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Si deve scongiurare a tutti i costi la terza guerra mondiale. Non lascerebbe immune l’Europa e sarebbe l’ultima, ma è invocata da un presidente a rischio demenza che ha già avuto due aneurismi cerebrali. L’Ucraina è il teatro privilegiato delle manovre belliche degli USA e delle ansie di annessione della NATO per ovvi motivi. E’ sempre stata sull’orlo di una guerra che poi è avvenuta davvero e si è sempre misurata con crisi economiche strutturate e spaventose, che oggi sono aumentate e che rischiano di sfociare in carestia. Eppure il suo popolo fiero e orgoglioso – di cui faccio parte – è sempre uscito dalle situazioni critiche a testa alta. Il peggio è arrivato con le cosiddette rivoluzioni gialloblu. Yushenko, Yanukovich e poi gli scandali che tutti ricordano e che hanno portato alla vittoria del primo, con la felicità di George Soros e di chi ha usufruito dei suoi investimenti politici.

E Obama, l’ex presidente americano? Pochi lo sanno, ma c’entrano anche le sue pretese di espansione economica in territorio ucraino attraverso una tecnologia per l’estrazione di idrocarburi (gas e petrolio) potenzialmente molto pericolosa. E’ il cosiddetto Fracking o hydrofracking, che negli USA ha già provocato contaminazioni delle falde acquifere e concentrazioni di vapori di benzene e di toulene nell’aria. Qualcuno ricorderà le immagini delle fiamme che escono dai rubinetti delle case in Pennsylvania. L’Ucraina – già scossa dal disastro di Chernobyl del 1986 – era stata scelta come territorio sperimentale di questo progetto, rifiutato categoricamente dalla gente del posto. E’ lì, in realtà, che tutto è iniziato, anche prima del conflitto del 2014. Yushenko sapeva che non sarebbe stato facile cacciare i cittadini dalle loro case. Il tentativo è fallito e quando si è insediato Yanukovich – proveniente da Donetsk, nel Donbass, è iniziata una nuova fase, ma altrettanto problematica dal punto di vista economico.

Eppure Yanukovich mentre gli ucraini si sentivano abbandonati e scontavano le solite ristrettezze, si trincerava dentro al palazzo dagli intarsi d’oro che si era fatto costruire. Crescevano, intanto, la rabbia e il desiderio di verità e giustizia, e su questi sentimenti si è instaurata la politica del miliardario Poroshenko. Il Donbass a quel punto viene attraversato da caos e guerriglie. Ci sono le risorse e finché in America c’è Obama transitano affari miliardari per i clintoniani – anche per la famiglia di Biden – che poi saranno interrotti con l’insediamento di Trump.

Quando finisce la presidenza di Poroshenko, Hunter Biden e lo stesso ex presidente vengono indagati per riciclaggio di milioni di dollari che uscivano fuori attraverso la Crimea, che dunque non è territorio conteso solo per le risorse, ma è territorio di affari poco chiari. E qui giungiamo al governo di Zelensky, mentre in America si insedia Biden, il presidente che con l’Ucraina ha sempre avuto accordi opachi e privilegiati, che però per il momento è rimasto immune da indagini che possano dirsi tali. Che fa sleepy Joe? Al contrario di Trump investe nel rafforzamento della NATO. Il governo di Zelenskij è travolto – nel frattempo – da uno scandalo miliardario che ha riguardato la banca tedesca Dresdner, ma inizia comunque a premere per l’annessione al Trattato del Nord Atlantico su cui Putin ha sempre messo un veto.

Oltre alla politica e ai balletti opachi e miliardari che essa ha fatto con aziende e multinazionali, c’entrano anche le risorse. L’Ucraina del Donbass è ricca di carbonio (su cui adesso guarda caso si concentrano le attenzioni del governo Draghi) e di molto altro, e ha un’agricoltura che da sola potrebbe sfamare interi Stati. L’Ucraina è uno Stato che sarebbe solido se non fosse attraversato dalle intromissioni esterne che provengono da un lato e dall’altro. Se decide di essere oggetto di negoziati che coinvolgano Russia e America, può impostare una nuova fase lontana da una guerra in divenire che non vuole nessun ucraino. I Paesi che invocano il nucleare e che aiutano la corsa agli armamenti, dovrebbero capirlo, perché un reale conflitto armato non si fermerebbe certo alle porte di Kiev. Domandare a Cina e a Corea del Nord, che già si scaldano, sollecitate dalla Russia.

