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Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo, molto spazio sarà riservato a Vittorio Colao. La riservatezza del manager dai mille incarichi non deve forviare: magari parlerà poco, ma il compito che gli è stato affidato è di fare tanto, cioè di mettere al servizio della causa il suo stakanovismo, lo stesso che gli ha permesso di confrontarsi con personaggi controversi come i reali d’Inghilterra (alla Regina Elisabetta in visita al quartier generale della Vodafone regalò una scultura a forma di cavallo). Il suo ruolo, per i fautori delle agende, deve essere necessariamente cruciale. Lo ammette anche La Stampa, che ravvisa nella banda larga, nella rete unica e nella scuola i tre temi su cui il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale si concentrerà in via prevalente. I tre settori sono iper-connessi con il 5G, la tecnologia di quinta generazione.

La partita dei lockdown si gioca tutta su questo terreno, lo scrivevamo un anno fa: ridurre all’isolamento domestico non serve ad altro che a creare delle nuove necessità, che devono coincidere con l’avvento della tecnologia di quinta generazione. Tradotto: se ci si incontra, si passa del tempo all’aperto, si va a scuola, si compra nei negozi, il 5G non ha tutti questi vantaggi concreti (semmai, di concreto ci sono i rischi). Non diventa vitale, necessario. Se tutti stanno “a casa”, si crea invece quel sovraccarico funzionale e propedeutico al potenziamento della rete, quel fattore scatenante che trasformerà il 5G da superfluo a – appunto – irrinunciabile.

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Vaccinati e iper-connessi, il piano del governo per le Isole minori

Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. Poi l’azione dei preparati sperimentali “anti-covid”. Come potrebbero cambiare le mete marine ambite dai vacanzieri

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Vaccinati e iper-connessi, il piano del governo per le Isole minori | Rec News dir. Zaira Bartucca

Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. E’ una delle facce del “BUL”, il piano per la Banda ultra larga promosso dal ministero per l’Innovazione e dal comitato interministeriale di cui abbiamo parlato negli scorsi giorni, che è già alla seconda riunione. Nel 2020 il bando “Progetti integrati innovativi per le isole minori non interconnesse” destinava allo scopo i primi dieci milioni, a cui si andranno ad aggiungere – fa sapere il ministero dell’Innovazione – fette del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un secondo bando targato Infratel Italia, inoltre, è in arrivo questo mese, e servirà ad individuare i soggetti realizzatori.

Cavi ottici sottomarini porteranno il 5G, ma come reagirà l’ecosistema?

Negli ultimi tempi c’è molto interesse per le Isole Minori. Mete ambite dei vacanzieri, i luoghi di pace, divertimento, natura e relax potrebbero presto cambiare volto. Il governo li vede infatti come la culla sperimentale per l’applicazione estesa del 5G, oltre che come l’incubatore di tutta una serie di servizi digitali che secondo i propositi dovrebbero “migliorare la qualità della vita” degli ospiti e dei residenti. Sarà davvero così? E che effetto avrà sull’ecosistema circostante la messa in posa di cavi ottici? Come reagirà, in altre parole, l’ambiente marino, con i suoi pesci, le alghe e tutti i micro-organismi che popolano i litorali? Il sentire comune è diviso tra chi è entusiasmato dalle possibili novità e chi, al contrario, è preoccupato per l’impatto ambientale. Proprio in un momento in cui si parla tanto di rispetto per l’ambiente.

La possibile interazione tra il 5G e i preparati sperimentali “anti-covid”

Non sono gli unici stravolgimenti con cui isolani e vacanzieri dovranno fare i conti. Lo scorso 7 maggio è iniziata infatti la campagna vaccinale di massa delle Isole minori, con Capraia e le Eolie come capofila. Poi è arrivata l’adesione massiccia dell’arcipelago campano, complice l’azione di Vincenzo De Luca, il governatore che lo scorso anno si appellava all’utilizzo del “lanciafiamme” contro chi voleva partecipare a feste e cerimonie. Oggi la visita del commissario straordinario Figliuolo all’Isola del Giglio, e la notizia della conclusione del piano vaccinale – prima e seconda dose – per questi territori. Il piano, dunque, è al 50%. Non restano che le onde, ma che succederà se la scienza dovesse confermare l’interazione con i preparati sperimentali “anti-covid”?

