Caso Gilardi, chi sono i sette rinviati a giudizio per circonvenzione di incapace
Sette tra marocchini e tunisini, tra cui due fratelli e due irreperibili. Sono i rinviati a giudizio nell’ambito del procedimento che riguarda il 90enne di Airuno che si è trovato suo malgrado al centro di una controversa vicenda
Sette tra marocchini e tunisini, tra cui due fratelli e due irreperibili. Sono i rinviati a giudizio nell’ambito del procedimento che riguarda Carlo Gilardi, il 90enne di Airuno che si è trovato suo malgrado al centro di una controversa vicenda. Ne dà notizia Merate Online, che rileva “una tale sproporzione tra le donazioni fatte da Carlo Gilardi ai sette soggetti per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio e tutti coloro che nel tempo hanno beneficiato della sua generosità, da non capire come mai nel fascicolo siano finite appunto solo sette persone”.
Della generosità del professore di Airuno – effettivamente – si sono serviti diversi soggetti, a cominciare da enti come il Comune che nei suoi riguardi negli anni passati ha disposto espropri di terreni della famiglia Gilardi. La Procura, tuttavia, ha deciso di concentrarsi solo sui sette di origini straniere: si sarebbero serviti delle abitazioni dell’anziano e ne avrebbero chiesto a più riprese i soldi, arrivando a mettere l’anziano “sotto pressione”. “Il nocciolo della questione è capire se l’anziano (…) fosse pienamente consapevole e convinto delle donazioni”, si legge sulla testata del Meratese.
CASO GILARDI
Gli sviluppi sul caso di Carlo Gilardi, l’anziano sfruttato di Airuno
Condanna per l’ex badante, mentre il CSM ha aperto una nuova pratica collegata alla vicenda che gravita attorno al professore in pensione
Ci siamo lungamente occupati di Carlo Gilardi, l’anziano sfruttato di Airuno che molti ricorderanno. Abbiamo raccontato in esclusiva del terreno espropriato dal Comune lecchese ai tempi della passata amministrazione, nonché degli approfittatori che facevano incetta di “donazioni” senza curarsi del fatto che Gilardi vivesse in condizioni limite, senza l’aiuto pratico di alcuno. Anzi. Una storia intricata, dove nulla è come sembra, soprattutto quando a falsare tutto ci pensa la macchina della disinformazione mainstream.
In questo contesto si inseriscono le due vicende giudiziarie che corrono su binari paralleli. La prima riguarda Brahim El Mazoury, l’ex badante di Gilardi condannato a un anno e 8 mesi per circonvenzione di incapace e alla restituzione di 18mila euro, oltre che accusato di diffamazione dall’avvocato Elena Barra. L’avevamo intervistata in esclusiva in un momento in cui era demonizzata da un’opinione pubblica disposta a sentire suonare solo una campana. E’ apparsa disponibile e coerente, e ha spiegato i motivi che hanno portato alla decisione del trasferimento dell’anziano presso l’Airoldi e Muzzi di Lecco, struttura confortevole e molto attiva sul fronte delle iniziative volte al coinvolgimento dei suoi ospiti. Rec News, dunque, firmando articoli discordanti rispetto a quanto fatto trapelare dai partiti, dai comitati e dalle trasmissioni, ci ha visto giusto.
Presso l’Airoldi e Muzzi, stando a quanto si apprende, Carlo Gilardi è confortato dalla compagnia degli altri anziani, che allieta – professore in pensione – con la lettura dei quotidiani e dei libri, così donando parte del suo vasto sapere. Non mancherebbero neppure l’interazione – svolta con l’ausilio di strumenti digitali – con dei gruppi di studenti. Non si sa tuttavia nulla su quanto durerà la permanenza presso la residenza per anziani, perché molto è connesso alla conclusione delle vicende giudiziarie. Un’altra è stata inaugurata dal CSM, che si è concentrata su alcuni contributi televisivi che avrebbero restituito un quadro distorto sulla condizione passata e attuale dell’anziano.
