“Con l’idrossiclorochina curati politici, attori, cantanti e calciatori, ma è vietata alla gente comune”
L’ammissione del senatore Siri, che afferma: “Mi aspetterei da persone che sono state curate con questo farmaco di essere i testimonial e di poter dare a tutti la possibilità di conoscerlo e di potersi curare”
“Si è parlato spesso della tossicità dell’idrossiclorochina perché i protocolli con cui sono stati fatti gli studi prevedevano dosi elevatissime. Si parlava di 2000 mg, quando la dose del protocollo italiano è di 800 mg e il protocollo medio è di 500 mg. Tra l’altro è stato visto, stabilito e provato scientificamente che a basse dosi ha un’efficacia molto più elevata. Al di là del fatto che con l’idrossiclorochina sono state curate decine, centinaia, migliaia di persone che in questo momento stanno ostacolando. Sono stati curati politici, attori, cantanti, calciatori e vip di vario tipo”. E’ la recente ammissione che il senatore Armando Siri ha affidato ai social.
“Io mi aspetterei da persone che sono state curate con questo farmaco di essere i testimonial e di poter dare la possibilità a tutti di conoscerlo. E’ uno strumento in più che abbiamo per combattere questa malattia, possibilmente a casa, per evitare che le persone si riversino nei pronto soccorsi e negli ospedali mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale e quindi giustificando i Dpcm e i provvedimenti che vengono presi arbitrariamente dal presidente del consiglio dei ministri, qualche volta calpestando i nostri diritti costituzionali e creando una lacerazione nel nostro sistema costituzionale”, ha detto.
COVID
Se ne accorgono solo ora: il covid si cura anche con dei banali anti-infiammatori
Chi, come noi, lo diceva due anni fa era un “complottista” che pubblica “fake news”. Adesso, con appena 24 mesi di ritardo, l’Istituto Mario Negri ha svelato l’arcano: il covid si cura e tanto possono fare – per approcciarsi al virus – dei banali anti-infiammatori
Chi, come noi, lo diceva due anni fa era un “complottista” che pubblica “fake news”. Adesso, con appena 24 mesi di ritardo, l’Istituto Mario Negri ha svelato l’arcano: il covid si cura e tanto possono fare – per approcciarsi al virus – dei banali anti-infiammatori. Rec News ha iniziato a parlare di cure già all’inizio del 2020, quando pubblicava i documenti di studi resi noti all’estero e intervistava medici autorevoli che purtroppo non sono stati ascoltati da chi ricopriva ruoli decisionali.
Oggi gli scienziati e i virostar come Remuzzi, che ha preso parte allo studio del Mario Negri, giungono a questa conclusione dopo decine di migliaia di persone morte senza essere state curate al manifestarsi dei sintomi, dopo che soggetti con altre malattie sono stati lasciati fuori dagli ospedali e dopo che altri sono stati abbandonati a loro stessi anche quando dovevano sottoporsi a operazioni chirurgiche.
Senza contare i vaccinati, danneggiati o morti per colpa di un siero sperimentale cui si sono affidati senza remore, nella convinzione che non esistesse alternativa: questo hanno fatto credere i governi Conte e Draghi, questo ha fatto passare la stampa mainstream.
Scrive ora Ansa:
La terapia a base di antinfiammatori (in particolare non steroidei, i Fans), avviata all’inizio dei sintomi, riduce il rischio di ospedalizzazione per Covid dell’85-90% Dopo due anni e mezzo di pandemia la comunità scientifica concorda su un punto: a uccidere i malati è l’infiammazione (o flogosi), non il virus.
Ricapitolando: due anni di privazioni, mascherine, isteria, ipocondria, allarmismi ingiustificati, corse all’hub vaccinale, bambini usati come cavie e anziani immolati per un virus che, se il sistema immunitario non fa il suo lavoro, si può curare con delle bustine di anti-infiammatorio?
Possibile che nessuno si sia accorto prima – a virus, come si sostiene, “isolato” – che principi attivi conosciuti, in genere ben tollerati e presenti in tutte le case avrebbero potuto fare in modo che si evitasse la campagna di vaccinazione di massa, cioè la sperimentazione umana di un siero di cui si saprà di più solo nel 2023? Nessuno, dunque, che risponda per la baracca emergenziale messa in piedi, che non ha avuto eguali in Europa e forse nel mondo e che – ci dicono oggi gli scienziati tra le righe – si poteva evitare?
