La nuova, discriminatoria, “normalità”. Un video da Israele anticipa quello che potrebbe avvenire anche qui con il passaporto sanitario
Un foglio di carta o un codice sullo smartphone che decide chi può andare a fare la spesa, chi può…
Un foglio di carta o un codice sullo smartphone che decide chi può andare a fare la spesa, chi può comprare le medicine in farmacia, chi ha il diritto di spostarsi e quello di prendere un caffé al bar. Non è fantascienza: succede già in Israele, dove il governo sta cercando di forzare verso l’utilizzo di massa del “Green Pass” (Tav Iarok), il tagliando che identifica i vaccinati e permette loro di accedere a una vita pubblica, sociale e legata agli acquisti. Una vita che agli altri – i non vaccinati – è negata. L’esperimento sull’utilizzo di massa di un’app legata a una serie di servizi è stato tentato anche dal governo Conte con le app Immuni ed Io (tuttora connessa al bonus Turismo) i due cavalli di Troia che avrebbero dovuto abituare a questo tipo di meccanismo. Per quanto riguarda Israele tutto parte – paradossalmente – dallo Stato che aveva giurato di far dimenticare sotto la sua bandiera i crimini del regime nazista, che ora sono tornati in auge tramite la divisione nella popolazione in “vaccinati” e non “vaccinati”, in “sani” (ma chi si vaccina continua a contrarre il virus che comunque si cura) e in quelli che vengono considerati untori, anche quando non manifestano sintomi.
Il Green Pass nelle intenzioni dei governi che hanno aderito alle imposizioni del Word Economic Forum, delle Big Pharma e delle multinazionali e aziende che hanno interesse diretto nel perdurare dell’emergenza infinita, dovrebbe rappresentare il “tana libera tutti”. Dopo oltre un anno di mentalità a semaforo e dunque zone rosse, gialle, ecc., dovrebbe subentrare il verde, cioè il Pass orwelliano che più che concedere libertà, le vieta a chi si rifiuta di prostrarsi di fronte a misure illogiche. Il “modello israeliano” – questo – è visto con favore dagli esponenti di diversi partiti, tra cui Lega e FdI.
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ID Pay, il Green Pass aumentato. Cosa pianifica il governo Draghi (mentre ci distrae con la guerra h24)
Recnews.it | In principio era il coronavirus. Poi arrivarono il conflitto russo-ucraino, la proclamazione dello stato di emergenza per una guerra che avviene a duemila chilometri di distanza (caso unico nella storia della Repubblica) e la corsa agli armamenti. Nel mezzo, nel silenzio generale, il lavorìo sottobanco del ministero alla Transizione Digitale
In principio era il coronavirus. Poi arrivarono il conflitto russo-ucraino, la proclamazione dello stato di emergenza per una guerra che avviene a duemila chilometri di distanza (caso unico nella storia della Repubblica) e la corsa agli armamenti promossa dal governo Draghi. Nel mezzo – nel silenzio generale rotto dai dispacci istituzionali – il lavorìo sottobanco di Vittorio Colao e del ministero all’Innovazione e alla Transizione Digitale. Nei pensieri del supermanager di origini calabresi c’è ora ID Pay, piattaforma in grado di contenere tutti i dati di chi la utilizza, di permettere l’erogazione di strumenti di sussistenza sociale e, nel lungo termine – questo è uno degli intenti – di abbattere l’utilizzo del contante e decidere chi può fare una determinata cosa e chi no. Anche stavolta, dunque, avevano ragione i “complottisti”. Non è possibile che il governo arrivi a decidere della vita e della morte dei cittadini, stabilendo chi è degno di avere un portafoglio digitale? Forse, intanto in due anni ha stabilito chi può andare al bar, chi può acquistare un vestito, chi può tagliarsi i capelli, chi può andare allo stadio e chi a un concerto. Chi può studiare a scuola e chi deve stare a casa lontano dalla classe. Chi può lavorare e chi deve rimanere disoccupato.
