La spy story della famiglia Biden: Hunter e il progetto di sicurezza nazionale Truman
Recnews.it | Un ente no-profit gestito dai dem in realtà parte preponderante di una strategia che serviva a influenzare per conto di Stati esteri il governo e la politica americani
Hunter Biden è stato a capo del Progetto di Sicurezza Nazionale Truman. Formalmente, un’organizzazione no-profit che si dedica a corsi di formazione sotto l’egida del Truman Center. Per il National Legal and Policy Center, invece, la parte di preponderante di una strategia che serviva a influenzare per conto di Stati esteri il governo e la politica americana interna ed estera.
Il duo composto da Biden e Sally Painter, la dama di ghiaccio che co-pilotava il Progetto Truman
Stando al composito documento di cui siamo entrati in possesso e di cui abbiamo dato un’anteprima ieri, tra i membri del consiglio del Progetto di Sicurezza Nazionale Truman figuravano Hunter Biden (che secondo i vertici dell’organismo si sarebbe dimesso dal cda, anche se rimane da chiarire quando e perché) e Sally Painter, già consigliere del Dipartimento del Commercio dell’amministrazione Clinton e chief operating officer della società di lobbying Blue Star Strategies di Washington. I due avrebbero vantato addirittura un ruolo di direzione all’interno dell’organismo. Paul D. Kamenar – Senior Fellow della Conferenza Amministrativa degli Stati Uniti – li definisce “registi” del Progetto Truman.
Tramontano – già vicecapo dello Staff di Clinton – avrebbe dovuto garantire al figlio del senatore democratico contatti di opportunità con un alto funzionario
C’è poi Karen Tramontano, amministratore delegato del Progetto Truman, già vicecapo dello staff della Casa Bianca ai tempi dell’amministrazione Clinton, a testimonianza del fatto che il turnover politico – negli Stati Uniti come in Italia – sia mera illusione. E’ lei – stando alle mail scandagliate – che avrebbe lavorato per assicurare al rampante Hunter Biden un fruttuoso incontro con un alto funzionario del Dipartimento di Stato, facendo così quell’attività di pressione politica che secondo Kamenar andava denuncita al Lobbyng Disclosures Act.
La Blue Star Strategies e l’azienda ucraina Burisma
Il progetto (legato a doppio filo alla Blue Star Strategies adottata dall’azienda ucraina Burisma, la cui vera faccia è stata svelata dal socio di Biden Jr, Bobulinski), è impegnato in attività politiche che sostengono guarda caso gli stessi interessi dei magnati ucraini del gas e, rivela Kamenar, “ha cercato di informare il pubblico su questioni nazionali o straniere che si oppongono alle politiche dell’amministrazione Trump”. E’ poi un articolo del Wall Street Journal del 12 febbraio 2020 a descrivere in dettaglio la connessione tra Hunter Biden, Sally Painter e il progetto Truman. Una copia cache del sito web dell’organizzazione mostra che Biden è salito alla posizione di vicepresidente del Consiglio, e che era in servizio almeno fino a marzo del 2019, poco più di un anno fa. Il progetto Truman, di contro, afferma che il figlio del senatore democratico abbia rassegnato le sue dimissioni dal Cda, ma si rifiuta di chiarire tempi e motivazioni.
Due consigli di amministrazione, un conflitto di interessi
Secondo il New Yorker, Hunter Biden durante il suo mandato nel Consiglio faceva la spola tra una struttura di riabilitazione e l’altra a causa del suo consumo abituale di droga, che tuttavia non gli ha vietato di unirsi nel 2014 a un altro consiglio di amministrazione: quello del gigante del gas ucraino Burisma. Dello stesso anno sono le dimissioni dalla Marina Militare americana a causa di un test anti-droga risultato positivo, lo stesso a cui ha fatto riferimento il presidente Donald Trump nel corso del primo duello elettorale di ottobre.
Il Progetto Truman avrebbe omesso prima e negato poi il ruolo di Hunter Biden
“Biden – scrive Kamenar – non era l’unica connessione dell’organizzazione con Burisma. Durante il suo mandato nel Consiglio, si è seduto al fianco di Sally Painter, che è stata assunta da Burisma per migliorare l’immagine dell’azienda negli Stati Uniti. Mentre non è chiaro esattamente quando Burisma abbia mantenuto le strategie di Blue Star, Biden e Painter stavano servendo insieme nel consiglio del Progetto Truman, mentre Blue Star stava lavorando per Burisma. L’IRS richiede all’organizzazioni senza scopo di lucro di rivelare quando i direttori o funzionari hanno un rapporto d’affari, ma il Progetto Truman non lo ha fatto”, precisa Kamenar. Inoltre, il Progetto avrebbe omesso prima e negato poi la posizione dei dipendenti chiave e dello stesso Hunter Biden, e dunque i “rapporti di affari” che intercorrevano assieme alla dichiarazione dei redditi, aspetti burocratici che le organizzazioni americante esenti da tasse sono tenute ad esaudire.