L’unico intervento possibile è pacifico, consistente in sanzioni selettive che non devono travolgere il sistema produttivo russo e soprattutto quello relativo alle forniture agli altri Paesi. L’Ucraina, intanto, deve diventare territorio neutrale e indipendente, una sorta di Svizzera dell’Est, un corridoio tra l’Europa e la Russia che non deve più essere coinvolta nelle provocazioni create da altri.

Ha svolto gli studi presso il College professionale dell'Università Nazionale di Dnipropetrovsk, specializzandosi in Managment e Marketing (sviluppo economico-territoriale, ricerca di mercato, sviluppo nuovi prodotti e segmenti di mercato, politica dei prezzi e distribuzione, pubblicità, pubbliche relazioni). Già manager Import/Export. Appassionato di politica. Per Rec News è Autore e si occupa del reperimento di fonti internazionali.

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Lonewolf

Un popolo si deve autodeterminare senza interferenze da parte di nessuno altrimenti ha il diritto di massacrare chi le tenta!

CONFLITTO RUSSO-UCRAINO

Amnesty: “Forze ucraine hanno collocato basi militari all’interno di scuole e ospedali. Violazione del diritto internazionale”

L’organizzazione: “Chiediamo al governo ucraino di assicurare immediatamente l’allontanamento delle sue forze dai centri abitati o di evacuare le popolazioni civili dalle zone in cui le sue forze armate stanno operando. Gli eserciti non devono mai usare gli ospedali per attività belliche e dovrebbero usare le scuole o le abitazioni dei civili solo quando nessun’altra alternativa è percorribile”

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Amnesty: "Forze ucraine hanno collocato basi militari all'interno di scuole e ospedali. Violazione del diritto internazionale" | Rec News dir. Zaira Bartucca

L’organizzazione Amnesty International a sorpresa ha pubblicato un report sul conflitto russo-ucraino in cui vengono menzionate violazioni del diritto umanitario da parte delle forze ucraine. E’ forse il segno più diretto del fatto che l’attenzione si andrà via via spostando sempre di più su Taiwan, il prossimo teatro di guerra. Di seguito il testo integrale.

Nel tentativo di respingere l’invasione russa iniziata a febbraio, le forze ucraine hanno messo in pericolo la popolazione civile collocando basi e usando armamenti all’interno di centri abitati, anche in scuole e ospedali. Queste tattiche violano il diritto internazionale umanitario perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari. Gli attacchi russi che sono seguiti hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili.

“Abbiamo documentato un modello in cui le forze ucraine mettono a rischio i civili e violano le leggi di guerra quando operano in aree popolate”, ha affermato Agnès Callamard, Segretario generale di Amnesty International.

“Essere in una posizione difensiva non esenta l’esercito ucraino dal rispetto del diritto umanitario internazionale”.

In altre località in cui Amnesty International ha concluso che la Russia ha commesso crimini di guerra, incluse aree della città di Kharkiv, l’organizzazione non ha trovato prove di forze ucraine dislocate nelle aree civili prese di mira illegalmente dall’esercito russo.

Tra aprile e luglio, i ricercatori di Amnesty International hanno trascorso diverse settimane a indagare sugli attacchi russi nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv. L’organizzazione ha visitato luoghi colpiti dagli attacchi, ha intervistato sopravvissuti, testimoni e familiari di vittime, ha analizzato le armi usate e ha svolto ulteriori ricerche da remoto.

Durante queste ricerche, i ricercatori di Amnesty International hanno riscontrato prove che le forze ucraine hanno lanciato attacchi da centri abitati, a volte dall’interno di edifici civili, in 19 città e villaggi. Per convalidare ulteriormente queste prove, il Crisis Evidence Lab dell’organizzazione per i diritti umani si è servito di immagini satellitari.

La maggior parte dei centri abitati dove si trovavano i soldati ucraini era a chilometri di distanza dalle linee del fronte e, dunque, ci sarebbero state alternative che avrebbero potuto evitare di mettere in pericolo la popolazione civile. Amnesty International non è a conoscenza di casi in cui l’esercito ucraino che si era installato in edifici civili all’interno dei centri abitati abbia chiesto ai residenti di evacuare i palazzi circostanti o abbia fornito assistenza nel farlo. In questo modo, è venuto meno al dovere di prendere tutte le possibili precauzioni per proteggere le popolazioni civili.