Il Green Pass aumentato: il governo saprà tutto di noi
L’evoluzione del Green Pass, il Green Pass aumentato che non contiene più solo dati sanitari ma tutto quello che riguarda la persona, non può dunque che destare preoccupazione. Il Garante per la Privacy che ha dato l’ok alla trasformazione digitale del certificato d’esenzione, proprio in questa fase cruciale non intravede – fino a questo momento – rischi per la Privacy individuale. Ogni persona sarà dotata di un ID univoco che permetterà di fare acquisti e che racconterà tutto della persona, delle sue abitudini, dei luoghi che frequenta e dei suoi spostamenti. Il regime di controllo – che a detta di Colao chiameremo “aiuto” nella nuova società distopica che ci aspetta, salvo repentine inversioni di rotta – è servito. Il Green Pass, Immuni, IO e Mitiga, non sono stati che la prova generale prima del wallet di ultima generazione che potrebbe essere introdotto a partire da quest’anno.
ID Pay ha un omonimo e un omologo…iraniano
Vittorio Colao ne ha parlato come di uno strumento di prossima realizzazione e prettamente italiano, ma in realtà ID Pay ha un omonimo e un omologo…iraniano. La repubblica islamica che ha quantitativi di uranio impoverito quindici volte superiori rispetto al consentito e dove ancora ci si copre con burka e turbante deve aver ispirato il democraticissimo governo Draghi, sia per quanto riguarda il nome – ID Pay – che per quanto concerne le caratteristiche del servizio. A meno che, certo, non si tratti della stessa cosa, e a quel punto significherebbe che dopo la Cina e la Francia, il governo starebbe per cedere tutto di noi a un altro Stato estero. Islamico per giunta. Stupisce? Non è possibile? A quanto pare la defenestrazione della Russia cercata con insistenza dall’Unione europea potrebbe agevolare perfino accordi commerciali con Teheran, fino qualche tempo fa ritenuti impensabili.
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
COVID
Covid, fioccano denunce e querele per Draghi e per Figliuolo
Il generale accusato di omicidio colposo, crimini contro l’Umanità, abuso di autorità, violenza privata, procurato allarme e diffusione di notizie false. Premier e governo denunciati a Messina, a Biella e nel Varesotto per sequestro di persona e per la discriminazione dei non vaccinati. La querela di ALI – Avvocati Liberi per i “delitti commessi contro la personalità dello Stato”
Fioccano denunce e querele per il presidente del Consiglio Mario Draghi e per il commissario all’Emergenza sanitaria Francesco Paolo Figliuolo. Provengono da tutta Italia e sembra si moltiplichino a ogni passo (falso), a ogni acuirsi delle restrizioni e a ogni protrarsi di provvedimenti anticostituzionali. Una bella gatta da pelare per i due, tanto che all’ex “generalissimo” prontamente è stato tolto il comando della Logistica dell’Esercito in salsa emergenziale. Il potentino che voleva “vaccinare chiunque passa“, tuttavia, continua a conservare l’incarico istituzionale all’interno del Comando Operativo di Vertice Interforze, senza rossore alcuno per il ministero della Difesa. Passando a Draghi, secondo gli osservatori mainstream dopo l’uscita di scena di Berlusconi (che avevamo anticipato e che non abbiamo mai considerato come opzione), si prospetterebbe la corsa al Colle, ma anche qui potrebbe trattarsi del solito bluff per spianare la strada al vero candidato che metterebbe tutti d’accordo. Insomma, messa da parte la politica, a restare sul tavolo sono le migliaia di pagine presentate all’attenzione delle Procure di tutta Italia, che comunque potrebbero avere ovvie ripercussioni anche sulle scelte di partiti che non intendono rimanere imbrigliati in affari giudiziari.
