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Il futuro accidentato di SPID non rincuora. Anche il governo Meloni ha il suo Colao (che promuove e-wallet ed IDN) | Rec News dir. Zaira Bartucca Il futuro accidentato di SPID non rincuora. Anche il governo Meloni ha il suo Colao (che promuove e-wallet ed IDN) | Rec News dir. Zaira Bartucca

POLITICA

Il futuro accidentato di SPID non rincuora. Anche il governo Meloni ha il suo Colao (che promuove e-wallet e IDN)

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Lo SPID, il Sistema pubblico per l’identità digitale, ben presto potrebbe essere al capolinea della sua breve e travagliata esistenza, per quanto il governo Meloni abbia già annunciato la proroga che dovrebbe garantirne la sopravvivenza temporanea. Idea tutt’altro che inclusiva che taglia fuori gli anziani e chi non possiede una connessione o dispositivi tecnologici, negli ultimi anni ha mostrato tutti suoi limiti con i suoi meccanismi di accesso lunghi e tortuosi. Eppure il governo di Giorgia Meloni, già promotore del Green Pass – come raccontato in esclusiva a più riprese da Rec News – è pronto a prorogare le concessioni alle aziende in corsa nella gestione dei dati sensibili della popolazione. Da Poste Italiane a Register, da Namirial a Infocert, si parla di una nuova erogazione da 50 milioni da regalare agli undici provider coinvolti, che – rifocillati – sarebbero in grado di garantire i loro servizi per ancora qualche mese.

L’alternativa è un risparmio per le casse dello Stato e la scomparsa di uno strumento di controllo che non è riuscito a snellire gli afflussi negli uffici, né tantomeno a creare affezione verso gli strumenti digitali, anzi. Apparentemente i dati sembrano incoraggianti: quelli di monitoraggio dell’AgID parlano di 34 milioni di adesioni e di oltre 12mila amministrazioni attive, ma quanti sono gli utilizzatori fidelizzati e soprattutto convinti? SPID serve ad accedere ai servizi di INPS e INAIL e da qualche anno l’idea di inglobarlo ai sistemi delle Agenzia delle Entrate e del MIUR ha fatto lievitare le iscrizioni. Per la serie: o lo utilizzi o non puoi pagare l’F24, o lo usi o non puoi iscrivere i figli a scuola.

Tuttavia, dopo i paletti fortunatamente imposti dal Garante per la Privacy in tempi di covid, le amministrazioni sono state chiamate a fornire sempre un’alternativa, quale può essere quella di recarsi personalmente allo sportello di un ufficio o loggarsi con altri sistemi come, ad esempio, la Carta di identità elettronica (CIE). Quest’ultima, a oggi, non è altro che una tessera fornita di un login e di una password, ma alla lunga potrebbe racchiudere una serie di servizi che fino a questo momento sono stati erogati in via sperimentale tramite SPID. Fino a diventare, stando a quanto è trapelato in questi giorni, un vero e proprio “e-wallet” che contiene ogni tipo di dato personale.

La palla passa ora al governo Meloni che, pur non avendo previsto un ministero per l’Innovazione e la Transizione digitale, si è preoccupato di avere un suo “Colao”, laddove il termine non è da intendersi come cognome ma come eufemismo. E’ Alessio Butti, nominato sottosegretario all’Innovazione Tecnologica ad ottobre dello scorso anno. Sostenitore convinto del 5G sempre e dovunque, tra novembre e dicembre del 2022 assieme a Federico Mollicone – altro esponente di FdI – è tra gli speaker di “5G Italy – The Global Meeting in Rome”, evento patrocinato, tra gli altri, dall’amministrazione comunale del dem Roberto Gualtieri. Ormai attento esecutore dei piani europei (cosa che ha fatto elevare un certo disappunto tra i sostenitori della prima ora), a novembre Butti criticava l’ex ministro all’Innovazione Colao e non per le sue smanie di controllo, ma perché – a suo dire – non aveva “fatto abbastanza” per “rispettare la tabella di marcia della Commissione europea”. Messe da parte le vecchie battaglie per i senzatetto, insomma, ormai le energie del neo-sottosegretario sono tutte tese ad accontentare Ursula Von Der Leyen. Giunti al governo, l’identità che preservano i nuovi Fratelli d’Italia è ormai quella “digitale nazionale“, il progetto nascosto dietro l’acronimo IDN di cui si sentirà parlare sempre più spesso.