Attacchi lanciati dai centri abitati

Sopravvissuti e testimoni degli attacchi russi nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv hanno riferito ai ricercatori di Amnesty International che l’esercito ucraino era operativo nei pressi delle loro abitazioni e che in questo modo ha esposto la popolazione civile alle rappresaglie delle forze russe.

“I soldati stavano in una casa accanto alla nostra e mio figlio andava spesso da loro a portare del cibo. L’ho supplicato diverse volte di stare lontano, avevo paura per lui. Il pomeriggio dell’attacco io ero in casa e lui in cortile. È morto subito, il suo corpo è stato fatto a pezzi. Il nostro appartamento è stato parzialmente distrutto”ha dichiarato la madre di un uomo di 50 anni ucciso da un attacco russo il 10 giugno in un villaggio a sud di Mykolaiv. Nell’appartamento dove, secondo la donna, avevano stazionato i soldati ucraini Amnesty International ha rinvenuto equipaggiamento e divise militari.

Questa è la testimonianza di Mykola, che vive in un palazzo di Lysychansk, nel Donbass, più volte centrato dagli attacchi russi:

“Io non capisco il motivo per cui i nostri soldati sparano dalle città e non dai campi”.

E questa è quella di un uomo residente nella stessa zona:

C’è attività militare qui nel quartiere. Quando c’è fuoco in uscita, subito dopo c’è fuoco in entrata”.

A Lysychansk i ricercatori di Amnesty International hanno visto soldati in un palazzo a 20 metri di distanza dall’entrata di un rifugio sotterraneo usato dagli abitanti e dove un anziano è stato ucciso.

In una città del Donbass, il 6 maggio, le forze russe hanno colpito con le bombe a grappolo (vietate dal diritto internazionale e inerentemente indiscriminate) un quartiere di case per lo più a un piano o a due piani dove era in funzione l’artiglieria ucraina. I frammenti delle bombe a grappolo hanno danneggiato l’abitazione dove Anna, 70 anni, vive con la madre novantacinquenne.

“Le schegge sono passate attraverso la porta. Io ero dentro casa. L’artiglieria ucraina si trovava nei pressi del mio giardino. I soldati erano dietro al giardino e dietro la casa. Da quando la guerra è iniziata li ho visti andare e tornare. Mia madre è paralizzata, per noi è impossibile fuggire”.

All’inizio di luglio, nella regione di Mykolaiv, un contadino è rimasto ferito nell’attacco delle forze russe contro un deposito di grano. Ore dopo l’attacco, i ricercatori di Amnesty International hanno notato la presenza di soldati ucraini e di veicoli militari nella zona del deposito. Testimoni oculari hanno confermato che quella struttura, situata lungo la strada che porta a una fattoria dove persone vivono e lavorano, era stata usata dalle forze ucraine.

Mentre i ricercatori di Amnesty International stavano esaminando i danni arrecati a palazzi e ad altre strutture civili nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv, hanno udito spari provenienti dalle postazioni ucraine situate nelle vicinanze.

A Bakhmut, molte testimonianze hanno parlato di un edificio usato dai soldati ucraini e situato a neanche 20 metri di distanza da un palazzo a più piani. Il 18 maggio un missile russo ha colpito il palazzo distruggendo parzialmente cinque appartamenti e danneggiando edifici vicini.

Tre abitanti hanno riferito che prima dell’attacco delle forze russe, quelle ucraine avevano utilizzato un edificio dall’altra parte della strada e che due camion dell’esercito ucraino erano parcheggiati di fronte a un’abitazione rimasta danneggiata dal missile.

I ricercatori di Amnesty International hanno rinvenuto tracce, all’interno e all’esterno dell’edificio, della presenza dei soldati ucraini, tra cui sacchi di sabbia, pezzi di plastica nera per coprire le finestre e nuovi kit di pronto soccorso di manifattura statunitense.

“Non ci è permesso dire nulla su cosa fa l’esercito, ma siamo noi a pagare le conseguenze”, ha detto ad Amnesty International un sopravvissuto all’attacco.

Basi militari all’interno degli ospedali

In cinque diverse località, i ricercatori di Amnesty International hanno visto le forze ucraine usare gli ospedali come basi militari. In due città decine di soldati stavano riposando, passeggiando o mangiando all’interno di strutture ospedaliere. In un’altra città i soldati stavano sparando nei pressi di un ospedale.

Il 28 aprile un attacco aereo russo ha ucciso due impiegati di un laboratorio medico alla periferia di Kharkiv dopo che le forze ucraine avevano installato una base nelle immediate adiacenze.