Il generale accusato di omicidio colposo, crimini contro l’Umanità, abuso di autorità, violenza privata, procurato allarme e diffusione di notizie false
Per quanto riguarda Figliuolo, sono pesantissime le accuse formulate dall’ingegnere Giuseppe Reda, il ricercatore dell’Unical che ha denunciato l’operato del militare alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia. Sotto la lente degli inquirenti finirà il papello di riferimenti alle misure controverse che secondo Reda ha reso colpevole Figliuolo dei reati di abuso di autorità, violenza privata, diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico, procurato allarme, omicidio colposo, crimini contro l’umanità, violazione della Costituzione Italiana agli art. 2, 32, 54, 76, 78. Di più: Figliuolo ha ammesso candidamente di essere stato al servizio della sperimentazione umana in Italia dei preparati cosiddetti anti-covid: “Mai nella storia dell’uomo – sono le dichiarazioni gravi fatte dal militare in Piemonte alla presenza di Alberto Cirio – si è iniettato in pochissimo tempo decine di milioni di dosi di vaccini, senza saperne esattamente l’esito. Se non quello sperimentale che ha portato all’approvazione da parte della comunità scientifica”.
In fila per denunciare Draghi
A Biella, addirittura, pur di denunciare Mario Draghi e il suo operato ci si mette in fila. Nel mirino, la gestione della pandemia alla Conte, con un Dpcm dietro l’altro con il fine di introdurre una sorta di obbligo vaccinale di fatto e di estorcere la vaccinazione anche in chi – in realtà – non avrebbe voluto sottoporvisi. Una condotta che per i denuncianti avrebbe comportato la violazione dell’articolo 610 del codice penale, che recita che “chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”. E non è vero, come riporta La Stampa, che si tratta di istanze senza futuro, perché “dal 20 non si potrà più agire in giudizio per la propria tutela personale, in quanto per potervi accedere bisognerà esibire l’infame tessera verde”: perfino il decreto del 7 gennaio – nei fatti – specifica che denuncianti, testimoni e accusati sono esentati dalla presentazione del Green Pass. A Messina, Draghi e il governo sono stati denunciati per sequestro di persona e violenza privata, per aver impedito ai siciliani – perfino a chi doveva spostarsi per necessità chirurgiche – di raggiungere la Penisola in forza dei blocchi imposti all’imbarco dei traghetti tramite l’introduzione del Green Pass. A Varese, ancora, pioggia di denunce per le discriminazioni compiute dall’esecutivo e dal premier ai danni di chi non si è voluto o potuto vaccinare, ma la lista sembra essere più lunga e alimentarsi di ora in ora.
La querela di ALI contro Draghi, Conte Speranza per i delitti commessi contro la personalità dello Stato, tra cui eversione dell’ordine democratico, cospirazione, attentato contro la Costituzione e gli organi costituzionali
C’è poi – per ultima ma non da ultima – l’azione promossa dal team di legali che si sono uniti sotto la sigla ALI – Avvocati Liberi – che ha querelato il presidente del Consiglio Mario Draghi, il suo predecessore Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza per diversi e gravi delitti “contro la personalità dello Stato”. Gli avvocati hanno presentato una querela di oltre 30 pagine, in cui si fa riferimento al reato di associazione con finalità di eversione dell’ordine democratico (articolo 270 bis c.p.), cospirazione politica mediante accordo (Art. 304 c.p.), Attentato contro la Costituzione dello Stato (Art. 283 c.p.), Attentato e atti violenti contro gli organi costituzionali e contro le Assemblee Regionali (Art. 289 c.p.), Attentato per finalità terroristiche o di eversione (Art. 280 c.p.), pubblica estorsione.
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Fisco digitale, smartworking e non solo. Le ombre (e gli inganni) nascosti dietro al Green Pass
Recnews.it | Se di misura sanitaria non si tratta, cosa potrebbe nascondere il tentativo di far affermare definitivamente il tanto contestato certificato verde? Vediamo di delineare alcuni scenari alla luce di quanto emerso ulteriormente negli ultimi mesi
Che il Green Pass – sia esso “super” o “base”, lo si ottenga con un un tampone o un vaccino – non sia una misura sanitaria è ormai acclarato. Rec News ne denuncia i limiti e le incongruenze da ottobre del 2020, quando in Italia se ne parlava appena e veniva chiamato “common pass” o “covid pass”. E’ la bozza dell’ultimo decreto ideata dal governo (che ancora una volta si accinge a bypassare il Parlamento) a svelarne le ultime ipocrisie. Il virus, dopo due anni, è diventato talmente selettivo da prediligere determinati target e determinate fasce d’età. Dal primo febbraio secondo Brunetta e Speranza colpirà selettivamente gli over 50, ma girerà al largo di fronte a chi ha 49 anni e 11 mesi. Dal 20 gennaio si addenserà nei saloni dei parrucchieri e formicolerà negli uffici postali, rifuggendo però dai supermercati. Furbo, scaltro, incredibilmente sincrono con i provvedimenti adottati dalla politica, ormai si “calendarizza”. Lasciando da parte i paradossi, in pochi, stavolta, sono stati i creduloni o gli sprovveduti che ci sono cascati e che si proiettano senza remore verso la possibile esclusione dai luoghi pubblici e perfino da determinati servizi. Dall’Apartheid 2.0, praticamente.
