Seguici

© Rec News -

del

Novanta minuti infuocati hanno caratterizzato il primo confronto televisivo tra i due candidati alle presidenziali che si è tenuto a Cleveland, in Ohio. Il presidente repubblicano Donald Trump e il democratico Joe Biden non se le sono mandate a dire, alternando attacchi in punta di fioretto a lanci di sassi. Tanti ne ha scagliati Biden: “Trump è un clown”, “non sa niente”, “non sa quello che dice”. Provocazioni cui è seguito il contro-attacco (basato fondamentalmente sull’Ucraina Gate che ha travolto il figlio di Joe Biden e sui brogli elettorali che starebbero riguardando le schede elettorali dei militari e quelle “trovate gettate”) e un secondo attacco, prevedibilmente incentrato sullo “scoop” ad orologeria del New York Times sul presunto mancato pagamento di alcune tasse da parte di Trump.

La nomina di Amy Coney Barrett

Sulla nomina del giudice della Corte Suprema, Trump ha rivendicato il “diritto di scegliere in forza delle elezioni vinte. Abbiamo – ha detto il presidente in carica – il Senato e la Casa Bianca. Abbiamo semplicemente una nominata con un cv incredibile, i liberali la sostengono. Anche Ginzburg (il precedente giudice della Corte Suprema, nda) aveva sostenuto che questo incarico va ricoperto per quattro anni”. Joe Biden ha invece contestato il fatto che la nomina sia avvenuta prima delle elezioni, “in piena campagna elettorale”.

Covid-19

Sui temi sanitari, il candidato democratico Joe Biden si è soffermato sulla “necessità di espandere l’Obama Care”. Di contro, Trump ha accusato i dem di voler portare avanti una “riforma socialista”, per giunta “troppo cara”. Sul Covid, il presidente in carica ha accusato Biden di voler chiudere il paese senza motivo, con il fine ultimo di “danneggiare l’economia e le imprese. Sappiamo cosa succede agli anziani e sappiamo cosa non succede ai bambini. Non c’è motivo di adottare dei nuovi lockdown”. Trump ha inoltre ricordato le colpe della Cina e denunciato l’atteggiamento ambiguo del virologo Antony Fauci: “Diceva che abbiamo salvato migliaia di vite. Ha urlato che le mascherine non fanno bene, poi però ha ritrattato”.

Occupazione

Trump ha affrontato il tema occupazionale sulla falsariga delle ripercussioni disastrose che il lockdown totale auspicato dai democratici avrebbe potuto avere. “Abbiamo gestito l’occupazione – ha detto il presidente in carica – nonostante la piaga giunta dalla Cina. Ora abbiamo un livello di business mai visto prima e abbiamo un numero di lavoratori senza precedenti. Lui (Biden) vorrebbe chiudere tutto, ma ci sono persone che a causa del lockdown sono caduti nella droga e nell’alcool, altri hanno divorziato. Vogliono distruggere questo paese. Le persone invece vogliono che le scuole siano aperte, la gente vuole che tutto sia aperto e tornare a vivere, non trovarsi di fronte a città fantasma”. Biden, di contro, ha accusato Trump di “concentrarsi solo sul mercato”.

Le presunte tasse non pagate da Trump

Biden ha, prevedibilmente, puntato tutto sull’attacco (spesso anche sull’offesa) ad argomenti zero: Trump è dunque diventato un “clown”, un “bugiardo” e “quello senza un programma”. Non poteva mancare lo scoop ad orologeria del NYT, secondo cui Trump avrebbe pagato solo 750 dollari di tasse negli ultimi anni. Accusa totalmente rigettata dall’interessato: “Ho pagato milioni di tasse – ha detto Trump – anzi nel board c’è un report di 190 pagine che documenta tutto. Ho pagato milioni di dollari di tasse federali. Prima di essere presidente ero un imprenditore e ho semplicemente usufruito di una serie di sgravi previsti dalla stessa amministrazione Obama”.

I figli di Joe Biden

Inevitabilmente, il discorso è virato sui due figli di Joe Biden, uno dei quali è accusato di aver intascato 3 milioni e mezzo di euro e di essere foraggiato da diversi Paesi esteri, Cina e Ucraina compresi. Affermazioni che sostanzialmente non sono state smentite da Biden, ma che anzi hanno messo in difficoltà il candidato democratico, costretto infine ad ammettere il passato da tossicodipendente dell’altro figlio e la fine della sua esperienza nell’esercito per quelli che Trump ha definito “frequenti episodi di cattiva condotta”.

