Vaccini, obbligo e preparati genici. Il conflitto di interessi dei coniugi Von der Leyen
L’incarico in Orgenesis, azienda biotecologica specializzata in preparati mRNA, e lo scambio di messaggi privati con l’ad di Pfizer Albert Bourla
Heiko Von der Leyen, marito del presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen (all’anagrafe Ursula Gertud Albrecht), risulta essere direttore medico nel team di gestione Orgenesis, azienda biotecnologica specializzata nelle terapie cellulari e geniche che vengono utilizzate nei vaccini a mRna. La moglie – che ha affermato che si debba iniziare a parlare di obbligo vaccinale – negli scorsi mesi ebbe uno scambio di messaggi privati con l’ad di Pfizer Albert Bourla. Il conflitto di interessi macroscopico (che dovrebbe suscitare richieste di chiarimento e di dimissioni) è stato raccontato da Affari Italiani.
EUROPA
Nuova follia europea per “ridurre lo spreco”: un’etichetta farà passare i cibi scaduti per buoni
Dopo il recente ok all’immissione in commercio della farina di grillo, un nuovo spettro alimentare si aggira per l’Europa. E’ la dicitura “spesso buono oltre” con cui, in caso di approvazione, si tenterà di normalizzare e anzi incentivare il commercio di alimenti prima considerati scaduti. La modifica da apporre nelle etichette per il momento non è cosa fatta, ma la proposta è contenuta nella bozza di un atto delegato. Secondo l’Esecutivo Ue, l’aggiunta sarebbe opportuna “per ridurre lo spreco alimentare”, perché la nuova dicitura consentirebbe “una migliore comprensione della data di scadenza”. Bruxelles ammette che la nuova etichetta potrà convincere una persona ad acquistare un cibo scaduto, perché in grado di“influenzare il processo decisionale dei consumatori in merito all’opportunità di consumare o eliminare un alimento”.
ESTERI
L’azione meschina del PPE: ecco come ha raffigurato il presidente della Bielorussia Lukashenko
La raffigurazione estrema e violenta scelta dalla coalizione europea che ospita anche Forza Italia
Dietro le sbarre, imprigionato. E’ la raffigurazione estrema e violenta che il PPE – la coalizione popolare di cui fanno parte Ursula Von der Leyen ed esponenti di Forza Italia – ha scelto per rappresentare Lukashenko (a questo link). L’immagine non è un episodio di satira, ma la scelta dell’organo ufficiale di un partito. Un segno dei tempi e di un dibattito politico connotato sempre più da toni aspri, da fanatismi ciechi e da estremizzazioni. Il presidente della Bielorussia è stato eletto ad agosto del 2020 attraverso una sorta di plebiscito popolare, portando a casa l’80,23% delle preferenze. Resta tuttavia inviso ai gerarchi europei che vogliono imporre la loro alternativa costruita. Una degli sfidanti in corsa nelle ultime presidenziali bielorusse è stata Svetlana Pilipchuck, nota come Tikhanovskaya. Il PPE la considera, con il 6% che ha ottenuto, il “presidente eletto”. In realtà Tikhanovskaya ha sostituito il marito che era in corsa prima di lei, ma che ha dovuto rinunciare alla candidatura per le indagini che lo interessavano. Attualmente si trova in carcere (lui sul serio), per reati accertati che nulla hanno a che vedere con la dissidenza politica.
Il presidente scomodo che scompagina i piani
Ma perché l’Unione europea e i partiti più spiccatamente europeisti ce l’hanno a morte con Lukashenko? Se è difficile fornire una risposta univoca, bisogna ricordare che lo scorso anno il suo esecutivo ha rifiutato i 940 milioni che gli erano stati offerti per inscenare il piano pandemico e il lockdown, per condurre la popolazione bielorussa all’esilio domestico e per obbligarla ai tamponi e all’utilizzo costante della mascherina. Il presidente della Bielorussia in quel contesto fece sapere di aver declinato ogni offerta giunta dal Fondo monetario internazionale: “Non balleremo per nessuno – aveva riferito – e non faremo come ha fatto l’Italia”. Coincidenza vuole che alle dichiarazioni siano seguiti i soliti disordini di piazza a orologeria.
L’emergenza comoda al confine con la Polonia
Attualmente, l’Unione europea sorride sottecchi per le tensioni al confine della Polonia, dove le provocazioni sono all’ordine del giorno. Alcuni osservatori oculari denunciano il lancio continuo di pietre sui migranti dal fronte polacco, mentre lo stesso Lukashenko nelle scorse settimane aveva denunciato l’utilizzo di idranti sulla folla di accampati, tra cui ci sono anche molti bambini e neonati. Sulle violenze strumentali perpetrate dalle Forze dell’Ordine polacche, tuttavia, l’Ue resta silente. E anche il PPE.
