BENESSERE
Salva grazie alla manovra di Heimlich. Cos’è, come si fa e perché tutti dovrebbero conoscerla
Un pranzo come tanti, a Cesena, ha rischiato di finire in tragedia. Lo racconta Il Resto del Carlino, che spiega come una donna – Monica Turchi – abbia rischiato di morire soffocata a causa di un boccone di carne andato di traverso. E, in casi come questo, non ci sono soccorsi che tengano. Non solo perché questo è il Paese dove le ambulanze arrivano in 30 minuti bene che vada o non arrivano affatto, ma perché qui si parla di minuti. Preziosi, pochissimi, minuti. Ogni tanto una buona notizia: tutto è finito bene grazie al figlio 17enne della donna, che aveva imparato a scuola una manovra salvavita da applicare in caso di soffocamento.
Si tratta della manovra di Heimlich, conosciuta abbastanza ma non a sufficienza se si pensa che è stato stimato che in Italia nel 2022 ci sia stato un morto a settimana a causa di ostruzioni dovute al cibo. Ma cos’è e come si applica? L’Istituto Superiore di Sanità fornisce un vademecum per permettere di riconoscere i casi di soffocamento e per poter agire in maniera tempestiva agevolando l’espulsione del bolo da parte della persona in pericolo.
Sugli altri
Nel pratico, la manovra di Heimlich si pratica alternando cinque colpi alla schiena tra le scapole (con la parte di palmo della mano più vicina al pollice) e tramite cinque spinte sul diaframma, con le mani che assumono una determinata posizione (vedi il video in basso). Non è necessario essere medici, né bisogna temere di non essere capaci, perché il rischio maggiore – come ha spiegato Maurizio Menarini al Resto del Carlino – è che la persona possa morire in caso di mancato intervento.
Su se stessi
La manovra di Heimlich si può attuare anche su se stessi, “mettendo – spiega l’ISS – una mano chiusa a pugno contro il proprio addome mentre l’altra l’afferra e la spinge verso l’alto con una serie di spinte, finché non si liberano le vie aeree. In alternativa, è possibile appoggiarsi con la parte alta dell’addome contro un oggetto fisso (per esempio una spalliera di un divano o di una sedia) spingendo ripetutamente col proprio corpo verso il basso fino a che le compressioni non facilitino l’espulsione dell’ostruzione”.
Sui bambini
La conoscenza di questa manovra salvavita si rivela, poi, fondamentale quando in famiglia ci sono dei bambini (su cui la manovra si pratica in maniera diversa). Certamente le buone pratiche aiutano a impedire i fattori di rischio: com’è noto, è necessario sorvegliare e aiutare i bambini nel momento dei pasti, sminuzzare tutto il cibo nei primi anni di vita e soprattutto evitare alimenti la cui ingestione rappresenta un potenziale pericolo. E’ il caso delle caramelle che, gli esperti sono concordi, non dovrebbero essere mangiate almeno fino ai 5 anni di età (eppure le pubblicità con bimbi piccolissimi che le consumano abbondano). Nella seconda parte del video in alto si può vedere anche la manovra di Heimlich applicata ai bambini e ai lattanti.
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Prevenire gli infortuni quando si fa sport, i consigli dei podologi
L’8 ottobre si celebra la Giornata internazionale della Podologia e il tema scelto per quest’anno – “Il piede come punto di partenza della maggior parte dei gesti sportivi” – mette in risalto l’importanza di proteggere e preservare la salute degli arti inferiori nello sport: «Un corretto funzionamento del piede è fondamentale per evitare traumi e lesioni in altre parti del corpo, nonché per ottenere quella frazione di secondo che fa la differenza tra il gradino più alto del podio e quello immediatamente sotto» commenta la Commissione di albo nazionale dei Podologi, che si unisce alla comunità internazionale per promuovere la salute dei piedi e il ruolo fondamentale che i Podologi svolgono nella cura e nella prevenzione delle patologie podologiche.