Molti altri hanno finalmente mangiato la foglia dell’inganno e dell’incostituzionalità che in queste ore sta facendo piovere sulle teste di Draghi e dei componenti di tutti i partiti indistintamente, aspre critiche. Tanto che c’è chi si affretta a invocare le dimissioni del fu “Super Mario”. Ma stavolta la deposizione del primo ministro – sull’esempio di quanto è stato fatto con Conte – potrebbe non bastare, perché l’avallo da parte dei partiti è stato più che unanime: prova ne siano l’intesa emersa a seguito dell’ultimo consiglio dei ministri e la retromarcia di personaggi come Grillo che si affrettano a saltare giù dalla barca che affonda. Il quadro politico è in divenire e cambia di ora in ora, ma quello che non muta – per il momento – è l’idea di utilizzare il Green Pass come un grimaldello per affermare la “nuova normalità” delle lobby bio-tecnologiche su cui ci siamo a lungo soffermati. Anche parlando di personaggi controversi come il ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao (quello del “non lo chiameremo più controllo, ma aiuto“). Ma se di misura sanitaria non si tratta, cosa potrebbe nascondere il tentativo di far affermare definitivamente il tanto contestato certificato verde? Sì, perché non c’è solo il vaccino e la volontà di veder crescere le somministrazioni, in ballo. Vediamo di delineare alcuni scenari alla luce di quanto emerso ulteriormente negli ultimi mesi.
Affermazione definitiva dello smartworking
Se l’applicazione del Green Pass e del Super Green Pass verrebbe ulteriormente estesa, verrebbe coinvolto parte dello “zoccolo duro” impiegato negli uffici pubblici, nelle banche, nei negozi, e poi lo stuolo di over 50 che pesa sul Welfare e che non è intenzionato ad assumere il preparato sperimentale “anti-covid”. Considerato che i decreti legge già varati prevedono la destinazione ad “altra mansione” (che non sia al contatto col pubblico) per chi non intende vaccinarsi, una delle “soluzioni” che verranno individuate per mantenere posto e stipendio sarà lo smartworking. Il protocollo di settore recentemente firmato dal ministro del Lavoro Orlando e dalle sigle sindacali, del resto, parla chiaro.
La mazzata finale al commercio al dettaglio e alle PMI. I pagamenti digitali
Oggi si può entrare in contatto ravvicinato con un rider di Glovo per cui non verrà fatto mai alcun decreto, ma si tratta da appestato un impiegato di banca che è separato dal cliente da una lastra di plexiglass. Se la bozza di testo promossa dal governo e dal Cdm venisse confermata, uno dei risultati immediati sarà sicuramente l’azione di boicottaggio degli esercizi commerciali da parte di chi non si vuole vaccinare o di chi non si vuole prestare all’ennesima puntura. In fatto di acquisti, il tutto andrà a sicuro vantaggio dei pagamenti digitali e dei colossi dell’e-commerce. Come Amazon, che nella prima fase della pandemia ha rastrellato miliardi a man bassa. E’ dunque nella fase clou il disegno di distruzione dell’Italia sposato dal banchiere europeista che è iniziato con le svendite ed è proseguito con i licenziamenti di massa. La mazzata finale avverrà con la desertificazione e lo smantellamento delle attività commerciali, e con la messa alla berlina delle piccole e medie imprese. L’Agenda 2030 è servita (si veda un nostro articolo del 2019 che per molti versi ha anticipato quello che sarebbe accaduto con la pandemia).