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Il governo ombra Colao-Cartabia, i due tecnici prima quotati per la premiership

Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano…

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Il governo ombra Colao-Cartabia, i due tecnici prima quotati per la premiership | Rec News direttore Zaira Bartucca

Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano Marta Cartabia e Vittorio Colao. Alla prima (giurista provax apertamente schierata a favore della controversa obbligatorietà vaccinale) è andata la delega alla Giustizia, al secondo – alfiere del 5G – quella all’Innovazione.

Ex manager di Vodafone, Colao vanta incarichi nell’ambito di Verizon Communication Inc., (l’azienda che fornì dati personali degli utenti alla NSA per lo spionaggio di massa raccontato da Snowden) Unilever e General Atlantic, la società di private equity che ha investito assieme alla fondazione Bill and Melinda Gates in Immunocore. A giugno dello scorso anno ha suggellato un piano con molti punti discutibili, come il silenzio assenso su questioni che riguardano la salute, l’autocertificazione perenne e l’annullamento della libertà di scelta dei Comuni per quanto riguarda il 5G.

Marta Cartabia (figura considerata molto più autorevole di un Alfonso Bonafede e prima quotata per la premiership assieme al collega ministro) nei fatti sarà chiamata a gettare le basi “legali” e “costituzionali” per imporre l’obbligatorietà vaccinale per categorie che – ha dichiarato lei stessa di recente – “è legittima se in corso c’è una pandemia”.

Da vicini al nuovo esecutivo, si apprende inoltre che il denaro proveniente dal Recovery Fund sarebbe stato “barattato” con ben tre riforme che riguardano la Giustizia, il sistema carcerario e l’applicazione delle misure cautelari. Per restare all’ambito sanitario, già da tempo si discute della riforma della legge che regola i Trattamenti sanitari obbligatori e dell’articolo 32 della Costituzione, ma interventi da effettuare in questo momento altro non sarebbero che cavalli di Troia con cui verrebbe introdotta l’assenza di tutele per la cittadinanza.

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Giornalista italiano: “Ho un chip nella mano. Oggi 5G con i dispositivi, domani con gli impianti sottocutanei”

Chi ne parla è un “complottista”, ma intanto mediaset ha già iniziato a sdoganare l’uso dei controversi ritrovati tecnologici

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Giornalista italiano: "Ho un chip nella mano. Oggi 5G con i dispositivi, domani con gli impianti sottocutanei" | Rec News dir. Zaira Bartucca

I media devono ancora finire di proclamare “vincitore” il candidato a presidente americano espressione della Cina, che già mediaset si lancia in una lode dei microchip sottocutanei. Lo ha fatto in una striscia di approfondimento riguardante il 5G (tecnologia molto cara al regime di Xi Jinping) in cui è intervenuto il giornalista Mike Perna.

“Oggi per il 5G si parla di dispositivi, domani si parlerà di impianti”, ha detto in conclusione di puntata. “Di impianti?”, ha domandato il giornalista. “Ho un chip nella mano – ha detto il comunicatore – che mi fa fare una serie di cose”. Meno male che i chip sottocutanei erano farneticazioni da “complottisti”.

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Cos’è la “Sperimentazione digitale autorizzata” inserita nel DL Semplificazioni e perché è un rischio

L’Italia trasformata in un enorme laboratorio a cielo aperto, dove trovaranno spazio, “in deroga alle norme dello Stato”, anche progetti controversi come il 5G. Il governo: “Danni causati a carico delle imprese”

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Cos'è la "Sperimentazione digitale autorizzata" inserita nel DL Semplificazioni e perché è un rischio | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Decreto Semplificazioni (legge 76/2020) è entrato in vigore il 17 luglio, appena qualche giorno fa. Sostanzialmente, in materia di appalti legalizza l’affidamento diretto e senza bando ad evidenza pubblica al di sotto di determinate soglie, in barba al Codice degli Appalti. Dal punto di vista della digitalizzazione, recepisce tutti i moniti delle consorterie: dall’Agenda Digitale figlia della 2030, al “Libro Bianco” ai desiderata di Vittorio Colao. Sostanzialmente, converge verso l’imposizione del lavoro da casa, verso la gestione di tutti i dati personali dei cittadini da parte un unico organismo che fa capo alla Presidenza del Consiglio e verso la controversa “sperimentazione autorizzata”.