L’attività fisica, a qualsiasi livello di allenamento, comporta un maggiore stress sulle strutture osteo-articolari, muscolari e cutanee. Pertanto, è essenziale studiare la biomeccanica del movimento specifico di ogni sport, al fine di migliorare le prestazioni e prevenire il rischio di lesioni legate al gesto atletico.
Secondo recenti dati sono 20 milioni gli italiani che dichiarano di fare sport più di una volta a settimana. Una buona abitudine per la salute e il benessere, ma non tutti svolgono l’attività sportiva nel modo corretto, e questo comporta un rischio di infortuni significativo.
Si stima che ogni anno si verificano circa 300 mila infortuni, molti dei quali potrebbero essere evitati con le giuste precauzioni – sottolinea la Commissione di albo nazionale dei Podologi – La misura preventiva più importante per evitare lesioni è una buona preparazione atletica, oltre alla scelta consapevole dello sport praticato.
Nello sport, più di un infortunio su 4 colpisce la caviglia, seguito dal ginocchio e dal piede (3,3%). In Italia, quasi la metà degli infortuni (46%) – riportati precedentemente – sono dovuti alla pratica dello sport “nazionale”, ovvero calcio e calcetto. Principalmente si tratta di distorsioni alla caviglia, al ginocchio e contusioni al piede. Altri sport che colpiscono maggiormente questi segmenti sono il badminton (52,3%), la corsa (47,0%), il tennis (40,3%), i tuffi (23,7%), il canottaggio (12,4%) e la ginnastica artistica (11,5%), seguiti dalla pallacanestro (7,3%).
In caso di infortuni, è fondamentale rivolgersi a operatori sanitari preparati, tra cui il Podologo. L’importanza di un corretto supporto e trattamento per gli arti inferiori non può essere sottovalutata.
Come interviene il Podologo in ambito sportivo?
I principali obiettivi terapeutici affrontati dai Podologi nell’ambito dello sport includono le seguenti linee di azione:
- individuare e trattare patologie biomeccaniche e posturali attraverso l’utilizzo di terapie ortesiche personalizzate per lo sportivo;
- studiare la funzionalità del piede in relazione a ogni gesto sportivo specifico, utilizzando esami specialistici per analizzare i tempi e le pressioni dinamiche dei piedi e la loro correlazione con le patologie manifeste anche in altre parti del corpo;
- curare patologie ungueali e dermatologiche, come ipercheratosi, unghie incarnite, verruche plantari, problemi di sudorazione, flittene e vesciche, prima, durante e dopo le competizioni.
- intervenire per migliorare, ottimizzare e valorizzare il gesto sportivo e le prestazioni conseguenti.
Il piede nel gesto atletico rappresenta uno dei fulcri della riuscita di un’eccellente prestazione sportiva, pertanto la presenza del Podologo all’interno di un team medico-sportivo è fondamentale e specifica propria della professione.
Attraverso lo studio accurato di ogni movimento coinvolto nel gesto sportivo di ogni singola disciplina, è possibile dispensare terapia ortesico-plantare con funzione compensativa di eventuale patologie biomeccaniche riscontrate. Lo studio e la correzione di tali patologie possono essere fondamentali per il recupero funzionale dell’atleta e per prevenire ricadute invalidanti per la prestazione sportiva.
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“Tempi maturi per mettere da parte Green Pass e mascherine”
Il presidente della Società Italiana di Virologia e direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele Massimo Clementi chiede “l’eliminazione” del certificato verde: “Dati in discesa. Non si tratta di discussione scientifica ma politica. Togliere anche in tempi brevi anche l’obbligo di mascherine”
Eliminazione del Green Pass e delle mascherine. E’ quanto ha chiesto la SIV-ISV – Società Italiana di Virologia – tramite il suo presidente Massimo Clementi. Il medico (che è anche direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano) ha rilasciato alcune dichiarazioni sul certificato verde su cui si ostina in queste ore l’azione di governo, chiedendone la sospensione. “Siamo più o meno al picco, calcolando i dati sull’intero paese. Se invece scorporiamo quelli di Lombardia e dell’Emilia Romagna, notiamo che i dati stanno già diminuendo: l’apice qui è già stato raggiunto. Ora dovremmo andare verso la generale discesa: la tendenza ci arriva da altri paesi, dove la nuova variante è circolata all’inizio”, ha detto il medico all’Huffington Post.