Usare gli ospedali a scopi militari è un’evidente violazione del diritto internazionale umanitario.

Basi militari all’interno delle scuole

L’esercito ucraino colloca abitualmente le sue basi all’interno delle scuole dei villaggi e delle città del Donbass e della regione di Mykolaiv. Le scuole sono temporaneamente chiuse ma molte sono situate vicino a insediamenti urbani.

In 22 delle 29 scuole visitate, i ricercatori di Amnesty International hanno trovato soldati o rinvenuto prove delle loro attività, in corso al momento della visita o precedenti: tenute da combattimento, contenitori di munizioni, razioni di cibo e veicoli militari.

Le forze russe hanno colpito molte delle scuole usate dall’esercito ucraino. In almeno tre città, dopo i bombardamenti russi, i soldati ucraini si sono trasferiti in altre scuole, mettendo ulteriormente in pericolo i civili.

In una città a est di Odessa, Amnesty International ha notato in molte occasioni i soldati ucraini usare aree civili per alloggiare e fare addestramento, tra cui due scuole situate in zone densamente popolate. Tra aprile e giugno gli attacchi russi contro le scuole della zona hanno causato diversi morti e feriti. Il 28 giugno un bambino e un’anziana sono stati uccisi nella loro abitazione, colpita da un razzo.

A Bakhmut, il 21 maggio, un attacco delle forze russe ha colpito un edificio universitario usato come base militare dalle forze ucraine uccidendo sette soldati. L’università è adiacente a un palazzo a più piani, danneggiato nell’attacco insieme ad altre abitazioni civili a non più di 50 metri di distanza. I ricercatori di Amnesty International hanno visto la carcassa di un veicolo militare nel cortile dell’università bombardata.

Il diritto internazionale umanitario non vieta espressamente alle parti in conflitto di installarsi in scuole dove non sono in corso lezioni. Tuttavia, le forze armate devono evitare di usare scuole situate nei pressi di insediamenti civili, salvo quando non vi sia un’urgente necessità di tipo militare. Anche in questo caso, devono avvisare i civili e se necessario assisterli nell’evacuazione, cosa che nei casi esaminati da Amnesty International non pare si sia verificata.

I conflitti armati pregiudicano gravemente il diritto all’istruzione. Inoltre, l’uso a scopo militare delle scuole può dar luogo a distruzioni che, a guerra finita, possono continuare a negare quel diritto. L’Ucraina è uno dei 114 stati che hanno sottoscritto la Dichiarazione sulle scuole sicure, un accordo che intende proteggere l’istruzione durante i conflitti armati e che prevede l’utilizzo di scuole abbandonate o evacuate solo quando non vi siano alternative praticabili.

Attacchi indiscriminati delle forze russe

Molti degli attacchi delle forze russe documentati da Amnesty International nei mesi scorsi sono stati portati a termine mediante l’uso di armi inerentemente indiscriminate, come le bombe a grappolo che sono messe al bando a livello internazionale, o di armi esplosive che producono effetti su larga scala. Altri attacchi sono stati condotti con armi guidate con vari livelli di precisione che, in alcuni casi, hanno effettivamente colpito il bersaglio designato.

La tattica delle forze ucraine di collocare obiettivi militari all’interno dei centri abitati non giustifica in alcun modo attacchi indiscriminati da parte russa. Tutte le parti in conflitto devono sempre distinguere tra obiettivi militari e obiettivi civili e prendere tutte le precauzioni possibili, anche nella scelta delle armi da usare, per ridurre al minimo i danni ai civili. Gli attacchi indiscriminati che uccidono o feriscono civili o danneggiano obiettivi civili sono crimini di guerra.

“Chiediamo al governo ucraino di assicurare immediatamente l’allontanamento delle sue forze dai centri abitati o di evacuare le popolazioni civili dalle zone in cui le sue forze armate stanno operando. Gli eserciti non devono mai usare gli ospedali per attività belliche e dovrebbero usare le scuole o le abitazioni dei civili solo come ultima risorsa, quando nessun’altra alternativa sia percorribile”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

Ulteriori informazioni

Il diritto internazionale umanitario chiede a tutte le parti in conflitto di fare il massimo possibile per non collocare obiettivi militari all’interno o nei pressi di centri abitati. Altri obblighi circa la protezione delle popolazioni civili prevedono la loro evacuazione da luoghi prossimi a obiettivi militari e un preavviso efficace su ogni attacco che possa avere conseguenze per le popolazioni civili.