CASO GILARDI
Caso Gilardi, a giorni l’udienza per i sette accusati di circonvenzione di incapace
Agli interessati viene contestata l’occupazione e l’utilizzo di immobili di proprietà del 90enne, oltre che l’acquisizione di somme cospicue di denaro
Il prossimo 20 luglio alle 9 Brahim El Mazoury e altri sei compariranno davanti al Tribunale di Lecco. Sono accusati di circonvenzione di incapace ai danni di Carlo Gilardi, il 90enne di Airuno attualmente ospitato presso l’Istituto Riuniti Airoldi e Muzzi. Secondo il pubblico ministero Andrea Figoni, i sette imputati “al fine di procurarsi un ingiusto profitto, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e in concorso tra loro, abusando delle compromesse capacità critiche e dell’indebolimento di quelle volitive di Gilardi, lo avrebbero indotto a compiere atti per lui produttivi di effetti dannosi”. Nella fattispecie agli interessati viene contestata l’occupazione e l’utilizzo di immobili di proprietà del signor Gilardi, oltre che l’acquisizione di somme cospicue di denaro.
La vicenda sommersa
E’ solo una parte della vicenda sommersa che ha riguardato Carlo Gilardi. Non ci sono infatti solo le pressioni per fare tornare l’anziano ad Airuno e le palle al balzo raccolte dalla politica a caratterizzare questa storia multiforme. Gilardi – come ha documentato Rec News in più di un’occasione – da uomo generoso sembra essere stato bersaglio prediletto di diversi soggetti. Il limone da spremere, per molti, e non solo per chi oggi si trova a processo. Dai terreni espropriati dal Comune all’abitazione ai limiti in cui viveva pur mantenendo mezza Airuno, non c’era pace per l’anziano ex professore. Anche se quella parte di mainstream vicina ad alcuni imputati si impegna a far passare l’idea dell’idillio naturalistico e della vita francescana. E’ davvero così? Lo dirà il tempo e lo chiariranno le vicende legali, ma quel che è certo è che il signor Carlo – benestante e di buona famiglia – era ormai confinato in una casa fatiscente, e certo non per colpa sua. L’indignazione di massa, però, è tutta concentrata sulla struttura che lo sta ospitando e su chi si sta occupando direttamente di questa fase transitoria e delicata.
Le domande dei lettori
Da quando Rec News ha iniziato ad occuparsi della vicenda sommersa (quella di cui nessuno – tuttora – vuole dare conto) del professor Carlo Gilardi, abbiamo ricevuto diverse mail da parte dei lettori. Alcune esprimevano preoccupazione per la salute e le condizioni psicologiche di un uomo che è diventato – suo malgrado – il beniamino di molti, il “nonno d’Italia”, come lo ha definito qualcuno sui social. Altri lettori ci hanno inviato delle recensioni da recapitare e perfino dei disegni, con l’intento di esprimere vicinanza all’anziano che è lontano dal suo paese. Alcuni ci hanno chiesto il perché del nostro “silenzio”, dopo che avevamo documentato pezzo dopo pezzo tutto quello che il mainstream stava ignorando (e tuttora ignora). C’è anzitutto da dire che la catena di solidarietà per il professor Gilardi (quella vera e spontanea – non costruita – costruttiva e lontana dai toni di odio e di disprezzo) è quanto di più bello si potesse creare. Ma in questi mesi abbiamo tentato di tutelare – nel nostro piccolo e mentre il clamore non cessava – il desiderio del signor Carlo di stare lontano dai riflettori, soprattutto dopo la richiesta ufficiale che è giunta per tramite del suo amministratore di sostegno, l’avvocato Elena Barra. Questo sito fino a questo momento ha dunque semplicemente rispettato la volontà del signor Carlo di non essere sovra-esposto, come lo è stato nel corso delle campagne “solidali” condotte dalla politica. Dal canto nostro, ovviamente, continuiamo a seguire la vicenda da dietro le quinte, senza saltare gli aggiornamenti necessari come questo.
Come sta Carlo Gilardi
Sono molte le persone che aspettano il ritorno a casa del signor Gilardi, anche perché le campagne politiche e quelle informative parziali hanno contribuito a creare l’idea di un clima di detenzione che l’anziano starebbe vivendo. In queste settimane è invece trapelata l’immagine di un uomo coinvolto in diverse iniziative che starebbero rendendo la permanenza presso l’Airoldi e Muzzi tutt’altro che insostenibile. Il signor Carlo sarebbe stato avviato alla cura di un giardino – attività che apprezza molto – e sarebbe periodicamente impegnato in colloqui a distanza con studenti, a cui può trasmettere, quale ex professore, tutte il suo sapere. Sarebbe inoltre impegnato nella lettura dei quotidiani per gli altri ospiti della struttura, altra attività che lo terrebbe impegnato e di buon umore. Per quanto sia difficile confermare queste dichiarazioni, non c’è per il momento motivo di trattarle con diffidenza, tanto più che la struttura ospitante – a prescindere dalla vicenda del signor Gilardi – è nota per le iniziative periodiche in cui vengono coinvolti gli anziani. Dall’amministrazione di sostegno, d’altra parte, il ritorno a casa dell’anziano viene per il momento considerato “impraticabile”, perché l’abitazione sarebbe ora indebitamente occupata da alcuni degli imputati di circonvenzione di incapace, senza che ci sia – per il momento – un provvedimento di sgombero.
