L’alternativa Made in Italy al fast food industriale arriva dal Sud. E conquista anche la Capitale
L’attenzione quasi maniacale per la qualità dei prodotti, la tradizione e gli ingredienti “veri” dichiarano guerra ai surgelati e agli hamburger in stile “mac”
Arriva dalla Calabria – e in particolare dalla provincia di Cosenza – l’alternativa al fast food industriale e di massa. Si chiama Mi’ndujo e, se il nome può suonare particolare, quello che convince è l’idea e il modo di gestirla secondo i criteri dell’alta ristorazione, cioè con un’attenzione quasi maniacale per la qualità dei prodotti. Sono le tradizioni e gli ingredienti “veri” che dichiarano guerra ai surgelati, agli hamburger in stile “mac” dove la carne non mantiene i suoi pregi o è frutto di lavorazioni che non giovano certo alla salute.
Mi’ndujo ribalta l’idea del cibo veloce standardizzato, tutto uguale e piatto, puntando tutto sugli ingredienti a filiera corta. Dai formaggi pre-silani alla cipolla di Tropea, dalla carne locale (non importata da chissà dove) al pane italiano come si faceva una volta, con 24 ore di lavorazione e la cottura su pietra. Tutte cose che non ci si aspetta di trovare in un fast-food, ma che invece ci possono essere. Se funziona? Sono gli stessi numeri del franchising calabrese a parlare: dopo le tre aperture della provincia di Cosenza, la catena è sbarcata anche nella Capitale con due locali, guadagnandosi per di più un posto nell’ultima edizione della guida dei 600 indirizzi di street food da non perdere del Gambero Rosso.
Altra particolarità è l’utilizzo della tecnologia per migliorare l’esperienza di consumazione del cliente. Niente di invasivo, solo un piccolo telecomando (in alto) che per mezzo di un led e di una vibrazione avverte gli avventori del fatto che il proprio ordine è pronto. Fine delle file che si vedono spesso nei fast food: come promette il frinchising ci si può sedere e rilassarsi nell’attesa, per poi prendere, in tempi più che ragionevoli senza attese infinite, il panino (anche in formato menu con bibita e originali patatite spesse) o i dolci.
Abbiamo provato questa paninoteca nella formula della consumazione sul posto, perché l’asporto rischia di vanificare i pregi della cottura su pietra. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalle patatine: fette a nuvola anziché le classiche listelle, croccanti fuori e morbide dentro. Del panino colpisce la sintonia di sapori e gli ingredienti che si distinguono, cosa che in un fast-food non avviene praticamente mai. Del Sud il frinchising calabrese porta con sé anche il calore: personale molto gentile e accogliente, per di più qualificato.
FOOD & WINE
Al Bicerin l’Epifania all’insegna della tradizione
E’ in arrivo un’Epifania d’eccezione al Caffè Al Bicerin che, proseguendo una vecchia tradizione a chiusura delle festività natalizie, sabato 6 gennaio 2024, a partire dalle ore 15.00, offrirà alla cittadinanza un gianduiotto gigante da 5 chili. Saranno anche presenti le maschere Gianduja e Giacometta della Famija Turinèisa.
Un’iniziativa che chiude simbolicamente i festeggiamenti, svoltisi negli ultimi mesi del 2023, per i 260 anni di attività. Un traguardo straordinario per il locale, affacciato su Piazza della Consolata, di fronte al Santuario, che conserva intatto il suo fascino con un’atmosfera ed un’accoglienza tipica delle cioccolaterie ottocentesche.
La storica bevanda torinese, composta da cioccolata, caffè e crema di latte, è nata proprio in questo caffè che, da allora, ne porta il nome e ne conserva gelosamente la ricetta originale, tramandata di generazione in generazione in grande riservatezza.
Al Bicerin nella sua lunga storia è stato punto di riferimento di grandi personalità provenienti dal mondo della cultura e non solo. Il locale è stato trasformato spesso in set cinematografico per molte produzioni nazionali e internazionali ed è stato protagonista di un’importante pagina della narrativa italiana.
Un mondo intatto, preservato con grande cura grazie a Maritè Costa, prematuramente scomparsa nel 2015, che ha sviluppato un minuzioso lavoro di archeologia del cioccolato avviando anche un’importante opera di restauro delle strutture e degli arredi originali. Da sempre in mani femminili, oggi il Caffè Al Bicerin è gestito, nel segno della continuità, dalla famiglia di Maritè Costa che, in quasi mezzo secolo di gestione, si è impegnata perché il suo valore venisse riconosciuto a livello nazionale e internazionale.
