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Storie e ispirazioni nei Digital Innovation Days

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Storie e ispirazioni nei Digital Innovation Days | Rec News dir. Zaira Bartucca

L’atmosfera che si è respirata al Talent Garden il 26 e il 27 ottobre è quella dei grandi eventi, dove più di 2000 partecipanti, 170 relatori, 100 tra sponsor, partner e media si sono riuniti per discutere sul futuro dell’innovazione digitale. Oltre 400 persone all’apertura dei lavori con gli organizzatori che hanno dato il benvenuto all’evento. Alta l’affluenza nelle sale Digital, a testimonianza che temi come web marketing, influencer marketing, e-commerce e social media volenti o nolenti non sono trend passeggeri ma destinati a restare, ad evolversi e a cambiare le modalità di fare B2B.

La nona edizione di Digital Innovation Days ha superato, fanno sapere i promotori, “le aspettative in termini di pubblico e di interesse, a conferma del rinnovato desiderio di incontrarsi da parte di aziende, professionisti, istituzioni e media”.  Alcuni tra i temi principali di questa nuova edizione, inaugurata da una cena di apertura il 25 ottobre con 160 ospiti tra gli stakeholder dell’evento, sono stati metaverso, nft e gaming, “ormai ritenuti risorse in termini culturali e di formazione, oltre che creatori di nuove opportunità di business”.  

Da un lato quindi l’innovazione tecnologica più estrema ma sempre immersa nella nostra realtà economica e lavorativa, dall’altro le tematiche sociali. Due anime dell’evento con le persone al centro, a testimonianza del fatto che a progettare la tecnologia ci sono sempre competenze umane, proprio come cita il tema dell’edizione 2022 – “Human for Future”. A concretizzare il tema dell’innovazione anche all’interno dell’evento stesso, ogni partecipante, speaker e stakeholder, ha ricevuto un attestato di partecipazione unico e verificato attraverso la tecnologia blockchain.

L’apertura lavori nella sala principale ha visto sul palco gli organizzatori, subito seguiti dai partner e dagli interventi delle istituzioni. Evidenziato la necessità di coinvolgere i giovani per favorire l’incontro tra talenti e aziende“I giovani come risorsa e asset strategico per il lavoro” è anche il claim della prima edizione del contest #didaynextgen per gli studenti di scuole superiori e università, che ha premiato sul palco dell’evento due progetti di innovazione.

Novità di questa edizione è stata la Sala Digital con i suoi quattro verticali per la prima volta dal vivo in presenza. 14 workshop organizzati da partner e sponsor in contemporanea su due sale hanno coinvolto i partecipanti all’evento, presentando diversi case study. A testimonianza dello spirito phygital di Digital Innovation Days, venerdì 28 ottobre è stata la giornata dedicata ad altre quattro sale, alcune delle quali si sono occupate di come gestire programmi di incubazione per startup a vocazione ambientale, sociale e culturale. In sala Innovation&Emerging Tech, si è invece discusso di open innovation, di come la tecnologia sta tentando di cambiare il mondo delle cure e della salute e del legame tra digitale e aziende.

In sala Fintech sono state approfondite le diverse declinazioni della finanza cosiddetta “complementare”, senza tralasciare il tema delle criptovalute. È stato compito di Qonto in questa sala, trattare l’evoluzione dei dati e la loro interpretazione in ambito finanziario e non finanziario.  

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Anche i “Fact Checker” piangono. Meta chiude i rubinetti ai fomentatori della cultura woke

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Anche i "Fact Checker" piangono. Meta chiude i rubinetti ai fomentatori della cultura woke | Rec News

Mark Zuckerberg non finanzierà più i cosiddetti “Fact Checker” di Meta, almeno per quello che riguarda gli Stati Uniti. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno per i fomentatori della cultura woke, che nel social avevano trovato un porto (economico) sicuro e uno sfogo alle ansie censorie sui temi più disparati: sanità, famiglia, guerre, elezioni e chi più ne ha più ne met(t)a. Bastava un’aggettivo fuori posto o una sana critica e, ecco, arrivava pronto l’esercito di bastonatori a cottimo, che a suo insindacabile giudizio sceglieva quali contenuti potevano essere pubblicati e quali – al contrario – dovessero essere bannati e condannati alla damnatio memoriae digitale. Un gran bell’esercizio di libertà e tolleranza, non c’è che dire.