Colpire l’avversario con falsità e calunnie
Sarebbe bello vedere un faccia a faccia tra un popolare qualunque e Lukashenko. C’è da domandarsi se di persona i rappresentanti del PPE sarebbero altrettanto loquaci. “Di solito non commentiamo quello che dice il signor Lukashenko, perché spesso non ha nulla a che fare con la realtà”, ebbe a dire a fine novembre il portavoce dell’Ue Peter Stano. Meglio allora optare per le calunnie e l’invettiva a tutti i costi e – soprattutto – la falsità come metodo e come metro di giudizio. Sono le pratiche promosse dall’Unione europea (e non solo) e dalle sue task-force di manipolazione dell’informazione che hanno creato – tra le altre cose – il “mostro” Lukashenko, ma anche la demonizzazione di chi non intende piegarsi alla narrazione dominante e artefatta sulla cosiddetta pandemia.
EUROPA
Intelligenza artificiale, il Consiglio europeo promuove una consultazione, ma discrimina l’Italia
Si discute tanto, in quest’ultimo periodo, dell’IA, settore che secondo i promotori dell’Agenda 2030 dovrà prendere il volo proprio grazie all’atmosfera di emergenza sanitaria instaurata. C’è il…
Si discute tanto, in quest’ultimo periodo, di Intelligenza artificiale, settore che secondo i promotori dell’Agenda 2030 dovrà prendere il volo proprio grazie all’atmosfera di emergenza sanitaria instaurata. C’è il telelavoro (il cosiddetto “smart-working”) che per gli scettici anticiperà i licenziamenti di massa, c’è l’automazione che via via sta soppiantando diverse professioni e c’è tutta la partita sul 5G. CAHAI, il Comitato europeo sull’intelligenza artificiale in seno al Consiglio europeo, per fare il punto ha avviato una consultazione pubblica che sarà online fino al 29 aprile “per raccogliere le opinioni su alcune questioni chiave da parte di attori rappresentativi (imprese, Ong, associazioni, università, think-tanks ecc.)”, come riportato dalla Farnesina.
Una buona iniziativa e una possibilità di confronto, che però sarà preclusa a molti italiani che pure avrebbero voluto dire la loro, ma potranno farlo solo se conoscono l’inglese e il francese o se utilizzeranno estensioni che però non mettono al riparo da possibili fraintendimenti. La consultazione, infatti, è disponibile solo in queste due lingue. L’Ue già in passato è stata ammonita da diversi Stati membri per la scarsa accessibilità di siti e documenti spiccatamente anglocentrici, aspetto in netto contrasto con l’idea di integrazione che l’organismo dice di perseguire.
ESTERI
Golden Visas, lo scandalo dei “visti d’oro” approda in europarlamento
Decise misure nei riguardi di Cipro e Malta. Il PPE: “Tutelare il giornalismo investigativo indipendente che ha permesso di svelare minacce alla sicurezza come questa”
L’inchiesta “Golden Visas” di un gruppo di giornalisti investigativi provenienti tutto il mondo – tra cui Daphne Caruana Galizia – non è nuova, ma è in questi giorni che l’europarlamento ha deciso di mettere mano alla vicenda sottesa, nel tentativo di porre rimedio alle “minacce alla sicurezza” che si sono verificate e che si possono verificare tutt’oggi. A essere interessati dal fenomeno, gli Stati membri dell’Ue, come Bulgaria, Cipro, Ungheria, Malta e Portogallo.
Nel pratico, quando si parla di “Visti d’oro” ci si riferisce all’acquisto di permessi di soggiorno o della stessa cittadinanza europea da parte di extra-comunitari anche facoltosi, che – spiegano dall’ufficio stampa del PPE, “partecipano a determinati regimi di investimento” per giungere a tale mercato illegale. “Dopo anni di ritardo – chiosano i popolari – la Commissione europea è ora pronta a intensificare e ad agire contro questi regimi nel caso di Cipro e Malta. Offrire la cittadinanza in cambio di denaro sta minando la base stessa della nostra democrazia, e tali pratiche in uno Stato membro stanno interessando tutti i 27 membri dell’Ue”.
Il Gruppo ha sottolineato inoltre “l’importanza del giornalismo investigativo” perché – è stato rilevato – gli sforzi veramente internazionali per fermare i regimi di citizen-for-cash sono diventati possibili grazie agli sforzi di un gran numero di giornalisti investigativi dedicati e coraggiosi, provenienti da un certo numero di Paesi. Siamo veramente grati per il loro lavoro. Hanno rivelato come le persone a cui è stato permesso di rimanere all’interno dell’Ue stavano causando una minaccia alla sicurezza. Molti dei beneficiari di questi regimi hanno accumulato la loro ricchezza attraverso il riciclaggio di denaro e la corruzione o sono membri chiave di dittature oppressive”.
Un sistema alimentato da chi non aveva remore a “pagare un extra” con il fine si saltare la filiera dei controlli, rappresentando in tal modo una minaccia alla sicurezza degli Stati che si va ad aggiungere alle altre. I canali scelti erano quelli burocratici, in grado di passare inosservati e maggiormente blindati, ma non per questo invisibili al team di giornalisti investigativi che sono stati in grado di far emergere la problematica. I membri trasversali del gruppo di lavoro sui Media, hanno inoltre richiamato l’attenzione della Commissione Europea per assicurarsi che “dia seguito a tutte le rivelazioni dei giornalisti”.
“E’ nostro dovere – è stato detto – sostenere i giornalisti che sono stati in grado di rivelare i fatti su questa minaccia alla nostra democrazia. La democrazia ha bisogno di protezione e di giornalismo investigativo indipendente“.