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L’EJC e la fondazione di Bill Gates ai giornalisti: finanziamenti per chi influenza l’opinione pubblica in tema di Sanità
Un finanziamento che può arrivare “fino a 7500 dollari” per i giornalisti che scrivono di sanità per “organizzazioni di media che formano l’opinione pubblica” in determinati Paesi, tra cui anche l’Italia. E’ la proposta del Centro europeo di giornalismo (EJC) che alcuni giornalisti – tra cui la sottoscritta, che non ha aderito – si sono visti recapitare nelle scorse settimane. La comunicazione è relativa al bando Global Health Security Call attivato il 19 ottobre di quest’anno e scaduto il 5 novembre, promosso dall’EJC e dall’onnipresente Bill&Melinda Gates Foundation, la stessa che vanta diversi interessi sulla produzione e somministrazione dei vaccini Pfizer, Moderna e ora anche ReiThera, il vaccino italiano.
Tentare di influenzare l’attività dei giornalisti è un po’ il chiodo fisso di Gates. Lo faceva ai tempi di Microsoft e sembra farlo anche adesso che la sanità globale si è trasformata nella sua gallina dalle uova d’oro. Sia o no questa la filantropia per cui è diventato noto, c’è da domandarsi che fine faccia l’imparzialità dei giornalisti che decidono di rispondere a bandi come questi. Che approccio avranno, per esempio, verso prodotti farmaceutici come i vaccini finanziati e pubblicizzati dalla fondazione Bill& Melinda Gates, che peraltro è parte attiva della GAVI Alliance? Come ne scriveranno o parleranno? Per il momento i progetti giornalistici attivati con la Global Health Security Call non sono stati resi pubblici, ma quel che è certo è che ne verranno portati avanti venti tra Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia. Tanto ha permesso la “donazione” della Fondazione Bill&Melinda Gates, che ha coperto i “costi di realizzazione” per 150.000 dollari (come detto, 7.500 dollari a progetto). Un’operazione che, nei fatti, ricorda un po’ la “paghetta” che il governo Conte diede a chi si prestava a diramare determinate comunicazioni sul coronavirus.
Un tentativo di insidiare l’indipendenza di chi informa che riguarda i centri di ricerca giornalistica intercettati dai vari potentati, ma che ancor di più non lascia immuni i media mainstream. Per esempio la Rai, che è attualmente al centro di una riforma volta (si spera) a reintrodurre l’imparzialità, il confronto democratico e la pluralità: “Serve una cultura dell’indipendenza molto più alta, dobbiamo definire una nuova missione per la Rai. Da anni dobbiamo affrontare una legge sulla governance, una riforma di sistema sul rapporto fra Parlamento, governo e Rai”, sono le dichiarazioni che il presidente della Camera ha rilasciato ieri a Radio 24.
Facile a dirsi ma molto meno a farsi, soprattutto se l’insidia all’indipendenza dei giornalisti proviene dall’elargizioni garantite dalle fondazioni o da prebende varie e ricompense mascherate da donazioni. Tornano poi alla mente i rapporti tra giornalisti e magistrati emersi con il caso Palamara ma – per tornare all’attualità – anche i “giornalisti a gettone” vicini al Giglio Magico dei renziani che secondo l’inchiesta sulla fondazione Open facevano da raccordo per la creazione e diffusione di contenuti che servivano a rovinare la reputazione di chi non era allineato alle volontà dei committenti. A gettare ulteriore discredito sulla categoria ci mancavano, insomma, il covid, i vaccini e la sanità.
Beh che dire, tra parlamento asfaltato, magistratura morta, polizia squadrista che manganella chi protesta, popolo che non può manifestare, giornali e televisioni asserviti all’uomo solo al comando: ragioniere, tecnocrate, banchiere, media asserviti ad un ultra-europeista anti-italiani, mancavano giusto abbondanti tonnellate di corruzione, travestite da donazioni filantropiche naturalmente. Il regime totalitario-poliziesco non ha intenzione di farsi mancare proprio nulla