Lo spettro del Fisco Digitale
Il 2022, inoltre, dovrebbe essere l’anno del Fisco Digitale. Avanza l’utilizzo degli algoritmi e degli strumenti predittivi in buono stile Minority Report. I “precog” dell’intelligenza artificiale sonderanno la situazione finanziaria di tutti, individuando possibili evasori fiscali, bastonando i debitori – compresi quelli “per giusta causa” e i creditori dello Stato – e rendendo l’Italia una succursale di una Cina già abbondantemente abituata alle vessazioni imposte col credito sociale. Il Green Pass è, in questo senso, provvidenziale: il “salto di specie” avverrà quando si sarà raggiunto un determinato numero di utilizzatori. A quel punto, diverrà maggiormente chiaro il fatto che non si tratti di uno strumento sanitario ma socio-economico, che non si prefigge di tutelare la salute pubblica, ma di imporre determinati stili di vita riscrivendo il “codice genetico” – per così dire – della società.
La Telemedicina e il crollo del SSN
Un barlume di sanità, però, in tutto questo c’è. Ma anche il settore che da sempre si occupa – con tutti i suoi limiti – della salute e del benessere della popolazione deve essere riscritto. Mentre si blatera di aumenti di contagi e di tutela delle fasce deboli, il governo continua a promuovere tagli selvaggi alla Sanità. Si affossa il Sistema Sanitario Nazionale prediligendo i privati. Si tornano a chiudere gli ospedali e i pronto soccorso (e qualcuno guarda fiducioso al loro annientamento), si annullano le operazioni chirurgiche e si rimandano forse a dopo, quando saranno creati gli Hub digital-sanitari. Si abbandonano i malati cronici a loro stessi, tentando di farli abituare ai video-consulti. La telemedicina è quello che si vuole utilizzare per uscire dall’impasse e da colli di bottiglia assolutamente voluti e debitamente creati. E’ stata recentemente lanciata da un servizio entusiastico di Report, che ne ha enucleato i possibili pregi tralasciando però i costi in fatto di Privacy, le ripercussioni sul controllo di massa e il diritto di ognuno ad essere curato con i metodi tradizionali traendo vantaggio dal contatto ravvicinato medico-paziente. Ma la telemedicina fa risparmiare, ha costi decisamente minori e per i suoi promotori permette performance eccezionali. I lavori preparatori sono costituiti proprio dal Green Pass, dall’archiviazione di massa (per quarant’anni) dei dati biologici che abbiamo regalato allo Stato con i tamponi e da una forma di ancoraggio biometrica che servirà a scandagliare il corpo umano dall’interno.
Rec News dir. Zaira Bartucca -recnews.it
COVID
Piazza del Popolo tra strategia della tensione e armi di distrazione di massa
Scene da Actors Studio coordinate da una regia nemmeno poi tanto occulta, che ha pensato di speculare sul dissenso (quello sì, reale) di decine di migliaia di cittadini. E’ l’11 settembre italiano in salsa covid
Niente (o quasi) è come sembra. E’ il riassunto striminzito della manifestazione che è andata di scena sabato 9 a Roma che ha avuto come teatro – è proprio il caso di dirlo – Piazza del Popolo. Scene da Actors Studio coordinate da una regia nemmeno poi tanto occulta, che ha pensato bene di speculare sul dissenso (quello sì, reale) di decine di migliaia di cittadini che hanno voluto urlare il proprio “No” secco al Green Pass e dunque a ogni proposta di contrazione delle libertà costituzionalmente garantite. Famiglie con bambini e anziani costretti a fuggire e a ripararsi nei negozi, donne comuni (mica solo quelle organiche a partiti considerati estremisti) che si sono beccate manganellate in testa e lacrimogeni in faccia, nel silenzio complice delle femministe. Niente inginocchiate buoniste, questa volta, per condannare la violenza delle Forze dell’Ordine e di quegli operatori che si sono accaniti su alcuni malcapitati. Episodi di ferocia disumana, gratuita e inspiegabile di cui restano macabre cartoline: un uomo giace a terra tenuto fermo da oltre cinque agenti mentre uno in borghese lo colpisce con veemenza allo stomaco con pugni e calci. Un anziano è in ginocchio a capo chino, in una posa che ricorda gli abusi sui prigionieri (documentati da Wikileaks) di alcuni militari americani.