L’ennesima deroga alle Norme dello Stato

La “sperimentazione autorizzata” è inserita nell’Articolo 36 (Capo IV – Misure per l’Innovazione) del Decreto Semplificazioni. Prevede che imprese, università, startup, società ed enti di ricerca possano presentare i loro progetti digitali direttamente alla struttura preposta della Presidenza del Consiglio (che dovrebbe coincidere con l’AgID), anche in “temporanea deroga alle norme dello Stato”. In pratica, l’Italia viene trasformata in un enorme laboratorio a cielo aperto, dove potranno trovare spazio – sempre “in deroga alle norme dello Stato” – anche quei progetti che per un motivo o per l’altro erano stato scartati o messi in pausa, o quelli più controversi. Il pensiero corre al 5G, mai nominato direttamente nel DL ma tuttavia presente nel vicino Articolo 38, che toglie agli enti ogni possibilità di parola sulla tecnologia di quinta generazione. Compresi quei Comuni che avevano legittimamente avanzato riserve dal punto di vista della salute pubblica.

Il governo ha già preventivato che i progetti potranno causare danni “in dipendenza allo svolgimento della sperimentazione”. Eppure avranno luogo

É proprio l’aspetto salutare a destare maggiore preoccupazione, anche per quanto riguarda la sperimentazione autorizzata. Quest’ultima sta avvenendo dal 17 luglio nel silenzio e la compiacenza generale delle (presunte) opposizioni vecchie e nuove – che tra l’altro hanno preso parte ai lavori di approvazione – in un gioco di equilibri e finti squilibri che serve a distogliere dal necessario. Ovviamente, preservando gli interessi comuni. Al punto 7 dell’Articolo 36 si legge che “l’impresa richiedente (cioè quella che sottopone i progetti di sperimentazione, nda) è in via esclusiva responsabile dei danni cagionati a terzi in dipendenza allo svolgimento della sperimentazione”. Lo stesso articolo ammette che non dovrebbero esistere deroghe in fatto di salute pubblica, ma allo stesso tempo non fissa alcun limite in sede di approvazione dei progetti: questi ultimi saranno vagliati dall’AgID, dal MISE del grillino Patuanelli (colui che firmó per il 5G a Genova nel suo primo giorno da ministro) e dalla dem De Micheli (ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). I tre soggetti avranno 30 giorni di tempo per rilasciare il via libera ai progetti di sperimentazione, che dovranno durare un massimo di un anno con possibilità di una proroga. Nessun criterio o parametro, solo, che i progetti aumentino “la qualità della vita e dell’ambiente”.

La scusa è sempre dietro l’angolo

Un’interpretazione elastica, un mare magnum di possibilità in assenza di limiti dove le imprese potranno sguazzare in nome di un non meglio specificato “aumento della qualità della vita”, che per assurdo potrebbe coincidere anche con il sacrificio di determinate città cui verrebbe imposta una sperimentazione irrevocabile per effetto dello stesso Articolo 38 (quello che toglie potere ai sindaci in materia di Reti). Il governo Conte, insomma, consolida col Decreto Semplificazioni un modus operandi già visto ieri con i Dpcm e con l’esautorazione del Parlamento, oggi con un nuovo aggiramento delle Norme dello Stato. Prima il Covid, poi la “semplificazione” e infine la sperimentazione: la scusa è sempre dietro l’angolo e la costante sembra essere sempre la violazione delle garanzie del cittadino.

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