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RobertoEsse

Alessio Butti esperto di innovazione tecnologica? Roba da sbellicarsi dal ridere. Chi è di Como sa benissimo che costui è solo un politicante da sempre militante nel partito, a cominciare dall’MSI. E’ un convinto sostenitore del 5G non certo perchè sa di cosa effettivamente si tratti, ma da buon “soldato” obbediente, deve offrire i servigi ai soliti poteri. Eppure quando funzionerà ovunque il 5G, anche il sig. Butti come tutti gli altri politicanti, sarà sottoposto alle onde esattamente come qualsiasi cittadino, ma il “dovere” di partito viene prima della sua stessa salute. Quanto alla digitalizzazione del paese per snellire le procedure, è un fallimento e la Regione Lombardia è capofila in questo. E’ solo un pretesto per regalare soldi ai soli noti, Bill Gates compreso, la vera semplificazione passa da leggi chiare, semplici, brevi, basta andare oltre confine, sempre in ambito UE, per vedere le differenze.

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Zuckerberg: “Su covid e vaccini costretti alla censura dagli uomini di Biden”

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Zuckerberg: "Su covid e vaccini costretti alla censura dall'amministrazione Biden" | Rec News

Dopo la decisione di sospendere i finanziamenti ai Fact Checker, il Ceo di Meta Mark Zuckerberg ha deciso di vuotare il sacco su alcune questioni controverse che avrebbero “costretto” il Social a fare piazza pulita di determinati contenuti. In particolare quelli riguardanti il covid e la campagna vaccinale, che negli Stati Uniti come altrove è stata caratterizzata dalla stigmatizzazione di chiunque osava avanzare dubbi e qualsivoglia critica rispetto al pensiero dominante.

Non un semplice caso – per quanto eclatante – di limitazione della libertà di espressione. Perché a sentire Zuckerberg dietro alla volontà di bannare i comunicatori indipendenti ci sarebbe stato un vero e proprio disegno politico messo in pratica per preservare gli interessi dei democratici. “Durante l’amministrazione Biden, quando cercavano di lanciare il programma di vaccinazione, mentre cercavano di promuovere quel programma, cercavano anche di censurare chiunque sostanzialmente si opponesse ad esso. E ci hanno pressati super forte per eliminare cose che, onestamente, erano vere… Fondamentalmente ci pressavano e dicevano “qualsiasi cosa dica che i vaccini potrebbero avere effetti collaterali, in pratica dovete rimuoverla“. E’ quanto ha dichiarato il Ceo di Meta l’altro ieri, ospite di un podcast condotto da Joe Rogan.

“Queste persone dell’amministrazione Biden – ha proseguito Zuckerberg – chiamavano la nostra squadra e urlavano contro di loro e imprecavano… ci sono i documenti, è tutto pubblico”. E ancora: “Non penso che le pressioni affinché le società di social media censurassero i contenuti fosse legale. Il Primo Emendamento si applica al governo. Questo è il punto. Che al governo non è consentito censurare queste cose. Quindi, a un certo livello penso che, sì, avere persone nell’amministrazione che chiamano i ragazzi del nostro team e urlano contro di loro e imprecano e minacciano ripercussioni se non eliminiamo cose che sono vere, è piuttosto brutto”.

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Maduro e la “grande alleanza mondiale contro i tiranni”

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Maduro e la "grande alleanza mondiale contro i tiranni" | Rec News

Nicolàs Maduro, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ha giurato per il nuovo mandato nel corso della cerimonia che si è tenuta nei locali dell’Assemblea nazionale a Caracas. “Il Venezuela – ha detto il neo-eletto in occasione del discorso di insediamento – si prepara insieme a Cuba, al Nicaragua e ai nostri fratelli maggiori nel mondo, nel caso in cui un giorno dovessimo prendere le armi per difendere il diritto alla pace, il diritto alla sovranità e i diritti storici della nostra patria”. Concludendo il Festival internazionale antifascista mondiale, il successore di Hugo Chavez ha inoltre evocato una “grande alleanza globale” simile a quella che sconfisse il fascismo durante la Seconda guerra mondiale in grado di sfidare “la tirannia dei potentati occidentali”.

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Vogliono aumentare (ancora) l’età pensionabile

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Vogliono aumentare (ancora) l'età pensionabile | Rec News

Nel panorama economico e sociale attuale, il tema dell’età pensionabile è diventato particolarmente rilevante. L’aumento dell’età pensionabile che sarebbe previsto per il 2027 rappresenta una questione di grande interesse e preoccupazione per molti lavoratori. In questo articolo, esploreremo le ragioni dietro questa decisione, le sue implicazioni e cosa ci si può aspettare nel breve e nel lungo termine.

Le ragioni dietro l’aumento. La “sostenibilità” del sistema pensionistico

Uno dei motivi principali per cui il governo sta considerando l’aumento dell’età pensionabile è la cosiddetta “sostenibilità del sistema pensionistico”, che in realtà ha molto a che vedere con le casse sempre più asciutte dei sistemi di previdenza. Con l’allungamento della vita media e con produttività e turnover sempre più risicati, il numero di anni in cui le persone percepiscono la pensione è aumentato, mettendo sotto pressione i fondi pensionistici. Secondo i promotori dell’iniziativa, dunque, aumentare l’età pensionabile potrebbe tamponare la situazione bilanciando entrate e uscite. Non si sa per quanto, però, in mancanza di una riforma che possa dirsi tale e che tenga conto di necessità variegate.

Cambiamenti demografici

Un altro fattore cruciale è il cambiamento demografico. La diminuzione del tasso di natalità e l’invecchiamento della popolazione significano che ci sono meno giovani lavoratori per sostenere finanziariamente i pensionati. L’aumento dell’età pensionabile potrebbe ridurre il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi, ma ha ripercussioni dirette su quei lavoratori costretti a rimandare la loro uscita dal mercato del lavoro.

Le implicazioni per i lavoratori: maggior tempo nel mercato del lavoro, più il problema dei lavori usuranti

Con l’aumento dell’età pensionabile, i lavoratori dovranno necessariamente rimanere nel mercato del lavoro più a lungo. Questo può avere effetti sia positivi che negativi. Da un lato alcuni potrebbero trovare utile risparmiare di più per la pensione. D’altro canto, tuttavia, le nuove regole potrebbero essere sfidanti per coloro che svolgono lavori fisicamente usuranti o per chi desidera ritirarsi prima dal mercato del lavoro.

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Terzo mandato su misura. Ecco chi agevolerebbe

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Terzo mandato su misura. Ecco chi agevolerebbe | Rec News

Quest’anno si torna alle urne per decretare sei nuovi governatori, quelli di Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Di questi solo due sono investiti dal problema del terzo mandato: Vincenzo De Luca in Campania e Luca Zaia in Veneto.

In teoria anche la Puglia di Michele Emiliano rientrerebbe nella conta dei presidenti di regione che hanno già compiuto due mandati ma lo stesso Emiliano ha annunciato la sua intenzione di farsi da parte per garantire il ricambio generazionale. Diverso il caso di Lombardia e Friuli Venezia Giulia: due regioni dove si potrebbe porre il problema del terzo mandato visto che sia Attilio Fontana che Massimiliano Fedriga stanno compiendo il loro secondo giro alla presidenza. Ma il tema è decisamente prematuro perché, in assenza di crisi politiche, le due regioni andranno al voto solo nel 2028.

Le Regioni che andranno al voto nel 2025, come detto, sono sei. Certamente quella più al centro delle polemiche è la Campania: i cittadini dovranno scegliere il successore di Vincenzo De Luca (Pd). Al voto anche le Marche governate da Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia), la Puglia guidata da Michele Emiliano (Pd), la Toscana di Eugenio Giani (Pd), la Regione speciale della Valle d’Aosta governata da Renzo Testolin (Union Valdôtaine), subentrato in corso d’opera ad Erik Lavévaz (dimessosi nel 2023 a seguito di una forte crisi politica) e il Veneto guidato da Luca Zaia (Lega).


 Complessa è la situazione del Veneto. Perché, con una rincorsa partita già da un anno, è in gioco il nome di Luca Zaia, che allo stato non sarebbe ricandidabile ad una presidenza numero 3 nel 2025. Formalmente Luca Zaia è al secondo incarico consecutivo, perché la legge regionale che ha introdotto il limite dei due mandati ininterrotti per le cariche elettive – recependo la norma nazionale 2004 – è stata approvata dal Consiglio Veneto nel 2012, con decorrenza dal 2015, fatto salvo il mandato che era già in corso. Zaia in quel momento era al suo primo quinquennio da presidente, dopo l’elezione-plebiscito del 2010. L’eventuale ricandidatura – per la prossima legislatura – aprirebbe di fatto per l’esponente leghista la possibilità di una quarta elezione a presidente del Veneto.

Anche in Valle d’Aosta, seppur in forme diverse, c’è un acceso dibattito intorno al limite dei mandati per le cariche apicali all’interno della Giunta regionale. La vicenda, in particolare, riguarda l’attuale presidente della Regione, Renzo Testolin, e il vice presidente, Luigi Bertschy, entrambi esponenti dell’Union valdotaine. Le forze di opposizione sostengono che, secondo la legge regionale 21/2007, entrambi non potranno ricoprire incarichi nella prossima Giunta, anche se eletti (il voto è previsto nel settembre 2025). Ovvero al massimo dovranno “accontentarsi” di fare il semplice consigliere. Della vicenda è stata investita la presidenza del Consiglio regionale.  (ANSA)

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