Il 29 luglio Amnesty International ha trasmesso al ministero della Difesa di Kiev le conclusioni delle sue ricerche. Al momento, non è ancora pervenuta una risposta.

Rec News dir. Zaira Bartucca

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CONFLITTO RUSSO-UCRAINO

Minori sottratti all’Ucraina con la scusa della guerra, una task force fa il punto

Un fenomeno ancora poco attenzionato è quello della sottrazione internazionale di minore: si spendono tante parole quando riguarda due genitori che abitano in Paesi diversi, ma si dice ancora poco sui bambini – tantissimi – trasportati come pacchi postali da un capo all’altro del mondo, complici situazioni di crisi e adozioni spesso illecite

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Minori sottratti all'Ucraina con la scusa della guerra, una task force fa il punto | Rec News dir. Zaira Bartucca

I conflitti geopolitici – è noto – sono un’occasione ghiotta per i trafficanti d’armi, per determinate ONG risolute a lucrare su emergenze umanitarie create ad arte, per i business legati alla ricostruzione e, anche, per ingrossare i traffici umani. Un fenomeno ancora poco attenzionato è quello della sottrazione internazionale di minore: si spendono tante parole quando riguarda due genitori che abitano in Paesi diversi, ma si dice ancora poco sui bambini – tantissimi – trasportati come pacchi postali da un capo all’altro del mondo, complici situazioni di crisi e adozioni spesso illecite.

Il conflitto russo-ucraino non è diverso: dal suo scoppio è purtroppo crescente il numero di bambini che sparisce dall’Ucraina alla volta di Stati esteri per non lasciare traccia o per diventare il centro di conflitti diplomatici. Quando non finiscono nella rete dei trafficanti, molti minori si trovano infatti loro malgrado al centro di affidamenti illeciti per colpa di associazioni che fanno false promesse a famiglie destinatarie a volte ignare, omettendo la presenza di parenti. Con tutti i rischi legali del caso.

Nel caso dell’Ucraina, c’è una questione aggiuntiva: il Paese dell’ex Unione sovietica ha una delle legislazioni più stringenti al mondo in fatto di tutela dei minori, e questo in forza alle sottrazioni che si sono verificate nel 1986 a causa del disastro di Chernobyl. Le tensioni con la Russia non hanno – giustamente – allentato le maglie delle norme a tutela dei giovanissimi e i vari governi che si succedono, pur ammettendo l’ospitalità temporanea, sono costantemente al lavoro per far rientrare i più piccoli nel loro Paese e per riammetterli nei nuclei familiari più prossimi.

Questioni complesse e sfaccettate su cui si è in parte concentrata la “Task Force Minori” contesi che si è riunita ieri. L’incontro, presieduto dalla Direzione Generale per gli Italiani all’Estero, ha permesso di fare nuovamente il punto su casi di minori sottratti in Ucraina, molti dei quali non ancora reperibili. Sono state poi affrontate altre vicende di sottrazione internazionale rispetto alle quali sono state programmate azioni di sinergia tra le amministrazioni coinvolte.

Il fenomeno dei minori contesi o sottratti non conosce, purtroppo, battute d’arresto: nella prima metà del 2022 la Farnesina ha registrato 51 nuovi casi segnalati (rispetto ai 29 dello stesso periodo del 2021), di cui 30 in Europa, 15 in America, 3 in Asia e 3 nel Mediterraneo e Medio Oriente. Il fenomeno, tuttavia, potrebbe essere molto più esteso.

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CONFLITTO RUSSO-UCRAINO

La via diplomatica secondo Biden. Un altro miliardo all’Ucraina in razzi e artiglieria pesante

Secondo la scheda informativa pubblicata sul sito della Difesa americana, circa 350 milioni del miliardo annunciato provengono dall’autorità di prelievo presidenziale. Ecco perché una guerra il più duratura possibile rappresenta un vantaggio imprescindibile per gli Stati Uniti e per la stessa Ue

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La via diplomatica secondo Biden. Un altro miliardo all'Ucraina in razzi e artiglieria pesante | Rec News dir. Zaira Bartucca
Foto Austin Fraley

Mentre il presidente della Federazione russa Vladimir Putin manifesta nuovamente la volontà di riaprire i tavoli diplomatici e mentre parte dell’Ucraina è interessata dalle operazioni di ricostruzione, il dipartimento americano della Difesa ha annunciato lo stanziamento di “un altro miliardo per l’Ucraina per l’acquisto di sistemi di difesa costiera arpione, munizioni, razzi di artiglieria ad alta mobilità o HIMARS”. E’ quanto fa sapere lo stesso Pentagono.

