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Le “dichiarazioni ingannevoli” costeranno a Google altri 60 milioni di dollari. Lo ha deciso la Corte Federale Australiana, che ha multato la suite di servizi digitali per essersi appropriata in maniera fraudolenta dei dati sulla posizione di 1,3 milioni di utenti, anche quando sul loro dispositivo la geolocalizzazione era disattivata. I fatti contestati si sono verificati tra gennaio del 2017 e dicembre del 2018. La multa – salatissima – è arrivata a seguito del procedimento contro Google avviato dall’Australian Competition & Consumer Commission, il soggetto garante della concorrenza e dei consumatori australiani.

Google è coinvolta in un’indagine analoga avviata nel 2020 in Europa, dove potrebbe imbattersi in una multa ancora più consistente in caso di violazione del regolamento generale sulla protezione dei dati (in quel caso le sanzioni possono arrivare fino al 4% del fatturato globale). Diversi sono inoltre i gruppi per i diritti dei consumatori che all’inizio di questa estate hanno presentato una serie di denunce e di richieste di risarcimento danni contro Google, accusandolo di pubblicità ingannevole e di elaborazione invasiva di dati personali.

Violazione del divieto di pubblicità del gioco d’azzardo, altra multa per oltre un milione

Anche in Italia Google è alle prese con sanzioni provenienti dalle autorità: l’Agcom – l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – ha infatti multato per un milione e 450 mila euro Google Ireland Limited (che controlla anche YouTube) e Top Ads Ltd. Contestualmente è stata ordinata la rimozione di 625 contenuti illeciti ancora presenti online. Alle due società viene contestata la “violazione del divieto di pubblicità del gioco d’azzardo sancito dall’articolo 9 del Decreto Dignità”, come puntualizza la stessa Agcom.

Si tratta del primo provvedimento adottato dall’Autorità nei confronti di un fornitore di servizi per aver agevolato e consentito la diffusione di pubblicità vietata, che riguarda giochi con vincite in denaro. “La normativa – spiega l’Agcom – individua, come responsabili della condotta illecita o destinatari delle sanzioni committente, proprietario del mezzo o del sito di diffusione o di destinazione e organizzatore della manifestazione, evento o attività. Le evidenze istruttorie hanno accertato la violazione della norma sia da parte del soggetto/creator (la società Top Ads Ltd mediante il proprio sito e i propri canali Spike su YouTube), sia da parte di YouTube, società controllata da Google”.

“Non ha adottato alcuna iniziativa per la rimozione dei contenuti illeciti”

L’ Agcom per quanto riguarda la sanzione irrogata a Google (già destinataria di una precedente ordinanza-ingiunzione per un totale di 100.000 euro per la violazione dello stesso divieto), ha spiegato che YouTube è stata ritenuta responsabile “per non aver adottato alcuna iniziativa per la rimozione dei contenuti illeciti massivamente diffusi sulla propria piattaforma da un soggetto terzo, con il quale ha stipulato un contratto specifico di partnership, riconoscendo a tale soggetto lo status di “partner verificato”.

Per quanto riguarda la rimozione di 625 contenuti illeciti presenti sulla piattaforma YouTube, l’Autorità ha disposto che venga compiuta entro il termine di sette giorni e ha provveduto a inibire i contenuti analoghi, in linea con i recenti pronunciamenti della Corte di Giustizia dell’Ue.

Confermata anche la multa di 100 milioni a cui Google è stato condannato dopo la denuncia di Enel X

Il TAR del Lazio ha inoltre recentemente confermato a Google la multa di 100 milioni di euro erogata dall’Antitrust per la mancata pubblicazione dell’App di ricarica di Enel X su Android Auto. La società ha fatto ricorso, ma lo ha perso. Secondo Enel, la suite di servizi digitali avrebbe evitato di pubblicare l’applicazione per agevolare gli analoghi di Maps, lucrando sulle commissioni e sui dati personali forniti dagli utenti, riporta News Auto.

Rischia pesanti sanzioni anche in Corea

Google inoltre rischia di incorrere in multe anche in Corea dopo l’approvazione del Telecommunications Business Act, che prevede sanzioni pari al 2% del fatturato medio annuo delle aziende che attuano pratiche commerciali scorrette nel settore delle telecomunicazioni. Google infatti, rilevano le autorità locali, non può obbligare gli sviluppatori a utilizzare il suo sistema di pagamento integrato nel Play Store.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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Ecco come l’IA vede i politici italiani

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Ecco come l'IA vede i politici italiani | Rec News dir. Zaira Bartucca

L’Intelligenza artificiale non è nuova a svarioni. Ne abbiamo raccontati alcuni in questo articolo, dove abbiamo parlato dello stress-test con cui abbiamo provato a mettere l’IA davanti ai suoi limiti. Questa volta, invece, abbiamo domandato a un generatore di immagini come vede i politici italiani. Ne è uscita fuori una serie di ritratti verosimili e a tratti esilaranti.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani secondo l'IA
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani secondo l’IA

Antonio Tajani. Nel ritratto fatto dall’Intelligenza Artificiale, spariscono i tratti somatici reali ma rimane la riconoscibilità del personaggio grazie a particolari come il taglio di capelli e il modo di vestire. Il ministro degli Esteri è quasi dentro uno specchio d’acqua, attorniato dalle colonne di un edificio classico e da quella che sembra una Chiesa.


