorella non è sana di mente, per loro è una persona schizofrenica e paranoide. Non hanno mai fatto una perizia che dimostri questa loro teoria, ma comunque loro continuano a fare ricoveri forzati e a propinare tutti questi farmaci che comunque nel tempo hanno lasciato i loro segni. Io stessa che non ho subito una violenza come il TSO ma ne subisco indirettamente gli effetti mi sento impotente, avvilita, priva di forze e sconfitta davanti a un sistema che ritengo sia dittatoriale.
Perché priva non solo la persona ma tutta la famiglia delle libertà di scelta di andare dal medico che ispira fiducia e scegliere le cure con piena consapevolezza. Chiedo a voi di pubblicare questa lettera e attendo vostre notizie speranzosa, ringraziando porgo cordiali saluti. A.M.
LETTERE
Realizzare il sogno di Basaglia
A meno di una settimana dalla scomparsa del giovane di Lampedusa, che ha preferito gettarsi in mare dal traghetto piuttosto che subire un TSO, si è conclusa a Milano la mostra multimediale “Controllo sociale e psichiatria: violazioni dei diritti umani”. L’evento, organizzato dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU), ha attirato oltre mille visitatori in cinque giorni, molti dei quali hanno voluto esprimere parole di ringraziamento e di complimenti sul libro degli ospiti, e si è concluso con un convegno intitolato “180 – una riforma incompiuta”.
Dopo i saluti del presidente del CCDU, avv. Enrico del Core, che ha voluto ricordare l’importanza vitale del diritto alla difesa nell’ordinamento costituzionale, il vicepresidente Alberto Brugnettini ha aperto i lavori ricordando le forti critiche e i dubbi espressi a suo tempo da Franco Basaglia nei confronti di una legge che, pur fregiandosi del suo nome, riproponeva le logiche manicomiali cambiandone solo il nome.
I primi a parlare sono stati Fabio, che ha riferito i gravi maltrattamenti cui è stato soggetto suo fratello durante la sua lunga esperienza nei servizi psichiatrici ospedalieri, le angherie e i soprusi di cui è stato testimone oculare, e le condizioni ignobili in cui vivono i degenti – costantemente sotto il ricatto della contenzione se non fanno i bravi.
Fabio ha concluso chiedendo che la medicina faccia un passo indietro e ammetta di non saper curare il disagio mentale. Maria Cristina Soldi, ha raccontato l’incredibile e dolorosa vicenda di suo fratello Andrea, ucciso a Torino nel 2015 durante un TSO. La vicenda legale si è chiusa recentemente con la condanna definitiva dei responsabili, ma resta l’amarezza per quanto è accaduto e per i particolari – assieme tragici e grotteschi.
Andrea Soldi se ne stava tranquillamente seduto sulla panchina di un parco torinese quando lo hanno avvicinato due psichiatri chiedendogli di seguire uno di loro per un trattamento sanitario. Andrea avrebbe volentieri seguito il secondo psichiatra, di cui si fidava, ma fu obbligato con la forza a seguire l’altro. Sdraiato a pancia in giù e con le mani legate dietro alla schiena, Andrea morì soffocato durante il trasporto in ambulanza. I familiari si sentirono dire dai medici che il loro congiunto era morto d’infarto, per poi scoprire l’amara verità dalla stampa.
La dottoressa Eleonora Alecci, psicologa e psicoterapeuta con un passato in un reparto psichiatrico in cui si praticava la contenzione, ha confermato che i fatti riferiti da Fabio sono la routine quotidiana, e ha ribadito il suo impegno verso il superamento di queste pratiche, impegnandosi in un programma di addestramento del personale medico e infermieristico, come anche spiegato nel corso di un suo recente intervento al congresso della Società Italiana di Psichiatria.
La dottoressa Maria Rosaria D’Oronzo, collaboratrice per molti anni di Giorgio Antonucci – il medico e psicoterapeuta che liberò i “matti” del manicomio di Imola dimostrando al mondo intero che è possibile alleviare la sofferenza mentale senza usare forza o coercizione – ha ricordato il lavoro di Antonucci, e il suo profilo di umanitario, ben documentati nell’archivio online di cui la dottoressa D’Oronzo è curatrice.
L’avvocato Michele Capano, dell’Associazione Radicale Diritti alla Follia e del Direttivo Radicale, ha denunciato l’incredibile contraddizione della legge italiana, che da una parte ha ratificato le risoluzioni ONU per la cessazione delle pratiche coercitive in psichiatria, e dall’altra mantiene in vigore una legge che le consente. L’Associazione Diritti alla Follia e il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani intendono lavorare assieme, e coinvolgere altre associazioni e individui, per una riforma della 180 in senso garantista, che superi questa contraddizione e realizzi il sogno basagliano.