Un atteggiamento, che tuttavia, ha portato a un progressivo svuotamento del social, e che oggi sta costringendo Mark Zuckerberg – complice secondo alcuni il ritorno di Trump – a fare marcia indietro. Una chiusura dei rubinetti che potrebbe estendersi a macchia d’olio e riguardare più Paesi, che in qualche modo sta facendo anche in modo che si vuoti il sacco su alcuni temi divisivi che hanno alimentato il dibattito pubblico negli ultimi anni, come per esempio covid e vaccini.

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Cos’è il diritto alla disconnessione e cosa c’entra con il lavoro

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Cos'è il diritto alla disconnessione e cosa c'entra con il lavoro | Rec News

Negli ultimi anni, con lo sviluppo crescente delle tecnologie informatiche, si sta assistendo a un aumento dell’interazione e delle comunicazioni, come mail e messaggi WhatsApp, sia per quanto riguarda la sfera privata che il lavoro. E’ aumentato a livello esponenziale anche l’utilizzo dei gruppi e in particolare quelli Whatsapp, con le persone più impegnate che arrivano ad averne decine sui propri smartphone. Con tutte le difficoltà del caso a staccare la spina, quando necessario.

Ma è obbligatorio consultarli regolarmente, soprattutto quando si tratta di lavoro? E, in caso, l’obbligo persiste anche al di fuori delle ore lavorative? Difficile rispondere in maniera univoca abbracciando tutte le fattispecie presenti nel mercato del lavoro. Quel che è certo è che nel 2021 due accordi interconfederali per il settore pubblico e privato hanno ribadito il diritto alla disconnessione, almeno per quello che riguarda le modalità di lavoro flessibili e agili: il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale e il Protocollo nazionale sul lavoro agile nel settore privato.

I punti chiave del Diritto alla disconnessione

  • – Il lavoratore dipendente non è costretto a rimanere connesso 24 ore su 24 e 7 giorni su 7;
  • – Non si è responsabili del mancato malfunzionamento della rete, anche se si sta svolgendo un’attività in smartworking
  • – È la contrattazione collettiva oppure quella tra datore di lavoro e dipendente a definire regole certe e fasce orarie in cui il personale dovrà essere reperibile;
  • – I Gruppi ospitati dai servizi di messaggistica non rappresentano un sostituto delle comunicazioni formali.
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Ecco come l’IA vede i politici italiani

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Ecco come l'IA vede i politici italiani | Rec News dir. Zaira Bartucca

L’Intelligenza artificiale non è nuova a svarioni. Ne abbiamo raccontati alcuni in questo articolo, dove abbiamo parlato dello stress-test con cui abbiamo provato a mettere l’IA davanti ai suoi limiti. Questa volta, invece, abbiamo domandato a un generatore di immagini come vede i politici italiani. Ne è uscita fuori una serie di ritratti verosimili e a tratti esilaranti.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani secondo l'IA
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani secondo l’IA

Antonio Tajani. Nel ritratto fatto dall’Intelligenza Artificiale, spariscono i tratti somatici reali ma rimane la riconoscibilità del personaggio grazie a particolari come il taglio di capelli e il modo di vestire. Il ministro degli Esteri è quasi dentro uno specchio d’acqua, attorniato dalle colonne di un edificio classico e da quella che sembra una Chiesa.


Il ritratto che l'IA fa della premier Giorgia Meloni
Il ritratto che l’IA fa della premier Giorgia Meloni

Nessuna somiglianza, invece, per Giorgia Meloni o, meglio, per l’idea che ne ha l’Intelligenza Artificiale. La giovane che dovrebbe corrispondere a lei guarda l’obiettivo per uno scatto dal sapore veneziano, anche se più che la premier italiana sembra ritrarre l’attrice Anne Murphy. Alcuni particolari, tuttavia, fanno pensare all’esponente di FdI, come gli orecchini a goccia o lo scialle morbido dai toni pastello.


Matteo Renzi nella sua Firenze nello "scatto" immaginario generato dall'IA
Matteo Renzi nella sua Firenze nello “scatto” immaginario generato dall’IA

Matteo Renzi o, meglio, l’idea che si è fatta di lui l’Intelligenza Artificiale, è invece ritratto nella sua Firenze. Anche qui più che i tratti somatici sono i particolari riconoscibili a farla da padrone, e infatti l’esponente di Italia Viva – Renew Europe è ritratto con la classica camicia col colletto sbottonato e con le tempie imbiancate.


Un Matteo Salvini irriconoscibile quello rappresentato dall'IA
Un Matteo Salvini irriconoscibile quello rappresentato dall’IA

L’altro Matteo, Salvini, sarebbe invece irriconoscibile se non fosse per il pizzetto e per l’evocativo Ponte sullo Stretto che si staglia sullo sfondo. Il ministro alle Infrastrutture nel ritratto che ne fa l’Intelligenza Artificiale appare con gli occhi azzurri, appesantito e con lo sguardo perso nel vuoto.


L’unico Conte che l’IA sembra conoscere è Antonio, l’allenatore di calcio

Giuseppe Conte, invece, come direbbe un agguerrito direttore, “non esiste”. L’Intelligenza artificiale ne fa un ritratto alquanto esilarante e sembra scambiarlo con un altro Conte, l’allenatore Antonio. Unica concessione: le stelle del partito, che spiccano – enormi – come nella reclame di una famosa marca di biscotti.

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Pasticcio Ue
sull’AI Act

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Pasticcio Ue sull'Ai Act | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il 13 marzo 2024 il Parlamento europeo ha approvato l’AI Act. Cosa cambierà? Secondo gli avvocati Lydia Mendola, Luca Tormen e Francesca Ellena, l’iter legislativo in realtà non è ancora completo e per la sua piena applicabilità ci vorranno alcuni anni, con la conseguenza che la norma nasca obsoleta.

“Il testo dell’AI Act – affermano gli avvocati – è tuttora soggetto a un controllo finale e manca l’approvazione del Consiglio europeo. Anche i tempi di entrata in vigore degli obblighi e delle sanzioni previsti dal testo di legge non sono immediati, posto che l’AI Act entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale e sarà pienamente applicabile solo 24 mesi dopo la sua entrata in vigore, ad eccezione di alcune previsioni che prevedono tempistiche ancora più lunghe: le previsioni sulle applicazioni AI vietate (6 mesi dopo la data di entrata in vigore); le previsioni sui codici di condotta (9 mesi dopo l’entrata in vigore); le regole AI di portata generale, compresa la governance (12 mesi dopo l’entrata in vigore) e gli obblighi per i sistemi AI ad alto rischio (36 mesi dopo l’entrata in vigore). E proprio questa scaletta temporale ha sollevato alcuni commenti negativi, perché la norma rischierebbe di nascere obsoleta.”

Chi sono i destinatari del Regolamento?

“Sono gli sviluppatori/fornitori (providers), i distributori, i produttori, gli importatori di sistemi di intelligenza artificiale, anche con sede fuori dall’Unione europea purché utilizzino dati di soggetti residenti nel territorio europeo o offrano servizi a questi ultimi (si parla di efficacia extra-territoriale del Regolamento). Ci sono poi previsioni anche per gli utilizzatori (deployers) di sistemi di intelligenza artificiale.”

Quali sono gli obblighi di natura tecnica in capo ai soggetti interessati?

Essenzialmente, la maggior parte degli obblighi sono posti a carico dei provider di sistemi di AI. Ad esempio, sono i provider di sistemi di general purpose AI a dover soddisfare gli obblighi di disclosure previsti dal Regolamento (e.g. pubblicazione dei contenuti usati per il training per le verifiche copyright, messa disposizione di documentazione tecnica e istruzioni per l’uso), così come sono i provider di sistemi di AI ad alto rischio a dover condurre valutazioni di rischio, assicurare supervisione umana dei sistemi e gestire le richieste di informazioni dei cittadini. Le sanzioni previste per Il mancato rispetto di questa normativa sono significative. A seconda della gravità della violazione, è infatti previsto che le sanzioni varino in un range tra 10 e 40 milioni di euro o tra il 2% e il 7% del fatturato annuo globale dell’azienda.”

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