Il ritratto che l'IA fa della premier Giorgia Meloni
Il ritratto che l’IA fa della premier Giorgia Meloni

Nessuna somiglianza, invece, per Giorgia Meloni o, meglio, per l’idea che ne ha l’Intelligenza Artificiale. La giovane che dovrebbe corrispondere a lei guarda l’obiettivo per uno scatto dal sapore veneziano, anche se più che la premier italiana sembra ritrarre l’attrice Anne Murphy. Alcuni particolari, tuttavia, fanno pensare all’esponente di FdI, come gli orecchini a goccia o lo scialle morbido dai toni pastello.


Matteo Renzi nella sua Firenze nello "scatto" immaginario generato dall'IA
Matteo Renzi nella sua Firenze nello “scatto” immaginario generato dall’IA

Matteo Renzi o, meglio, l’idea che si è fatta di lui l’Intelligenza Artificiale, è invece ritratto nella sua Firenze. Anche qui più che i tratti somatici sono i particolari riconoscibili a farla da padrone, e infatti l’esponente di Italia Viva – Renew Europe è ritratto con la classica camicia col colletto sbottonato e con le tempie imbiancate.


Un Matteo Salvini irriconoscibile quello rappresentato dall'IA
Un Matteo Salvini irriconoscibile quello rappresentato dall’IA

L’altro Matteo, Salvini, sarebbe invece irriconoscibile se non fosse per il pizzetto e per l’evocativo Ponte sullo Stretto che si staglia sullo sfondo. Il ministro alle Infrastrutture nel ritratto che ne fa l’Intelligenza Artificiale appare con gli occhi azzurri, appesantito e con lo sguardo perso nel vuoto.


L’unico Conte che l’IA sembra conoscere è Antonio, l’allenatore di calcio

Giuseppe Conte, invece, come direbbe un agguerrito direttore, “non esiste”. L’Intelligenza artificiale ne fa un ritratto alquanto esilarante e sembra scambiarlo con un altro Conte, l’allenatore Antonio. Unica concessione: le stelle del partito, che spiccano – enormi – come nella reclame di una famosa marca di biscotti.

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Pasticcio Ue
sull’AI Act

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Pasticcio Ue sull'Ai Act | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il 13 marzo 2024 il Parlamento europeo ha approvato l’AI Act. Cosa cambierà? Secondo gli avvocati Lydia Mendola, Luca Tormen e Francesca Ellena, l’iter legislativo in realtà non è ancora completo e per la sua piena applicabilità ci vorranno alcuni anni, con la conseguenza che la norma nasca obsoleta.

“Il testo dell’AI Act – affermano gli avvocati – è tuttora soggetto a un controllo finale e manca l’approvazione del Consiglio europeo. Anche i tempi di entrata in vigore degli obblighi e delle sanzioni previsti dal testo di legge non sono immediati, posto che l’AI Act entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale e sarà pienamente applicabile solo 24 mesi dopo la sua entrata in vigore, ad eccezione di alcune previsioni che prevedono tempistiche ancora più lunghe: le previsioni sulle applicazioni AI vietate (6 mesi dopo la data di entrata in vigore); le previsioni sui codici di condotta (9 mesi dopo l’entrata in vigore); le regole AI di portata generale, compresa la governance (12 mesi dopo l’entrata in vigore) e gli obblighi per i sistemi AI ad alto rischio (36 mesi dopo l’entrata in vigore). E proprio questa scaletta temporale ha sollevato alcuni commenti negativi, perché la norma rischierebbe di nascere obsoleta.”

Chi sono i destinatari del Regolamento?

“Sono gli sviluppatori/fornitori (providers), i distributori, i produttori, gli importatori di sistemi di intelligenza artificiale, anche con sede fuori dall’Unione europea purché utilizzino dati di soggetti residenti nel territorio europeo o offrano servizi a questi ultimi (si parla di efficacia extra-territoriale del Regolamento). Ci sono poi previsioni anche per gli utilizzatori (deployers) di sistemi di intelligenza artificiale.”

Quali sono gli obblighi di natura tecnica in capo ai soggetti interessati?