Secondo quanto diramato, la misura appena adottata del “prelievo” consente al presidente americano (in “determinate circostanze” che però non vengono citate) di “ritirare armi, munizioni e materiale esistenti dalle scorte militari statunitensi e fornirli ad altre nazioni”. Secondo la scheda informativa pubblicata sul sito della Difesa americana, circa 350 milioni del miliardo annunciato provengono dall’autorità di prelievo presidenziale, che servirà a finanzare“18 obici da 155 mm, 36.000 colpi di munizioni da 155 mm, 18 veicoli tattici, munizioni aggiuntive per sistemi a razzo di artiglieria ad alta mobilità, quattro veicoli tattici aggiuntivi, pezzi di ricambio e altre attrezzature”.

Una guerra il più duratura possibile rappresenta un vantaggio imprescindibile per i traffici umanitari e bellici che ne derivano e per stessi gli Stati Uniti, che si sono detti propensi a “sacrificare fino all’ultimo ucraino” (cit. Biden): il grano ucraino fa ombra a quello canadese e in più l’Ucraina è una delle roccaforti mondiali del litio, uno dei materiali del futuro che consentirà l’affermazione ulteriore della mobilità elettrica e di ritrovati tecnologici come gli esoscheletri, su cui sono già al lavoro le Big tech.

Ma – contrariamente alle previsioni iniziali – l’Ucraina sta serrando i ranghi e perfino tra militari e governatori c’è chi ha mangiato la foglia e inizia a manifestare malcontento verso gli accordi sottobanco stretti da Zelensky con le potenze occidentali. Il Pentagono, intanto, ha ammesso in un breve dispaccio del 9 giugno l’esistenza di bio-laboratori finanziati dalla Difesa americana – come abbiamo rivelato lo scorso marzo in un’inchiesta documentata – adducendo tuttavia scusanti di ordine sanitario e di sicurezza.

I dossier resi noti dal ministero della Difesa russo e dal capo delle Forze di protezione dalle Radiazione e dalla contaminazione chimica e biologica, tuttavia, raccontano un’altra realtà, che farebbe il paio con un interesse diretto da parte degli Stati Uniti e di diversi Stati europei (Italia compresa) a far durare il più possibile situazioni di caos e di guerra in Ucraina in modo da miscelare le responsabilità dirette e – se possibile – dissiparle. Il comodo capro espiatorio degli eventi è stato già individuato, e qualunque cosa accada parte dell’opinione pubblica è già stata addomesticata all’attacco gratuito contro Vladimir Putin. L’altra parte, quella meno suggestionabile, è stata invece implicitamente minacciata nella sua libertà di espressione per mezzo dello spettro di liste di proscrizione, inventate dal mainstream (e poi smentite) e rilanciate dal finto anti-mainstream.

Si agita intanto il blocco europeista: oggi la visita di Draghi, Macron e Sholz a Kiev, mentre ieri il gruppo di contatto per la “difesa” dell’Ucraina a Bruxelles ha tenuto la sua terza riunione, dove sono intervenuti anche il segretario americano alla Difesa Lloyd J. Austin III e il presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Mark A. Milley.

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CONFLITTO RUSSO-UCRAINO

Ucraina, il segnale di distensione lanciato da Putin e ignorato dal mainstream

A ridosso dei festeggiamenti del Giorno della Vittoria sul nazismo, il presidente della Federazione russa ha inviato al popolo ucraino…

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Ucraina, il segnale di distensione lanciato da Putin e ignorato dal mainstream | Rec News dir. Zaira Bartucca

Auguro sinceramente ai veterani ucraini della Grande Guerra Patriottica la forza dei loro cuori, la buona salute e la lunga vita, e a tutto il popolo ucraino un futuro pacifico e giusto”. E’ il primo messaggio di auguri che l’ufficio stampa del Cremlino ha diramato l’8 maggio, a ridosso dei festeggiamenti del Giorno della Vittoria sul nazismo. Il presidente della Federazione russa Vladimir Putin lo ha inviato al popolo ucraino, compiendo un gesto di distensione che però è stato ignorato dalla stampa occidentale. Conflitto o meno, infatti, i governi filo-bideniani sono al lavoro per far durare gli attriti il più possibile: prova ne sia l’invio di armi promosso da diversi governi (tra cui quello italiano) che coprirà tutto il 2022.