ESTERI

Moldavia, il governo europeista di Sandu fa chiudere il quinto canale

© Rec News -

del

Moldavia, il governo europeista di Sandu fa chiudere il quinto canale | Rec News dir. Zaira Bartucca
EPA-EFE/DUMITRU DORU

Il governo moldavo guidato dall’europeista di ferro Maia Sandu ha sospeso la licenza a un altro canale televisivo. Questa volta a fare le spese delle politiche repressive in fatto di libertà di stampa è stato il quinto canale. La decisione della sospensione è stata presa dal Consiglio per la promozione dei progetti di investimento di importanza nazionale il 21 di questo mese, ed è stata motivata con la necessità di esaminare la documentazione relativa alla concessione all’emittente. “Troppi file da consultare”, la scusa arrivata dal Palazzo di Chisinau, mentre fuori le proteste dei giornalisti imbavagliati si fanno sempre più accese.

“Questo caso dimostra ancora una volta che in Moldavia non ci sono più media liberi, poiché il governo teme che un canale televisivo possa compromettere la sicurezza dello Stato”, ha detto Ludmila Belcencova, presidente dell’organizzazione non governativa di giornalisti Stop Media Ban. “Il nostro governo tratta i giornalisti come criminali e questo dovrebbe preoccupare molto la comunità internazionale”, ha detto ancora Belcencova, che ha ricordato il ruolo usurpatore di alcuni organismi.

“Sono ormai due anni – ha detto l’attivista – che il giornalismo in Moldavia non è regolato dal Consiglio per l’audiovisivo, ma da organismi che non hanno nulla a che fare con i media, come la commissione temporanea creata per mitigare la crisi energetica o gli investimenti. Questo dimostra solo che il nostro governo ha troppa paura del pluralismo delle opinioni e delle voci della gente. Non c’è più libertà di parola in Moldavia”. Da qui la richiesta, conclusiva, rivolta alla comunità europea di “prendere posizione contro la repressione della libertà di stampa e di parola in Moldavia”.

Continua a leggere

ESTERI

Scandali, presunti decessi, arrivi e partenze. Il lavorìo per far cadere la Monarchia in Gran Bretagna

© Rec News -

del

Scandali, presunti decessi, arrivi e partenze. Il lavorìo per far cadere la Monarchia in Gran Bretagna | Rec News dir. Zaira Bartucca

E’ un brutto momento per la corona britannica. E, si direbbe, nulla è casuale. L’elezione di Carlo III ha dato il “la” – oltre che a un regno a guida maschile – alle mire di chi non vede di buon occhio la monarchia. E’ infatti con Carlo – sovrano flemmatico e poco carismatico – che si stanno di giorno in giorno moltiplicando le manifestazioni di chi chiede – a torto o a ragione – una nuova forma di governo per la Gran Bretagna.

Un modo per farle pagare l’uscita dall’Europa? O la conseguenza prevedibile della scomparsa di Elisabetta II? Non si sa ma quel che è certo è che anche a quelle latitudini i burattinai si stanno dando un gran da fare. Pianificando e diramando un comunicato clamoroso dietro l’altro, poi ripresi a ruota dai social: la malattia di Carlo, il ritorno a Corte dell’amico di Epstein Andrea e, adesso, perfino il decesso di Kate Middleton.

Quanto ci sia di vero è difficile saperlo. Quel che è certo è che l’obiettivo delle fughe di notizie – vere o presunte tali – è quello di restituire l’immagine di un regno debole, che si smantella ogni giorno di più a colpi di esternazioni tutt’altro che casuali.

Continua a leggere

ESTERI

Canada, proposta
di legge di Trudeau
per silenziare il dissenso online

© Rec News -

del

Canada, proposta di legge di Trudeau per silenziare il dissenso online | Rec News dir. Zaira Bartucca

Che Justin Trudeau, il primo ministro canadese, non fosse un campione in fatto di libertà garantite lo si era capito nel periodo covid, quando aveva promosso lockdown, Green Pass e vaccinazioni di massa. Adesso a certificare quest’ansia di controllo è arrivata una proposta di legge sui social media che si chiama Online Harms Act, che dietro gli apparenti buoni propositi nasconderebbe la volontà di silenziare il dissenso online, sempre maggiore dopo le scelte impopolari assunte da Trudeau.

Secondo Fox News la proposta scaturita dal disegno di legge del ministro alla Giustizia Arif Virani, consentirebbe di punire una persona prima che abbia commesso un reato, sulla base di informazioni quali la recidività del soggetto e il suo comportamento. Un’applicazione di quella Giustizia predittiva di cui si sente parlare sempre più spesso. “Un giudice provinciale – hanno rimarcato dall’emittente statunitense – potrebbe imporre gli arresti domiciliari o una multa se ci fossero ragionevoli motivi per credere che un imputato commetterà un reato.”

