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Dal 16 al 30 settembre (fatta eccezione per i giorni 19-20 e 26-27) i territori limitrofi al poligono di Carpegna (in provincia di Pesaro-Urbino) verranno sgomberati, resi inaccessibili e “occupati” per una “esercitazione militare a fuoco” che prevederà l’utilizzo di “armi individuali, di reparto, mortai, bombe a mano, munizionamento ordinario e a corta gittata”. Lo rende noto il Comando militare dell’Esercito delle Marche – Ufficio personale, logistico e Servitù militare, nell’ordinanza resa pubblica dai comuni di Carpegna, Pennabilli, Sestino, Piandimeleto, Frontino, Pietrarubbia e Belforte all’Isauro.

Nel pratico, l’area interessata verrà sgomberata da persone e animali dalle ore 00.00 alle ore 24.00, e sarà prevista la limitazione della circolazione sulle vie di comunicazione comprese nell’area di interesse. E’ inoltre in vigore il divieto categorico – rivolto ai non addetti ai lavori – di raccogliere cartucce, ordigni o parti inesplose. I titolari dei terreni privati interessati dalle esercitazioni, potranno chiedere un indennizzo secondo le modalità indicate nell’ordinanza (in alto, nel Pdf).

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Pesca, il fermo biologico si mangia anche il Lazio

Impatto deleterio dopo lo stop imposto dal governo nel corso della fase uno. Non tira buon acqua per i pescatori, che si misurano con la concorrenza sleale, con negoziazioni poco favorevoli che riguardano le acque territoriali e, appunto, con i veti imposti dall’Ue

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Pesca, il fermo biologico si mangia anche il Lazio | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il 14 settembre è scattato anche per il Lazio il fermo biologico, che ha imposto lo stop della pesca fino al 13 ottobre. La misura impatta con violenza dopo un altro stop, quello imposto dal governo nel corso della fase uno. Non tira buon acqua per i pescatori, costretti a misurarsi con la concorrenza sleale, con negoziazioni poco favorevoli che riguardano le acque territoriali e, appunto, con i veti imposti dall’Unione europea.

Si favoriscono i prodotti esteri, spesso di qualità inferiore e surgelati, a tutto discapito dei prodotti freschi e locali

Quello del Lazio non è un caso isolato. Come denunciato da Coldiretti, a finire nella rete di Bruxelles sono stati di recente anche Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche e Puglia. Ad ottobre sarà la volta di Toscana e Liguria, dopo – con data da destinarsi – di Sardegna e Sicilia. Le ripercussioni, come spiega Ettore Prandini di Coldiretti, sono evidenti, e riguardano i pescatori ma anche i consumatori; più in generale, una parte importante del tessuto economico nazionale. Si favoriscono – è il senso di quanto segnalato – i prodotti che provengono dall’estero, spesso di qualità inferiore e surgelati, a tutto discapito dei prodotti freschi e locali.

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