CASO GILARDI
Carlo Gilardi, conto alla rovescia per il professore di Airuno
E’ prevista per il 22 dicembre l’udienza che deciderà dove il 90enne di Airuno trascorrerà le prossime settimane
E’ prevista per il 22 dicembre l’udienza che deciderà dove Carlo Gilardi – professore in pensione di Airuno che si è trovato suo malgrado al centro di una spiacevole vicenda – trascorrerà le prossime settimane. Intanto, il giudice tutelare Marta Paganini si è recata presso la casa di riposo di Lecco Airoldi e Muzzi, dove il professore è ospitato da novembre e dove stando a quanto riferito dalla stampa locale ha avuto luogo un lungo colloquio.
Si avvicina Natale, e con esso la voglia della società civile e presumibilmente dello stesso Gilardi di fare ritorno alla sua Airuno, ma per farlo – avevano riferito dal Tribunale di Lecco – è necessario che vengano sgomberate le abitazioni della famiglia Gilardi occupate e fatte figurare come “donate”, oltre che vengano garantite misure di sicurezza sociale per l’ex professore 90enne. Le autorità, infatti, ipotizzano un delicato caso di circonvenzione di incapace, in cui sarebbero coinvolte almeno sette persone.
La Procura ipotizza anche minacce provenienti da chi si era avvininato all’anziano
Per quanto lucido e presente a sé stesso, diversi tra conoscenti e “amici” avrebbero approfittato della bontà di Gilardi, appropriandosi di case, soldi e perfino terreni (mentre altri suoi terreni venivano espropriati dal Comune di Airuno ai tempi della passata amministrazione) il tutto abilmente schermato dietro la generosità del professore che non a caso viene spesso indicato come un “benefattore”. Di certo un cuore grande il suo, che però per qualcuno sarebbe stato pretesto per intavolare azioni di disturbo e violenza, tanto che la Procura di Lecco ha ipotizzato addirittura “minacce” a danno dell’anziano. Nel frattempo – hanno documentato Le Iene nel corso dell’ultimo contributo sulla vicenda, i conti di Gilardi erano sempre più in rosso.
La casa abbandonata dal punto di vista igienico-sanitario. Altro che “rifare il letto e togliere la polvere”
E’ così che “Carluccio” – come lo chiamano in paese – si è ritrovato a vivere in una casa lasciata a sé stessa da anni che nessuno ha pensato di rendere vivibile dal punto di vista igienico-sanitario, e la colpa non è certo dell’anziano signore che – dice chi lo conosce – ha tentato di vivere al meglio facendo tutto quello che era nelle possibilità di un 90enne. Paradossalmente il caso di completo abbandono igienico-sanitario (altro che “togliere la polvere e rifare il letto”) aveva luogo mentre altri occupavano diverse abitazioni del professore, e mentre i parenti alla lontana – delle due l’una – o non erano al corrente o lasciavano correre.
L’ordine di tutela e protezione emesso dal Tribunale
E la casa – al contrario di quanto si vorrebbe far credere – ha ruolo abbastanza preponderante rispetto alla vicenda. Per il signor Gilardi – trascurato e inserito in un contesto invivibile dal punto di vista fisico e – dice il Tribunale – anche da quello umano a causa del rischio di frequentare persone in grado di danneggiarlo – è stato disposto un ordine di tutela e protezione, e le cure necessarie a ristabilirne condizioni di salute ottimali. Costretto a vivere nel degrado (per quanto ci si sforzi di far passare l’idea della sua felicità nell’essero inserito in un contesto “di campagna”) a mancare erano anzitutto le condizioni in grado di garantirgli salute e dignità.