“Covid, gli antinfiammatori riducono le ospedalizzazioni del 90%” in Corriere della Sera del 26/08/22
“Covid: con antinfiammatori riduzione del 90% dei ricoveri” – in Ansa del 26/08/22
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
CURE COVID-19
Avviata la somministrazione della pillola approvata dall’AIFA che cura il covid. Dal 4 gennaio è a disposizione delle Regioni
Il principio attivo è il molnupiravir. Regione capofila è l’Umbria. La pasticca si aggiunge al remdesivir e all’idrossiclorochina, approvati, rispettivamente, da Ema e dal Consiglio di Stato
E’ stata avviata la somministrazione della pillola approvata dall’AIFA che cura il covid, che dal 4 gennaio è a disposizione delle Regioni. Il farmaco ha come principio attivo il molnupiravir. Regione capofila è l’Umbria. La prima prescrizione è stata fatta dalla dottoressa Daniela Francisci, direttrice del Reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Perugia. Il governo e la struttura del commissario Figliuolo, stando a quanto si apprende hanno provveduto a distribuire – in media – meno di cento scatole di farmaco a regione, mentre si continua a puntare tutto sulla campagna di vaccinazione e addirittura sull’obbligo vaccinale. Particolare attenzione si starebbe dedicando alle regioni commissariate, ma non è chiaro quale sia la motivazione scientifica alla base del criterio.
Il farmaco antivirale si aggiunge agli altri già a disposizione. Autorizzato dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) è il Remdesivir, mentre già a dicembre del 2020 il Consiglio di Stato aveva dato l’ok all’idrossiclorochina. L’Italia continua a essere fanalino di coda in fatto di cure contro il covid, risoluta com’è a rifiutarle e – addirittura – a non avviare un dibattito che apra all’esercizio di questo diritto da parte della popolazione. Questo sito è stato il primo – già a marzo del 2020 – a parlare delle cure che già ad inizio pandemia erano utilizzate con successo dalla Russia e dalla Cina. La cura del covid, in Italia, sembra invece essere questione prettamente elitaria. La presenza di cure è comunque menzionata negli stessi moduli di consenso informato che i vaccinandi sono chiamati – se ritengono – a firmare.
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
CURE COVID-19
Covid-19, le cure esistono anche per il ministero della Salute. L’ammissione nei moduli di consenso informato
Il dettaglio che fino a questo momento è stato trascurato dai media mainstream e con buone possibilità da chi accetta il rischio di subire le reazioni avverse altrettanto indicate nelle liberatorie. Tutto per evitare un virus che si può gestire con le terapie
Nei moduli di consenso informato alla vaccinazione covid-19 – quelli che fanno sì che la persona dia il suo ok alla somministrazione volontaria dei preparati sperimentali – si fa esplicito riferimento alle cure. Un particolare che fino a questo momento è stato trascurato dai media mainstream e con buone possibilità da chi accetta il rischio di subire le reazioni avverse altrettanto indicate nelle liberatorie. Tutto per evitare un virus che – ammette tra le righe lo stesso ministero della Salute – si può eventualmente gestire con le terapie.
“Ho compreso i benefici ed i rischi della vaccinazione, le modalità e le alternative terapeutiche“: questa è una delle frasi dei prestampati che i vaccinatori invitano a firmare. E’ presente nei moduli regionali, in quelli più datati e anche negli aggiornamenti di questo mese (in basso, il modulo di consenso aggiornato al 17 giugno del ministero della Salute per la somministrazione di Vaxzevria, standardizzato anche per gli altri preparati sperimentali).
COVID
Covid, la stagione di cure si apre (finalmente) anche in Italia. Il Consiglio di Stato dà l’ok all’idrossiclorochina
La vittoria di quanti sostengono che il Covid è una malattia come tante che si può curare è arrivata oggi. Sono passati mesi dalle rimostranze di medici, isolati esponenti politici e della società civile, ma alla fine l’ordinanza in grado di fare la differenza (e di salvare vite) è arrivata
In Italia la vittoria di quanti sostengono che il Covid è una malattia come tante che si può curare è arrivata solo oggi. Sono passati mesi dalle rimostranze di molti medici, di alcuni isolati esponenti politici, della società civile, ma alla fine l’ordinanza in grado di fare la differenza (e di salvare vite) è arrivata. L’ha scritta la III sezione del Consiglio di Stato, che “ha accolto – scrive Italia Oggi – il ricorso di un gruppo di medici di base e ha sospeso la nota del 22 luglio 2020 di Aifa che vietava la prescrizione off label dell`idrossiclorochina per la lotta al Covid 19″.
La testata riporta anche le motivazioni: “La perdurante incertezza circa l’efficacia terapeutica dell’idrossiclorochina, ammessa dalla stessa AIFA a giustificazione dell’ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati – scrive il Consiglio di Stato – non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l’irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale da parte dei medici curanti (…). La scelta se utilizzare o meno il farmaco, in una situazione di dubbio e di contrasto nella comunità scientifica, sulla base di dati clinici non univoci, circa la sua efficacia nel solo stadio iniziale della malattia, deve essere dunque rimessa all’autonomia decisionale e alla responsabilità del singolo medico (…) in scienza e coscienza”.