Anche per il 2024 la Guida dei Bar d’Italia del Gambero Rosso ha attribuito al Caffè il prestigioso punteggio di “3 tazzine e 2 chicchi”. Il riconoscimento è l’ultimo di una lunga serie di premi come il Diploma d’onore dei Caffè Storici Europei del 2004, il premio del Gambero Rosso che nella prima edizione della Guida ai Bar, nominò nel 2001 il Caffè Al Bicerin come Miglior bar d’Italia del 2000 e il più recente Premio Bogianen, il riconoscimento con cui il centro congressi della Camera di Commercio “Torino incontra” premia i piemontesi che più si sono distinti nella vita o nella carriera, attribuito a Maritè Costa nel 2013.
Al Bicerin oltre alla cioccolata in tutte le sue declinazioni (bicerin, cioccolata in tazza, giandujotti, cioccolatini, tavolette, toast al cioccolato, crema gianduja, etc.) ci si può perdere tra tre tipi di zabaione, torte tradizionali, la Torta Bicerin e molte altre prelibatezze. Un patrimonio di gusto e arte cioccolatiera tramandata nel rispetto della tradizione ma con un occhio attento all’innovazione. I prodotti dello storico caffè, infatti, sono disponibili anche nel negozio online; un ricco catalogo permette di acquistare le pregiate cioccolate insieme ad una selezione di prodotti tipici piemontesi di qualità.
FOOD & WINE
Al via Fast Food Gourmet, undici weekend all’insegna di convivialità, spettacoli e buon cibo
Decolla la fiera mercato dedicata ai grandi cibi e allo spettacolo, taglio del nastro nel week end dal 20 al 22 ottobre. Il progetto è ambizioso: 5000 metri quadri di eventi, un format televisivo per il miglior food truck, spettacoli musicali, artisti e shop di prodotti bio
Undici week end, altrettante battaglie enogastronomiche e una spazio di archeologia industriale che prende vita come una fiera mercato, dedicata all’enogastronomia, agli spettacoli e alla musica. Il prossimo 20 ottobre taglio del nastro per “Fast Food Gourmet”. Il progetto nasce all’interno del percorso di riqualificazione dell’area ex Pagnossin di Treviso: è stato fondamentale ripensare le funzionalità e le potenzialità dei singoli edifici. Lo spazio di fiera e mercato si svilupperà su 5.000 metri quadri, che saranno allestiti in diversi spazi e location dedicate all’enogastronomia, agli show, al relax. Ci sarà anche un’area per ospitare i cani.
Nel primo week end, quello inaugurale dal 20 al 22 ottobre, i protagonisti saranno i migliori food truck europei, alcuni dei quali hanno appena partecipato all’European Street Food Award che si è svolta in Germania. Attesi truck anche dall’estero e in particolare da Finlandia, Svezia, Austria, Germania e Spagna. I migliori otto food truck saranno scelti per ogni week end. Ognuno di loro proporrà la propria specialità, con l’obiettivo di vincere la Fast Food Battle. La decisione sul vincitore arriverà da un doppio di giudizio. Il venerdì e il sabato i clienti voteranno su apposite schede la migliore specialità, al sabato notte vengono scelti i tre più votati.
Inizia questo punto un nuovo format, dedicato ai tre chef che parteciperanno, la domenica pomeriggio, alla finalissima della Fast Food Battle, dalla quale emergerà un solo vincitore attraverso un format innovativo. Ci saranno tre cucine affiancate, come quelle che si vedono nei format televisivi, con un presentatore che guiderà la giuria di specialisti. La Battle sarà registrata e diventerà un programma televisivo in prima serata.
E se questo sarà lo show, per il resto gli spettatori si troveranno di fronte una sorta di parco divertimenti del food. All’interno dell’evento saranno presenti infatti aziende agricole e bio, aree divertimento per i più piccoli, vinili, libri, mercatino delle pulci e mercatini di artigianato.
Ma anche il villaggio dei cani, un’area interamente dedicata agli animali domestici con erba vera, giochi, ciotoline con crocchette e acqua e cucce, il tutto sotto la sorveglianza di dog sitter.