Scene raccapriccianti per alzare il tiro, l’asticella dello scontro sociale, il confine tra la non accettazione e l’accettazione forzata. E’ l’11 settembre italiano in salsa covid, con protagonisti assoldati e scritturati e decine di migliaia di comparse ignare del copione. Va di scena l’attacco lacrimoso ai sindacati, la Capitol Hill de noartri, con sistemi di sicurezza inesistenti o che si eludono con troppa facilità e le Forze dell’Ordine che presidiano la sede della CGIL ma spariscono nel momento meno opportuno. Una parte è abilmente recitata dal leader dei presunti aperturisti, quelli cooptati dai partiti e dai meta-partiti che dallo scorso anno tentano di canalizzare – sedandolo – il dissenso dei commercianti e dei ristoratori. I falsi eroi, quelli con cui ci si deve identificare, gli avvelenatori dei pozzi. Il gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, in uno scenario complessivo che non fa che disorientare gli spettatori di servizi televisivi sempre uguali a sé stessi.
Così per giorni e forse per settimane: il covid è sparito, ora c’è posto solo per le scene da guerriglia urbana. Tutto, pur di far passare l’idea che le manifestazioni vadano limitate e controllate. E’ la “stretta sui cortei” chiesta da Palazzo Chigi che tradisce uno degli obiettivi che si dovevano ottenere. Uno, ma non l’unico. Perché scomodare il fascismo o il neo-fascismo per caratterizzare un gruppo di esaltati e qualche partito nostalgico, fa sì che si possa gridare all’attacco alla democrazia, mentre l’attacco e l’eversione con ogni evidenza provengono dai promotori del Green Pass, da chi parla di obbligo vaccinale nonostante esistano le cure da marzo del 2020 e da chi ha deciso di legare la vita del governo al perdurare infinito di un’emergenza sanitaria che da almeno un anno esiste solo su carta.
“Se ti muovi ti dò un calcio nelle palle”, una poliziotta minaccia un giovane costretto a terra da tre agenti della Polizia
Armi di distrazione di massa e strategie della tensione. Guerriglia urbana, devastazione, rabbia, feriti, finché non ci scappa il morto. L’instaurazione di una legge marziale – teme qualcuno – e poi tutto pur di tornare alla quiete. Accettare tutto, anche quel Green Pass che prima non si voleva, anche il preparato sperimentale che, dai, confrontato con il rischio di morire mentre si passeggia per strada non è così male. Ad uscirne peggio, del resto, è sempre il cittadino. Plagiato, manipolato, violato nei suoi diritti fondamentali. I partiti? Rinvigoriti, a destra come a sinistra, rifocillati da un volemose bene che mette tutti d’accordo. Niente distinzioni, solo la casacca del partito unico. Michetti abbraccia Landini, Landini abbraccia Draghi. Il Pd grida al fascismo e dopo Salvini ha un altro motivo di esistere, Meloni fa la vittima e recupera i voti – in vista del ballottaggio su Roma – di chi la vede di nuovo come l’unica in grado di contrastare una sinistra che (in realtà) non esiste più.
Video Local Team
La farsa continua, tocca le amministrative, si insinua nei discorsi dei cosiddetti democratici: “Il Green Pass è un atto di libertà” e “il vaccino rende liberi”, mentre si torna a parlare di leggi naziste per instaurare l’obbligo vaccinale, mica delle cure. Tutto debitamente calcolato, ma non una cosa: il dissenso spontaneo che fin qua è esistito poco: quello che si paleserà dopo lo sblocco dei licenziamenti e quando si inizieranno a fare più evidenti gli effetti della campagna vaccinale di massa.
Nel 1978 sono stati chiusi i manicomi in Italia, per riaprire il manicomio mondiale. Non abbiamo fatto un grande salto di civiltà,