I dati, insomma, non sono certo quelli di due anni fa, e tra la penalizzazione del diritto al lavoro e alle cure ai veti a fruire di servizi anche essenziali, comincia ad esplodere – prevedibilmente – la rabbia sociale. “Vediamo file interminabili di persone che hanno bisogno del tampone per lavorare. Bisognerebbe snellire questo percorso: se sei vaccinato e infetto, come negli Stati Uniti, resti 5 giorni a casa e poi con una mascherina FFp2 puoi uscire, senza bisogno di tampone”. Del resto, anche l’OMS inizia a parlare di auto-osservazione al posto di quarantena, i test rapidi (anche fai-da-te) prendono il posto di quelli molecolari e Paesi che sono stati interessati dalla variante Omicron come la Gran Bretagna hanno già detto addio a tutte le restrizioni.
E’ quello che si dovrebbe fare anche in Italia secondo Clementi, che non è certo l’unico ad appellarsi alla fine di tutte le imposizioni. Quella sul Green Pass, chiosa il presidente della Società Italiana di Virologia, “più che una discussione scientifica è diventata per molti versi una discussione politica. C’entrano i rapporti tra controllo della pandemia e attività economiche. Per quello che mi riguarda, il Green Pass può essere considerato utile se considerato straordinario, da utilizzare nei periodi in cui non se ne può fare a meno. Se dovessero scendere i contagi, considerando che stiamo andando verso una stagione primaverile e dunque più avversa al virus, bisognerebbe a piano a piano eliminarlo”. Discorso analogo per le mascherine: “sarebbe auspicabile che venisse tolto l’obbligo in tempi brevi se i contagi scendessero. Tra le misure è quella meno utile”. Senza contare, verrebbe da aggiungere, le vere leggi in vigore, che obbligano a non “travisarsi” quando si entra in un luogo pubblico.
C’è poi la questione spinosissima dell’abbandono dei pazienti non covid che devono essere operati o visitati. Un dramma umano e sociale che sta toccando centinaia di migliaia di italiani, tanto è vero che il caso di Pregliasco e del Galeazzi non è che la punta dell’iceberg di una situazione molto più radicata. “Una vera criticità – ha detto ancora Clementi – è rendere fruibile l’ospedale per tutti le specialità che in questi anni pandemici hanno sofferto, offuscati dalla pandemia. Gran parte delle politiche di prevenzione di malattie importanti sono state rallentate nel periodo Covid”.
Fonte: “Intravediamo la discesa, iniziare a ragionare sull’addio al Green Pass”
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Un solo ingrediente per una ricetta estiva leggera e per preparare un’acqua depurativa
Il caldo agostano di questi giorni aumenta la voglia di bere e di cibi freschi, oltre che la necessità – da parte del nostro organismo – di incamerare più vitamine. Ecco allora che una ricetta semplice e veloce può venire in soccorso di tutti
Il caldo agostano di questi giorni aumenta la voglia di bere e di cibi freschi, oltre che la necessità – da parte del nostro organismo – di incamerare più vitamine e liquidi. Ecco allora che una ricetta semplice e veloce può venire in soccorso di tutti. E’ lo Tzatziki, la tradizionale salsa greca a base di cetrioli che si serve come antipasto in abbinamento alla “pita”, pane piatto che ha l’aspetto di una piadina lievitata. Qui proponiamo la ricetta di Giallo Zafferano, che è interessante perché propone una variazione che può permettere di realizzare – in aggiunta – un’acqua depurativa e dissetante.