Essenzialmente, la maggior parte degli obblighi sono posti a carico dei provider di sistemi di AI. Ad esempio, sono i provider di sistemi di general purpose AI a dover soddisfare gli obblighi di disclosure previsti dal Regolamento (e.g. pubblicazione dei contenuti usati per il training per le verifiche copyright, messa disposizione di documentazione tecnica e istruzioni per l’uso), così come sono i provider di sistemi di AI ad alto rischio a dover condurre valutazioni di rischio, assicurare supervisione umana dei sistemi e gestire le richieste di informazioni dei cittadini. Le sanzioni previste per Il mancato rispetto di questa normativa sono significative. A seconda della gravità della violazione, è infatti previsto che le sanzioni varino in un range tra 10 e 40 milioni di euro o tra il 2% e il 7% del fatturato annuo globale dell’azienda.”

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Amazon umanizza Alexa per l’8 marzo

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Amazon umanizza Alexa per l'8 marzo | Rec News dir. Zaira Bartucca

Ogni giorno Alexa – l’assistente vocale di Amazon – riceve diverse richieste e a quanto pare anche insulti. Un’indagine condotta nell’ambito di una partnership con ActionAid racconta che in molti oltre a interrogarla la fanno diventare bersaglio di frasi poco gradevoli. E, per quanto Alexa sia un oggetto inanimato privo di identità e coscienza, Amazon ha pensato di approfittare della ricorrenza dell’8 marzo per “farla rispondere alle offese”. Un’idea che a detta della Big Tech contribuirà ad arginare la violenza verbale contro le donne.

“Si parla di violenza verbale – dicono i promotori dell’iniziativa – quando gli attacchi rivolti a una persona diventano regolari e sistematici. La violenza verbale può essere agita nella sfera pubblica (in cui è compreso anche lo spazio online) e privata e può includere atteggiamenti umilianti, ridicolizzanti, uso di parolacce, insulti e minacce nei confronti della vittima e dei suoi cari, ma può avere come oggetto anche religione, cultura, lingua, orientamento sessuale della vittima. A seconda delle aree emotivamente più sensibili della vittima, l’autore di violenza sceglie consapevolmente quale argomento utilizzare per agire violenza”.

Da qui, l’idea di permettere ad Alexa di “rispondere” agli insulti. Succederà a partire da oggi, 8 marzo, quando “Alexa risponderà a tono”, fanno sapere da Amazon , “sottolineando come la violenza verbale sia in grado di lasciare un’impronta su chi ne diventa oggetto“. Non solo: pronunciando le parole “Alexa, dì la tua”, partiranno dei messaggi preimpostati per “ascoltare informazioni e approfondimenti legati al fenomeno della violenza”.

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L’orrore dentro Gaza e la tecnologia omicida. Così l’IA fabbrica 100 obiettivi militari al giorno

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L'orrore dentro Gaza e la tecnologia omicida. Così l'IA fabbrica 100 obiettivi militari al giorno | Rec News dir. Zaira Bartucca

L’uso dell’intelligenza artificiale in campo militare sta sollevando importanti questioni etiche, a partire dall’utilizzo da parte di Israele nei raid. Prima dell’utilizzo dell’IA nei conflitti, aveva spiegato lo scorso anno in una intervista ad Ynet il capo del personale delle Idf Aviv Kochavi, gli obiettivi militari generati erano circa 50 all’anno. Adesso si arriva senza difficoltà a 100 obiettivi militari al giorno. Questo aumento esponenziale e questo utilizzo fuori controllo della tecnologia sono la causa, rileva Lorenzo Forlani dalle colonne del Fatto Quotidiano, di una vera e propria “fabbrica di omicidi di massa“.

L’IA è uno strumento potente per la generazione di obiettivi militari sfruttato dalle intelligence di tutto il mondo. Attraverso complessi algoritmi di riconoscimento delle immagini e di analisi dei dati, i sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale possono identificare in modo rapido e preciso possibili bersagli. Grazie alla loro rapidità di elaborazione, questi algoritmi possono generare una quantità impressionante di obiettivi militarmente sensibili ogni giorno. E’ chiaro, però, che l’IA non è in grado di tenere conto – né mai lo sarà – dei risvolti etici, di comprendere quali siano i risultati degli attacchi e di considerare i danni gravissimi e spesso letali che si infliggono a intere popolazioni.

L’uso dell’IA nella generazione di obiettivi militari solleva infatti preoccupazioni legate alla responsabilità e all’impatto umanitario. Le decisioni relative all’utilizzo di obiettivi militari generati tramite IA richiedono un’adeguata ponderazione delle conseguenze e delle implicazioni reali. Mentre l’IA può fornire informazioni utili per guidare le operazioni militari o prevenirle, la decisione di agire deve ancora appartenere agli esseri umani, in modo da garantire il rispetto per i diritti umani e dei trattati internazionali e la sicurezza dei civili.

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