LETTERE
Caro premier, si ricordi di tutti i totalitarismi
Egregio Signor Presidente, da italiani, sia per scelta sia per nascita, non possiamo che essere contenti per l’esercizio di democrazia registrato con le elezioni dello scorso 25 settembre. Finalmente saremo guidati da un governo espressione del voto popolare e non da uno maturato da accordi di Palazzo, come accaduto negli ultimi anni.
Abbiamo ascoltato con grande interesse, in questi giorni, le dichiarazioni degli esponenti della maggioranza appena eletta e che lei, signor presidente, avrà l’onore e l’onere di guidare. Da tali esponenti, in queste ore, è stato espresso ripetutamente un concetto che ci sentiamo di condividere totalmente: uno Stato è tanto più credibile ed è tanto più considerato, quanto più onora e rispetta i Trattati internazionali che esso stesso ha sottoscritto.
Noi crediamo che sia arrivato, alfine, il momento di rispettare quei Trattati che non sono stati ottemperati fino ad oggi, provocando, in tal modo, un grave danno al mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata. Ci riferiamo al Trattato di Pace di Parigi del 1947 il quale, al punto 9 dell’allegato XIV, stabilisce che: “I beni degli italiani residenti nei Territori ceduti […] non potranno essere trattenuti o liquidati […], ma dovranno essere restituiti ai rispettivi proprietari”.
Come sappiamo a tale Trattato, ampiamente disatteso, seguirono diversi accordi bilaterali tra Italia e Jugoslavia – accordi del 23/05/1949, 23/12/1950, 18/12/1954 – tutti poi tramutati in Leggi attuative, che in sintesi sancivano il pagamento dei debiti di guerra dell’Italia nei confronti delle Jugoslavia utilizzando i beni degli Esuli a fronte dell’impegno dello Stato italiano di un successivo risarcimento per l’esproprio perpetrato.
Ebbene, gli Esuli istriani, fiumani e dalmati ed i loro discendenti, sono ancora in attesa di un “equo indennizzo”, avendo percepito solo una minima parte di quanto promesso. Si tratta di un indennizzo che, secondo i nostri calcoli, si aggira intorno ai 4,5 miliardi di euro. Una cifra che sembra enorme, ma che se confrontata con l’attuale debito pubblico (ad oggi pari a circa 2770 miliardi) rappresenta l’1,6 per mille.
Quanto fin qui non è solo una questione di vile danaro, si tratta, piuttosto, di un’espressione di civiltà attesa da lunghi decenni da un intero popolo. Gli Esuli e i loro discendenti si sono rifatti una vita in Patria, eppure resta l’insopportabile retrogusto amaro nella consapevolezza di essere stati ignobilmente usati per questioni geopolitiche giocate sulla propria pelle.
La vita della nostra Gente è stata tutta in salita per troppo tempo, anche dal punto di vista culturale. Sempre a dover giustificare la propria identità, sentendosi dire che la sofferenza patita era il giusto scotto per colpe di altri. Il giustificazionismo è un concetto terribile che porta allo stupro della ragione, definendo accettabile l’eliminazione di un qualcosa o qualcuno – magari per mezzo di una foiba -, su cui far ricadere i misfatti di qualcun altro.
Per questi motivi auspichiamo anche l’emendamento della Legge 167/2017 che punisce la propaganda, l’istigazione e l’incitamento al razzismo e chiediamo l’inserimento di una menzione specifica al negazionismo e giustificazionismo per i crimini commessi in Istria, Fiume e Dalmazia in merito alla persecuzione anti-italiana avvenuta a guerra finita. Così come auspichiamo che possa essere emendata la Legge 178/1951 che disciplina il conferimento delle onorificenze al Merito della Repubblica, senza la quale non è possibile la revoca del cavalierato assegnato al Maresciallo Tito, causa di dolore e sofferenza non solo per la nostra Gente, ma per centinaia di migliaia di persone che si opponevano alla dittatura comunista jugoslava.
A tale proposito vogliamo ricordare il pronunciamento del 19 settembre 2019 in cui il Parlamento Europeo – presieduto da David Sassoli – approvò a larghissima maggioranza (89%) la risoluzione: “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, che condanna tutti i totalitarismi del XX secolo, equiparando in tal modo il comunismo al nazismo. L’attuale maggioranza, così come maturata il 25 Settembre, ha dimostrato nel tempo grande sensibilità ai temi qui riportati. Confidiamo nella sua futura opera.
*Esule di seconda generazione nato al Villaggio Giuliano-Dalmata di Roma nel 1959. Past-President FederEsuli – Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati – Vicepresidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Consigliere Associazioni Dalmati Italiani nel Mondo – Fondatore MondoEsuli – Movimento per la memoria e la promozione di Istria, Quarnaro e Dalmazia»
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it