Le pressioni politiche di Joe Biden a favore dei magnati del gas
L’attività di Biden figlio, inoltre, non era staccata da quella di Biden padre, che avrebbe approfittato della sua posizione politica per far guadagnare un posto al sole agli affari della prole. Nel 2015 l’allora vicepresidente dell’amministrazione Obama fa un discorso incentrato proprio sul Progetto Truman (Hunter era già dentro) esprimendosi sull’indipendenza energetica dell’Ucraina che – visto il conflitto di interessi familiare in corso – era sbandierata per questioni di tornaconto economico personale.
Così l’ambasciatore Pyatt si trasformò da critico di Burisma in suo sostenitore
“Nonostante tutto quello che ha fatto la Russia – è quanto affermava Biden – l’Ucraina è stata in grado di muoversi. E abbiamo già fatto progressi significativi di fronte al taglio russo delle forniture di gas. In Ucraina, l’anno scorso, abbiamo sostenuto lo sforzo dell’Ue per mediare un accordo sul gas e lavorare attraverso i vicini dell’Ucraina per aumentare i flussi inversi di gas e le spedizioni”. Nello stesso anno, inoltre, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina Gregory Pyatt incontra i lobbysti di Blue Star. “Prima di quel momento come riportato dal Senato – ricorda Kamenar – era critico nei confronti di Burisma. Dopo, ha iniziato a criticare l’indagine di Shokin su Burisma”.
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Illeciti lungo le coste, i numeri del report “Mare Monstrum”
Legambiente ha presentato il nuovo report “Mare Monstrum 2024” con i numeri degli illeciti ambientali lungo le coste italiane. Il Lazio si posiziona al quinto posto tra le peggiori regioni per numero di illeciti, con 1.529 reati in un anno: 1.626 sono state le persone denunciate, 7 quelle arrestate, 334 i sequestri effettuati, 2.450 gli illeciti amministrativi, 2.470 le sanzioni amministrative e 18.035.897. Sono complessivamente 11 ogni km di costa le infrazioni nella Regione.
“I crimini ambientali lungo le coste del Lazio mettono a dura prova la qualità del nostro mare – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio –, l’attenzione va tenuta altissima contro ogni abuso edilizio che continua ad essere il reato principale, ma anche per contrastare i reflui non depurati, la pesca illegale e tutte le violazioni del codice della navigazione nel settore nautico. Con i nostri volontari e grazie alle nostre campagne, continuiamo come sempre a generare centinaia di momenti di pulizia, individuare criticità nei sistemi di depurazione, analizzare con la citizen science gli elementi di maggior impatto tra i rifiuti abbandonati; c’è però bisogno che le amministrazioni alzino l’attenzione contro gli ecoreati sul mare, senza giustificazioni o condoni come quelli che invece sta continuando a proporre il consiglio regionale e che continuiamo a ritenere un percorso devastante per l’ambiente e per la qualità della vita nei nostri territori: gli abusi vanno abbattuti e non sanati”.
617 sono infatti i reati di abusivismo edilizio, 518 sono i reati di mare inquinato da smaltimento illecito di rifiuti, scarichi illegali e maladepurazione. Sono poi 262 i reati legati alla pesca illegale con 12.596 kg di prodotti ittici sequestrati, e infine 132 sono le violazioni del Codice della navigazione e nautica da diporto. I numeri del rapporto sono elaborati da Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto per il 2023.
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Abbandono scolastico, audizione presso la settima commissione del Senato
Il testo dell’audizione presso la 7° Commissione del Senato che si è tenuta il 9 maggio su contrasto a povertà educativa, abbandono e dispersione scolastica
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Premierato, oggi Meloni chiede le stesse cose che voleva ottenere D’Alema con la Bicamerale
Il tentativo del governo Meloni di superare l’assetto istituzionale attuale è solo l’ultimo in ordine di tempo (come spiega il professore Musacchio in un’interessante analisi pubblicata su Rec News), ma tanti ne sono stati fatti dalla cosiddetta Seconda Repubblica in poi. Farà riflettere senz’altro gli elettori di centrodestra come uno dei primi esponenti politici a volere un premierato sia stato l’ex leader della sinistra Massimo D’Alema, tesserato del PCI nel 1968 e tra i padri fondatori del Partito democratico della sinistra.
Sua l’idea – come molti ricorderanno – di instaurare nel 1997 una Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, formata da 70 parlamentari. L’obiettivo era sempre lo stesso, e cioè accentrare ancora più poteri nelle mani del presidente del Consiglio, chiamato – tra le altre cose – a nominare e revocare i ministri a suo piacimento. L’esito della Bicamerale fu tutt’altro che scontato: i democratici di sinistra di D’Alema votarono ovviamente a favore, mentre i berlusconiani – oggi incarnati da Tajani e più vicini al premierato – votarono assieme alla Lega Nord a favore del semipresidenzialismo, come testimonia un articolo dell’epoca (in basso).
“L’Unità” del 05/06/1997
I lavori della Commissione si interruppero bruscamente un anno dopo, nel 1998, perché i partiti non riuscirono a trovare una quadra e perché le manovre di palazzo risultavano incomprensibili per l’elettorato. Un copione che potrebbe ripetersi anche stavolta.
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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane
Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale