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In rete e sui social si incontrano spesso video che mostrano persone che dicono di essere diventate “magnetiche” a seguito della vaccinazione anti-covid. A riprova di quanto affermano, i protagonisti dei filmati mostrano calamite che si appiccicano al braccio punto o a zone vicine. Questo tipo di contenuti è stato liquidato dai “fact-checker” di sistema come “fake news”, ma alcuni medici (alcuni dei quali italiani) stanno iniziando a proporre l’argomento con sempre più insistenza, chiedendo analisi approfondite da parte di chi starebbe manifestando reazioni simili.

Gli studi pubblicati dal National Center for Biotechnology Information

Che c’è di vero? Chi ha ragione? Sull’autenticità dei video si può dire ancora poco, ma quel che è certo è che esistono diversi studi che documentano l’applicazione di nanoparticelle ingegnerizzate in ambito medico e, nello specifico, in ambito vaccinale. Riguardano le cosiddette “Spion”, particelle microscopiche composte da ossido di ferro superparamagnetico. Le loro caratteristiche e il loro utilizzo nei vaccini è documentato anzitutto da uno studio a quattro mani pubblicato dal National Center for Biotechnology Information (NCBI) dal titolo Superparamagnetic nanoparticle delivery of DNA vaccine, cioè “Consegna di nanoparticelle superparamagnetiche del vaccino a DNA”. In esso si legge:

“L’efficienza della somministrazione dei vaccini a DNA è spesso relativamente bassa rispetto ai vaccini proteici. L’uso di nanoparticelle di ossido di ferro superparamagnetico (SPION) per fornire geni tramite magnetofezione mostra risultati promettenti nel migliorare l’efficienza della consegna genica sia in vitro che in vivo. In particolare, la durata della trasfezione genica, specialmente per l’applicazione in vitro, può essere significativamente ridotta dalla magnetofezione rispetto al tempo necessario per ottenere un’elevata trasfezione genica con protocolli standard. Le SPION che sono state rese stabili in condizioni fisiologiche possono essere utilizzate sia come agenti terapeutici che diagnostici grazie alle loro caratteristiche magnetiche uniche. Le preziose caratteristiche delle nanoparticelle di ossido di ferro nelle bioapplicazioni includono uno stretto controllo sulla loro distribuzione dimensionale, le proprietà magnetiche di queste particelle,e la capacità di trasportare particolari biomolecole verso obiettivi specifici. L’interiorizzazione e l’emivita delle particelle all’interno del corpo dipendono dal metodo di sintesi. Numerosi metodi di sintesi sono stati utilizzati per produrre nanoparticelle magnetiche per bioapplicazioni con diverse dimensioni e cariche superficiali. Il metodo più comune per sintetizzare particelle di magnetite Fe3O4 di dimensioni nanometriche in soluzione è la coprecipitazione chimica di sali di ferro. Il metodo della coprecipitazione è una tecnica efficace per preparare dispersioni acquose stabili di nanoparticelle di ossido di ferro. Descriviamo la produzione di SPION a base di Fe3O4 con valori di magnetizzazione elevati (70 emu/g) sotto 15 kOe del campo magnetico applicato a temperatura ambiente, con rimanenza di 0,01 emu/g tramite un metodo di coprecipitazione in presenza di citrato trisodico come stabilizzante. Le SPION nude spesso mancano di stabilità, idrofilia e capacità di essere funzionalizzate. Per superare queste limitazioni, il polimero policationico è stato ancorato sulla superficie delle SPION appena preparate mediante un’attrazione elettrostatica diretta tra le SPION caricate negativamente (dovuta alla presenza di gruppi carbossilici) e il polimero caricato positivamente. La polietilenimina è stata scelta per modificare la superficie delle SPION per favorire il rilascio di DNA plasmidico nelle cellule di mammifero grazie all’ampia capacità tampone del polimero attraverso l’effetto “spugna protonica”.

Una ulteriore conferma dell’esistenza di questo tipo di nanoparticelle ingegnerizzate e del loro utilizzo all’interno di vaccini deriva da un secondo studio, pubblicato sempre dal NCBI e intitolato “Nanoparticelle superparamagnetiche per la somministrazione efficace del vaccino DNA contro la malaria“. “Spesso – si legge – si osserva una bassa efficienza nella somministrazione di vaccini a DNA. L’uso di nanoparticelle superparamagnetiche (SPION) per fornire geni tramite magnetofezione, potrebbe migliorare l’efficienza della trasfezione e indirizzare il vettore nella località desiderata. Qui la magnetofezione è stata utilizzata per migliorare la consegna di un vaccino DNA della malaria che codifica per la proteina di superficie del merozoite Plasmodium yoelii MSP1(19) (VR1020-PyMSP1(19)) che svolge un ruolo critico nell’immunità del Plasmodium”.

“Oggetti promettenti per l’archiviazione dei dati”

“Le nanoparticelle superparamagnetiche sono oggetti promettenti per l’archiviazione dei dati o applicazioni mediche”. Così esordisce l’abstract dello studio “Migliorare l’anisotropia magnetica delle nanoparticelle di maghemite attraverso il coordinamento superficiale dei complessi molecolari” pubblicato dal sito Oval Engineering. Cosa significa? Che questo tipo di tecnologia nel momento in cui è inserita in un vaccino o in altro preparato medico, può fornire informazioni strettamente riservate che riguardano il proprio stato di salute o i propri pregressi, e addirittura segnalare alle autorità se si è stati sottoposti a vaccinazione o meno. Non è roba da film, se si considera il tentativo attuale di sdoganare violazioni dei diritti individuali con l’introduzione di strumenti come il covid pass, che abbinato alle bio-tecnologie e all’osservazione via satellite promossa in maniera sempre più massiccia, diventerebbe parte di un mix piuttosto discutibile. Non solo: esistono coloranti a rilascio graduato – invisibili ad occhio nudo – che servono a “registrare la cronologia delle vaccinazioni di un paziente”, su cui sono al lavoro organismi controversi come la Bill&Melinda Gates Foundation. “E’ ovvio – scrive Laura Tripaldi in un articolo che parla di questo tipo di coloranti e di “materia programmabile” – che nessun intervento tecnologico di massa potrà mai ambire a essere del tutto neutrale o innocente. Qualsiasi opinione si scelga di avere, è indubitabile che l’improvvisa, diffusa promiscuità dell’essere umano con la nanotecnologia (…) ci ha colti impreparati”.

Profili di possibile tossicità

Sebbene gli studi appena riportati evidenzino le decantate qualità terapeutiche e diagnostiche che caratterizzerebbero questo tipo di nanoparticelle superparamagnetiche, esiste la possibilità di danni anche permanenti rispetto alla loro introduzione nel corpo umano. E’ quanto ricalca lo studio dal titolo di per sé esplicativo “Potenziale tossicità delle nanoparticelle di ossido di ferro superparamagnetico (SPION)“, che parla di “potenziale danno cellulare”, di “citotossicità” e di “sottili alterazioni cellulari sotto forma di danno al DNA e stress ossidativo”. Lo studio mette inoltre in guardia dalla “alterazione dei profili di espressione genica“, da “disturbi nell’omeostasi del ferro e risposte cellulari alterate, come l’attivazione delle vie di segnalazione e la compromissione della regolazione del ciclo cellulare“. Vengono inoltre affrontate “l’importanza dell’interazione proteina-SPION” e “varie considerazioni sulla sicurezza relative all’esposizione a SPION”. Le conclusioni integrali a cui sono giunti i professori Singh, Jenkins, Asadi e Doak possono essere lette a questo link.

Sono state utilizzate anche per i vaccini anti-covid?

Diverse pubblicazioni provenienti dall’Università degli Studi di Padova, dall’Alma Mater Studiorum di Bologna e dal Politecnico di Torino, evidenziano come tali tipi di nanoparticelle possano essere rilevate tramite la microscopia elettronica, una tecnologia che utilizza come fonte di radiazione gli elettroni anziché la luce. Fanno parte di questo tipo di strumentazione i microscopi MES e MET, rispettivamente “a scansione” e “a trasmissione”. Nonostante questo, non sono state ancora pubblicati studi specifici che evidenzino la presenza di nanoparticelle superparamagnetiche nei sieri sperimentali anti-covid. Per il momento non si può dunque dire di più sulla loro possibile presenza, ma questo non significa che questa sia da escludere a prescindere. Alla luce degli studi presentati, inoltre, si può affermare con certezza che queste nanoparticelle ingegnerizzate siano state già utilizzate per altri vaccini, senza che i destinatari ne fossero consapevoli a sufficienza.

Le possibili interazioni con il 5G

Wikipedia per quanto riguarda le nanoparticelle magnetiche per il momento fornisce una definizione che ha parecchi riscontri, e menziona la possibilità di manipolarle “usando il campo magnetico“. E’ fantascienza? No, a sentire il dottor Nicola Mirotta, scienziato dei materiali ed ex responsabile di ricerca del CNR che di recente ha spiegato come come le nanoparticelle ingegnerizzate possano essere sollecitate “da stimoli esterni controllati, come campi magnetici, campi elettrici e calore”. Non è da escludere, a questo punto, che possano esserci interazioni tra una tecnologia in rapida diffusione come il 5G (e non solo) e gli organismi dei vaccinati, con concrete ripercussioni.

Riferimenti:
Superparamagnetic nanoparticle delivery of DNA vaccine (NCBI)
Superparamagnetic nanoparticles for effective delivery of malaria DNA vaccine (NCBI)
Migliorare l’anisotropia magnetica delle nanoparticelle di maghemite attraverso il coordinamento superficiale dei complessi molecolari (Oval Engineering)
Storing medical information below the skin’s surface (MIT)
Quantum dot, controllo dell’umanità e materia programmabile (Il Tascabile)
Potential toxicity of superparamagnetic iron oxide nanoparticles (SPION) (Taylor&Francis Oline)

Direttore e Founder di Rec News, Giornalista. Inizia a scrivere nel 2010 per la versione cartacea dell'attuale Quotidiano del Sud. Presso la testata ottiene l'abilitazione per iscriversi all'Albo nazionale dei giornalisti, che avviene nel 2013. Dal 2015 è giornalista praticante. Ha firmato diverse inchieste per quotidiani, siti e settimanali sulla sanità calabrese, sulle ambiguità dell'Ordine dei giornalisti, sul sistema Riace, sui rapporti tra imprenditoria e Vaticano, sulle malattie professionali e sulle correlazioni tra determinati fattori ambientali e l'incidenza di particolari patologie. Più di recente, sull'affare Coronavirus e su "Milano come Bibbiano". Tra gli intervistati Gunter Pauli, Vittorio Sgarbi, Armando Siri, Gianmarco Centinaio, Michela Marzano, Antonello Caporale, Vito Crimi, Daniela Santanché. Premio Comunical 2014. Autrice de "I padroni di Riace - Storie di un sistema che ha messo in crisi le casse dello Stato". Sito: www.zairabartucca.it

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Matteo C.

È peculiare inoltre come, nonostante uno mostri questo articolo rispettabilissimo, la gente che ti da del complottista smetta di prenderti in giro ed inizi poi ad insultarti. Perché? Perché tentano in tutti i modi di difendere i loro obbiettivi transumanisti e scientisti. Infatti notate come prima prendono per il culo a chi crede al “microchip nei vaccini” (giocando la carta del “ah ah, questi pensano che un microchip come quello dei cani passi per un ago per profilassi vaccinale, ah ah che scemi”, giocando successivamente la carta dell'”irresponsabile”). Ergo sfruttano una risposta sbalestrata (con un rispettabile obbiettivo ma formulato male) per giustificare indirettamente le tesi transumaniste.

Quando però poi gli mostri questi lavori, che mostrano chiaramente come in realtà si stia parlando di nanotecnologie che è possibile usare in preparati vaccinale e che non hanno nulla a che fare (visto l’impossibilità fisica) con l’uso di “microchip per cani dentro al vaccino”, loro iniziano ad offenderti, ed è lì che capisci che l’hai messi all’angolo. Perché vorranno difendere fino all’estremo le loro tesi transumaniste sbandierate come “benefiche”, quando sono lucidamente diaboliche.

PRIMO PIANO

Nuovo studio, nuovi rischi associati ai vaccini a mRNA Covid 19. ALI: “Sospendere le somministrazioni”

di Avvocati Liberi

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Nuovo studio, nuovi rischi associati al vaccino a mRNA Covid 19. ALI: "Sospendere le somministrazioni" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Un nuovo studio del chimico italiano Gabriele Segalla è stato pubblicato in peer-review sulla rivista scientifica americana International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research (IJVTPR), con il titolo “Citotossicità Apparente e Citotossicità Intrinseca dei Nanomateriali Lipidici Contenuti in un Vaccino a mRNA Covid-19”. Qui è pubblicata una traduzione di cortesia in italiano dello studio scientifico

Tale studio rivela i gravi e palesi errori contenuti nel rapporto ufficiale di valutazione scientifica di EMA (European Medicines Agency) del 19 febbraio 2021, con cui era convalidata l’immissione sul mercato europeo del vaccino Comirnaty della Pfizer/ BioNTech, cioè di un preparato medicinale imperfetto e inadatto all’inoculazione intramuscolare. Il nuovo Studio del dott. Segalla, che fa seguito a quello 26 gennaio 2023 (riassunto nel docu-video “Il
vaccino di Pandora” realizzato da ArtistDocu Production di Firenze, https://vimeo.com/797934237), dimostra la tossicità e la pericolosità dei nanomateriali lipidici che veicolano l’mRNA e le gravi responsabilità di EMA nell’autorizzare la somministrazione di farmaci che risultavano non conformi e tossici dalla stessa documentazione presa in esame. EMA sapeva o, quantomeno, non poteva non sapere.

Numerosissimi sono gli studi su possibili effetti genotossici dei lipidi ionizzabili contenuti nei vaccini a RNA ma, ciononostante, l’EMA, nel suo rapporto di valutazione del 19 febbraio 2021, sorprendentemente afferma: “Non sono stati condotti studi di genotossicità o cancerogenicità. I componenti della formulazione del vaccino sono lipidi e RNA che non dovrebbero avere un potenziale genotossico”. (EMA/707383, 2021, p. 55)

Ed ancora: “secondo le linee guida, non sono stati eseguiti studi di genotossicità o cancerogenicità. Non si prevede che i componenti del vaccino (lipidi e mRNA) abbiano un potenziale genotossico. Ciò è ritenuto accettabile per il CHMP. 1” (EMA/707383, 2021, p. 56). Ciò è falso, e la falsità risulta documentata. Lo studio di Segalla ha evidenziato un altro pericolo, taciuto sia dal fabbricante che da EMA, che riguarda la stessa piattaforma mRNA: i lipidi ionizzabili utilizzati per la formazione delle nanoparticelle che veicolano l’mRNA, sebbene apparentemente neutri ed innocui, una volta introdotti e rilasciati all’interno della cellula, attraverso un meccanismo di tipo “cavallo di Troia”, assumono una elevata carica elettrica positiva, rivelando così tutta la loro citotossicità intrinseca e il loro potenziale distruttivo intracellulare.

I principali rischi collegati all’uso eccessivo di nanomateriali di questo tipo sono la loro tossicità dose dipendente, l’epatotossicità e l’infiammazione polmonare, attraverso il rilascio di specie reattive dell’ossigeno e l’aumento dei livelli intracellulari di calcio, o l’emolisi, cioè la rottura o la distruzione dei globuli rossi, l’attivazione del sistema immunitario con conseguente pseudoallergia, risposte immunologiche acute che possono portare a shock anafilattico, infiammazioni in organi non previsti dal suo destino biologico (es. cervello, placenta e testicoli), conseguenze tossicologiche tra cui effetti genotossici, la morte cellulare [apoptosi], il blocco dei piccoli vasi sanguigni e linfatici, il rischio dell’insorgere di tumori (inclusa la leucemia), il rischio di errori di traduzione dell’RNA e di mutazioni del DNA, oltre il superamento dei limiti alla dose tollerabile con “richiami” ripetuti frequentemente che evoca un rischio molto grave per la salute pubblica.

Ecco perché l’omissione di studi approfonditi e a lungo termine nelle appropriate sedi istituzionali, cliniche e forensi, anche in relazione ad eventuali nessi causali o concausali e l’ampia eterogeneità patologica di eventi avversi gravi o letali che si sono verificati e si stanno ancora verificando in conseguenza delle vaccinazioni anti covid, associati al rifiuto delle Istituzioni di prendere atto della grave situazione in cui versa una parte rilevante della popolazione vaccinata, costituisce un crimine contro la salute pubblica.

Per questo Avvocati Liberi, seguendo le evidenze scientifiche richiamate ed osservando il principio di precauzione, si associa all’appello di interruzione immediata della somministrazione e commercializzazione di tali farmaci, con la promessa di continuare a tutelare la salute pubblica e individuale in ogni sede, anche nell’UE, denunciando alla Procura europea l’EMA ed i diretti responsabili dell’avvelenamento dei popoli.

IL 10° COMANDAMENTO DEL CODICE DI NORIBERGA
“Durante l’esperimento lo scienziato responsabile deve essere pronto a interromperlo in qualunque momento se indotto a credere che la continuazione dell’esperimento comporterebbe probabilmente lesioni, invalidità o morte per il soggetto umano

Roma lì 26 Ottobre 2023
Avvocati Liberi

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SPECIALI

A settembre la Giornata per ricordare le persone decedute e rese disabili dai vaccini

Gli eventi promossi da Condav Odv. A Palazzo Santa Chiara a Roma cerimonia in memoria dei morti da vaccino, poi convegno e dibattito

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Flop vaccino, uno dei più quotati provoca "lesioni gravi" nel 20 per cento dei testati | Rec News dir. Zaira Bartucca

Si terrà sabato 10 settembre dalle 12.30 alle 17.30 la XIX Giornata per ricordare le persone decedute o rese disabili dai vaccini promossa da Condav Odv. Gli eventi si svolgeranno presso Palazzo Santa Chiara (Piazza di Santa Chiara n.14) a Roma.

Per le 12.30 è previsto il saluto del presidente Condav Nadia Gatti, per le 13.00 la lettura della preghiera in ricordo dei morti a seguito di somministrazione vaccinale.

Dalle 13.20 il Convegno “Covid e vaccini fra ricatti e imposizioni: il sottile confine fra verità e inganno”. Alle 16.45, in conclusione, il dibattito con il pubblico presente.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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VACCINI

Schiaffo alla memoria del sottufficiale Paternò: deceduto “a causa del vaccino”, la Procura archivia. Ma i dubbi rimangono

Il militare aveva contratto il covid. Non aveva sintomi, ma si era prestato alla vaccinazione in seguito alle disposizioni del ministero della Salute e del Cts, che stabilivano che le Forze dell’Ordine fossero classe prioritaria da vaccinare. Avrebbe potuto contare sugli anticorpi naturali? Se non avesse aderito alla campagna vaccinale, oggi Paternò sarebbe ancora vivo?

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"Voglio Giustizia, voglio sapere se a provocare la morte di mio marito sia stato il vaccino". Caterina Arena parla della morte sospetta di suo marito, il militare Stefano Paternò | RN dir Zaira Bartucca

Stefano Paternò, sottufficiale della Marina, è uno dei tanti militari che si sono prestati alla somministrazione del siero sperimentale “anti-covid” in forza alle disposizioni del ministero della Salute e del Cts. Uno dei tanti che dopo l’iniezione ha iniziato un breve e fulmineo calvario, che lo ha portato nel giro di poco al decesso. La moglie, Caterina Arena, lo scorso anno ha iniziato una battaglia legale per chiedere giustizia e per individuare responsabilità precise per quello che è accaduto al marito. Giovane, sano, aveva contratto una forma di covid che non gli provocava sintomi (“soggetto positivo asintomatico” lo ha definito il procuratore Sabrina Gambino), e forse avrebbe potuto contare sugli anticorpi naturali.

Ma il vaccino ha stravolto nel giro di poco la sua esistenza e quella della sua famiglia. Per Caterina Arena in questi giorni è arrivata la doccia fredda: secondo la Procura di Siracusa, pur essendoci correlazione, non ci sono responsabili perché – in soldoni – Paternò si è fatto vaccinare tenendo conto “delle prescrizioni delle massime autorità nazionali”. Se, insomma, ci è cascato – sembra di leggere in controluce al provvedimento di archiviazione – è un suo problema. Certo non di Speranza, dei virologi che invitavano alla vaccinazione di massa in nome di un virus che si poteva curare anche con l’aspirina: oggi, quando è ormai tardi, lo ammette anche il virologo Bassetti.

Ma i punti sono due: Paternò avrebbe potuto essere ancora vivo se non si fosse prestato alla somministrazione del vaccino? E in cosa è realmente consistito l’accordo intercorso tra il governo Conte, AstraZeneca e l’amministratore delegato dell’azienda Lorenzo Wattum, scagionato da ogni responsabilità? Esisteva l’obbligo di piazzare un certo numero di dosi in forza di accordi commerciali che poi si sarebbero ripercossi su chi, come Paternò, è corso all’Hub non in quanto soggetto fragile, ma per rispondere ai moniti martellanti delle istituzioni e per scongiurare il rischio annunciato di perdere il posto di lavoro? Domande che non sembrano aver sfiorato gli inquirenti, che hanno deciso di liquidare la morte del sottufficiale con un’archiviazione che non può che sollevare domande sulle reali responsabilità insite alla campagna vaccinale.

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VACCINI

I “vaccini” a mRNA saranno (finalmente) analizzati

La decisione del Tribunale di Pesaro, che potrebbe aprire un nuovo capitolo per i danneggiati che tentano invano di rivalersi per le lesioni e per i danni subiti in seguito alla somministrazione e dopo la sperimentazione umana promossa dai governi Conte e Draghi

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I "vaccini" a mRNA saranno (finalmente) analizzati | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Tribunale di Pesaro ha disposto l’analisi dei cosiddetti “vaccini anti-covid” a mRNA. La decisione è scaturita dalla vicenda di un libero professionista che, contratto il virus, si era rifiutato di farsi iniettare il siero genico. Dall’esercizio della libertà di scelta era però scaturita una illegittima limitazione della libertà di circolazione e, perfino, una sanzione, di fronte a cui il 50enne ha deciso di fare ricorso davanti al giudice civile.

Da qui, l’accoglimento da parte del Tribunale dell’istanza ricevuta: i periti dovranno ora accertare da cosa sono realmente composti i vaccini a mRNA. Da lì in poi si potrebbe aprire un nuovo capitolo per i danneggiati che tentano invano di rivalersi per le lesioni e i danni subiti in seguito alla somministrazione e dopo la sperimentazione umana promossa dai governi Conte e Draghi.

“Volevamo capire – ha detto il legale del denunciante al Messaggero – se il consenso informato alla cui firma sarebbe obbligato sia compatibile con l’obbligatorietà, se siano presenti eccipienti ad uso non umano o dannosi per la salute o enzimi già ritrovati in analisi recentemente pubblicate”. Casi analoghi a quello di Pesaro stanno proliferando un po’ ovunque in Italia.

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