Anziché tagliare i cetrioli – gli ortaggi che assieme all’aglio e allo yogurt compongono questo piatto – il blog propone di grattugiarli e di lasciarli scolare. E’ molto importante, così come è importante strizzarli per evitare che la salsa abbia, alla fine, una consistenza liquida. A scolatura e strizzatura effettuate, avremo un’acqua di un verde vivo dall’alto contenuto vitaminico e dalle alte proprietà depurative che potremo utilizzare per l’acqua di cui sopra. Basta munirsi di una caraffa di vetro, di un boccale o di un bicchiere capiente, e aggiungere il liquido di risulta dei cetrioli. A questo punto si aggiungono acqua fresca, fette di limone e fette di cetriolo a piacere. Per chi lo gradisce, si può aggiungere anche del succo di limone. Il composto va lasciato in infusione per almeno 6 ore, poi va filtrato e bevuto. Non è solo un ottimo rimedio, ma è anche dissetante.
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Fatto in casa, senza addensanti chimici e senza macchina: il gelato (con frutta fresca) in tre ingredienti
Con il calore estivo cresce la necessità di incamerare vitamine. Ecco perché questo dolce fresco può essere indicato per combattere l’arsura e per nutrirsi in maniera più salutare e naturale
Il gelato fatto in casa, senza gelatiera, in tre ingredienti e senza addensanti chimici. Lo ha sdoganato un famoso volto televisivo, ma per i gusti cremosi. Con il calore estivo, invece, cresce la necessità di incamerare vitamine e di consumare frutta. Ecco perché questo dolce fresco può essere indicato per combattere l’arsura e per nutrirsi in maniera più naturale. Quando si parla di gelati confezionati, infatti – siano essi in vaschetta o sugli stecchi – a preoccupare è l’ossido di etilene, al centro di una recentissima controversia che riguarda diverse aziende, costrette nelle scorse ore a ritirare i propri prodotti dal mercato europeo a causa del superamento dei limiti consentiti per questa sostanza.
Ecco allora che fare il proprio gelato in casa equivale a mangiare un qualcosa dal gusto migliore, più salutare e semplice da realizzare, che tra l’altro non fa il cosiddetto “effetto ghiaccio” grazie ai suoi ingredienti. Come fare, nel pratico? Ci vogliono tre cose sole (dosi per 500 g. di gelato):
- Panna fresca da montare (250 ml)
- Latte condensato (150 g.)
- Frutta frullata (qb)
Il primo ingrediente si trova facilmente ed è molto utilizzato per la guarnizione dei dolci, mentre il latte condensato si presenta in forma di lattina o di tubetto. Si può fare di meglio e prepararsi da soli anche questo utilizzando la mazeina, conservandolo in maniera giusta e consumandolo entro i tempi previsti. Per quanto riguarda la frutta e il suo quantitativo, tutto dipende dal proprio gusto personale e dalla consistenza che si vuole ottenere. Di sicuro si prestano bene le fragole, i frutti rossi, il melone, le banane, le pesche. Sconsigliati invece i frutti a base acquosa come l’anguria, più indicati per ghiaccioli e sorbetti (è sufficiente ricavare il succo e metterlo nelle coppette e negli stampini, senza aggiunta di zucchero).
Il procedimento è un inno alla semplicità e alla velocità. Si monta la panna con uno sbattitore elettrico o con una planetaria, si aggiunge il latte condensato amalgamando con una spatola dall’alto verso il basso e si aggiunge la frutta frullata sul momento. Si versa il composto nelle vaschette o nelle coppette e si attendono almeno 6 ore per consumarlo. Il gelato che si ottiene non ha i colori squillanti dei gelati confezionati o di quelli artigianali realizzati con l’aggiunta di coloranti, ma come detto è più gustoso e salutare di molti prodotti commerciali. Per “ravvivarlo” è sufficiente aggiungere frutta fresca a completamento o a decorazione.