Che la guerra non sia contro gli ucraini, ma contro le ingerenze NATO, contro la presenza di basi militari straniere ai confini della Russia e contro i rigurgiti neo-nazisti, Putin lo ha rivendicato nel discorso augurale che ha anticipato la parata del 9 maggio. Lo riportiamo in basso, in versione integrale.

“Cari veterani, compagni soldati e marinai, sergenti e sergenti maggiori, guardiamarina e sottufficiali, compagni ufficiali, generali e ammiragli, mi congratulo con voi per il giorno della Grande Vittoria. La difesa della nostra Patria quando era in gioco il suo destino è sempre stata sacra. E’ stato per la sensazione di vero patriottismo che la milizia di Minin e Pozharsky si alzò in piedi per la Patria, i soldati andarono all’offensiva nel campo di Borodino e combatterono il nemico fuori da Mosca e Leningrado, Kiev e Minsk, Stalingrado e Kursk, Sebastopoli e Kharkov.

Oggi, come in passato, state combattendo per il nostro popolo nel Donbass, per la sicurezza della nostra Patria, per la Russia. Il 9 Maggio 1945 è stato sancito nella storia del mondo, per sempre, come un trionfo del popolo sovietico unito, della sua coesione e il potere spirituale. Un’impresa senza precedenti, in prima linea e sul fronte interno.

Il Giorno della vittoria è intimamente caro a tutti noi. Non c’è famiglia in Russia che non sia stata bruciata dalla Grande Guerra Patriottica. La sua memoria non svanisce mai. In questo giorno figli, nipoti e pronipoti degli eroi marciano in un flusso infinito del Reggimento Immortale. Portano le foto dei loro familiari, i soldati caduti che sono rimasti giovani per sempre e i veterani che sono già andati.

Siamo orgogliosi della generazione coraggiosa non conquistata dei vincitori, siamo orgogliosi di essere i loro successori, ed è nostro dovere preservare la memoria di coloro che hanno sconfitto il nazismo e ci hanno affidato di essere vigili e di fare di tutto per contrastare l’orrore di un’altra guerra globale.

Pertanto, nonostante tutte le controversie nelle relazioni internazionali, la Russia ha sempre sostenuto l’istituzione di un sistema di sicurezza uguale e indivisibile che è criticamente necessario per l’intera comunità internazionale.

Lo scorso dicembre abbiamo proposto di firmare un trattato sulle garanzie di sicurezza. La Russia ha esortato l’Occidente a tenere un dialogo onesto alla ricerca di soluzioni significative e risolutive, e a tenere conto degli interessi reciproci. Tutto invano. I Paesi della NATO non volevano ascoltarci, il che significa che avevano piani completamente diversi. E l’abbiamo visto.

Un’altra operazione punitiva nel Donbass, un’invasione delle nostre terre storiche, inclusa la Crimea, era apertamente in divenire. Kiev ha dichiarato che potrebbe aggiungere armi nucleari. Il blocco NATO ha lanciato un attivo accumulo militare sui territori adiacenti ai nostri.

Pertanto, una minaccia assolutamente inaccettabile per noi veniva costantemente creata proprio ai nostri confini. C’era ogni indicazione che uno scontro con neonazisti e banderiti sostenuti dagli Stati Uniti e dai loro servitori fosse inevitabile.

Ripeto, abbiamo visto la costruzione di infrastrutture militari, centinaia di consulenti stranieri che hanno iniziato a lavorare, e forniture regolari di armi all’avanguardia provenienti dai paesi della NATO. La minaccia cresceva ogni giorno.

La Russia ha lanciato un attacco preventivo all’aggressione. È stata una decisione forzata, tempestiva e l’unica corretta. Una decisione di un paese sovrano, forte e indipendente.

Gli Stati Uniti hanno iniziato a rivendicare il loro eccezionalismo, in particolare dopo il crollo dell’Unione Sovietica, denigrando così non solo il mondo intero, ma anche i loro satelliti, che devono fingere di non vedere nulla e di sopportarlo obbedientemente.

Ma noi siamo un paese diverso. La Russia ha un carattere diverso. Non rinunceremo mai al nostro amore per la nostra Patria, alla nostra fede e ai valori tradizionali, ai costumi dei nostri antenati e al rispetto per tutti i popoli e le culture.