Il “progetto di libertà”
Una parentesi triste che sembra stia per finire: il Tribunale di Lecco ha infatti a più riprese assicurato che saranno garantite condizioni di vita ottimali al professore in pensione, mentre l’amministratrice di sostegno Elena Barra ha parlato di un “progetto di libertà” in grado di restituire al signor Gilardi una vita tranquilla e tutelata. Potrebbe avvenire prima del previsto: si saprà di più – come accennato – dopodomani.
CASO GILARDI
“Carlo vuole vivere da povero”, la strana frase che ricorre in chi ha avuto aiuto dal professore di Airuno
Il signor Gilardi sarebbe l’unica persona al mondo contenta di non poter disporre di nulla di suo, l’unico del pianeta entusiasta di vivere in una casa fatiscente per colpa di chi non l’ha aiutato con gesti d’attenzione. Un uomo da spremere come un limone, nell’ipocrisia generale. E invece no
“Carlo vuole vivere da povero”. “Carlo vuole essere povero”, “vuole fare una vita umile”. “Carlo vuole solo stare con i suoi animali”, oppure “Carlo è contento solo se dà qualcosa agli altri”. Sono le frasi che ricorrono in molti che gravitavano attorno a Carlo Gilardi, il professore 90enne di Airuno per il quale il Tribunale di Lecco ha disposto un ordine di protezione. Proprio per esaudire il provvedimento, l’uomo attualmente è ospite dell’Airoldi e Muzzi, casa di riposo che si trova a Lecco. Sette, i rinviati per circonvenzione di incapace: avrebbero approfittato della bontà del professore, che mentre si trovava a dover elargire a destra e a manca terreni, abitazioni e chi più ne ha più ne metta, viveva in una casa diventata a dir poco spartana, in cui nessuno si era sentito in dovere di rimboccarsi le maniche.
Neppure chi ora si affanna a gridare in direzione di un rientro che deve avvenire dopo determinate condizioni. Anzitutto, il ripristino dell’abitazione in cui si trovava di recente prima di trasferirsi nella casa antistante i boschi di Airuno (anche quella a quanto pare è sua, altro che ospitalità); secondo ma non ultimo, lo sgombero delle case di Gilardi che sarebbero occupate da terzi. Questo si apprende dalla stampa locale, e questo sarebbe trapelato da chi ha voce in capitolo sulla vicenda. Non si sa se tra chi sarà costretto a levare le tende ci siano i rinviati a giudizio né – al di là di Brahim – è dato ancora sapere i nomi di chi secondo la Procura è coinvolto nella vicenda. Quel che è certo è che la strana frase del “Carlo povero” continua a provenire da chi a Gilardi è stato vicino, da ex amministratori, da alcuni airunesi, da chi prepara striscioni e perfino da chi sta davanti alle telecamere. Una frase comoda, non c’è che dire, che permette di chiudere gli occhi, di costruirsi una realtà su misura e – perfino – di ignorare la vicenda giudiziaria, che pare che qualcuno abbia interesse a far passare in secondo piano.
Il signor Gilardi sarebbe (per loro) l’unica persona al mondo contenta di non poter disporre di nulla di suo (ma allora perché chiedeva ai suoi tutori di poter accedere al suo patrimonio?), l’unico del pianeta entusiasta di vivere in una casa fatiscente per colpa di chi non l’ha aiutato e certo non per causa sua, un uomo da spremere come un limone perché “a Carluccio va bene così”. E invece no. Il professor Gilardi ha – come tutti – diritto alla vita dignitosa che peraltro si è ampiamente meritato. Chi dice di volergli bene, dovrebbe riflettere su questo più che sui propri egoismi.
Che tutto non andasse a meraviglia, che la vita del signor Carlo negli ultimi tempi non fosse tutta rose e fiori, lo testimoniava del resto anche la lettera scritta a gennaio. Un disappunto velato, composto, un sommesso grido d’aiuto che nessuno ha compreso: proprio quelli che oggi hanno la lacrima facile, forse, allora erano troppo impegnati a guardare a sé stessi e a quanto ottenuto. “Qui sono a casa mia e non devo dire grazie a nessuno”, dice Gilardi dopo che si trasferisce “da Brahim”, ma in realtà da sé stesso. Un fatto debitamente ignorato (assieme agli espropri e alle condizioni limite in cui viveva) che, da solo, dice più di mille servizi tagliati e montati ad arte.