Sono stati scritturati e si esibiranno oltre 100 artisti provenienti da tutta Europa, chiamati a mostrare le loro abilità nei prossimi week end. Ci sarà anche un’area dedicata ai giovani aperta tutti i giorni con pista e pedane per skate e BMX freestyle, writers, urban style e la possibilità di imparare le ultime tecnologie in fatto di consolle grazie alla presenza di DJ professionisti.
FOOD & WINE
Industria alimentare, ok
a emendamento contro nomi ingannevoli
“Non troveremo più sugli scaffali dei nostri supermercati etichette con nomi come “bistecca” di soia o di tofu, “hamburger” veg, “mortadella” vegana o altri”. Lo affermano i senatori della Lega Gian Marco Centinaio e Giorgia Maria Bergesio, firmatari di un emendamento al DL sugli alimenti e mangimi sintetici approvato dalla IX Commissione di Palazzo Madama.
Con la modifica si vieta l’utilizzo di nomi che fanno riferimento alla carne e ai suoi derivati per prodotti trasformati che invece contengono esclusivamente proteine vegetali. “Si tratta di denominazioni che ingannano i consumatori, che possono convincersi di acquistare prodotti che contengono anche proteine di origine animale, quando invece non è così. Con l’approvazione del nostro emendamento assicuriamo il diritto a un’informazione corretta dei cittadini per tutelare la loro salute e i loro interessi”.
“Riconosciamo – proseguono gli interessati – e difendiamo anche il valore culturale, socio-economico e ambientale dei nostri prodotti zootecnici e delle imprese produttrici. Siamo convinti infatti che chi vende prodotti con etichette ambigue compia una concorrenza sleale. Anche per questo, con la nuova norma rischierà pesanti sanzioni”.
Il vicepresidente del Senato e il senatore auspicano infine “che il testo arrivi presto in aula a Palazzo Madama, per poi completare il proprio iter alla Camera”. La corretta informazione sulla composizione degli alimenti è, chiariscono i firmatari dell’emendamento, “fondamentale per tutelare consumatori e imprese, sia quando si tratta di smascherare allarmi infondati come il Nutriscore e le etichette irlandesi sul vino, sia quando bisogna distinguere prodotti originali da copie più o meno ingannevoli”.
FOOD & WINE
San Valentino, dal Giappone la tradizione dolce con protagonista il cioccolato
La festa di San Valentino (バレンタインデー) è molto popolare in Giappone, dove ha assunto alcune sfumature particolari rispetto al resto del mondo. Tutto ruota attorno al regalo di cioccolata, solo che a differenza di quanto avviene in Europa a donare questo dolce sono solo le ragazze o le donne. Il dono legato a questa festa nella concezione nipponica non riguarda però solo il moroso, ma anche altre persone con cui non ricorre un legame sentimentale. Vi sono infatti tre tipi di cioccolata, che celebrano altrettanti legami amicizia o di stima. Per esempio:
– la giri-choko (義理チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe “cioccolata dell’obbligo”. Spesso questa cioccolata viene regalata a persone come i propri compagni di classe o i colleghi di lavoro;
– la tomo-choko (友チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe “cioccolata dell’amico”, che è un regalo fatto agli amici più stretti;
– la honmei-choko (本命チョコ), la cui traduzione letterale sarebbe “cioccolata del prediletto”, che viene regalata alla persona che si ama. Questa cioccolata viene preferibilmente preparata in casa con le proprie mani, e confezionata con cura.
Esattamente un mese dopo San Valentino, il 14 marzo, si celebra il White Day (ホワイトデー), una ricorrenza collegata a San Valentino. Durante questa giornata, i ragazzi che hanno ricevuto della cioccolata in regalo da una ragazza un mese prima per San Valentino, ricambiano regalando loro della cioccolata bianca (da cui il nome “white day”).
C’è poi la trovata un po’ commerciale del Ruby Chocolate, il cioccolato rosa (nella foto) spesso pubblicizzato come il cioccolato del San Valentino giapponese, anche se in realtà questo tipo di dolce non è il protagonista assoluto delle festività orientali.
Era ora.E’stata una moda autolesionista.Ho mangiato una volta sola a un Wimpy di Londra nel 1968 e a un Mc di Albuquerque New Mexico.Una roba infame un ambiente ascettico con lo stesso odore indescrivibile in tutto il pianeta.Aveva ragione Alberto Sordi : mi avete provocato e io vi distruggo riferendosi a un bel piatto di spaghetti dopo aver buttato nel cestino la porcheria am esclamando ‘mazza’ che sozzeria.Il miglior cibo lo abbiamo noi.