Nel frattempo, l’Occidente sembra essere impostato per cancellare questi valori millenari. Tale degrado morale è alla base delle ciniche falsificazioni della storia della seconda guerra mondiale, intensificando la russofobia, lodando i traditori, deridendo la memoria delle loro vittime e cancellando il coraggio di coloro che hanno vinto la Vittoria attraverso la sofferenza.

Siamo consapevoli che ai veterani statunitensi che volevano venire alla parata a Mosca è stato proibito di farlo. Ma voglio che sappiano: siamo orgogliosi delle loro azioni e del loro contributo alla nostra comune Vittoria.

Onoriamo tutti i soldati degli eserciti alleati-americani, inglesi, francesi, i combattenti della resistenza, i soldati coraggiosi e i partigiani in Cina. Tutti coloro che hanno sconfitto il nazismo e il militarismo.

Compagni, le milizie del Donbass insieme all’esercito russo stanno combattendo sulla loro terra oggi, dove i principi Svyatoslav e i fermi di Vladimir Monomakh, i soldati sotto il comando di Rumyantsev e Potemkin, Suvorov e Brusilov hanno schiacciato i loro nemici, dove gli eroi della Grande Guerra Patriottica Nikolai Vatutin, Sidor Kovpak e Lyudmila Pavlichenko si sono fermati fino alla fine.

Mi rivolgo alle nostre Forze armate e alle milizie del Donbass. Stai combattendo per la nostra Patria, il suo futuro, in modo che nessuno dimentichi le lezioni della seconda guerra mondiale, in modo che non ci sia posto al mondo per torturatori, squadroni della morte e nazisti.

Oggi pieghiamo la testa alla sacra memoria di tutti coloro che hanno perso la vita nella Grande Guerra Patriottica, i ricordi dei figli, delle figlie, dei padri, delle madri, dei nonni, dei mariti, delle mogli, dei fratelli, delle sorelle, dei parenti e degli amici.

Pieghiamo la testa alla memoria dei martiri di Odessa bruciati vivi nella Casa dei Sindacati nel maggio 2014, alla memoria degli anziani, delle donne e dei bambini del Donbass uccisi in atroci e barbari bombardamenti da parte dei neonazisti. Pieghiamo la testa ai nostri compagni di combattimento che sono morti di una morte coraggiosa nella battaglia per la Russia.

Dichiaro un minuto di silenzio.

(Un minuto di silenzio.)

La perdita di ogni ufficiale e soldato è dolorosa per tutti noi e una perdita irrimediabile per le famiglie e gli amici. Il governo, le autorità regionali, le imprese e le organizzazioni pubbliche faranno di tutto per avvolgere queste famiglie nelle cure e aiutarle. Un sostegno speciale sarà dato ai bambini dei compagni d’armi uccisi e feriti. L’ordine esecutivo presidenziale in tal senso è stato firmato oggi.

Auguro una pronta guarigione ai soldati e agli ufficiali feriti, e ringrazio medici, paramedici, infermieri e personale degli ospedali militari per il loro lavoro disinteressato. La nostra più profonda gratitudine va a voi per aver salvato ogni vita, spesso non risparmiando alcun pensiero per voi stessi sotto bombardamenti in prima linea.

Compagni, soldati e ufficiali provenienti da molte regioni della nostra enorme Patria, compresi quelli che sono arrivati direttamente dal Donbass, dalla zona di combattimento, e sono in piedi ora spalla a spalla, qui, sulla Piazza Rossa.

Ricordiamo come i nemici della Russia hanno cercato di usare bande terroristiche internazionali contro di noi, come hanno cercato di seminare conflitti interetnici e religiosi in modo da indebolirci dall’interno e dividerci. Hanno fallito completamente.

Oggi i nostri guerrieri di diverse etnie stanno combattendo insieme, proteggendosi a vicenda da proiettili e schegge come fratelli. È qui che si trova il potere della Russia, una grande potenza invincibile della nostra nazione multietnica unita.

Oggi difendi ciò per cui i tuoi padri, nonni e bisnonni hanno combattuto. Il benessere e la sicurezza della loro Patria era la loro massima priorità nella vita. La lealtà alla nostra Patria è il valore principale e una base affidabile dell’indipendenza della Russia anche per noi, i loro successori.

Coloro che hanno schiacciato il nazismo durante la Grande Guerra Patriottica ci hanno mostrato un esempio di eroismo per tutte le età. Questa è la generazione dei vincitori, e li ammireremo sempre.

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