Una proposta che non ha frenato il dissenso online in Canada ma, anzi, lo ha aumentato, come raccontano le esternazioni di alcuni utenti alla notizia del prosieguo dell’iter del disegno di legge C – 63, pubblicato a febbraio e dal cui testo si è giunti all’Online Harms Act. “Riposa in pace libertà di parola”, ha scritto un utente canadese, mentre un altro ha ipotizzato che il primo ministro voglia assumere “un ruolo da dittatore”.

La versione del governo canadese

Ovviamente – come dicevamo – non sono mancate le giustificazioni da parte del governo canadese, che non vorrebbe altro che “frenare l’incitamento all’odio online”. E, a questo fine, starebbe facendo scandagliare i contenuti che conterrebbero “estremismo” e “violenza” e quelli dannosi per i minori. Cosa Trudeau intenda per “estremismo” e “violenza” non è però chiaro, né cosa consideri dannoso per i minori, giacché nei fatti a eccezione di molti post di dissenso silenziati tutto è rimasto praticamente immutato. E se tanti sono stati i proclami del governo canadese per proteggere i bambini dallo sfruttamento online, nei fatti nulla è stato fatto per rendere più attiva la macchina della giustizia quando si tratta di punire molestatori, pedofili e altre categorie che inquinano la rete.

Un recente sondaggio dell’Istituto Leger, del resto, ha rilevato che meno della metà dei canadesi pensa che l’Online Harms Act si tradurrà in un’atmosfera più sicura online. Parte degli interpellati hanno infatti detto di essere “diffidenti” nei confronti della capacità del governo di proteggere la libertà di parola.

Continua a leggere

ESTERI

Il record di Biden suggellato da un report. In una cosa ha superato Trump, Biden e Obama

© Rec News -

del

Il record di Biden suggellato da un report. In una cosa ha superato Trump, Biden e Obama | Rec News dir. Zaira Bartucca
JIM WATSON/AFP via Getty Images

Un rapporto di questo fine settimana pubblicato dal New York Post ha osservato che solo nel 2023 il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha trascorso 138 giorni in vacanza in luoghi come Rehoboth Beach nel Delaware o a Camp David. Questo significa che Biden non solo si è dimostrato incurante degli scandali che stanno travolgendo la sua famiglia e il figlio Hunter in particolare, ma anzi ha speso più di un terzo dell’anno – il 37%, per la precisione — a non lavorare.

Questa tendenza non è nuova per Biden, anzi è un qualcosa che è iniziato nel 2021 ed è continuato nei due anni successivi. Nel corso della sua presidenza, secondo il Comitato nazionale repubblicano (RNC), Biden ha trascorso ben 417 giorni in vacanza. Attualmente si trova a St. Croix, nelle Isole Vergini, per festeggiare il Capodanno.

Un rapporto del New York Post ha osservato che ogni anno il presidente Biden ha preso più giorni di vacanza lontano dalla Casa Bianca rispetto ai suoi predecessori – Trump, Barack Obama e George W. Bush – durante le loro intere presidenze. Trump si è assentato dalla Casa Bianca 132 giorni in quattro anni. Bush ha trascorso 100 giorni del suo mandato nel suo ranch in Texas, mentre Obama, osserva il rapporto, ha passato 38 giorni lontano dagli impegni istituzionali.

L’ex presidente Donald Trump – in corsa per le presidenziali del 2024 – ha puntualizzato che il record mostra la lontananza di Biden dagli impegni assunti, e che lo stare continuamente in spiaggia impedisce al presidente in carica di compiere qualunque lavoro effettivo per il Paese. Anche se – è il commento ironico affidato ai giornalisti – la lontananza dai suoi uffici non è necessariamente negativa: “Se solo Biden fosse andato in quella spiaggia dove va così tanto e si fosse seduto lì cercando di sollevare la sedia, che pesa circa tre once, allora le cose sarebbero andate meglio per il Paese. Almeno non avrebbe distrutto il lavoro dei suoi predecessori”, ha detto Trump di recente.

I commenti sono arrivati durante l’ultima intervista di oltre due ore rilasciata a Breitbart News lo scorso giovedì dalla sua dimora di Mar-a-Lago, nel sud della Florida.

Continua a leggere

Ora di tendenza

© 2018-2023 Rec News - Lontani dal Mainstream. Iscrizione Registro Operatori della Comunicazione (ROC) n. 31911. Copyright WEB121116. Direttore Zaira Bartucca, P.IVA 03645570791 - Testata online con ricavi inferiori ai 100.000 euro esente da registrazione in Tribunale (Decreto Editoria n. 63/2012 convertito con la legge 103/2012). Vietata la riproduzione anche parziale

error: Vietata ogni tipo di copia e di riproduzione